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E-book303 pagine4 ore

L'altra Scarpetta

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Info su questo ebook

E se Cenerentola non fosse l’unica ragazza a ritrovarsi con una scarpetta di cristallo dopo la notte del ballo?

Quando Jo, la notte del ballo, trova una scarpetta di cristallo capisce subito che si tratta di un oggetto del tutto straordinario. La ricerca del suo legittimo proprietario la condurrà a palazzo, dove la principessa le affiderà una missione che la catapulterà in un mondo inaspettato, fatto di magia ed illusioni. Presto però diventerà chiaro che si nasconde molto altro dietro quel viaggio, rivelando segreti sorprendenti del suo passato e superando difficoltà per realizzare il suo destino.

LinguaItaliano
EditoreBadPress
Data di uscita20 mar 2018
ISBN9781547516544
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    Anteprima del libro

    L'altra Scarpetta - Kenechi Udogu

    Alla mia famiglia.

    Per esserci sempre.

    Grazie ad Anna Caserta per aver perseverato in questa traduzione, aiutandomi a condividere la storia di Jo con un nuovo pubblico.

    E a Mario Stablum, ancora una volta, sei stato straordinario. Non sarò mai in grado di ringraziarti abbastanza per tutto il tempo ed il supporto  che mi hai dedicato.

    CAPITOLO 1

    Il fragore di qualcosa che andava in frantumi, seguito da un urlo acuto, non sorprese molte persone in quel frenetico caos che era la cucina del palazzo. Una o due teste si voltarono verso il magazzino spaventate, ma quando si resero conto che nessun’altro sembrava preoccuparsene, tornarono al loro lavoro. Non c’era tempo da perdere, oggi soprattutto; i cocci potevano essere spazzati via in seguito. Jo emerse dal ripostiglio, rossa in volto e silenziosa. I suoi grandi occhi scuri cercarono la madre fra la folla che si affrettava in cucina, ma fortunatamente non la vide. Bene. Questo l’avrebbe salvata dal dover giustificare il secondo incidente in meno di una settimana. Probabilmente stava facendo perdere alla sua famiglia più soldi lavorando qui di quanto non avrebbe fatto se avesse aperto una bancarella al mercato e dato via tutti i loro beni. Nonostante quei piatti non fossero fra i più costosi del palazzo e nessuno ne avrebbe sentito la mancanza, valevano comunque più di quanto lei potesse mai permettersi di ripagare.

    Non preoccuparti. Non lo dirò a nessuno. La voce, così vicina, colse Jo di sorpresa. Era una voce che conosceva fin troppo bene.

    Non l’ho fatto apposta, cominciò proclamando la sua innocenza, mentre si voltava verso il fratello. Volevo prendere il barattolo ma non ho notato che lo scaffale si è sbilanciato, dopo ho solo sentito un fragore.

    Il fratello maggiore, Ron, sorrise della sua goffaggine. Anche il vaso che lei aveva rotto un paio di giorni prima, mentre stava aiutando il fioraio, si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Jo fece una smorfia di rimando e lo colpì scherzosamente nel fianco. Ron aveva appena compiuto diciassette anni e anche se era un solo anno più grande di Jo, torreggiava su di lei e sembrava essere almeno tre anni più vecchio. Il tentativo di imitare il suo broncio infantile fece solo scoppiare a ridere Jo, attirando gli sguardi di chi invece si affaccendava davanti a loro.

    Voi due avete intenzione di darvi da fare? Pulire magari? Spostare qualcosa? borbottò un uomo anziano, senza fermarsi ad attendere risposta.

    Il rimprovero bastò a rispedire i due a lavoro. Ron aiutò a spostare alcune botti di vino in cucina e Jo tornò al compito che avrebbe dovuto svolgere prima dell’incidente: portare il sale in cucina.

