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Un altro per amore
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Un altro per amore
E-book182 pagine2 ore

Un altro per amore

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Info su questo ebook

Luigi La Muzia é professore di liceo che tutti vorremmo come collega ed insegnante per la sua sensibilità e apertura mentale.

Nella sua vita abbastanza tranquilla, fatta di studio ed approfondimento e di cordiali rapporti sociali, unica trasgressione è rappresentata dalle scommesse sui cavalli, alle quali si dedica con spasmodica frenesia.

In queste occasioni la sua personalità subisce uno sdoppiamento: lui non è più il raffinato intellettuale, ma il giocatore audace e spregiudicato, e più la sfida è difficile, più la cosa diventa intricante.

Quando ormai sembra che la sua situazione di single sia permanente, come la sua solitudine, ecco affacciarsi prepotentemente la passione che lo travolge nella figura di Camilla, giovane impiegata dell’ippodromo.

Pur di far colpo su di lei e vivere finalmente l’amore, inanellerà bugie su bugie, barerà in modo spudorato, seppellirà la sua lealtà, fino a diventare “un altro per amore”.
LinguaItaliano
Data di uscita25 feb 2014
ISBN9788868857585
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    Anteprima del libro

    Un altro per amore - Emma Coppolino

    PREFAZIONE

    Nella mia immaginazione mi sono imbattuta in Luigi La Muzia, professore di liceo che tutti vorremmo come collega ed insegnante per la sua sensibilità e apertura mentale.

    Nella sua vita abbastanza tranquilla, fatta di studio ed approfondimento e di cordiali rapporti sociali, unica trasgressione è rappresentata dalle scommesse sui cavalli, alle quali si dedica con spasmodica frenesia.

    In queste occasioni la sua personalità subisce uno sdoppiamento: lui non è più il raffinato intellettuale, ma il giocatore audace e spregiudicato, e più la sfida è difficile, più la cosa diventa intricante.

    Quando ormai sembra che la sua situazione di single sia permanente, come la sua solitudine, ecco affacciarsi prepotentemente la passione che lo travolge nella figura di Camilla, giovane impiegata dell’ippodromo.

    Pur di far colpo su di lei e vivere finalmente l’amore, inanellerà bugie su bugie, barerà in modo spudorato, seppellirà la sua lealtà, fino a diventare un altro per amore.

    Ho amato molto questo personaggio per la sua pulizia interiore, la disponibilità, ma anche per la disponibilità, le insicurezze e gli errori commessi; d’altra parte, chi di noi non ha commesso sciocchezze per amore scagli la prima pietra.

    Un altro per amore

    Quella giornata di metà Febbraio si preannunciava particolarmente rigida; da quasi una settimana il freddo non dava tregua, più volte il termometro era andato sotto lo zero.

    Il prato dei vicini di casa mostrava ancora tracce della nevicata di alcuni giorni prima.

    Sfregandosi le mani e stringendosi dentro il giaccone di montone, si avvicinò alla macchina, il parabrezza era coperto di brina.

    Accese il motore,azionò la leva del tergicristallo e, lentamente, si avviò.

    Ricominciava una nuova giornata, e come sempre l'affrontava con ottimismo. Era infatti convinto che, nonostante l'apparente routine, la vita riserva ogni giorno qualcosa di nuovo, di stimolante, l'essenziale è accorgersene.

    E' come passare sotto un albero da frutto: se osservi bene, ce n'è sempre uno più maturo, pronto per essere raccolto, basta allungare una mano.

    Luigi La Muzia, professore trentottenne, insegnava al Liceo Manzoni di una cittadina di provincia. La natura non era stata particolarmente generosa con lui, tranne nel naso prominente e nella bocca larga.

    I suoi punti di forza però erano gli occhi, neri, profondi ed intelligenti, e l'alta statura che aveva ereditato dal nonno materno.

    In casa si favoleggiava di un'antenata della madre perdutamente innamorata e poi sposatasi con un uomo proveniente da paesi nordici, che aveva dato quindi alla discendenza un'impronta di alterigia e bellezza Questa storia, passando poi di generazione in generazione, si era via via ammantata di magia e mistero, ad uso e consumo di chi la raccontava.

