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Appunti di sociologia
Appunti di sociologia
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E-book268 pagine3 ore

Appunti di sociologia

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Info su questo ebook

Una delle mie esperienze di vita più bella è stata quella vissuta attraverso lo studio della sociologia. Un sogno che portavo con me da anni e non effettuato allo scopo di lavorare/guadagnare (per quello ho insegnato disegno e storia dell'arte, andando poi regolarmente in pensione), ma proprio per comprendere tutta una serie di relazioni nuove tra studio e vita. La mia laurea in sociologia l’ho conseguita presso l’Università di Salerno. 19/11/  Anno 2003 110/110 con lode. A questa ha fatto seguito la Laurea magistrale in Teoria della comunicazione audiovisivi e società della conoscenza presso l’Università di Salerno nel 2011. Nulla di strano: sono iscritta all'albo dei giornalisti della Campania dal 1980 e per il mio "mestiere" aggiornarsi è un obbligo morale, oltre ad essere una necessità materiale.
Debbo ringraziare l'Università di Salerno (ottimo Campus!), partendo dalla segreteria (che mi permetteva di risolvere una gran parte della burocrazia on line e per il resto, de visu, tutti preparati e gentili), ai giovani colleghi, che non mi hanno mai ghettizzata come matusa, anzi, mi hanno permesso un interscambio di notizie, chiacchierate, consigli etcc, fino a giungere (come è ovvio), agli insegnanti, molto preparati, i quali mi hanno aperto mondi di conoscenza cui fino a quel momento non avevo avuto modo di partecipare. Questi pochi appunti (tra i tanti scritti per tesine d’esame, per ricerche personali e studio), li pubblico allo scopo di rivivere così una microscopica parte delle mie sperimentazioni.
Bianca Fasano
Luglio 2022 attualizzazione di alcune pagine

 
LinguaItaliano
Data di uscita7 mag 2018
ISBN9788828320364
Appunti di sociologia

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    Anteprima del libro

    Appunti di sociologia - Bianca Fasano

    SPAZIO DEI LUOGHI E SPAZIO DEI FLUSSI

    Bill Gates , assieme a Nathan Myhrvold e Peter Rinearson sembra mostrarci, dalla copertina del libro The road haead, pubblicato nel novembre 1995 (la strada da percorrere, o la strada davanti a noi) , ossia quali siano le infinite e splendide opportunità che l’umanità può cogliere nell’era di Internet. Di certo nell’immagine c’è l’illusione di un punto di fuga, che sembra portare ad una convergenza, benché, spazialmente parlando in termini prospettici, la strada che egli ci mostra continui , in un’arida pianura, fino all’infinito sull’orizzonte, non sembra promettere momenti di sosta. Nel testo sono riassunte le implicazioni della rivoluzione importate dal personal computer e descritto un futuro profondamente cambiato (in meglio), con l'arrivo di una rete globale interattiva.

    immagine 1

    Lavorando sull’immaginario caro a Morin, la foto sembra comunque far coincidere l’idea del viaggio a quella di uno spazio da percorrere con qualche mezzo materiale: un’auto, una veloce motocicletta, un autobus. Eppure le tecnologie di cui lui si serve prospettano invece un concetto di simultaneità, per cui non parrebbero occorrere mezzi materiali. È comunque una strada a doppio senso: si va avanti o si torna indietro, ma prospettare un ritorno ad una società pre informazionale non sembra possibile se non prospettando panorami apocalittici di guerre atomiche.

    È una strada che ricorda anche il nuovo modo di intendere lo spazio tra il 1880 e lo scoppio della prima guerra mondiale, quando, con l’avvento del concetto di velocità dato dall’uso di treni, automobili, navi ed aerei , la strada, da polverosa e stretta diviene nel tempo necessariamente ampia ed asfaltata, trasformando lo spazio statico del viaggiare a piedi in quello dinamico dei mezzi di locomozione. Il futurismo, in letteratura, nel cinema, in pittura, scultura ed architettura, con la stampa dei vari manifesti, di ciò aveva avuto una perspicace intuizione.

    Ma c’è spazio e spazio.