    Stringeva ancora il barattolo fra le mani e sapeva che ormai la cuoca stava aspettando impaziente che lei facesse ritorno. Doveva iniziare veramente a darsi una mossa Era grata di quel lavoro da assistente a palazzo, un lavoro che aveva ottenuto solo grazie al fatto che sua madre lavorava nelle cucine e i suoi due fratelli nei giardini, ma se continuava a combinare disastri avrebbe perso ogni privilegio. E se fosse successo, probabilmente l’avrebbero spedita con sua cugina a vendere frutta al mercato locale. Non erano molti i posti di lavoro disponibili per mani maldestre come le sue. Chiunque preferisce assumere lavoratori che non costino più di quello per cui vengono pagati.

    Te la sei presa comoda, la rimproverò la cuoca senza ascoltare le scuse di Jo. Non c’era tempo da perdere, avrebbe ricevuto una ramanzina appropriata quando tutta quella tensione sarebbe finita. Portato a termine il suo compito, Jo scivolò lontano dai fornelli caldi, carichi di grandi pentole ribollenti e andò a trovare qualcosa di meno stressante da fare.

    Non era un compito semplice. Il palazzo stava per ospitare il primo ballo da cinque anni a questa parte e c’era un’immensa apprensione affinché tutto andasse secondo i piani. Tutti erano carichi di ansia per i preparativi. Gli ingredienti migliori erano stati inviati da tutto il regno, selezionati e consegnati alle cucine del palazzo; il giardiniere di corte aveva passato mesi a curare le piante nella serra per assicurarsi che la fioritura fosse perfetta per quel giorno, e tutti i sarti più famosi del regno erano approdati a palazzo con le loro meravigliose stoffe per fornire abbigliamenti adatti alla Regina e al debuttante Principe Carlton. Ogni cosa era stata passata in rassegna, discussa in consiglio, controllata e implementata. Niente doveva andare storto.

    Jo si fece strada fuori della cucina e andò alla ricerca di sua madre, la quale assisteva i decoratori nel drappeggiare le sete pregiate lungo tutto il corridoio. Quando vide l’intrico di scale appoggiate lungo le alte pareti, usate per fissare i drappi, decise di tenersi lontana e aspettare che fosse sua madre a notarla. Elaine, appollaiata in cima ad una delle scale, dava la schiena a sua figlia ma Jo poteva riconoscerla anche da quella distanza.

    Un’enorme massa di capelli ricci unita ad una corporatura alta e snella faceva sempre sì che i suoi familiari si distinguessero dal resto della folla.

    Non ci sarebbe niente di particolarmente inusuale se non per il fatto che l’altezza media nel regno di Forne, per uomini e donne, era di un metro e sessanta. Col suo metro e settantacinque, Jo era la più bassa della sua famiglia e stava solo ora iniziando ad abituarsi alla sua corporatura, motivo per cui urtava costantemente contro gli oggetti. Sua madre sosteneva che era stato lo stesso per lei nella sua giovinezza, ma a guardare Elaine sollevare con grazia uno dei drappi e legarlo attorno ad una colonna, Jo era certa che avesse inventato quella storia solo per farla sentire meglio.

    Finalmente, Elaine girò la testa verso la porta e sorrise nel vedere sua figlia. La tenue luce della sera filtrava attraverso le grandi finestre colorate gettando un'ombra leggera sui delicati lineamenti del suo volto; se Elaine non avesse accumulato quei pochi capelli grigi nel corso degli anni, sarebbe potuta sembrare la sorella maggiore di Jo, piuttosto che la madre. Jo le sorrise di rimando e si dondolò imbarazzata. Sapeva che avrebbe dovuto aiutare altrove piuttosto che star lì a ciondolare ma per chiunque era un fastidio piuttosto che un aiuto oggi.

    Cos’è successo adesso? chiese Elaine gentilmente. Era difficile dire se fosse una domanda accusatoria o di semplice curiosità.

