Alzata con pugno
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Anteprima del libro
Alzata con pugno - Antonio Armieri
ANTONIO ARMIERI
ALZATA
CON PUGNO
(Il soliloquio del Grullo)
Proprietà letteraria riservata
by Pellegrini Editore - Cosenza - Italy
Edizione eBook 2015
ISBN: 978-88-6822-133-1
Via Camposano, 41 (ex Via De Rada) - 87100 Cosenza
Tel. (0984) 795065 - Fax (0984) 792672
Sito internet:www.pellegrinieditore.com - www.pellegrinilibri.it
E-mail: info@pellegrinieditore.it
I diritti di traduzione, memorizzazione elettronica, riproduzione e adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i Paesi.
… E l’anima è in festa, conturbata com’è,
comunque è in festa.
… E il silenzio colpevole attira pensieri,
lo sguardo si proietta oltre la siepe
… ti fa volare …
E strappi l’erba al suolo, la foglia al ramo…
È una voglia infinita che ti assale…
E che serenità!…
Ti senti ragazzino, quantunque navigato;
che belle le piccole cose!
Che bello quel tramonto immaginato!
Colori tenui e malinconia
ricordi forti che lasciano scia;
ti batte il cuore, contempli ogni respiro,
rassegnazione e tumulto in un momento,
scruti ogni meta, ti manca il respiro.
Silenzio, silenzio, silenzio,
stupendo e nebuloso silenzio;
irrompi prepotente e mi rapisci,
sussurri e sussulti d’ogni attimo fuggente,
segreti e tenerezze custodisci.
… E l’anima è in festa, corrucciata com’è,
comunque è in festa:
che bella la vita! Che schifo la vita!
Alla fine pure l’attimo è sfuggito.
… E il sogno che ripiega in altro sogno,
lo sguardo ricomposto che si acciglia…
di ripartire senti già il bisogno.
… Silenzio in agrodolce d’ogni cruccio
Immagini sbiadite e frammentate, …
… Silenzio, mi riporto nel cantuccio.
Alzata Con Pugno
Per la prima volta, diversi anni fa, mi venne in mente di guardare una partita di calcio, escludendo l’audio, stante che provavo sempre fastidio nel sentire il telecronista che mi leggeva
ciò che vedevo e, quando, in modo intermittente, reinserivo il volume, le cose non mi quadravano; pur se di primo acchito, non molto chiaro mi era il perché.
Reiterata, più volte, l’operazione, cominciai a realizzare che erano visioni diverse, tal che la sperimentai su programmi interi, constatando che le cose stavano davvero come intuito supponeva. Debbo aggiungere che mi dispiaceva il mutismo solo quando a fare la telecronaca era Pizzul, che, se pur come altri, tradiva le sue preferenze, almeno lo faceva, quasi sempre, con stile e sobrietà; molti suoi colleghi, non si potevano sentire, sia per la foga ed il trasporto emotivo, sia anche per il linguaggio sguaiato e, spesso sgrammaticato. Avevo letto un po’ di cose sui paraocchi
e sull’assunzione del punto di vista
, ma qua si andava molto oltre; la banalizzazione e la volgarizzazione, fino addirittura alla mistificazione degli eventi, erano plateali e soverchianti; anche rispetto al netto che si deve fare fra convinzioni e paraocchi personali ed evento in attenzione. Si poteva e forse a ragione supporre, che era fatto di proposito, perché, solo in tal modo, poi, si poteva allestire un salotto televisivo di favorevoli e contrari ed attirare l’attenzione del tifoso
, che è molto più numeroso dello sportivo
, con espansione degli ascolti e, quindi, dei messaggi pubblicitari e via di seguito.
