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Giulio Cesare. La Guerra civile in Spagna. Bellum Hispaniense riciclato
Giulio Cesare. La Guerra civile in Spagna. Bellum Hispaniense riciclato
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E-book96 pagine1 ora

Giulio Cesare. La Guerra civile in Spagna. Bellum Hispaniense riciclato

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Info su questo ebook

Pharnace superato, Africa recepta (sconfitto Farnace, riguadagnata l’Africa), rientrato in Italia, Giulio si fermò a Roma circa sei mesi. I conservatori, guidati dal giovane Pompeo e da Labieno, hanno riorganizzato un grande esercito e portato parte della Spagna dalla loro parte: Cesare è costretto a intervenire per chiudere i conti. È il “Bellum Hispaniense” (La guerra spagnola), di autore ignoto, l’ultimo capitolo (libro) del Corpus Caesarianum. L’amico di Giulio Cesare lo ricicla e, in linea con i precedenti lavori, lo ripropone in una versione scorrevole, leggera ma non impoverita, anzi, impreziosita da interessanti notizie, curiose, alcune intriganti come l’ipotesi della presenza di soldati romani dalle parti del deserto di Gobi, una quarantina di anni prima della nascita di Cristo. Che altro dire? È una lettura gradevole e, nello stesso tempo, originale, stuzzicante, un lavoro adatto ai lettori giovani e non giovani, anche non appassionati di storia.
LinguaItaliano
Data di uscita2 apr 2015
ISBN9786050369397
Giulio Cesare. La Guerra civile in Spagna. Bellum Hispaniense riciclato

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    Anteprima del libro

    Giulio Cesare. La Guerra civile in Spagna. Bellum Hispaniense riciclato - Antero Reginelli

    © Copyright 2015 by Antero Reginelli

    Via Enrico Ferri 16

    00046 Grottaferrata - Roma

    e-mail: anteroreginelli@yahoo.it

    Finito di aggiornare ad Aprile del 2015

    image.png

    Spagna

    INDICE

    PREMESSA

    UNO: Cesare a Roma

    DUE: Di nuovo in guerra

    TRE: Manovre intorno a Corduba (Cordova)

    QUATTRO: Ad Ategua (Teba la Vieja)

    CINQUE: I Castra Postumiana (Harenillas)

    SEI: Lotta dura ad Ategua (Teba la Vieja)

    SETTE: Scontri, mischie e atrocità

    OTTO: Arrivano ambasciatori e disertori

    NOVE: Imperator

    DIECI: Esecuzioni capitali e ancora diserzioni

    UNDICI: I fatti di Bursavo

    DODICI: Due centurioni della quinta

    TREDICI: Un duello come ai vecchi tempi

    QUATTORDICI: Uno strano modo di difendere le città

    QUINDICI: Una giornata con un sole meraviglioso

    SEDICI: I due giovani figli di Pompeo Magno in fuga

    DICIASSETTE: Corduba, Hispalis, Hasta

    DICIOTTO: Didio alla caccia di Pompeo Junior

    DICIANNOVE: Il tranello

    VENTI: Il discorso a Hispalis (Siviglia)

    PREMESSA.

