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Completamente tua: Harmony Collezione
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E-book162 pagine2 ore

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Info su questo ebook

Constantine si è lasciato alle spalle la povertà ed è diventato un cinico uomo d'affari. Lisa ha affrontato il passato e adesso è una donna di successo. Insieme hanno un accordo: passare una settimana su un'isola per parlare di affari e di come un uomo può fare impazzire di piacere una donna... Ma il prezzo da pagare sarà molto alto.

LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2015
ISBN9788858939062
Completamente tua: Harmony Collezione
Autore

Susan Stephens

Autrice di origine inglese, è un ex cantante professionista oltre che un'esperta pianista.

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    Anteprima del libro

    Completamente tua - Susan Stephens

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Virgin For Sale

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2005 Susan Stephens

    Traduzione di Elisabetta Elefante

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-906-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    «Devi andare! Stanno arrivando!» Le mani di sua madre le serravano le spalle con forza, facendole male. «Vai da tuo padre.»

    «Da mio padre?» ripeté Lisa, intimorita.

    Ma non doveva mostrare la sua paura. La bambina, che sua madre chiamava affettuosamente Willow, aveva imparato da tempo a nascondere i suoi sentimenti.

    Si riprese subito e tornò a calarsi sul viso la consueta maschera imperscrutabile. Quella che usava come uno scudo per difendersi nel mondo cattivo e pericoloso in cui viveva: un posto in cui uno sguardo incauto o una risata impertinente potevano costarle un’umiliante punizione di fronte a tutta la comunità.

    Ma, per quanta paura avesse della crudeltà della sua famiglia, Lisa era ancora più spaventata all’idea di lasciare sua madre con quella gentaglia. Ed era addirittura terrorizzata all’idea di dover andare da suo padre, un estraneo dal quale sua madre era fuggita anni prima. Doveva essere un altro uomo abietto, crudele.

    Fissò la porta socchiusa, titubante.

    «Corri, bambina mia. Saranno qui a momenti.» La voce di sua madre era disperata, i suoi occhi, un tempo bellissimi, erano rossi e gonfi. Le labbra, tumefatte dai colpi ricevuti, da troppo tempo non sorridevano più. «Ti prego, Willow.»

    «Il mio nome è Lisa, mamma, Lisa Bond.»

    La donna si lasciò sfuggire un singhiozzo. «Ho preso del denaro dalla cassa del mercato.»

    Lisa la guardò inorridita. «Lo hai rubato? E adesso, che cosa ti faranno?»

    «Non ci pensare. Prendilo e vattene.»

    Lisa si vide richiudere la mano intorno a una manciata di monete. «E tu, non vieni?»

    «Venire con te?» Per un istante gli occhi di sua madre si illuminarono. Ma poi si udirono delle voci. Voci di uomini. Si stavano avvicinando. «Salta dalla finestra!» esortò la bambina. «Corri. E non ti fermare finché non sarai arrivata alla fermata dell’autobus.» Le diede un foglietto. «Qui c’è l’indirizzo di tuo padre.»

    «E tu...?»

    «Io li terrò impegnati finché non sarai in salvo.»

    Si scambiarono un’occhiata. Non ci fu tempo per altro. Il responsabile della comune aveva annunciato il rito di iniziazione di Lisa, che quella sera sarebbe diventata donna.

    «Lisa Bond. Il mio nome è Lisa Bond.» Se lo ripeteva come una nenia mentre, col cuore in gola, correva lungo la stradina buia. Era l’unico modo per zittire la voce del suo cuore che la esortava a tornare nella comune per aiutare sua madre a difendersi da quegli uomini cattivi. E un’altra voce, più razionale, le diceva invece che tornare significava causare altra sofferenza alla donna che l’aveva messa al mondo.

    Una luce nel buio. I fari dell’autobus, che si accingeva ad arrestarsi alla fermata.