    " Manuel Castells (1966) sintetizza questo discorso teorizzando l’esistenza di due diverse forme di spazio che caratterizzano il vissuto dell’uomo contemporaneo: abbiamo da una parte lo spazio dei luoghi, ossia lo spazio della corporeità, della prossimità; dall’altro uno spazio dei flussi, ossia lo spazio della trasmissione simultanea di informazioni, di immagini, di capitali." [1]

    col suo lavoro [2] , che vuole esprimere il significato sociale di spazio e tempo, mi ha fatto ricordare un testo già studiato per la laurea in sociologia, quello di Stephen Kern, che affrontava, con il suo " Il tempo e lo spazio" i radicali cambiamenti tecnologici che intervennero nella società europea tra il 1880 ed il 1918, modificando la percezione di tempo e spazio e quindi del passato, del presente e del futuro, inaugurando il concetto di velocità e sconvolgendo concetti quali distanza e direzione. Tanto da influire, come già ricordato, anche sugli artisti, particolarmente sensibili a tutti i cambiamenti epocali. Storicamente e socialmente la tecnologia dell’epoca aprì il passo ai tempi moderni su cui ironizzò tanto magistralmente nel suo capolavoro " Modern Times ", Charlie Chaplin ; il film interpretato, diretto e prodotto da lui, fu proiettato la prima volta il cinque febbraio del 1936 ed è ancora attualissimo, oggi.

    Castells ci invita, con il suo lavoro, ad abbandonare oggi, nell’osservare e comprendere il concetto di spazio e tempo, quelle che definisce le " nostre percezioni ereditate, basate su strutture sociotecniche soppiantate dall’esperienza storica attuale".

    In una sua intervista rilasciata al giornalista Benedetto Vecchi nell’aprile del 2010, lo stesso Castells sostiene: " Gli stati nazionali sono le macchine maggiormente distruttive che la storia umana ha prodotto. Opprimono e manipolano i loro sudditi, ingaggiano feroci guerre con altri stati, confiscano la ricchezza prodotta dal lavoro. Le organizzazioni internazionali non sono altro che estensioni del potere degli stati. Ma il potere statale è messo in discussione e ridimensionato dai flussi - di informazioni, uomini, merci e capitali - che gli stati-nazione non riescono davvero a controllare. Accade che talvolta gli stati cercano, per conservare e riprendersi, laddove lo hanno perso, il potere di regolamentarli, di incanalarli, ma quando ci provano assistiamo quasi sempre a un fallimento. Per questo c'è sempre tensione, tra il rimanente potere esercitato dallo stato e l'incontenibile dinamismo dei flussi di informazione e di capitale nelle reti di comunicazione globale."

    E’ nel 1979, trasferitosi negli Usa dove L’ Università di Berkeley gli assegna la cattedra di Sociologia e di Pianificazione urbana che Castells, sganciandosi dal sistema concettuale marxista, rielabora un intero glossario e impianto teorico per l’analisi delle società di fine secolo e del ruolo giocato dalle tecnologie dell’informazione. Nasce il suo più noto concetto, quello dello " spazio di flussi ": l’ingresso nei modi di produzione dei dispositivi tecnologici dell’informazione ha creato un sistema integrato di comunicazione che unisce il globo, creando nuovi centri e periferie di potere. Lo spazio terrestre è in pratica attraversato da flussi informativi che, non gestiti dal potere precostituito, definiscono le nuove gerarchie economiche a livello internazionale, superando qualsiasi distanza e spazio temporale.

    Ecco perché nel suo La nascita della società in rete (pag 472), insiste: " È però fondamentale separare il concetto basilare di supporto materiale di pratiche simultanee, dalla nozione di contiguità, per poter dar conto della possibile esistenza di supporti materiali di simultaneità che non dipendono dalla contiguità fisica, dato che questo è proprio il caso delle pratiche sociali dominanti dell’età dell’informazione ".

    E per supporto materiale intende un circuito di scambi elettronici, quali ad esempio le telecomunicazioni ed i sistemi di trasmissione televisive. Castells intende come spazio dei flussi un’entità, in parte reale ed in parte virtuale, che ha come primo fondamento un circuito di scambi elettronici e aggiunge che si tratta di fatto di " un supporto materiale a pratiche simultanee. Pertanto è una forma spaziale, proprio come potrebbe esserlo la città o la regione nell’organizzazione della società mercantile o della società industriale ", assumendo come configurazione spaziale fondamentale " la rete di comunicazione". Il secondo fondamento dello spazio dei flussi è rappresentato dai suoi snodi e dai suoi terminali.

