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Un ultimo accordo di Schumann
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E-book164 pagine2 ore

Un ultimo accordo di Schumann

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Info su questo ebook

Pietro Fiorini è un insegnante liceale bolognese di filosofia e storia che, nell’estate del 2016, ottiene il posto di ruolo in una piccola cittadina vicino a Venezia. Sulla soglia dei quarant’anni deve così trasferirsi per cambiare ambiente, amicizie, affetti e integrarsi in una nuova scuola molto competitiva, dove non mancano tensioni tra docenti e alunni. Mentre cerca di crearsi un suo spazio nel nuovo lavoro e di ambientarsi nella nuova città, emerge pian piano, attraverso una serie di flashback, il suo passato: Pietro era stato in gioventù un brillante pianista, avviato a una promettente carriera concertistica. 
Le ragioni che lo spinsero ad abbandonare la musica risalgono a un legame misterioso con un suo compagno di conservatorio e all’amore ossessivo per la musica di Schumann, specialmente per "Carnaval". 
Il professor Fiorini capirà che, per poter vivere serenamente il proprio presente, dovrà prima riappacificarsi col suo passato e ricomporre le tessere di un’esistenza dove musica e vita sono strettamente intrecciate fra loro. 
LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2024
ISBN9791280270511
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    Anteprima del libro

    Un ultimo accordo di Schumann - Filippo Bergonzoni

    Dedica

    Ai miei genitori,

    che sanno perdonare

    anche i miei accordi sbagliati

    Capitolo 1

    Certamente, non doveva partire per il fronte.

    Eppure Pietro Fiorini ebbe un sussulto quando lo squillo del cellulare risuonò tagliente in quell’afosa e umidiccia mattinata d’inizio agosto: lo paragonò a un ospite sgradito che non prometteva nulla di buono, come una zanzara venuta a infrangere un sonno faticosamente conquistato.

    Erano già le sette del mattino, così almeno indicava il display della sveglia rovinosamente ribaltata ai piedi del letto da un’incauta manata, ma sembrava di essere ancora nel cuore della notte. Pietro riconobbe subito che non si trattava del segnale di ricezione di un breve messaggio, ma di un suono più profondo e prolungato che notificava l’arrivo di una mail; ancora adagiato nel torpore mattutino, nonostante la parziale incoscienza capì che il suo appuntamento col destino era entrato senza troppi preamboli nella stanza d’albergo. Non si trattava infatti di qualcosa d’inatteso, ma di una comunicazione che stava aspettando con crescente apprensione in quella torrida estate del 2016. Avrebbe pertanto dovuto saltare giù dal letto per afferrare quel cellulare e leggere avidamente ciò che gli era appena stato spedito, eppure rimase ancora per un minuto abbondante sdraiato supino, respirando con calma e preparandosi mentalmente all’incontro ormai inevitabile. Poi si alzò di scatto, accese la luce della stanza, inforcò gli occhiali cercando di mettere a fuoco una vista ancora assonnata e, finalmente, afferrò il telefono per leggere la mail con pacifica rassegnazione, mentre la mano non nascondeva un leggero tremolio.

    La lettera proveniva dal Ministero dell’istruzione, l’intestazione non lasciava dubbi, era proprio la notizia tanto attesa: Pietro era un insegnante di scuola superiore, uno dei tanti dipendenti dello stato italiano chiamati a svolgere la delicata missione di educare le giovani generazioni ai più alti tesori della conoscenza. Non si poteva nemmeno definire un insegnante di primo pelo, dall’alto dei suoi trentanove anni poteva vantare più di un decennio di esperienza tra supplenze, incarichi annuali e, da ultimo, una lunga permanenza in un liceo paritario di Bologna. Un incarico che, tra alti e bassi, gli aveva regalato non poche soddisfazioni, oltre alla consapevolezza di aver guadagnato il suo piccolo posto nel mondo, le basi professionali su cui costruire la pienezza della sua vita adulta. Sarebbe rimasto insomma ben volentieri nella scuola cattolica dove lavorava, se non fosse che quell’anno il governo italiano aveva proclamato con fragorosa risonanza mediatica la grande manovra per i docenti statali, il piano di assunzione straordinario che avrebbe una volta per tutte svuotato le graduatorie e immesso in ruolo l’esorbitante numero di quasi centomila insegnanti. Di fronte a quell’allettante prospettiva che preannunciava maggiore stabilità lavorativa ed economica anche Pietro non aveva resistito e, dopo aver diligentemente compilato la sua domanda di ammissione, si era messo in docile attesa di conoscere la sua meta definitiva.

    Gentile professore,

    Le comunichiamo l’esito per incarico a tempo indeterminato classe A037 – Filosofia e Storia: Ambito territoriale 054 – Venezia Est.