    Niente di diverso dal solito, rispose Jo, cercando di evitare gli occhi di sua madre.

    Il che non è molto rassicurante dal momento in cui il suo ordinario comprende qualche disastro. Aggiunse una delle donne nella stanza facendo ridacchiare tutti gli altri. Jo trasalì. Le sue disavventure erano più famose di quel che pensava.

    Elaine li ignorò e scese dalla scala per raggiungere sua figlia. Non avrei dovuto dirlo ad alta voce, consolò Jo silenziosamente. Ignorali. Passerà. Te lo prometto.

    In questa o nella prossima vita? mormorò Jo anche se adesso stava sorridendo. Sapeva che sua madre non avrebbe continuato il discorso dal momento in cui tutti avevano riso a sue spese.

    Elaine le sfiorò affettuosamente la guancia con il palmo della mano, poi le porse alcuni drappi di seta da srotolare. Intuiva che Jo era andata a cercarla perché non aveva nient’altro da fare. In realtà, non c'era più alcuna ragione per la ragazza di intrattenersi oltre a palazzo dato che la maggior parte dei lavori cominciavano ad essere completati, ma sapeva anche che Jo voleva rimanere fino a quando gli ospiti sarebbero arrivati o non sarebbe stata in grado di rientrare a palazzo una volta che il ballo fosse iniziato. Molti giovani del regno, infatti, non erano mai stati ad un ballo reale di tale portata e anche adesso, solo una ristretta élite era stata invitata. Di certo, i figli della servitù non rientravano in quella cerchia.

    Appena pochi minuti dopo, Jo soffocò uno sbadiglio.

    Dovresti andare a casa. Ci sarà presto un altro ballo se le cose andranno come spera la Regina e forse avrai più energie per rimanere sveglia. Lo sbadiglio non era sfuggito agli occhi attenti di sua madre.

    Tutti sapevano che la Regina stava dando questo ballo affinché suo figlio, adesso diciottenne, trovasse moglie. Il giovane principe aveva passato molti anni oltreoceano, studiando con maestri d’eccellenza per prepararsi al ruolo di Re e solo di recente aveva fatto ritorno a Forne. Cercare moglie sicuramente non era fra le prime cose che avesse in mente ma sua madre era ansiosa di mostrare suo figlio e di assicurarsi un nipote nel più breve tempo possibile. A Jo dispiaceva un po’ per quel ragazzo ma non abbastanza da dimenticare che a persone come lei non fosse stato dato il privilegio di partecipare al ballo. Non era così stupida da pensare che ogni ragazza del regno dovesse avere la possibilità di essere scelta come sposa del principe: lei avrebbe voluto partecipare al ballo per il puro piacere di essere lì. Nei suoi sogni ad occhi aperti, dimenticava il fatto che non avrebbe mai potuto trovare nulla di adatto da indossare ad un evento simile. 

    Ho promesso agli altri che ci saremmo visti, protestò Jo, non posso andare via adesso.

    Gli altri erano i suoi fratelli Ron e Frank, sua cugina Sera e due giovani garzoni. Avevano passato giorni a cercare il punto migliore dal quale guardare gli invitati mentre arrivavano a palazzo e per riuscire a vedere la sala dove si sarebbe tenuto il ballo. Due giorni prima, Ron lo aveva scoperto.

    Beh, potresti andare a cercarli adesso. Penso che possiamo occuparci noi del resto del lavoro qui. Elaine la lasciò andare solo perché sapeva che Jo si era già annoiata. La sua capacità di attenzione era notoriamente breve quando si trattava di lavorare.

