Adorabile Jazz!
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Adorabile Jazz! - Mariarcangela Poy
JAZZ!
1
Maurizio Francese aveva da poco assunto il suo nuovo incarico di ispettore al commissariato di polizia di Via Legnano, in una cittadina di provincia immersa nella tranquilla campagna padana.
La sua esperienza maturata a Milano era ormai solo un lontano ricordo.
La vita nella cittadina dove si era trasferito era molto più rilassata e il prossimo fine settimana lo avrebbe, sicuramente, passato leggendo il nuovo poliziesco acquistato in libreria.
Caro, come stai?
chiese sua madre Alisetta, al telefono.
Lo chiamava tutti i giorni, anche da quando si era trasferita in Liguria, dopo il pensionamento del marito.
Io, bene e voi? Papà si è calmato?
chiese l’ispettore Francese.
Sembra una belva in gabbia. Penso che dovremmo acquistare una casa con l’orto, magari a S. Pancrazio dove abita Giustina. Così lavorando la terra si calmerà. La pensione lo ha rovinato e ha rovinato anche me
disse Alisetta al figlio.
L’ispettore Francese, a conoscenza delle problematiche dei suoi genitori, sorrise.
Pensa alla salute, mamma
disse infine.
La signora Alisetta Francese era stata compagna di collegio di Giustina Finocchietti che abitava appunto in quel piccolo paesino, a cui aveva fatto riferimento, situato a pochi chilometri dal commissariato di suo figlio.
Nonostante il borgo fosse piccolo e insignificante aveva rappresentato per la famiglia Finocchietti un porto sicuro.
Specialmente per Prospera, la zia di Giustina che aveva accumulato un patrimonio con il mobilificio di famiglia e con la sua personale attività di antiquaria.
Giustina e sua sorella Fortunella erano invece molto lontane dall’assomigliare alla zia e anche un po’ svitate, per non parlare dei loro mariti …
Non dimenticarti di portare i miei saluti, ogni tanto, alle Finocchietti. Lo sai che siamo state molti anni insieme
ricordò Alisetta l’ingrato compito al figlio.
Sì, mamma. Non mancherò
rispose Maurizio Francese, che delle Finocchietti proprio ne aveva già le scatole piene.
Bisognerà che trovi la voglia per portare due fiori alla Prospera. Almeno lei è simpatica
pensò l’ispettore, mentre salutava la madre al telefono.
2
Prospera Finocchietti, quel venerdì sera a cena, mangiò come una morta di fame: così l’avrebbero giudicata Giustina e Fortunella, se solo avessero avuto il coraggio di dirglielo apertamente.
Ribelle, come sempre e soddisfatta di essersi saziata a dovere, contravvenendo ai consigli più morigerati delle nipoti, Prospera si apprestò a farsi una bella dormita, alla faccia loro.
Faceva ancora freddo, nonostante fosse già iniziato il mese di aprile.
La strada principale del paese, dove si affacciava la sua bella villa, era deserta poiché nessuno aveva voglia di passeggiare con quella temperatura. Solo durante l’estate, la gente si muoveva per immergersi nella natura e respirare aria pulita.
Ma Prospera adorava quelle giornate in cui poteva stare a letto fino a tardi e alla sua venerabile età, se lo poteva permettere.
Prima di addormentarsi, nel caldo tepore del suo letto, pregustò col pensiero il menu che avrebbe preteso per festeggiare i suoi cento anni, nel prossimo mese di maggio e anche i particolari della festa gioiosa che avrebbe organizzato in paese.
Si addormentò così, serena e appagata.
La mattina successiva si presentò ancora più fredda e silenziosa, esattamente come piaceva a Prospera, ma dalla villa non si sentì volare una mosca.
L’antiquaria Prospera Finocchietti era stata trovata morta nel suo letto, dalla fidata Erme che le aveva portato il caffè, come tutte le mattine.
Seduti sul divano del grande salone al primo piano della villa, piangevano, ma non troppo, le nipoti Giustina e Fortunella con i loro rispettivi mariti.
Sopra le loro teste, imponente, si ammirava il ritratto di Prospera, quando ancora giovane, magra, con i capelli neri, molto curati come la sua persona, indossando un abito da sera, dava di sé l’immagine di una donna decisa, elegante e di grandi capacità manageriali.
3
Erano ormai due ore che la gallinella stava cuocendo nel grande pentolone, con quattro litri di acqua, una carota, una costa di sedano, una cipolla bianca, cinque mazzetti di prezzemolo e 10 grammi di sale.
Era quello il dosaggio perfetto per ottenere uno squisito brodo il cui profumo, uscendo dalle finestre aperte del casolare di Giovannino Belli, si diffondesse nella strada silenziosa, seppur principale, di S. Pancrazio.
