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Spunti per ulteriori ricerche sulla protostoria di Roma Parte I
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E-book73 pagine1 ora

Spunti per ulteriori ricerche sulla protostoria di Roma Parte I

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Info su questo ebook

Questo ebook contiene il testo di un libro pubblicato a Milano nel 2004 ed ora esaurito. L'autore. iniziato alla ricerca storico-giuridica e all'esegesi delle fonti antiche dai professori Francesco De Martino e Antonio Guarino dell'Università "Federico II" di Napoli, non lo ritiene il punto d'arrivo di uno studio esaustivo sui temi indagati, ma la presentazione agli studiosi e agli appassionati di protostoria di Roma e dell'Italia Centrale di alcune ipotesi, forse idonee a costituire la base di partenza di ricerche in una direzione parzialmente innovativa, che pare prometta buoni risultati.
LinguaItaliano
Data di uscita5 giu 2018
ISBN9788827833711
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    Spunti per ulteriori ricerche sulla protostoria di Roma Parte I - Luigi Crosato

    INDICE

    Premessa

    Indizi sull’origine della tradizione circa i regni di Romolo e di Tullo Ostilio

    Una duplice tradizione storica nella Roma degli inizi del V secolo a. C.?

    Bibliografia citata nel testo e nelle note

    Luigi Crosato

    SPUNTI PER ULTERIORI RICERCHE

    SULLA PROTOSTORIA DI ROMA

    PARTE I

    TRACCE DI TRADIZIONI STORICHE ROMANE

    D'ETÀ ARCAICA

    Premessa

    Questo ebook contiene un testo pubblicato a Milano nel 2004, oggi esaurito.

    Il lavoro non è il punto d’arrivo di una ricerca esaustiva sul tema indagato, ma la presentazione agli studiosi e agli appassionati di protostoria di Roma e dell’Italia Centrale di alcune ipotesi, forse idonee a costituire la base di partenza di studi in una direzione parzialmente innovativa, che pare prometta buoni risultati.

    Indizi sull’origine della tradizione circa i regni di Romolo e di Tullo Ostilio

    1 Ai giorni nostri Carlo Pascal è soprattutto ricordato come fondatore di Athenaeum ed insigne latinista¹; pochi invece ritengono ancora utile conoscere i suoi lavori di filologia e storia romana², uno dei quali su L’incendio di Roma e i primi cristiani³ sollevò nel 1900 un putiferio di aspre polemiche. Eppure, se molti dei suoi risultati appaiono inaccettabili alla luce delle odierne conoscenze, qualcuna delle sue opere rivela felici intuizioni e potrebbe indicare ai ricercatori sentieri che forse a torto sono stati abbandonati. Lo dimostra, riteniamo, un breve testo del 1886 sul mitico duello fra gli Orazi e i Curiazi⁴, che si proponeva di ricostruire l’originale leggenda, rielaborata da un novellatore greco alla luce del mito presente anche nel racconto di Demarato sulla guerra fra Tegea e Feneo⁵.

    Pascal ritenne elementi genuini italici della narrazione i nomi dei combattenti Horatii e Curiatii, e studiò i dati ad essa collegati, cioè le due are dedicate a Janus Curiatius e a Juno Sororia fra le quali era il tigillum sororium (un giogo "sotto il quale era tradizione fosse passato per punizione l’Orazio uccisore della sorella ed era rito passasse annualmente uno della gens Horatia") ed il nome Horatia pila attribuito al luogo dove sorgeva il detto monumento⁶, nella bassura fra il Quirinale ed il Celio⁷.

    Non è il caso di seguire nei dettagli il suo ragionamento. Egli aveva già sostenuto altrove⁸ che Roma nacque dal sinecismo di tre tribù di diversa etnia, ed aveva descritto la successione degli avvenimenti: i Ramni latini del Palatino si fusero dapprima con gli Etruschi del Celio, dai quali erano stati attaccati e vinti; sopravvennero poi i Sabini, che furono vincitori di una guerra narrata anche dalla leggenda del ratto delle Sabine. In questo lavoro identificò i Curiatii, Curii o Curites o Quirites, con i Sabini devoti di Janus Curiatius, e gli Horatii con gli adoratori di Hora, alla quale era originariamente dedicata l’ara che poi fu di Juno Sororia. Hora era un altro nome di Ersilia moglie di Romolo, divenuta moglie di Quirino dopo l’assimilazione di Romolo a quel dio. Gli Horatii, il cui nome è da connettere con *Hos-atii e quindi con Hos-tilius⁹, erano gli appartenenti alla comunità sorta dall’incontro dei Ramni con i Tusci del Celio. Il monumento costituito dalle due are e dal tigillo sororio stava a rammentare una battaglia nella quale gli Horatii furono sconfitti, come rivela il passaggio di Orazio sotto il giogo, ma simboleggiava anche la fusione dei due popoli nemici dopo la guerra, testimoniata dall’endiadi populus Romanus Quiritium sopravvissuta fino all’età storica e dalla identificazione di Romolo, eroe eponimo della tribù del Palatino, con Quirino dio dei Sabini. Il collegamento di questi fatti con la vittoria di Roma su Alba Longa fu frutto di una elaborazione successiva, alla luce della tradizione che attribuiva a Tullo Ostilio la conquista di quella città latina. Il luogo della battaglia fu denominato silva Malitiosa in un testo che, duplicati gli avvenimenti, ivi collocava una successiva vittoria di Ostilio sui Sabini¹⁰.

    Chiude il lavoro la interessante congettura che l’antica battaglia sia stata in seguito celebrata con la cerimonia annuale dell’October equus¹¹, la quale prevedeva che due schiere, provenienti rispettivamente dalla Via Sacra e dalla Subura, si contendessero aspramente la testa di un cavallo sacrificato in modo insolito.

    2 Per Carlo Pascal era scontato che gli antichi racconti circa le origini ed i primi secoli di Roma contenessero storia, seppur deformata dall’introduzione di anacronismi, duplicazioni di avvenimenti, miti eziologici, personaggi e vicende derivati dalla mitologia e dall’epica greca, esagerazioni e falsificazioni tendenti a nobilitare Roma o gentes cui appartenevano personalità importanti della tarda repubblica e dell’impero, ed anche alcuni degli annalisti.

    Ancora oggi taluni studiosi ammettono la possibilità che autentici residui storici sopravvivano in miti romano-latini relativi ai tempi più remoti¹². Di ciò dubitano altri, dei quali il più radicale è Jacques Poucet, che propone invece di considerare tutta la tradizione su Roma prima dei Tarquinii materia non storica, e di indagarne piuttosto la composizione, l’evoluzione, il significato attribuito dagli antichi a ciascuno dei suoi elementi, almeno finché da altre discipline pervengano conferme indipendenti ed inoppugnabili, che ritiene finora del tutto inesistenti¹³.

    Ebbene, proprio Pascal, uno storicista della prima ora, fornisce con questo lavoro alcuni spunti per una ricerca sulla tradizione circa i regni di Romolo e di Tullo Ostilio ispirata alle indicazioni di J. Poucet. Del resto, egli stesso nell’intraprendere la sua opera si propose, come abbiamo visto, di ricercare gli elementi originari della primitiva leggenda e ricostruirla nella sua forma genuina, nella forma cioè che aveva prima della immistione dei miti stranieri¹⁴, e tale intento

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