    Jo non si fece pregare. Si alzò dal pavimento di pietra dove si era sistemata e scappò a cercare suo fratello. Il primo posto in cui andò a cercare fu alla grande quercia, posta nell’ala Nord del palazzo. Ron se ne stava seduto con le gambe incrociate sull’erba tagliata da poco ai piedi del largo tronco, imbambolato come al suo solito. Era il sognatore ad occhi aperti della famiglia, sfortunatamente, perché pur essendo di gran lunga il più attraente fra i suoi coetanei, lui rimaneva cieco alle attenzioni delle ragazze che costantemente facevano gli occhi dolci a quel gigante buono. Lui aveva sempre e solo avuto occhi e orecchie per la sua famiglia.

    Sei arrivato presto, disse Jo mentre si sedeva accanto a lui.

    Sembra che tu abbia bisogno di andare a casa a dormire, Ron fece eco allo stesso commento fatto prima da sua madre ma non sembrava che volesse insistere. Al contrario si spostò un po’ più in giù affinché Jo potesse riposare appoggiando la testa alla sua spalla.

    Jo sbadigliò. Dormire è per i deboli. Non mi perderò quest’evento; lo aspettiamo da mesi. Non lascerò che la fatica rovini tutto. Sbadigliò ancora. Ma forse potrei fare giusto un sonnellino. È ancora troppo presto perché gli invitati inizino ad arrivare. Mi sveglierai, vero? E mentre parlava, poteva sentire sé stessa scivolare nel sonno. Ron non rispose ma lei sapeva che lui era al corrente di quanto questo evento significasse per lei e l’avrebbe sicuramente svegliata. Ecco perché aveva cercato proprio lui. Frank, invece, non capiva veramente perché tutti fossero così eccitati e si sarebbe sicuramente preoccupato più della sua salute che della sua strana ossessione per quell'evento.

    Una brezza fresca svegliò Jo. Era buio; troppo buio perché il suo pisolino fosse durato solo pochi minuti o anche un’ora. La sua testa non era più in posizione verticale, supportata da una spalla, ma era sul mantello di qualcuno, a terra. A peggiorare le cose, sentiva musica in lontananza. Non doveva esserci alcuna musica finché gli ospiti non sarebbero arrivati. Jo non ebbe bisogno di altro per sapere che aveva dormito troppo.  Si alzò di scatto e iniziò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi fratelli.

    Oh!! Si è svegliata finalmente.

    La voce arrivava dall’alto. Guardò all’insù, verso l’albero e si accigliò. I suoi fratelli, sua cugina e altri quattro erano già lì, godendo chiaramente della vista che lei continuava a perdersi.

    Prima che tu dica qualsiasi cosa, tutti abbiamo provato a svegliarti ma tu hai continuato ad allontanarci, disse Ron velocemente, mentre scendeva per aiutarla. Lo sguardo di scusa sembrava genuino.

    Mi sono persa tutto! Jo stentava a tenere la voce bassa. Sapeva che stava esagerando e sapeva che probabilmente era davvero troppo stanca per rispondere ai tentativi che avevano fatto per svegliarla ma era comunque seccata. Avrebbero dovuto provare con più insistenza.

    Non ti sei persa granché, Frank liquidò l’evento con una smorfia. Era un paio di anni più grande di Ron e assomigliava in modo sorprendente al resto della sua famiglia. Centinaia di carrozze, signore eccessivamente conciate e pochi uomini dall’aspetto pomposo. Non posso credere che abbiamo lavorato così duramente tutte queste settimane per questo.

    Jo non gli prestò attenzione, voltandosi invece verso sua cugina Sera, dopo essersi sistemata su un ramo accanto al resto del gruppo. La storia vera, per favore.

    Ma prima che Sera potesse iniziare a inondarla con le osservazioni entusiastiche che aveva memorizzato per lei, una delle altre ragazze appollaiate sul ramo accanto a Ron ansimò per la sorpresa e indicò: Qualcuno arriva in ritardo!

    Jo per poco non cadde dal ramo mentre si sporgeva per avere una visuale migliore dell’entrata. La ragazza aveva ragione, c’era un'unica carrozza che veniva trainata fino ai piedi della scalinata.