    Lo spazio dei flussi appartiene ad un tempo "senza tempo, differente da quello biologico, con le sue sequenze socialmente determinate che caratterizzano i diversi luoghi esistenti nel mondo e lo strutturarsi ed il destrutturarsi delle nostre società segmentate. Lo spazio dei flussi possiede una dimensione spaziale, poiché la rete elettronica che la contraddistingue collega luoghi specifici con caratteristiche sociali, culturali, funzionali e fisiche ben definite e il collegamento o lo scollegamento con la rete può migliorare o invece peggiorare lo stato sociale, economico e fisico di quei luoghi. Collocarsi in una società informazionale, significa anche riconoscersi in una società della velocità e del movimento, dove l’informazione, la teleoperatività, il virtuale e l’immagine alimentano movimenti e attraversamenti di cittadini sempre più consumatori e passeggeri, piuttosto che immobilizzare dinnanzi a schermi luminosi.

    I nodi di tali attraversamenti sono i luoghi del transito, che vanno configurandosi sempre più come spazi multidimensionali

    Per immaginare un tipo di rete che rappresenti lo spazio dei flussi possiamo riferirci alla rete dei sistemi decisionali della economia globale ed alla idea di città globale come processo, sede di produzione dell’economia globale informazionale. I nodi che si connettono all’economia globale necessitano di una adeguata infrastruttura tecnologica, coadiuvata da una serie di aziende. Si prevede quindi un mercato del lavoro specializzato e servizi richiesti dalla forza lavoro professionale. I principali processi dominanti nella nostra società sono articolati in reti che collegano luoghi differenti e che assegnano a ciascuno un peso ed un ruolo nella gerarchia di generazione di ricchezza, di elaborazione di informazione e di creazione di potere, che condiziona il destino di ciascuna località.

    Come terzo fattore occorre tenere presente l’organizzazione spaziale delle élite manageriali dominanti.

    " The space of flows is made of fibre optic cables and satellite transmission, the international airports, hotels and hub-cities, and finally, the human element, the political and business elites who traverse the world ease."

    (Parker, 2002:7)

    Lo spazio dei flussi è fatto di cavi in fibra ottica e trasmissioni via satellite, aeroporti internazionali, hotel e centro-città, e, infine, l'elemento umano, le élite politiche e commerciali che attraversano il mondo facilmente.


    Come la rete cambia la società: The Network Society

    Reti informazionali alimentate da Internet:

    Internet mette a disposizione nuovi supporti tecnologici per l’interazione sociale.

    Cresce la comunicazione a distanza in un flusso reticolare e diffuso (la comunicazione da molti a molti), sempre più indipendente dalla prossimità spaziale.

    Il network si afferma come organizzazione sociale fondata sulle scelte e le tattiche degli attori sociali.

    Si moltiplicano le comunità di scelta, rappresentate da reti di legami riservati secondo gli interessi e i valori di ciascun membro, fondata su l’ individualismo in rete

    La centralità di Internet nella società in rete

    Il ruolo di Internet nella costituzione dell’economia in rete:

    Internet ha modificato la pratica d’impresa e si è imposto come base sociotecnologica dell’impresa a rete.

    I rinnovamenti sociotecnici connessi allo incremento di Internet hanno condizionato tutti i processi di creazione, scambio e distribuzione di valore, quindi la struttura stessa dei mercati.

    Con Internet si moltiplicano nuove pratiche di socialità che danno forma alla Società in Rete.

    Il termine di Città Globale o città mondiale è in relazione ad un concetto di città con una serie di caratteristiche che si sono venute via via a creare grazie all'effetto della globalizzazione e alla costante crescita dell'urbanizzazione. In generale, alcuni criteri per definire una città globale sono:

    Fama a livello internazionale della città. Un esempio è il riconoscimento del nome.

    Influenza e partecipazione in eventi internazionali e aspetti di importanza mondiale, come per esempio, la realizzazione di grandi eventi sportivi (Giochi olimpici o la Coppa del Mondo di Calcio), politici o sociali ed essere sede di organismi internazionali.

