Pensare per partecipare: Riflessioni e proposte su temi dell’attualità sociale, politica e culturale
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Il diritto a costruirsi un’opinione trova la sua conseguenza nel dovere della competenza, quando si abbiano o si vogliano assumere piccole o grandi responsabilità sui temi trattati. I brevi testi raccolti nel libro contengono quindi considerazioni e proposte per formarsi un’opinione e magari cogliere l’occasione per approfondire i temi indicati.
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Anteprima del libro
Pensare per partecipare - Flavio Sangalli
Introduzione
Il titolo del libro indica la sua finalità.
Pensare per partecipare sembra essere una condizione essenziale per affrontare la complessità della fase di transizione in cui viviamo, possibilmente con un ruolo protagonista nei contesti dove operiamo, non rifugiandoci così in un atteggiamento subalterno.
Pensare per partecipare comporta la discussione in cui si confrontano le diverse opinioni. Queste ultime si formano con l’interesse e una prima conoscenza dei fatti che ci coinvolgono.
In democrazia le opinioni sono un diritto che va sollecitato attraverso stimoli e informazioni sui temi, nel nostro caso, di carattere politico, sociale e culturale che hanno occupato l’attualità tra il febbraio 2023 e l’aprile 2024.
Il diritto a costruirsi un’opinione trova la sua conseguenza nel dovere della competenza, quando si abbiano o si vogliano assumere piccole o grandi responsabilità sui temi trattati.
In questo libro ho scritto le mie opinioni su una serie di argomenti tratti dall’attualità, per la parte che mi interessa.
Per me è stata l’occasione per pensare con più attenzione a quanto le cronache ci offrono, chiarendomi maggiormente i termini delle questioni collegate.
Scrivere serve anche a migliorare la capacità di esposizione delle proprie idee, una condizione indispensabile per un dibattito e un confronto costruttivi.
In tal modo si crea un orientamento comune, frutto di un’intelligenza collettiva capace di generare un maggior valore aggiunto.
I brevi testi raccolti nel libro contengono quindi considerazioni e proposte per formarsi un’opinione e magari cogliere l’occasione per approfondire i temi trattati.
In questo modo daremo un contributo al miglioramento politico, sociale e culturale delle nostre comunità. Affermeremo il diritto ad avere un’opinione per partecipare e contemporaneamente a riconoscere il dovere della competenza, quando si vuole essere protagonisti efficaci del progresso che dobbiamo perseguire nelle organizzazioni e nella società.
1. Dalla scuola del merito
alla scuola meritevole
I linguaggi sono importanti perché segnalano i nostri paradigmi culturali, cioè i nostri modi di pensare e di agire in base a valori più o meno consapevoli.
I progressisti (intendiamo con questo termine coloro che in politica e nella società vivono il desiderio e l’impegno a migliorare le condizioni generali della vita e dello sviluppo) ad esempio hanno, in alcune componenti del loro schieramento, una certa difficoltà a parlare di merito, di sicurezza e di patriottismo, forse per timore di scivolare su terreni considerati propri delle aree conservatrici.
Il merito, che sottolinea le differenziazioni tra le persone, sembra cozzare con il principio di uguaglianza, un valore di riferimento dei progressisti. Ma il merito, lo diceva Marx, è una modalità di riconoscimento delle persone ben migliore del privilegio ottenuto per nascita o per appartenenza sociale.
Parlare di sicurezza sembra una concessione alla logica di legge e ordine tipica della destra e in genere evocata per creare discriminazione (vedi il tema dell’immigrazione) solleticando le paure di tante persone. Ma la sicurezza delle città protegge soprattutto i ceti deboli che non hanno certo la possibilità di vivere in ville iperprotette ma abitano nei quartieri periferici, dove spesso convivono con persone operanti nella devianza legale.
Anche la parola patriottismo viene utilizzata con le pinze dai progressisti perché di essa si sono impossessati i conservatori, se non i reazionari. Ma patriottici veri sono stati i partigiani che hanno liberato l’Italia dai nazisti e dai loro servi fascisti repubblichini e sono stati gli operai che hanno salvato le fabbriche dalla furia dell’invasore, anche a costo della vita.
Dopo questa introduzione che sottolinea il tema del linguaggio, possiamo entrare nella questione sollevata dalla nuova denominazione del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ci concentriamo quindi sul tema della scuola, un processo fondamentale nella costruzione di una società civile e prospera.
Parlare di merito non è sbagliato e diventa assolutamente accettabile per i progressisti, visto che un maestro del pensiero della sinistra come Marx diceva che nel socialismo, identificato come una società più giusta di quella esistente, ognuno avrebbe avuto secondo il suo merito e non secondo il privilegio ingiustificato.
Porre in primo luogo il merito come obiettivo della scuola può essere fuorviante e pericoloso se non si associano i concetti di uguaglianza e istruzione.
Bisogna sempre tener presente lo scopo della scuola, che è quello di realizzare l’uguaglianza con la rimozione o almeno l’attenuazione delle disparità sociali di partenza, realizzato attraverso i processi di istruzione. Poi, come vedremo, ci sarà anche il compito di valorizzare i talenti e quindi fare classificazioni di merito.
La scuola deve quindi attuare innanzitutto il dettato costituzionale con la rimozione delle disuguaglianze.
Il governo attuale avrebbe fatto bene a istituire il Ministero dell’Istruzione e dell’Uguaglianza.
L’efficacia di questa scelta prioritaria si rivela anche nella possibilità di crescita del valore del capitale umano del nostro Paese. Come sappiamo oggi le condizioni dello sviluppo economico e sociale sono soprattutto legate a