    La bellezza di quest'uomo era millantata come unica, fuori dal comune. Qualcuno diceva piano.:Quello non era un uomo, ma un dio".

    Piuttosto timido, Luigi era cresciuto un po' fuori dal coro. Alla scuola materna se ne stava in disparte a giocare con passatempi inadatti ad un bambino, come solevano ripetere le maestre, per la verità un po' sconcertate. Chi lo definiva strano, chi un piccolo genio, chi un bambino difficile.

    Crescendo non era certo cambiato nei comportamenti. I compagni facevano sega a scuola, il sabato sera tiravano giorno in discoteca con le ragazze della loro età che riportavano a casa circa due ore dopo la chiusura. Luigino se ne stava in camera chiuso a leggere e fantasticare, per tutti era il Leopardi del terzo millennio.

    Presa la maturità classica, si era iscritto alla facoltà di lettere, per onorare i suoi interessi umanistici.

    I compagni uscivano fuori corso o abbandonavano gli studi, mentre lui si laureava con 110 e lode in meno di quattro anni divenendo così il Professore La Muzia.

    Il professor La Muzia, dicevano orgogliosi i suoi genitori, esibendo il diploma di laurea in una cornice dorata intagliata che avevano situato in bella vista nello studiolo stretto della loro casa. Poi, superato brillantemente il concorso, che fare in attesa del tanto desiderato posto di lavoro?

    Questo era il problema.

    Abituato a studiare, a leggere, ad approfondire, a ricercare, Luigi per i primi giorni si sentì un pesce fuor d'acqua, poi però s'ingegnò.

    Avrebbe dato ripetizione ai ragazzi che si preparavano per la maturità: e così fu.

    Ripiombò nei suoi classici e nella letteratura che tanto amava. Da ragazzo aveva sognato su alcune poesie e brani letti, si era immedesimato nelle figure degli eroi del romanticismo, aveva subito spesso un processo di trasfigurazione. Potere rispolverare gli autori da lui preferiti fu il massimo, ciò che leggeva gli riempiva l'anima.

    Da tanto tempo sognava una donna tutta per sé, ma quale ragazza si sarebbe accompagnata allo sgobbone della classe, come veniva chiamato Luigi, anche se sgobbone non lo era per niente.

    Per lui la lettura era come l'aria che respirava, lo faceva sentire vivo.

    I coetanei si nutrivano di musica rock, di hamburgers, di pop corn, lui di letteratura.

    Alle ragazze piacevano i tipi sbruffoni, simpatici, atletici, a quell'età il cervello interessa poco, e di muscoli lui non aveva neanche l'accenno.

    Per tutte era l'amico, il compagno da sfruttare per farsi passare il compito, neanche il confidente, perché tanto, dicevano, che consigli può dare uno che non ha mai provato l'amore?

    Di sentimenti invece Luigi ne provava, e intensi: a volte si era innamorato di qualche compagna, ma non si era mai fatto avanti, convinto di essere respinto.

    Sfogava così le sue pulsioni al buio della propria camera in solitudine.

    Ma era un surrogato e anche brutto, perché a lui interessava l'amore oltre il sesso.

    Era infatti arrivato all'età di 38 anni senza essere mai stato con una donna.

    Di prostitute neanche a parlarne, aveva paura di fare cilecca e di essere deriso.

    Anzi, per la verità, una volta aveva tentato ma, sia per l'ansia da prestazione, che per l'imbarazzo, era stato un disastro.

    Da allora si era ben guardato dall'esporsi a una nuova figuraccia. Una prostituta, si sa, di uomini ne ha provati tanti, e quindi inesorabilmente sarebbe scattato il confronto.

    Luigi non immaginava quante volte anche i super machi vanno a vuoto!

    Nel campo sentimentale perciò, si sentiva frustrato, un diverso. Alla sua età i suoi coetanei avevano fatto il pieno di esperienze più o meno riuscite, i più si erano sposati, avevano messo al mondo dei figli, qualcuno si crogiolava ancora nella posizione di incallito sciupafemmine, passando da una donna all'altra, non ancora pronto ad affrontare il grande passo.

