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La verità nelle scritture
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E-book113 pagine1 ora

La verità nelle scritture

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Info su questo ebook

Un libro che contiene i passi più significati delle Scritture in cui si parla di Verità, sorretta dai commenti della tradizione ebraica.
LinguaItaliano
Data di uscita17 apr 2015
ISBN9788891186249
La verità nelle scritture

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    Anteprima del libro

    La verità nelle scritture - Pierluigi Toso

    633/1941.

    Nota di diario

    07/12/2006

    ore 20:05

    La nudità della verità.

    Mentre facevo i miei soliti chilometri quotidiani di bicicletta riflettevo su come comprenda sempre meglio ciò che da bambino mi sembrava solamente assurdo, parlo della morte dell’Uomo in cui credo. Ho capito che il mondo è lo specchio di Disney ed anche il luogo di lavoro che frequento oramai da poco più di un anno me lo ha confermato. Ipocrisie e paure da uomini e donne di argilla che ho incassato comprendendo come chi si spogli proprio di tali vestiti non possa che essere giudicato degno di morte, sia quest’ultima sociale o fisica. Chi si spoglia però incontra la verità, perché solo la nudità può trovare quello che solo il Maestro è riuscito a vivere pienamente. Una volta raggiunta tale meta non ha nemmeno più senso chiedersi di continuare la propria piccola storia di terra, perché il cielo è raggiunto di fatto e manca solo la mano di Dio a raccogliere la vita di uomini di verità. Da bambino non capivo e vedevo solo un’assurdità di croce, perché ero veramente bambino, con lo spirito e la mente pronti per il regno dei cieli. Ora sono adulto e conservo quel pensiero verso chi cerca di giudicare la verità, ma ne comprendo i motivi, perché l’uomo non accetta chi gli rivela la propria origine di terra. Il Maestro gliel’ha rivelata e ora non ci sono più alibi per credersi onnipotenti di fronte all’illusione del proprio ego. Anch’io però devo ancora comprendere a fondo se la foglia di fico, che significa conoscenza, vada tolta o se vada conservata fino al momento della vera nudità della croce.

    INTRODUZIONE

    Dopo aver affrontato il problema della Bellezza nella Bibbia[1]

    [2] Cfr., P. Toso, La Bellezza nella Bibbia, Poligrafo, Padova 2004. Tale riferimento è evidentemente temporaneo in quanto la bellezza si dice sempre meglio, nel senso che la comprensione della sua espressione non trova mai un approdo definito e chiuso. Tale apertura mi ha portato a continuare il lavoro di approfondimento, lavoro che sarà sempre iniziale proprio in relazione a quanto appena affermato. Ciò ha aumentato le pagine del libro citato, il quale attende di trovare una collocazione pubblica per una seconda edizione.

    , non ho potuto evitare di avvicinarmi alla sorella della bellezza, una sorella siamese, in quanto inseparabile da lei sia logicamente che ontologicamente. Tale sorella ha un nome, si chiama infatti Verità. Ogni uomo la cerca, anche se molti vi rinunciano, almeno nell’apparente inautenticità quotidiana, come forse direbbe Heidegger. La tentazione in tal senso è grande, perché il peso del pensiero diviene umanamente insopportabile, anche se poi si scopre che la stessa ricerca sorregge tale peso, rendendolo quotidianamente sopportabile, anzi desiderabile. Da tempo mi sono accorto che solo la verità può dire se stessa, il che comporta la necessità di trovarla in noi o di ascoltarne una rivelazione radicalmente Altra ed in tal senso K. Barth aveva compreso qualcosa di sostanziale[2]. Spesso, forse sempre, la storia dell’uomo ha mostrato una relazione irrinunciabile in tal senso, relazione tra la verità esterna all’uomo che si fa oggetto e soggetto conoscente. Relazione che sempre oscilla tra le due parti, come un pendolo che non riesca a trovare quel momento di quiete e di equilibrio in cui la verità si fa una ed indivisibile. In realtà, come accennato in precedenza, tale movimento è inevitabile e finisce per costituire il télos, cioè il fine ed il compimento, dell’agire umano in tutte le sue componenti sostanziali di corpo, anima e spirito. Per tale motivo la verità abbraccia ogni campo del sapere e la sua conoscenza viene ricercata qualunque sia l’attività che un uomo svolge, anzi si può dire che anche l’inattività è mossa dalla ricerca della verità, perché in qualche modo solo una pace inattiva, la pace della contemplazione della verità e della bellezza ad essa legata, è autentica invenzione vera[3].