    La prima reazione non fu di stupore ma di totale incomprensione, nel senso che continuava a leggere e rileggere quel breve messaggio senza riuscire a coglierne il significato. Ambito territoriale… Sì, ora cominciava a ricordare, ne aveva parlato qualche volta con i suoi colleghi più informati, il Ministero questa volta non avrebbe indicato una scuola precisa, ma un territorio geografico di riferimento all’interno del quale sarebbe stata individuata l’effettiva destinazione. Ma Venezia est… diamine, cosa significava quell’oscura espressione? Pietro era profondamente emiliano di nascita e di spirito, aveva sempre vissuto tra Bologna e Ferrara, non aveva mai contemplato uno spostamento oltre il Po nel suo orizzonte esistenziale. Se proprio avesse dovuto allontanarsi si sarebbe potuto spingere fino a Modena, a Reggio Emilia o, addirittura, nella più esotica Ravenna, erano queste le province che ricordava di aver inserito nella sua domanda per ottenere il ruolo. Cosa c’entrava lui con la regione veneta? Non aveva idea di quali città si collocassero a est di Venezia, nella sua mente confusa quella mail arrivata alle sette del mattino – cioè nel cuore della notte, dal momento che era estate – appariva più simile a un brutto scherzo travestito da rebus.

    Mentre i secondi passavano Pietro cominciò a realizzare con crescente apprensione che qualcosa di imponderabile era appena accaduto nella sua vita; fu in quel momento che si ricordò che l’oggetto che aveva tra le mani in fondo era fatto per telefonare, e con la mano ancora tremante, sbagliando un paio di volte il nome sulla rubrica, chiamò Elena.

    – Pietro… sono le sette del mattino e siamo in vacanza, cosa succede?

    – Elena scusami, ma è successa una cosa assurda, dobbiamo vederci subito.

    – Oddio, ti senti male? Ha chiamato qualcuno da casa?

    – No, ma ho ricevuto la lettera dal Ministero che stavo aspettando.

    – Ah, mi hai fatto prendere un accidente, si è appena alzata anche Manuela spaventata dalla mia voce! Allora sei contento, ti hanno confermato Bologna?

    – No Elena, è questo il punto.

    – Ah mi dispiace… Va beh dai, ora sei comunque un insegnante di ruolo. Dove ti mandano, a Ferrara? A Modena?

    – Elena, ascolta, ci vediamo tra venti minuti al Cocco Bill, avvisa anche Manuela per favore, ho bisogno di parlare, – e riagganciò di scatto.

    Nella piazzetta vicino al duomo di Termoli non erano molti i turisti che passavano e si fermavano a fare colazione, la maggior parte di loro probabilmente era già scesa in spiaggia decisa a non perdersi nemmeno un’ora di quella mattinata che, sebbene si preannunciasse una delle più calde della stagione, non mancava di una piacevole brezza marina. Su tre sedie attorno a un tavolino del Cocco Bill, posizionato strategicamente in un cono d’ombra, sedevano Pietro, Elena e Manuela. Per la seconda estate consecutiva i tre amici avevano deciso di trascorrere parte delle loro vacanze insieme e questa sembrava una buona soluzione di compromesso: erano tutti e tre single, erano amici da una vita, non c’erano complicazioni sentimentali fra loro e, soprattutto, non avevano alcuna voglia di trascorre da soli una settimana di mare.

    – Pietro, capisco il tuo stupore e la tua rabbia, ma visto il meccanismo complesso che è stato messo in piedi per sistemare tutti gli insegnanti in una graduatoria nazionale, era inevitabile il caos. Non tutti potevano aspirare alla prima scelta.

    – Ma Elena qui si parla di un’altra regione, – ribadì Pietro col viso accalorato, – un gruppo di scuole in una provincia che io non conosco e non ho mai scelto, dev’esserci stato un errore nella procedura!

    – No Pietro, – lo corresse Elena, – si tratta del criterio della viciniorità, era scritto nella circolare.

    – Principio di cosa? Ma di che parliamo, non credo nemmeno che esista quel termine in italiano.

    – Elena ha ragione, ho appena controllato, – intervenne Manuela, che con la consueta abilità tecnologica non aveva smesso un attimo di compiere le sue ricerche sul cellulare mentre gli altri due parlavano. – Senti qui: «In caso non risultino cattedre disponibili fra le province prescelte dal candidato verrà assegnato l’ambito territoriale più vicino». C’è scritto in questo sito nella sezione delle FAQ. E a proposito, – aggiunse Manuela rivolgendo gli occhi a Pietro con un lieve imbarazzo, – credo di aver trovato a cosa si riferisce Venezia est.

    Gli altri due si voltarono verso l’amica con aria interrogativa.

    – Tra le scuole del territorio c’è un liceo scientifico dove risulta ancora vacante una cattedra di filosofia e storia. La tua destinazione dovrebbe essere la cittadina di Quarto Lagunare.