    Tuttavia non si disperava, qualcosa gli diceva che in una parte qualsiasi del mondo c'era l'altra metà della mela, e prima o poi l'avrebbe trovata.

    Intanto convogliava le sue energie nel sociale e nell'ambiente lavorativo, dove i colleghi ed il preside lo stimavano e dove si era guadagnato la reputazione di ottimo insegnante.

    Tutte le mattine, senza saltarne una, si presentava puntuale a scuola, in giacca e cravatta, abbigliamento che nessuno dei colleghi portava più.

    Con i ragazzi era morbido, ma riusciva a mantenere la disciplina, perché li galvanizzava con le sue spiegazioni sempre vive e stimolanti. Anche da loro perciò si era guadagnato il rispetto.

    Per tutti gli alunni dell'istituto, perché tutti lo conoscevano lì, era il professore con la cravatta, un po' imbranato ma l'unico che sapesse, a loro dire, comunicarti qualcosa.

    Conoscevano poco della sua vita privata: accadeva talvolta all'uscita di scuola che i ragazzi si facessero domande su di lui, su come passasse le giornate.

    Sapevano solo che non era sposato e scommettevano 10 a 1 che neanche avesse una fidanzata. Troppo timido!

    Non immaginavano però neanche lontanamente che il tranquillo prof La Muzia, sempre gentile e corretto con tutti, nascondesse una passione segreta, che faceva a pugni con la sua indole apparentemente mite e senza scossoni.

    Amava una volta a settimana, il giovedì pomeriggio, andare all'ippodromo in una vicina città a poco più di 40 chilometri e scommettere sui cavalli; allora la sua adrenalina saliva alle stelle e La Muzia si trasformava in un accanito giocatore.

    I lineamenti, sempre distesi e sereni, si trasformavano, gli occhi luccicavano per l'eccitazione, il suo volto si induriva ed acquistava un'aria più maschia, interessante.

    Era proprio così, non sembrava più lui.

    Era ormai diventato un appuntamento fisso, che saltava solo in alcuni casi, come un consiglio di classe, maledizione spesso di giovedì. Un osservatore molto attento avrebbe potuto accorgersi di questa sua abitudine, perché immancabilmente alle 14:30, in abbigliamento sportivo, prendeva la macchina e si recava alla stazione di un paese vicino.

    Era difficile riconoscere il professore in giacca e cravatta, appariva più giovane vestito in modo casual e con il marsupio legato alla cintola.

    Posteggiata l'auto, prendeva il treno che lo avrebbe portato a destinazione.

    Viveva questo rituale con allegria, gli piaceva calarsi nei panni di un altro, perché a vederlo come operava, si sarebbe detto trattarsi di un'altra persona.

    Già nel momento in cui saliva sulla carrozza, il suo comportamento cambiava.

    Con la sveltezza di un cassiere, ricontava il denaro nel portafogli, faceva un gesto scaramantico che poco si addiceva alla sua personalità molto per bene e compassata, leggeva il giornale pregustando il momento della partenza di Turbine, il cavallo su cui generalmente scommetteva .

    Aveva acquisito questa sua passione circa 6 anni prima, accompagnando per caso un suo cugino all'ippodromo.

    Tutto allora gli era sembrato strano; era più interessato alla gente che lo circondava, che ai cavalli, che costituivano per lui solo una cornice marginale.

    Era da pazzi puntare così alla ceca su degli animali che potevano tradire le tue aspettative in qualunque momento.

    Lui era andato sempre sul sicuro, l'imprevedibile lo lasciava solo alla sua fantasia nei momenti in cui sognava.

    Erano questi i suoi pensieri quando ritornò per niente entusiasmato a casa; però poi cominciò a elaborare l'idea del divertimento piano piano fino a quando questa, lentamente ma progressivamente prese corpo.

    Volle ritornare all'ippodromo e fece la sua prima puntata.

    I cavalli correvano, lui li seguiva dapprima con curiosità, poi con attenzione, infine con una sempre maggiore partecipazione.

    Capì allora cosa volesse dire passione: più che interesse, era un'esigenza.