    Arrivò alla fermata e salì. L’uomo che guidava il veicolo le prese di mano il denaro senza fare commenti. Senza chiedersi come mai una bambina di quell’età fosse salita da sola su un autobus, con la manina stretta intorno a un pezzo di carta.

    Mentre guardava fuori dal finestrino buio, Lisa avrebbe giurato di sentire la voce di sua madre che la esortava a guardare sempre avanti, al futuro. E, in quel momento, seppe con assoluta certezza che da qualche parte, dentro di lei, esisteva ancora una persona chiamata Lisa Bond. Avrebbe trovato quella persona, l’avrebbe coltivata come faceva con le piantine che curava nel suo angolino segreto del campo abbandonato della comune. Le aveva protette, innaffiate, curate amorevolmente, estirpando le erbacce che rischiavano di soffocarle.

    A primavera, erano spuntate delle piccole gemme, che si erano aperte dando vita a fiori rigogliosi.

    Prima o poi, sarebbe sbocciata anche lei.

    1

    «Eccola.»

    Constantine Zagorakis rimase impassibile di fronte al commento appena sussurrato del suo assistente, mentre Lisa Bond entrava nella stanza. Il fatto che fosse diventata presidente della Bond Steel era stato un colpo di fortuna: Jack Bond era stato inavvicinabile. Trattare con sua figlia, ora, sarebbe stata una passeggiata.

    Nella City girava voce che Lisa Bond fosse un osso duro. Doveva esserlo per forza, per prendere il posto di suo padre. Ma era pur sempre una donna. E le donne, si sa, sono creature emotive. Un dettaglio che giocava sicuramente a suo vantaggio.

    Lisa aveva un incedere sicuro, un piglio deciso mentre si addentrava nella sala riunioni seguita dai dirigenti della compagnia. A Constantine quell’aria altezzosa parve quasi una sfida. Ci avrebbe provato anche più gusto a farla scattare sull’attenti.

    Se Lisa aveva avuto un’infanzia difficile, quella di Tino non era stata da meno. Aveva tenuto duro e ora era considerato un vincente. Un uomo che non faceva concessioni. C’erano solo due donne al mondo di cui si fidava, e Lisa Bond non era tra queste.

    La sua era una storia interessante. Prima di entrare nella compagnia di suo padre, da bambina aveva vissuto con la madre in una comune, un posto senza regole, fuori dal mondo e dal tempo. Ora faceva la dura, ostentando una freddezza e un controllo che avrebbe potuto ingannare chiunque. Ma non Tino Zagorakis. Sotto quella facciata imperturbabile doveva nascondersi uno spirito libero, smanioso di venire fuori. Ci avrebbe pensato lui a metterlo a nudo. Poi sarebbe riuscito a farsi cedere la sua compagnia a un prezzo stracciato.

    Professionalmente parlando, Tino Zagorakis non si faceva scrupoli. Sconfiggere il nemico, sempre. Questo era il suo unico obiettivo.

    Lisa Bond procedeva verso di lui senza esitazioni. Pur molto più bassa degli uomini in doppiopetto scuro che la affiancavano, sembrava dominarli con la sua presenza. Un’impressione che anche il severo tailleur pantaloni grigio antracite contribuiva a dare.

    Era più bella che in fotografia: i folti capelli castani erano raccolti in un semplice chignon dietro la nuca. Le belle donne si servivano spesso della propria avvenenza per disarmarlo, ma la signorina Bond era diversa. E non solo perché aveva gli occhi del colore più spettacolare che avesse mai visto, un verde limpidissimo. Questo tuttavia non avrebbe cambiato niente dei programmi di Tino. Una donna lo aveva tradito, alla nascita. Due, e due soltanto, erano invece quelle che, da allora, avevano conquistato la sua fiducia.

    Non ce ne sarebbe stata una terza.