    Il de bello gallico racconta, anzi documenta, la conquista della Gallia, è strutturato in sette libri (capitoli) mirabilmente scritti da Cesare e da un ottavo, di Irzio, che descrive l’ultimo anno di campagna, il rimasuglio di un conflitto agli sgoccioli, e il rientro in Italia: in pratica lo raccorda con il de bello civili, l’altro capolavoro di Caio Giulio. Il primo copre il periodo che va dal 58 a.C. al 50 a.C., gli anni impiegati per sottomettere e quietare i Galli, spauracchio dei romani da tre secoli. Epiche le imprese dei legionari: contro gli Elvezi, sconfiggono i terribili Svevi di Ariovisto, i Belgi, assediano ed espugnano Avaricum, città imprendibile, la magnifica opera ingegneristica ad Alesia, e non solo, mettono piede in territori mai calpestati dai soldati romani, la Germania e la Gran Bretagna. Documenta anche grandi stragi, interi popoli sterminati, le atrocità della guerra, ma è l’inizio della civilizzazione dell’Europa, della romanizzazione del mondo occidentale. Il secondo narra la prima parte di un disastroso conflitto sociale, detto anche guerra pompeiana. Anni 49 a.C. e 48 a.C., il rientro in Italia, alea iacta est, l’attraversamento del Rubicone, Cesare contro Pompeo, progressisti contro conservatori, popolari contro aristocratici, romani contro romani. I pompeiani si spostano in Grecia con un esercito imponente, Giulio li segue, la grande battaglia a Farsalo, il Magno fugge verso l’Oriente. Termina con la sua uccisione in Egitto, attirato in un trappolone organizzato dal maestro di retorica, il bieco Teodoto di Chio, mente malvagia e anima nera della corte del Faraone. Questo episodio conclude il libro e dà l’avvio al bellum alexandrinum, di autore ignoto. Siamo nel terzo trimestre del 48 a.C., Cesare arriva ad Alessandria, piange lacrime da coccodrillo sulla testa dell’ex genero, s’impiccia degli affari egiziani e rimane impantanato in una guerriglia urbana, poi diventata vera guerra, insolita, complicata, che non vorrebbe combattere, anche perché ha pochi soldati a disposizione. Gli alessandrini lo assediano, i suoi si battono nei vicoli della città e in un paio di scontri in mare, passa qualche brutto momento, a consolarlo, però, c’è Cleopatra, diventata sua amante. Il conflitto va per le lunghe, dura sei mesi, fino all’arrivo degli alleati asiatici, con l’aiuto dei quali sconfigge gli egiziani sulla riva del Nilo. Risolta la grana, passa in Asia e con una guerra lampo, veni, vidi, vici, sbaraglia Farnace. Rientra nella Capitale a ottobre 47 a.C. ma a dicembre parte con l’esercito per l’Africa: il bellum africum, scritto non si sa bene da chi. È la seconda parte della guerra civile, stavolta tra la Repubblica e Cesare, non più, come pensava Catone, tra due pretendenti al trono. L’Imperator affronta una campagna molto impegnativa ma non lunga: mosse e contromosse per evitare lo scontro frontale, poi per cercarlo, alla fine CGC costringe i conservatori alla battaglia e annienta il loro esercito, dalle parti di Tapso (Ras Dimas). A metà del 46 a.C. è accolto trionfalmente a Roma. Gli avversari politici sono spariti, il popolo lo adora, il Divo Cesare, concentra nelle sue mani un potere enorme, quasi come quello di un Re. Crede che la guerra civile sia conclusa, invece sbaglia. Dopo aver trascorso sei mesi in città, parte per la Spagna: siamo all’inizio del bellum hispaniense che completa il Corpus Caesarianum.

    I primi quattro libri sono già stati riscritti e pubblicati, manca quest’ultimo. Che dire come premessa? L’autore, sconosciuto, è un Ufficiale che ha partecipato alla spedizione; non ha la stessa finezza artistica degli scritti di Cesare ma in questi casi è poco importante, il suo grande valore sta nell’essere un documento storico redatto da un testimone presente alle vicende; di non facile lettura, però il fedele amico di Giulio ci mette una pezza, lo ricicla e usa un linguaggio semplice, non quello dei cattedratici, e leggerlo diventa piacevole.

    UNO - Cesare a Roma

    Pharnace superato, Africa recepta (sconfitto Farnace, riguadagnata l’Africa), rientrato in Italia, Cesare si fermò a Roma circa sei mesi, da fine luglio 46 a.C. a inizio Novembre.

    Sembrerebbe un calcolo sballato, invece ad agosto, settembre e ottobre bisogna aggiungere 67 giorni, divisi in tre mesi intercalari, che erano stati inseriti nell’anno in corso per recuperare la differenza del calendario pre-giuliano, allora vigente, con quello astronomico.

    Da qualche anno, la pessima gestione del sistema convenzionale di divisione del tempo, compito affidato ai Pontefici, aveva fortemente disallineato date ufficiali e stagioni, occorreva, perciò, una riforma radicale per pareggiare i conti e introdurre un calendario che coincidesse con la durata astronomica dell’anno. Su consiglio dell’alessandrino Sosigene, Cesare istituì un anno civile di 365 giorni e uno ogni quattro con un giorno in più, chiamato bisestile (dal latino bis sextus = due volte sesto, cioè contavano due volte il sesto giorno avanti le calende di marzo, il 24 febbraio). Il nuovo calendario, detto giuliano, divenne operativo dal 1° gennaio 45 a.C. ed è stato utilizzato in occidente fino alla fine del 1500.

    Oggi, nella quasi totalità degli Stati, è adottato il gregoriano, introdotto nel 1582 da Papa Gregorio XIII il quale, eseguite da un gruppo di scienziati copernicani minime correzioni al giuliano, lo promulgò con la bolla

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