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Il mondo sospeso
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E-book120 pagine1 ora

Il mondo sospeso

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Info su questo ebook

«“Sì, scoppierà” si era detto Matteo. “Ariel scoppierà e prof Maccioni ne avrà uno di meno a rompergli le balle, cussa carogna.”»
«Non ero solo. Per la prima volta in vita mia mi trovavo con la ragazza più affascinante della scuola, la più bella, quella che io e i miei amici sognavamo di notte e di giorno, e alla quale de­di­cavamo tutti i nostri pensieri più sfrenati e poetici.»
«Certe volte poi mi sentivo la testa vuota quando provavo a ricordare le parole nuove delle poesie del libro di lettura per ripetere alla maestra e quelle mi sfuggivano.»
Vi siete mai trovati in queste situazioni? Nelle storie raccontate in questo libro ci sono ragazzi e ragazze come voi…
Età: dai 10 anni in su.
LinguaItaliano
EditoreCondaghes
Data di uscita3 mar 2018
ISBN9788873568780
Il mondo sospeso

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    Anteprima del libro

    Il mondo sospeso - AA.VV.

    Fondazione Le Scuole

    Il mondo sospeso

    a cura di Mariella Marras

    ISBN 978-88-7356-878-0

    Condaghes

    Indice

    Introduzione di Gianfranco Muggianu

    Ariel faccia di scemo di Alberto Melis

    Fuoco di Mariella Marras

    L’uomo che parlava coi fichi di Raffaele Piroddi

    Cioccolato amaro di Gianfranco Liori

    Balentinu Carrone di Mariella Marras

    Il mondo sospeso di Mariella Marras

    Un fine giugno qualunque di Franco Fresi

    Il ladro di sogni di Francesco Enna

    Un vero uomo di Maria Lucia Fancello

    La memoria addormentata di Tonino Oppes

    La collana Il Trenino verde

    Colophon

    Gianfranco Muggianu

    Introduzione

    La raccolta di racconti che vengono presentati con questa pubblicazione segna un momento importante delle attività culturali di questa piccola fondazione nata nel 1996 e radicata in una antica casa contadina di Dorgali.

    È con questo libro, infatti, che la fondazione Le Scuole inizia un nuovo programma di iniziative, in coerenza con lo statuto, orientate verso l’educazione ad una cittadinanza attiva, quale contributo necessario per l’educazione alla legalità e ad un più generale processo di accrescimento del senso civico.

    Non è facile, come dicono i segnali di difficoltà che dalla scuola ci arrivano, proporre questi argomenti spesso additati come noiosi, scontati, superati...

    Già, perché agire nella legalità è scontato, agire nel rispetto del bene pubblico e privato è ovvio e condividere dei valori di responsabilità, partecipazione e cooperazione è, oltre che noioso talvolta faticoso o incomprensibile.

    Confesso una difficoltà enorme nello scrivere queste poche righe di introduzione ad un bellissimo insieme di storie che gli autori dei racconti ci propongono.

    La difficoltà deriva dalla consapevolezza della potenziale scarsa efficacia dei libri, della sua debolezza rispetto agli stimoli, alle suggestioni, alle lusinghe e agli schemi di comportamento suggeriti, o imposti, dalla televisione, dai giornali, dalle riviste, dalla pubblicità, dal cinema, oltre che da internet, dalla moda e dal conformismo di massa. E l’adolescenza è come un mondo sospeso di cui è metafora uno dei racconti inseriti nel libro. Abbiamo discusso molto a lungo su quale fosse il modo per iniziare un percorso culturale di sensibilizzazione sui temi che questi racconti trattano con una apparente e ironica leggerezza.

    Nelle numerose riunioni della fondazione sono anch’io arrivato alla conclusione che, fra gli altri progetti, fosse molto opportuno aprire il progetto editoriale con questo bellissimo collage per una semplicissima ragione: questo libro è un lavoro che rappresenta soltanto il 50% del totale.

    Per quanto banale e scontato possa sembrare il restante 50% del lavoro lo deve fare qualcun altro. Chi? Chi legge naturalmente. Ma anche i genitori e gli insegnanti che possono leggere con i loro ragazzi un racconto per volta.

    Non essendo io uno scrittore ho sperimentato direttamente sui miei figli l’efficacia del metodo della lettura partecipata. Ho potuto sentire la tensione e lo sdegno crescere mentre il fuoco avanzava verso il puledro Dillu.

    Oppure il divertimento dei bambini per il gesto di generosità del poetico Sirvone che, magnanimo, offre un rubinetto alimentato a minestrone per chi ha fame.

    Ma anche cogliere la derisione nei confronti del ladro di cioccolato, oppure il compatimento per la ricerca delle grife di Balentino.

    Credo insomma che aver affidato alla forma di racconti ironici, il compito di trasferire ai ragazzi alcuni dei messaggi che ci eravamo proposti sia stato molto positivo anche per la capacità con cui gli autori sono riusciti a scrivere delle storie coinvolgenti con degli esempi efficaci.

    Il microcosmo che vive nel contenitore rappresentato dal pullman in cui viaggia Suaibu, oppure la storia drammatica di Ariel vittima dell’atteggiamento di un insegnante inadeguato, mettono in luce il dissenso interiore, cui segue la reazione dei ragazzi che avevano già acquisito principi di solidarietà e tolleranza in contrapposizione agli atteggiamenti di consapevole prevaricazione.