    Quotidiani e rotocalchi dipingevano la signorina Bond come una manager dotata dell’abilità e del fiuto di un genio dell’alta finanza, e di un indiscutibile fascino. I seni che si intravedevano attraverso lo scollo della camicia di seta sembravano confermare quella opinione. Aveva lasciato volutamente slacciato quel bottone o se n’era dimenticata? In un caso o nell’altro, Tino non si sarebbe lasciato distogliere dal suo obiettivo.

    Si concesse qualche secondo per ritrovare la massima concentrazione. Quell’incontro era una pura formalità. L’acquisizione della Bond Steel ormai era cosa fatta. Non doveva far altro che studiare i libri contabili della compagnia ed evidenziare tutte le irregolarità che sicuramente sarebbero saltate fuori. A quel punto, avrebbe sferrato l’attacco decisivo.

    Mentre Tino rifletteva su queste cose, la mente di Lisa elaborava altri pensieri. Tanto per cominciare era seccata. Seccata, sì, dall’arrivo inaspettato di Zagorakis. La sua agenda era organizzata con la precisione e il rigore di un’operazione militare e qualunque imprevisto la indisponeva. L’incontro con Zagorakis era stato fissato per la tarda mattinata, non per le nove. Lei aveva qualcosa da vendere e Zagorakis poteva essere interessato. Ma nessuno si era aspettato che si presentasse all’appuntamento di persona.

    Al suo arrivo in ufficio, Mike, il suo assistente, l’aveva informata della presenza del celebre magnate dell’industria, che attendeva di essere ricevuto. Negli uffici amministrativi erano tutti in fermento: Lisa era stata l’unica a mantenere la calma.

    La Zagorakis Inc aveva fatto un’offerta per rilevare una compagnia satellite della Bond Steel che si occupava di progettazione meccanica. Si trattava di una società minore che Lisa non reputava indispensabile per i nuovi obiettivi della compagnia, perciò era disposta a disfarsene: anche perché i liquidi risultanti dalla vendita le avrebbero permesso di salvare la società madre.

    La congiuntura era sfavorevole per le imprese del settore. Le quotazioni della Bond Steel erano precipitate. Non c’erano altre offerte interessanti, perciò, se non avesse raggiunto un accordo con Zagorakis, Lisa rischiava non solo di perdere la compagnia, ma di rovinare la vita dei suoi dipendenti e di dover affrontare la derisione dei soliti denigratori che l’avrebbero descritta come un’incompetente per il semplice fatto di essere donna.

    Insomma, in questo incontro Lisa si giocava tutto.

    La Zagorakis Inc era una compagnia solidissima e, cosa fondamentale, in grado di sopportare un forte esborso di contanti in tempi brevi. Lisa era ottimista. Ma ancora non si spiegava la presenza del guru greco dell’alta finanza all’incontro col quale si sarebbe definita l’acquisizione di una compagnia secondaria. Per lui, quelle erano solo noccioline.

    A meno che Zagorakis non fosse venuto a sondare il terreno perché era interessato a rilevare tutta la Bond Steel. Un sospetto più che lecito.

    Lo sorprese a fissarla e ricordò una voce che circolava sul conto di Zagorakis: si divertiva a guardare la sua preda negli occhi prima di divorarla. Al momento, Lisa ci aveva riso sopra.

    Ora non le sembrava più così divertente.

    «Buongiorno, signori.» Non ebbe bisogno di alzare la voce per richiamare l’attenzione dei presenti. Quella di Zagorakis era tutta per lei, sin dal suo ingresso nella sala riunioni. Continuava a trapassarla col suo sguardo più intenso e penetrante. Lisa non poté negare che quell’uomo possedesse una carica di sensualità conturbante. Lei stessa se ne sentì travolgere, ma non fece fatica a ignorarla: dopotutto, era figlia di suo padre.

    Un sorriso amaro le aleggiò sulle labbra. Grazie a Jack Bond, Lisa aveva visto fino a che punto

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