    Anche da quella distanza la carrozza aveva un aspetto esotico, niente a che vedere con quelle che Jo era abituata a vedere. Si chiese da quanto lontano avesse viaggiato quell’ospite per partecipare al ballo. Per qualche ragione quel pensiero la infastidì. Come potevano essere state invitate persone così lontane e non loro? Velocemente scacciò il pensiero della loro situazione meno privilegiata.

    Nessun’altro sembrava essere particolarmente interessato a quell’ospite in ritardo, a parte Jo e la ragazza che aveva notato la carrozza. A quanto pareva, anche lei era salita sull’albero solo pochi minuti prima che Jo si svegliasse, perdendo l’arrivo degli invitati. Entrambe guardarono in silenzio mentre la porticina della carrozza veniva aperta da un lacchè ed una figura emergeva.

    Stupenda.

    L’osservazione arrivò da Ron. Era la prima volta che Jo sentiva suo fratello usare quella parola per descrivere qualcuno, e non poteva di certo contraddirlo. La ragazza che scese dalla carrozza era semplicemente bellissima, una deliziosa combinazione di pelle perfetta e lineamenti delicati. I suoi capelli erano tirati su con strisce di perle lucenti e la sua gonna, come la carrozza, aveva dettagli deliziosi e in uno stile inusuale. Non ebbero molto tempo per osservarla prima che venisse annunciata.  Il gruppo si spostò leggermente per vedere se potevano intravedere il suo ingresso nella sala da ballo.

    Chi è? chiese qualcuno senza ricevere risposta.

    Il gruppetto passò le ore successive ad osservare gli eventi che stavano avvenendo all’interno. L’arrivo della ragazza sembrò essere stato notata da tutti, in particolare dal principe. Nel momento in cui riuscì a liberarsi dalle persone con le quali stava parlando, si avvicinò al suo fianco, incantato. E lì rimase, parlando, danzando, ridendo. Passò quasi un’ora prima che qualcuno si avvicinasse a lui per ricordargli i doveri che aveva nei confronti degli altri ospiti. Si allontanò riluttante. Nessun’altro osò avvicinarsi alla ragazza mentre lui ballava con le altre. Sedeva da sola, in silenzio, graziosamente.

    Il principe fece ritorno al suo fianco non appena pensò di aver compiaciuto abbastanza persone.

    Ciò segnò l’andamento del resto della serata: ragazza arrivata in ritardo, altri pochi ospiti, di nuovo ragazza arrivata in ritardo.

    Dopo un po’, la routine diventò poco attraente per i ragazzi seduti sull’albero. O forse era la stanchezza che iniziava a prendere il sopravvento. Anche Jo, che aveva dormito, fu contagiata dagli sbadigli quando gli altri iniziarono. Alla fine soffocarli era diventato impossibile e Sera fu la prima a lasciare il gruppo. Casa sua era sulla stessa via di quella degli altri due ragazzi addetti alla cucina, così il loro piccolo gruppo si dimezzò. Non molto tempo dopo, Frank e Ron avrebbero dovuto iniziare a spostare i barili vuoti fuori dalla cucina e di nuovo in cantina.

    Dovrei accompagnarti a casa prima, disse Ron. È quasi mezzanotte e nostra madre si arrabbierà se sa che sei ancora qui.

    Jo sollevò gli occhi. Non fare lo sciocco, posso andare a casa da sola. Prometto di non andare a sbattere contro una roccia lungo la strada.

    Non è di questo che mi preoccupo; è troppo tardi perché tu te ne vada in giro da sola Ron aveva sempre preso molto seriamente il suo ruolo di fratello maggiore. Frank invece era già sparito da qualche parte in cucina.