    La tazza di cappuccino che stava sorseggiando quasi scivolò dalle mani di Pietro, che cominciò a tossire nervosamente; Manuela abbassò lo sguardo sentendosi un po’ a disagio, quasi fosse lei la responsabile della notizia che aveva appena riferito. Fu Elena, capace come pochi di uscire con naturalezza da una situazione spiacevole, a rompere la tensione del momento.

    – Ascolta Pietro, non precipitare le cose, hai appena ottenuto il posto di ruolo nella scuola, sei un bravo insegnante e hai lottato duramente per questo traguardo.

    – Ma ti rendi conto? Dovrò trasferirmi in tempi brevi, cambiare ambiente, abitudini, amicizie… non ha senso!

    – Dai, calmati adesso, prendila come un’opportunità, – ribadì Elena quasi con fare materno, – sei un ragazzo intelligente, aperto, brillante, non hai legami familiari, sei abituato a vivere da solo. E poi ti mandano in Veneto, mica dall’altra parte del mondo. Può essere l’occasione di svolta nella tua vita.

    – Opportunità… svolte… Elena ti ringrazio per il supporto, ma davvero non vedo nessuna grande occasione in questa pessima notizia. Non è una mia scelta, non è nessuna delle province che avevo inserito; questo è un errore informatico, una falla nell’algoritmo, non possono mandarmi fuori regione, dovrei fare ricorso. Non ho idea di dove sia questo Quarto Lagunare… devo cercarlo su Google maps.

    – Adesso basta, Pietro, – intervenne Manuela, la voce più pragmatica e operativa del trio, – stai montando una tragedia sul niente. La provincia di Venezia si trova a un paio d’ore di macchina da Bologna, davvero non vale la pena incartarsi in ricorsi burocratici lunghi e solitamente inutili. Lavorerai in un ottimo liceo, sono zone organizzate ed efficienti, solitamente le cose funzionano bene da quelle parti. Potrai tornare a casa nei weekend quando vuoi, magari qualche volta verremo noi a trovarti. E poi già a fine anno potrai fare domanda di trasferimento.

    – In che senso?!, – chiese Pietro sempre più confuso, – spiegami meglio, sai che non sono pratico di procedure legislative scolastiche.

    – Significa che già dal prossimo anno potrai far domanda di trasferimento per tornare a Bologna. Se mantieni la residenza forse puoi avere anche qualche punto in più per il riavvicinamento.

    – Manuela ha ragione, – confermò Elena, – magari si tratterà soltanto di un anno, oppure chi lo sa, finirai per voler restare. Quello che tu chiami errore informatico forse non è che un segno provvidenziale, in fondo non siamo noi i padroni della nostra vita. E non devo certo essere io a insegnarti queste cose.

    Elena aveva colto nel segno, Pietro era credente, aveva assimilato quasi per connaturalità la fede cristiana dal suo ambiente familiare, e attraversando momenti di dubbio e ribellione tipici dell’adolescenza, era giunto a una salda convinzione nutrita anche dai suoi studi filosofici: la vita di ogni uomo era come una sinfonia unica e originale dove ogni nota, pur mantenendo la propria libertà, era guidata da una mano superiore presente anche nelle apparenti dissonanze. Certo non sempre era possibile cogliere il senso complessivo dell’opera, a volte le dissonanze potevano risultare dolorose e tardive nel giungere a risoluzione, eppure non erano lì per caso ma sempre in vista di un’armonia inattesa e più profonda.

    Dannazione, come tutto ciò suonava falso ora! Pensieri vuoti e consolatori che in un attimo sembravano spezzarsi davanti all’urto della realtà. Pietro non poteva negare che le parole di Elena l’avessero in parte calmato, ne intuiva nel profondo la verità, ma in quel momento gli risultavano incomprensibili e di certo non riuscivano a fermare la lotta interiore che si era scatenata in lui.

    Finirono la colazione mestamente, senza più parlare, finché Pietro chiese alle due amiche di accompagnarlo a fare due passi fino al castello svevo, prima di scendere in spiaggia.

    I raggi del sole si erano fatti roventi sul sentiero in salita e rendevano ancor più faticoso il tragitto, eppure Pietro procedeva a passo spedito mentre poco più indietro seguivano le due amiche, che si scambiavano sguardi perplessi e interrogativi, cercando le parole giuste da dire. La struttura quadrata a tronco di piramide del castello, dai cui quattro angoli si ergevano le torri, risplendeva in tutta la sua imponenza; Pietro si fermò a contemplarne l’aspetto nobile, pensando al ruolo strategico di avvistamento e di difesa che aveva assunto nel corso dei secoli, agevolato dalla straordinaria posizione a ridosso del mare.

    Il suo interesse per i castelli medievali aveva contributo alla scelta di quella piccola località molisana, una decisione che aveva incontrato le iniziali resistenze

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