    Essere centro di una grande conurbazione e possedere una popolazione nell'area metropolitana abbastanza grande.

    Avere un aeroporto che funzione da hub internazionale, avere un gran numero di connessioni aeree con le grandi città del mondo.

    Avere un avanzato sistema di trasporti dentro la città ed essere ben collegati con altre città.

    Avere un'infrastruttura avanzata nel mondo delle telecomunicazioni.

    Essere una città cosmopolita.

    Avere un ambiente culturale proprio, grazie all'esistenza di festival cinematografici, eventi musicali, gallerie d'arte ecc.

    Essere sede di diverse imprese internazionali e importanti per il commercio.

    Durante il XX Secolo, Londra (Inghilterra), Parigi (Francia) e New York (Stati Uniti) sono state considerate le tre principali città del mondo, città che esercitavano nel resto del mondo una grande influenza.

    Al giorno d'oggi, questo concetto si è evoluto includendo anche Tokyo (Giappone) dentro le grandi e altre città nel resto del mondo. Il sistema per qualificare le città in questi ultimi anni è stato molto criticato.

    Secondo Saskia Sassen [1] vi sono tre città globali: New York, Tokyo e Londra.

    Un importante studio realizzato nel 1998 dal GaWC 1999 [2], definì alcuni parametri e livelli classificando le diverse città ordinandole come città mondiali.

    Lo studio classificò le città secondo il punteggio in tre gruppi diversi. Inoltre lo studio segnalò alcune città che potenzialmente sarebbero potute entrare nella lista in un futuro prossimo. Alcuni aspetti dello studio (come l'inserimento tra i parametri della presenza di grandi studi legali) sono stati considerati come fattori a favore delle città Anglofone.

    Città Mondiali Alfa. ( In ordine alfabetico)

    12 punti:

    New York,Londra, Parigi, Tokyo,

    Le città globali sono il centro di snodo per commerci, finanza, attività bancarie, innovazioni e sbocchi economici. Il termine città globale, che differisce da megalopoli, fu coniato da Saskia Sassen in un seminario di lavoro del 1991. Se megalopoli si riferisce a città di enormi dimensioni, una città globale è invece una metropoli di gran potere o influenza. Le città globali, secondo la Sassen, hanno molto più in comune le une con le altre che con le città coesistenti nella medesima nazione. Roma, New York, Los Angeles, Tokyo, Parigi, Londra, Berlino, Milano, Bombay, Seul, Pechino e Shangai sono normalmente considerate come città globali, ma il termine viene applicato anche ad altre metropoli.

    Tokyo, conta 36 milioni di abitanti. Le altre megacity sono New York, Mexico City, Bombay, Sao Paulo.

    Urbanizzazione

    L'urbanizzazione è un fenomeno inarrestabile. Per la prima volta nella storia dell'umanità, a fine 2008 la metà della popolazione mondiale (3,4 miliardi di persone) risiede in città.

    Oggi ci sono 19 megalopoli di oltre dieci milioni di abitanti e nel 2050 ce ne saranno 27, scrive il rapporto Onu. Soprattutto Asia e Africa vivono quest'espansione, a scapito dello spopolamento nelle campagne. Uno dei principali motivi della crescente urbanizzazione è il tasso più basso di mortalità infantile nelle città; a ciò s’aggiungono l'esodo dalle campagne e una nuova classificazione delle zone considerate extraurbane.

    Gia' oggi, in America Latina e Caraibi il 78% della popolazione vive in una città.

    immagine 1
    immagine 2

    In realtà la grande maggioranza della popolazione del pianeta è ancora rurale. Secondo il grande demografo americano Nathan Keyfitz, spesso si osserva che un quarto della popolazione mondiale è cinese. Ma ci si scorda che l'80% della popolazione cinese vive nelle aree rurali del paese e che quindi uno su cinque degli abitanti del mondo è un contadino cinese; particolare certo non estraneo ai problemi di quella grande società.

    Nei primi decenni del XXI secolo la maggior parte degli abitanti dei Paesi in Via di Sviluppo vive nelle città: un mutamento recente e di enormi proporzioni, se si pensa che all'inizio del secolo la popolazione rurale raggiungeva il 90% del totale.