    Non è che Jo non volesse qualcuno che l’accompagnasse in quella camminata di dieci minuti verso casa ma sapeva che Ron avrebbe dovuto lavorare e non voleva che finisse nei guai. Se avesse voluto essere accompagnata, sarebbe dovuta andare via almeno un’ora prima. La strada sarà affollata sta notte Ron, non succederà niente. Starò bene. Il tuo aiuto in cucina sarà molto più apprezzato rispetto ad una camminata fino a casa con la tua sorellina ingrata.

    Per un momento Jo pensò che volesse insistere ma l’aria era talmente animata da musica e luci che niente di sinistro sembrava potesse accadere in quella notte da fiaba. Ron scosse la testa distrattamente e si morse il labbro inferiore mentre pensava a cosa fare.

    Quasi a rafforzare le parole di Jo, la luna decise di uscire da dietro una coltre di nubi proprio in quel momento e illuminò il cielo ancora di più.

    Suppongo che sarà affollata la strada sta notte, finalmente ammise Ron. Fai attenzione a mantenerti sulla strada, ma non troppo da rischiare di farti travolgere da un cocchiere assonnato. E diede un colpetto affettuoso sulla testa di Jo prima di correre a raggiungere Frank. 

    Jo lasciò il palazzo con un solo rammarico. I giorni precedenti al ballo erano stati i più febbrili che avesse mai vissuto al palazzo ed il sonno l’aveva colta per la stanchezza. I suoi fratelli erano probabilmente più esausti di quanto lei fosse e se avessero avuto la possibilità sarebbero già sulla strada di casa insieme a lei, ma il lavoro chiamava. Tutto quel che facevano era lavorare, lavorare e ancora lavorare. Col padre assente, i ragazzi erano cresciuti molto più velocemente di molti altri loro coetanei e accettavano qualsiasi lavoro extra affinché la famiglia potesse continuare a vivere nel confortevole cottage vicino al palazzo. Dato il vantaggio della vicinanza, lavorare fino a tarda notte non rappresentava un problema per nessuno di loro. Jo uscì dalle alte mura di cinta della reggia attraverso l’entrata laterale, usata dalla maggior parte della servitù, e iniziò a camminare velocemente lungo la strada polverosa. Aveva avuto ragione nel suggerire a Ron che la strada sarebbe stata affollata. Nei primi minuti erano passate tre carrozze vuote verso il palazzo, alzando una nuvola di povere e foglie al loro passaggio.

    Era quasi mezzanotte ed i cocchieri stavano facendo ritorno per aspettare gli ospiti che avrebbero lasciato il palazzo in qualsiasi momento nelle prossime ore. Sebbene molti ospiti avrebbero voluto passare l’intera notte a palazzo, le danze sarebbero giunte al termine e non c’erano abbastanza stanze per ospitare tutti quelli che erano stati invitati. Altre tre o quattro carrozze passarono vicino a Jo, poi la strada si fece silenziosa; quasi misteriosa. In qualsiasi altro momento non sarebbe stata insolita quella quiete ma dopo il trambusto della giornata, sembrava opprimente camminare da soli a piedi fino alla piccola collinetta che separava il palazzo dal resto della città. Jo iniziò quasi a rimpiangere di non aver accettato l’offerta di Ron ma la luna era ancora visibile e ci sarebbe sicuramente stata un’altra carrozza diretta a palazzo prima che lei oltrepassasse la collinetta.

    Questa volta il rumore di una carrozza arrivò alle sue spalle. Il tonfo pesante delle ruote ed il forte nitrito dei cavalli, cose che Jo solitamente associava ad una carrozza che andava di fretta, la fecero voltare velocemente. Sembrava che la carrozza ed il suo ospite stessero fuggendo da palazzo piuttosto che andando via da una piacevole serata di divertimento e danze.