    Per scrivere delle pagine esaustive in merito alla verità, bisognerebbe almeno accennare ai diversi punti di vista espressi dalle differenti discipline scientifiche, dall’arte, dalla musica e dalla filosofia; per poi giungere a proporre una breve analisi della posizione espressa dalle Sacre Scritture, le quali raccolgono le istanze antropologiche più profonde. Tale lavoro introduttivo non può non essere fatto a più mani e le due di cui dispongo non riescono a scrivere di ogni cosa e credo che ciò sia anche un bene. Mi limiterò dunque solo a brevi accenni in tal senso, sicuramente non esaustivi e cercherò di sorreggere i testi biblici con coloro che hanno preceduto questo lavoro, siano essi commentatori rabbinici o filosofi. Il mio sarà ancora una volta un lavoro di redazione che mostrerà alcune intuizioni o meglio alcune invenzioni in merito alla rivelazione delle Scritture, ribadendo come la verità ultima sia una verità di bontà-bellezza e come tale relazione siamese, cui ho accennato poche righe fa, sia possibile grazie all’invisibile Unità che unisce Verità e Bellezza. Una triade, o meglio una Trinità, comprensibile e avvicinabile solo tramite una ri-composizione estetica dell’antropologia umana, quella che ho cercato di mettere in evidenza nel lavoro che scrissi sulla Bellezza. Resterà comunque un inizio di strada che ciascuno può percorrere a seconda della propria storia, un percorso che anch’io ricerco nelle righe che seguiranno. Righe che vedranno l’utilizzo del metodo che oramai seguo quando mi accosto alle Scritture e che consiste in una ricerca dei termini che dicono la verità nei testi ebraici e greci, testi da me corretti nella traduzione o ritradotti laddove quest’ultima mancasse o fosse troppo distante dalle righe d’origine. In tal senso l’incrocio tra i testi ebraici e greci è stato fondamentale, perché ha permesso di chiarire l’estensione della verità, un’estensione che, come già detto, abbraccia le realtà più profonde dell’uomo. Ho riflettuto molto su come affrontare le righe di quest’ultimo libro, perché una volta concluse queste pagine non credo che nasceranno altri volumi dalle mie dita. I testi scelti seguono il metodo già esposto, ma non vedranno commenti puntuali, perché ho compreso come le Scritture parlino da sé nel loro complesso, dunque scriverò poche righe, il minimo indispensabile a dare un’indicazione generale sui testi di ogni libro biblico protagonista della verità. Qualche parola in più la cercherò con riferimento al Nuovo Testamento, per cercare di comprendere coma la verità dia la libertà, un movimento analogo alla relazione tra la stessa verità e la nudità, movimento messo a nudo nelle pagine che ho scritto in relazione all’unità. Accorciando dunque le mie parole mi avvicino all’ultimo libro, già scritto, che pone fine al mio percorso d’inchiostro, almeno filosofico-teologico, un libro che consiglia di Non Scrivere, perché il Maestro questo ha insegnato con le sue sole righe di terra, inoltre, in tal modo rendo omaggio anche a Socrate, che con Gesù, resta il mio punto di riferimento etico per cercare la bellezza. Sono perciò giunto al termine dei miei sforzi

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