    Sao Paulo(a sx)

    Le proiezioni delle Nazioni Unite mostrano un’incessante crescita della popolazione dei paesi del Terzo Mondo[3], che raggrupperà nel 2025 l'85% della popolazione mondiale, e un parallelo incremento della loro popolazione urbana. Se nel 2000 il circa il 70% della popolazione urbana mondiale viveva nel Terzo Mondo nel 2025 la percentuale toccherà l'80%.

    Il processo di urbanizzazione nel Terzo Mondo comporta una domanda di città estremamente complessa che comprende l'abitazione, le infrastrutture, i servizi e tutta la sfera dei beni sociali e economici, che di fatto rimane largamente insoddisfatta. Il fenomeno appare in continua crescita tanto da scoraggiare ogni politica d'intervento: è invece possibile e necessario controllare e indirizzare tale crescita, comprenderne i processi e le caratteristiche che seguono un modello di urbanizzazione differente da quello consolidatosi nel mondo occidentale. Parlare di città del Terzo Mondo, significa anche parlare di città illegali, in cui la maggior parte della popolazione vive al di fuori delle regole e dove esiste una grande distanza tra la città reale e quella formale.

    Già nel 1989 l'economista francese Alfred Sauvy, che aveva usato per primo il termine agli inizi degli anni cinquanta, prese atto, su un articolo del quotidiano Le Monde, di come l'espressione Terzo Mondo fosse diventata inadeguata, perché Inglobare nello stesso termine i paesi dell'Africa n era e i Quarreo Dragoni" ( Questi paesi sono: Taiwan, Sud Corea, Singapore e Hong Kong ), non può certo portare molto lontano" Per questo, di recente è stato coniato il nuovo termine di quarto mondo per indicare il gruppo dei paesi più poveri. Il termine Terzo Mondo viene però ancora spesso utilizzato all'interno dell'espressione Debito del Terzo Mondo.


    [1] Saskia Sassen (L'Aia, 5 gennaio 1947) è una sociologa ed economista statunitense nota per le sue analisi su globalizzazione e processi transnazionali. Il successo dei suoi libri l'ha resa rapidamente una degli autori più quotati tra gli studi sulla globalizzazione.

    [2] Gruppo di Studi sulla Globalizzazione e le Città Mondiali (GaWC la sigla in inglese) dell'Università di Loughborough a Londra

    [3] Già nel 1989 l'economista francese Alfred Sauvy, che aveva usato per primo il termine agli inizi degli anni Cinquanta, prese atto, su un articolo del quotidiano Le Monde, di come l'espressione Terzo Mondo fosse diventata inadeguata, perché Inglobare nello stesso termine i paesi dell'Africa nera e i Quattro Dragoni" ( Questi paesi sono: Taiwan, Sud Corea, Singapore e Hong Kong), non può certo portare molto lontano"

    Hong Kong-Zhuhai-Macau Bridge.

    (In costruzione)

    Quando Castells, nel suo lavoro, parla delle mega città, (pag. 466) [1], fa riferimento anche a quella che lui definisce megacittà in formazione, ossia nella fattispecie, al sistema regionale metropolitano di Hong Kong, Schenzen- Canton-Pearl River Delta-Macao-Zuhai. Spiega che la sua analisi di questo territorio della Cina meridionale si fonda anche dalla sua conoscenza personale dell’area (anni 80), oltre a fonti più recenti (anni novanta). Sosteneva (1969), che l’area si sarebbe ulteriormente sviluppata ed aggregata, già essendo in vario modo funzionalmente connessa, anche mediante un sistema a fibre ottiche (costose), che collegava all’epoca le aree interne tra di loro e l’intera zona con il resto del mondo. Controllando a distanza di anni cosa fosse accaduto di quell’area ho potuto appurare che è in fase di costruzione uno straordinario ponte.

    Lo: Hong Kong-Zhuhai-Macau Bridge.

    immagine 1

    Hong Kong-Zhuhai-Macau Bridge

    In realtà si tratta di una serie di ponti e tunnel che collegherà la parte ovest di Hong Kong a Macao con la Cina continentale /città di Zhuhai), che si trova sul lato ovest del delta del Pearl River . Questo collegamento prevede un costo di 10,7 miliardi di dollari USA. Con la sua lunghezza, dovrebbe divenire uno dei punti di riferimento all'interno della zona. Sebbene la lunghezza complessiva

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