    I racconti di Mariella Marras, sono stati lasciati aperti. La storia diviene in questi casi un lavoro condiviso dall’autrice con i lettori che diventano autori di volta in volta diversi.

    I lettori offrono così la loro versione dei fatti non raccontati apportando il contributo scritto secondo il proprio modo di vivere il tema del racconto stesso.

    Naturalmente una pubblicazione come questa è il frutto dello sforzo di numerose persone, per cui ringrazio innanzitutto la Casa editrice Condaghes, che ha dato la sua disponibilità ad accogliere questo lavoro nella sua collana, tutti i componenti del comitato scientifico e del consiglio di amministrazione della Fondazione, e soprattutto gli autori che, con la loro sensibilità ed il loro lavoro, assolutamente gratuito, hanno materialmente reso possibile questo libro.

    Gianfranco Muggianu

    presidente consiglio di amministrazione

    Alberto Melis

    Ariel faccia da scemo

    – Il passaggio è da quella parte...

    – Da quella parte dove? – chiede Matteo, raschiandosi la gola.

    – A destra di quell’albero. Tzurpu ses?¹ – risponde Sasso. – Basta seguire il muro di cinta del giardino e si arriva alla finestrella...

    Matteo guarda con più attenzione. Continua a non vedere niente. Ma non è lui che è cieco. È la notte che è buia. E sono le villette allineate sul lungomare del Poetto che sembrano tante scatole di cartone appiccicate l’una all’altra.

    – Vado io avanti. Voi seguitemi – dice Luca.

    Matteo fa di sì con la testa e si domanda come mai la voce del suo amico sia la solita voce di sempre.

    – La prendo io questa... – dice ancora Luca. – Ddi pongu fogu...²

    Afferra la tanica e Matteo pensa che messi tutti e tre insieme, lui, Luca e Sasso, non fanno gli anni del prof. Non li fanno nemmeno a sbagliare di brutto contando. E neppure aggiungendo quelli di Monica, che è rimasta a fare il palo vicino all’edicola.

    Ddi pongu fogu... – ripete Luca. Poi ecco che anche la sua voce cambia. Si fa appuntita e tagliente: – O prof, mì che io a te ti metto fuoco... Ti metto fuoco – diventa ago e lama. – Mì che io a te ti... A te ti... A te ti... – cantilena sottovoce.

    – Ajò! Ti muovi? – Sasso tocca Matteo sulla spalla e insieme seguono Luca, che si è infilato nel passaggio tra il muro della casa e quello del giardino, trascinando a fatica la tanica piena di benzina.

    – Mì che io a te ti... A te ti... A te ti...

    E all’improvviso è come se anche Ariel fosse lì con loro.

    Ariel aveva la faccia da scemo. Quando era entrato per la prima volta nell’aula della seconda C tutti avevano pensato la stessa cosa. Che aveva la faccia da scemo. Fac’ ‘e scimpru, aveva ghignato Luca. Scimpru mannu. Scimpru caghendi³.

    – Perché ride così? – aveva chiesto in un soffio Monica a Matteo.

    Ma Ariel non stava ridendo. Era solo la sua bocca scema che rideva. Il sorriso sghembo da joker che gli stava appiccicato sulle labbra. E gli occhi acquosi e ballerini che ti guardavano solo di sghiscio⁴.

    – Non sta ridendo – aveva spiegato Matteo a Monica.

    E in un attimo aveva visto il film di tutto ciò che sarebbe successo tra Ariel e prof Maccioni, come se le parole e la trama scorressero sul muro scrostato dietro alla lavagna, sicuro come due più due da metterci la mano sul fuoco.

    – Un altro campione, eh? – aveva sputato lì prof Maccioni.

    E non aveva aggiunto altro perché non ce n’era bisogno. Che tanto si sapeva cosa voleva dire con quello sputo. Che loro erano la classe peggiore di quella scuola che era la scuola peggiore della città. E che Ariel fac’ ‘e scimpru era venuto lì apposta nel borgo per rompergli le balle e gli piaceva ancor meno di quanto gli piacevano tutti loro.

    – Non affaticare la testa a rispondermi – aveva detto ancora prof Maccioni. – Siediti là...

    Ariel si era seduto in un banco in seconda fila e aveva girato il suo sorriso da joker sul resto della classe.

    Sì. Matteo aveva visto tutto il film.

    Prof Maccioni avrebbe divorato Ariel pezzo a pezzo, lentamente, e poi avrebbe vomitato i suoi resti nel cestino della carta straccia.

    E forse lo avrebbero aiutato un po’ anche i compagni.

    Bellixedda quella magliettina! – aveva detto più tardi Luca ad Ariel, in cortile, durante la ricreazione. – Aundi dd’as agatara? In s’aliga?

    Monica aveva lanciato un’occhiata alla t–shirt di Ariel, che era marrone stinta colori de cani fuèndi⁶, e poi aveva dato una gomitata a Luca.

    – Non fare il balosso!⁷ – gli aveva detto.

    – Sì, non ti sbichis, lassaddu stai...⁸ – aveva aggiunto Sasso.

    Ma ormai era troppo tardi.

    Ariel aveva fatto un passo avanti in direzione di Luca e aveva sollevato il pugno chiuso a mo’ di minaccia.

    – Mì che io a te ti... A te ti...

    Matteo si era alzato di scatto dal muretto, pronto a mettersi tra i due, e in quel momento anche Luca aveva fatto un passo in direzione di Ariel.

    Poi era successa una cosa strana.

    – A te ti... cosa? – aveva detto Luca a muso duro.

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