    La polvere alzata dalla carrozza era talmente tanta che Jo riuscì a malapena a distinguerla quando le passò accanto. Ebbe giusto abbastanza visibilità da riconoscere il modello particolare di carrozza che aveva visto poche ore prima. Si coprì il naso con la manica lunga del vestito ma tossiva ancora mentre cercava di respirare attraverso la polvere. Persone sconsiderate, mormorò senza respirare mentre la carrozza scompariva oltre la collinetta. Non era già abbastanza che l'occupante della carrozza godesse di un rientro a casa molto più comodo rispetto a qualsiasi persona a piedi; dovevano pure esagerare. I contadini ricoperti di polvere erano sempre un bello spettacolo.

    Ma a quel punto avvenne una cosa stranissima. Appena la carrozza non fu più visibile, calò il silenzio, come se questa si fosse fermata. E mentre Jo stava per raggiungere la cima della collina, ci fu un improvviso scoppio di luce blu brillante, seguito da uno scampanellio acuto che durò circa dieci secondi. Jo aveva assistito a uno o due incidenti nella sua vita, abbastanza da sapere che quello non era ciò che succedeva nel caso di uno scontro, ma forse era quel che succedeva quando una carrozza andava improvvisamente in fiamme.  Senza pensarci, si sollevò leggermente la gonna e corse oltre la collina aspettando di trovare il peggio.

    Nulla.

    Non c’era nulla dall’altra parte se non altri alberi su entrambe i lati della strada. Tutto era come avrebbe dovuto essere se solo non avesse appena visto la carrozza sfrecciare e poi quella luce brillante. Non c’era nemmeno traccia della nuvola di polvere che avrebbe dovuto sollevare col suo passaggio.

    Niente di niente.

    Ma quel che la terrorizzò maggiormente fu il silenzio opprimente. 

    Se non fosse stato così misteriosamente silenzioso, lei non avrebbe sentito lo squittio che veniva dal bordo della strada. Catturò con la coda dell’occhio solo il movimento dei topolini che scomparivano nella fitta oscurità degli alberi. E poi notò la zucca. Era strano che lei non l’avesse notata subito, ma poiché stava cercando la carrozza il suo sguardo era corso più in alto per poterla notare subito.

    A parte il fatto che si trovava quasi nel centro della strada, non c’era niente di particolarmente inusuale riguardo quel grosso ortaggio. Era la stagione delle zucche e forse era caduta dal carro di un contadino che non aveva assicurato bene il suo raccolto. Ma ancora Jo non riusciva a togliersi dalla mente la carrozza, la luce brillante e quello scampanellio. C’era qualcosa che non tornava. Ma cosa?

    Si avvicinò alla zucca con un poco di apprensione, quasi aspettandosi che anche quella scomparisse. Solitamente non era così superstiziosa. Nonostante avesse ascoltato numerose storie su oggetti incantati e misteriose creature, sia da sua madre sia da qualsiasi altra persona del regno, non aveva mai creduto a qualcosa che lei stessa non aveva potuto vedere. Se non avesse permesso alla sua immaginazione di influenzarla, non c’era nulla che poteva alimentare quello strano nervosismo che cresceva in lei.

    È solo una zucca, disse ad alta voce, sperando di trovare conforto nel suono della sua voce. Ma non fu così. Al contrario sentì chiaramente il suono della paura nella sua voce. Decise di concentrarsi sulla zucca piuttosto.

    Com’era bella. Molto più grande di quelle che sua madre poteva permettersi di comprare al mercato locale. Il suo colore così arancione convinse Jo a portarla a casa. La zuppa di zucca non era mai stata uno dei suoi piatti preferiti, ma le sue papille gustative sembrava avessero appena cambiato idea. O forse una torta. Decisamente meglio di una zuppa. Frank e Ron avrebbero sicuramente preferito una torta. In realtà era talmente grande che molto probabilmente avrebbe potuto fare sia la zuppa che la torta, soddisfacendo l’insaziabile appetito dei suoi fratelli.  Quasi in trance Jo si abbassò a prendere l’ortaggio. Quando fece per sollevarla, le sue mani sfiorarono qualcosa

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