    Da allora Luigi divenne un frequentatore assiduo, quando non lo vedevano gli scommettitori lo prendevano come un segno di sfiga e non puntavano, non ne valeva la pena.

    Arrivò anche quel giorno alle 16:30. C'era movimento in giro.

    Correva voce che Primavera, una puledra di razza, non fosse nella forma giusta, Turbine si era aggiudicato la vittoria per tre settimane consecutive, e non si poteva pretendere troppo neanche da un fuoriclasse.

    Luigi ascoltò i commenti partecipò alla discussione, giudicato un intenditore nel suo campo, le sue parole suonavano ormai come vangelo.

    Per qualche minuto ci pensò su, oggi avrebbe tradito il suo cavallo preferito, si poteva tentare su Girandola, uno dei favoriti, e montato da un fantino scaltro e audace.

    Al banco consegnò al bookmaker 150 euro. Altri scommettitori lo seguirono: lo davano 1 a 5.

    Alla partenza si diede una palpatina ai genitali, mise di traverso il cappello, e prese il binocolo portatile, un modello tascabile molto sofisticato e costoso che aveva comprato a Copenaghen, in occasione di un viaggio.

    D'estate infatti si concedeva sempre una decina di giorni di relax in giro per il mondo, perché amava conoscere gente nuova, usi e costumi diversi dai suoi.

    Tutto ciò che era novità lo entusiasmava e incuriosiva. Fin da piccolo, osservando le immagini dei testi di geografia, si chiedeva come certi fenomeni naturali potessero avvenire, o perché determinati popoli costruissero in un certo modo le loro abitazioni. Con le sue domande, a volte metteva in difficoltà persino gli insegnanti, che cercavano di barcamenarsi con spiegazioni per lui poco convincenti poi, a volte esasperati, lo zittivano dicendo: E' così, non c'è sempre una ragione per ogni cosa.

    Che rompipalle è questo bambino, aveva sentito dire una volta dal maestro ad un collega.

    La sua eccitazione che aveva imparato freddamente a controllare stava salendo alle stelle: lo si capiva dagli occhi che diventavano sempre più piccoli e lucidi.

    Forza, Girandola, dai, bello, solleva le chiappe!.

    Ma che cosa stava prendendo al cavallo ed al fantino? La loro posizione era scesa, Primavera era avanzata di due lunghezze, no, di nuovo Girandola affiancava Primavera.

    I brividi cominciarono a serpeggiarli salendo dalle cosce su fino alla schiena.

    Ma ecco un'improvvisa rimonta di Turbine, che adesso sta alle calcagna di Primavera e Girandola.

    Un agghiacciante silenzio si impadronisce della platea. Girandola scende in terza posizione, Turbine corre veloce come il vento, Girandola ha uno scatto, passa in seconda posizione, manca qualche centinaio di metri al traguardo. Trottano quasi appaiati, il pubblico trattiene il fiato, Turbine vince di un'incollatura.

    La Muzia rimane perplesso per qualche istante, fra l'imprecare degli altri scommettitori; ha perduto ma non ha importanza. Girandola gli ha regalato forti emozioni e queste valgono molto più del denaro. In fin dei conti giocava ancora d'avanzo, aveva vinto nelle settimane precedenti quanto bastava per un'ulteriore puntata.

    Nella corsa successiva aveva deciso di scommettere su Gladstone, un purosangue di razza inglese.

    I giornali avevano fatto la sua cronistoria: si era piazzato primo per cinque settimane consecutive a Liverpool, era stato negli ippodromi più famosi d'Europa, da poco gareggiava in Italia, dove il suo nome per alcuni era una leggenda; la maggioranza, invece, lo dava come un flop.

    Era stato un cavallo coi fiocchi, ma adesso batte la fiacca mormoravano, altrimenti oggi non sarebbe qui a gareggiare.

    Non suscitava grande interesse tra gli scommettitori. Ma le sfide piacevano al professore La Muzia e poi, quando aveva un'idea in testa, non cambiava opinione facilmente. Già prima di partire aveva deciso per Gladstone. Puntò quindi 30 euro.

    I cavalli si stavano allineando, lui prese il binocolo e lo

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