Giovannino era orgoglioso delle sue capacità culinarie e i suoi compaesani, che lo sapevano, ne approfittavano: accompagnati da qualche complimento, facevano irruzione nel suo orto e nel suo frutteto che sapevano essere fornitissimi.
E Giovannino, contento, elargiva a tutti ciò di cui avevano bisogno, senza difficoltà.
La soddisfazione di sentirsi elogiare per le sue qualità era una gratificazione senza eguali.
Tra i beneficiari di tutto quel ben di Dio
c’erano anche Erme e Rino, i camerieri della vecchia Prospera Finocchietti, titolare del mobilificio presso cui Giovannino Belli aveva lavorato, da ragazzo ed era, sicuramente, il senso di appartenenza a quella rinomata ditta, ad aver permesso che Rino e sua moglie Erme portassero alla vecchia Prospera le primizie di cui era particolarmente ghiotta.
Il brodo di gallinella, invece, era un capitolo a parte della sua vita di scapolo.
4
La notizia della morte della donna si diffuse subito in paese e anche Giovannino Belli e i suoi amici ne vennero a conoscenza.
Erano conosciuti in paese come il gruppo del brodo di gallina
poiché il sabato di ogni settimana, di ogni mese, di ogni anno, da parecchio tempo, si riunivano nel suo casale per la consueta mangiata.
Gerardo Bollati, elettricista, Giuseppino Dolce, idraulico, Leopoldo Dellaterra, portalettere in pensione, Romeo Galli, benzinaio con la passione per le donne, insieme al padrone di casa Giovannino Belli, erano per Prospera Finocchietti la banda degli ex compagni di scuola delle sue nipoti, che frequentarono la villa per anni, combinandone di tutti i colori, fino a quando le sorelle Finocchietti si fidanzarono.
Per Giovannino, però, Prospera nutriva un affetto particolare e glielo aveva dimostrato assumendolo nella sua ditta e insegnandogli i trucchi del mestiere.
Quando il Belli decise di mettersi in proprio, Prospera non interferì nelle sue scelte, anzi, lo aiutò dandogli consigli utili e ben accetti.
Forse perché lo considerava il figlio che non aveva avuto dal grande amore della sua giovinezza, morto dopo pochi anni di matrimonio, in seguito ad una breve ma grave malattia? Forse sì.
Prospera non trovò più nessun uomo che potesse, solo lontanamente, assomigliare a suo marito …
… anche se una parentesi sentimentale con il veterinario Ludovico Giuseppe Maria Pietroni, se la concesse.
Il suo comportamento da libertino, però, la ferì così tanto che fuggì dai suoi tentacoli amorosi, nonostante l’uomo l’avesse appassionatamente rincorsa per anni.
Le sue disavventure di cuore non le impedirono di comprendere quali doti dovessero possedere gli uomini affinché un matrimonio funzionasse a lungo: esattamente il contrario di ciò che dimostrarono di avere i due smidollati che scelsero come mariti Giustina e Fortunella, le figlie di suo fratello Casimiro.
Giustina, la più vecchia delle due era una bella ragazza alta, imponente che avrebbe potuto avere ai suoi piedi il fior fiore dei pretendenti di quel periodo e che invece cadde tra le braccia di un certo Osvaldo Princivalle, detto Lallo che non svolgeva, prima del matrimonio alcuna attività e, dopo, ancora meno.
Osvaldo aveva capito che l’attività della famiglia Finocchietti avrebbe potuto mantenere tutti e perché quindi rovinarsi l’esistenza lavorando?
Non parliamo poi di Fortunella, che meno bella e appariscente di Giustina, rifiutò il figlio di un amico carissimo della zia per sposare un piccolo e magrissimo geometra da strapazzo di nome Giansulpizio Guglielmone. Lo chiamarono Lollo, per distinguerlo dall’altro e perché quel nome così lungo e triste a Prospera dava la nausea solo a pensarlo.
Prima del matrimonio, Lollo si vantava di essere un professionista affermato, ma non si trovarono mai tracce di progetti firmati da lui. Non ebbe, quindi, dubbi nello sposare l’insignificante Fortunella, adagiandosi nella scia odorosa del denaro della Finocchietti.
Prospera prese in mano le redini di tutto il patrimonio, quando il fratello Casimiro ebbe la sfortuna di farsi ammazzare in guerra. La di lui moglie Francesca e le bambine divennero così la sua famiglia.
Dedicò a loro il suo tempo e il tanto denaro guadagnato venne speso affinché tutte potessero vivere agiatamente, come se fossero principesse.
Immaginò per le due bambine un futuro glorioso e quello fu un enorme errore.
Gli agi in cui le sorelle crebbero, le viziarono a tal punto da allontanarle dalla realtà e dalle responsabilità che Prospera tenne sempre per sé, facendo di loro due donne sicuramente non in grado di sostituirla, qualora fosse stato necessario.
Ma Prospera, che stravedeva per quelle due ragazze,