Così, all’eloquio anche dotto, oltre che estroverso e simpaticamente irritante del Brera ed alla voce calda e suadente del Pizzul, cominciarono a sostituirsi i nuovi ciarlatani, che con uso spasmodico di superlativi e conio di neologismi sgangherati, davano corso ad una metamorfosi pregnante per il grande pubblico
, che cominciò a sentirsi molto più a suo agio; per comunanza di parole, gesti, eloqui, sproloqui e, finanche, scurrilità (anche Brera e Pizzul coniavano neologismi e usavano superlativi, ma avevano il senso dell’umor). Insomma, a farla breve, penso, che molto più di prima, si cominciò a parlare alla pancia degli Italiani. Il tiro in porta diventò cannonata, il Centravanti diventò Bomber, l’incontro diventò scontro e, di pari passo, l’emotività si reindirizzò in automatico e tutto cominciò a rientrare nella normalità, compreso ogni esasperazione e la stessa violenza verbale e non solo.
Era iniziata una vera e propria metamorfosi del linguaggio, che, naturalmente la dice lunga, se è vero che lo stesso è l’espressione più diretta della coscienza individuale e collettiva, come teorizzava lo Psicologo russo[1] diversi lustri prima. Era, parimente, iniziata una vera e propria rivoluzione socio-economica e della sfera culturale che, sostenuta da questa nuova comunicazione
, attraverso gli apparati massmediatici, riusciva a massimizzare quantità ed azzerare qualità; a sostituire la testa con la tasca; a sopire il senso critico; a svalutare lo studio e l’approfondimento; a livellare valenze e diversità; ad omologare tutto e tutti. Ragione in più per togliere il volume e motivazione aggiuntiva alla congenita idiosincrasia dello scrivente al sentirsi dire e raccontare; fondato motivo per non leggere premesse e commenti, prima di aver letto il libro; buon alibi per guardare un film senza il sonoro; soddisfazione di non sentire la voce di questo o quel giornalista prezzolato, che mi stava sui binari
e, ancora, novità utile a non perdere sfumature, sfondi e corollari di quanto in attenzione.
L’orgasmo per questo atteggiamento, lo raggiunsi con la visione di Balla coi Lupi
, anche per me film molto bello, che avrò visto quattro volte (due volte anche con l’audio) e che mi sembrò (al di là della trascurabile scena, in cui, nel cielo, si vede la scia di un aereo), documentario, ancorché, Storia narrata molto vicina alla Storia vera e con musiche, linguaggio e gesticolare appropriati.
Per una seconda volta, penso, nel corso degli ultimi sessanta anni, dopo Soldato Blu
, degli anni ’70, un film non rappresentava e narrava storia dell’Arrivano i nostri
e americanate varie, ma ristabiliva un po’ di verità, sugli eventi, così come si verificarono, e rappresentava con dignità gli Indiani americani e la loro cultura. In più, lo stesso schema concettuale veniva ad essere stravolto; altro che Arrivano i nostri
, con l’eroe buono che ti salva dalla barbarie amerindia, dal selvaggio
e dalla serie B; si mette in discussione, oltre che la Storia, così come narrata e rappresentata per decenni, la stessa cultura occidentale e la sua presunta superiorità, con conseguente diritto alla missione omologante e civilizzatrice
… E vai… Finalmente un uomo! Un uomo dal volto umano ed una umanità piena di dignità, che ha rispetto per il Creato, per le proprie radici e per il suo provenire-divenire
!
Mi viene in mente un fatterello risalente più o meno agli anni di Soldato Blu
: nel bar centrale del paese, il potente di turno, direttore di banca, oltre che proprietario terriero; poiché con mentalità di riferimento medioevale e, quindi, come feudatario del posto (lo era davvero, dato che per bisogno o per paura la collettività continuava, in questo Profondo Sud
a farsi infeudare, se pur negli anni ’70 del ventesimo secolo), al saluto dei presenti, come in suo uso dire, ricambiò rispondendo: «Buongiorno straccioni» (straccioni era il surrogato di villani, ormai desueto). Tutti zitti, a cominciare da quel viscido del B… (tale era ed è definito, intimamente ed unanimemente) e qualcuno addirittura sorridente, per accattivarsi ulteriormente le simpatie del signorotto (di proni e invertebrati la Storia è stata sempre piena), tranne un signore, a cui piaceva molto, anzi troppo, il