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La nascita di una potenza: Roma prima dell'impero
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La nascita di una potenza: Roma prima dell'impero
E-book113 pagine1 ora

La nascita di una potenza: Roma prima dell'impero

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Info su questo ebook

L'Occidente, e non solo, deve molto alla civiltà romana. I mezzi e i modi con cui Roma affermò la sua supremazia nel corso dei primi secoli rivestono ancora oggi un valore esemplare. Rappresentano infatti una miniera inesauribile a cui attingere gli strumenti utili per comprendere la politica degli Stati attuali. Il libro, rivolto anche a un pubblico di non specialisti, ripercorre in modo chiaro e piacevole la nascita, lo sviluppo, l'espansione di Roma nel Mediterraneo prima dell'avvento dell'impero. Accanto ai principali episodi di politica estera è dato ampio spazio agli sviluppi istituzionali, ricostruendo il quadro di una società che per complessità non ha nulla da invidiare alle società contemporanee.
LinguaItaliano
Data di uscita16 lug 2013
ISBN9788898275045
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    Anteprima del libro

    La nascita di una potenza - Giambattista Cairo

    Giambattista Cairo

    La nascita di una potenza

    Roma prima dell'impero

    La nascita di una potenza. Roma prima dell'impero

    Giambattista Cairo

    Collana Le Turbine

    © 2013 Bookstones

    via dell'Ospedale 11

    47921 Rimini

    www.bookstones.it

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    Per informazioni e contatti: info@bookstones.it

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    isbn: 978-88-98275-04-5

    Indice

    Presentazione

    Ringraziamenti

    La fondazione di Roma

    La prima espansione di Roma

    Gli ultimi re di Roma

    La prima età repubblicana

    Il IV secolo a.C.

    Il III secolo a.C.

    Il II secolo a.C.

    Tra il II e il I secolo a.C.

    Il I secolo a.C.

    La fine della repubblica

    Bibliografia

    L'autore

    Agli amici di San Pietro in Casale,

    Elena, Marzia, Manuela, Silvia, Marco

    Presentazione

    Il testo propone una breve ricostruzione della storia di Roma dalle origini della città alla battaglia di Azio, che ponendo termine alla guerra tra Antonio e Ottaviano segnò di fatto la fine della repubblica e l'inizio del principato. Attraverso apposite schede di approfondimento si è dato ampio spazio allo sviluppo istituzionale della città nel corso dei suoi primi sei secoli di vita. Il libro vuole essere una lettura agile e piacevole rivolta a chiunque sia appassionato di storia antica.

    Dato che per un periodo storico così ampio la bibliografia sarebbe risultata sterminata, mi sono limitato a indicare pochi testi, uno o due per ogni argomento affrontato, dando particolare spazio a quelli più recenti.

    Chiudo questa breve presentazione con alcune osservazioni di carattere metodologico. Spesso gli studiosi hanno prestato scarso interesse alla storia più antica di Roma perché infarcita di leggende e racconti poco credibili. Già lo storico di età augustea Livio osservava che prima dell'incendio gallico del 390 a.C. le fonti sulla storia arcaica di Roma erano scarsamente affidabili. Occorre però tener conto che leggende e miti racchiudono al loro interno sempre un nucleo di verità. Si tratta infatti di forme di linguaggio che gli studiosi hanno il compito di decifrare, tradurre, per comprendere le realtà e gli eventi che vi si celano dietro.

    Nell'eseguire questo compito occorre essere consapevoli di quanto siano limitate le nostre conoscenze, evitando di farsi dei preconcetti. Un esempio renderà chiaro quanto vado dicendo. Considerando la descrizione della battaglia al Trebbia tra Annibale e i Romani come riportata da Livio, si è spesso accusato l'autore patavino di essere impreciso perché, a differenza di Polibio, non avrebbe effettuato una visione autoptica dei luoghi. Infatti dalla descrizione che egli fa dei movimenti delle truppe nel corso della battaglia, il fiume Trebbia risulterebbe sfociare nel Po a est di Piacenza, mentre attualmente sfocia ad ovest. Studi recenti[1] hanno però dimostrato che il corso del fiume si è modificato col tempo, passando da oriente a occidente della città. Ciò porta a rivalutare Livio e ci avverte della cautela che dobbiamo usare nell'esprimere giudizi.

    Altro dato da tenere presente è che quanto pervenutoci rappresenta solo una minima parte di ciò che gli antichi hanno scritto. Quello che non possediamo potrebbe radicalmente modificare la nostra visione su un determinato periodo o evento storico. Così ad esempio gli studiosi hanno spesso identificato la vulgata, cioè la tradizione più diffusa in antico, con quella riportata dalla maggioranza delle fonti, trascurando sovente tradizioni particolari perché scarsamente attestate. Ora, a parte il fatto che la ripetizione di una stessa tradizione a scapito di un'altra non è indizio della sua maggior affidabilità, occorre tener conto che non sempre le tradizioni tramandateci da più autori rappresentano quella più diffusa in antico. Se dovessimo giudicare, sulla base di questo criterio, quale fosse la vulgata sulla morte di Tullo Ostilio, il terzo re di Roma, dovremmo concludere che fosse quella che lo faceva perire a seguito di un fulmine da lui maldestramente evocato. Dionigi di Alicarnasso ci ha però conservato una versione alternativa secondo la quale Tullo sarebbe morto a seguito di un complotto ordito dai figli del suo predecessore. Proprio questa tradizione era, a suo dire, quella più diffusa al suo tempo.

    [1] G. Marchetti, P.L. Dall'Aglio, Geomorfologia e vicende storiche nel territorio piacentino. I. La battaglia del Trebbia (218 a.C.), Atti Ist. Geol. Univ. Pavia, XXX, 1982, 142-160.

    Ringraziamenti

    Un particolare ringraziamento alla professoressa Gabriella Poma per i suoi preziosi suggerimenti e al professor Giovanni Brizzi al cui insegnamento questo libro deve molto. Al trattato del professor Brizzi, Storia di Roma. 1. Dalle origini ad Azio, Bologna 1997, si rimanda chiunque voglia usufruire in modo piacevole di una descrizione più dettagliata e approfondita del periodo storico qui preso in esame.

    Un particolare ringraziamento ad Andrea Santangelo che si è interessato alla pubblicazione di questo testo.

    La fondazione di Roma

    A chi nel I secolo a.C. avesse chiesto quando Roma era stata fondata, sarebbe stato risposto il 21 aprile del 754 a.C. In quel giorno, consacrato a Palatuar, la dea cara ai pastori, Romolo aveva tracciato con un aratro un solco attorno al colle Palatino, non lungi da un guado sul Tevere, delimitando l'area urbana della futura città. Subito dopo, con i compagni con cui era giunto da Alba Longa, la città sul massiccio Albano di cui era originario, aveva iniziato a edificare il nuovo centro.

    Non erano molti i primi abitanti di Roma ed ecco che allora per aumentarne il numero  decise di aprire un rifugio sul vicino colle capitolino, in cui potessero trovare asilo tutti coloro che erano fuggiti dalla loro patria per aver commesso dei crimini o per ragioni politiche. Ovviato in tal modo alla mancanza di uomini, rimaneva però grave la penuria delle donne; tanto più grave in quanto le comunità limitrofe si erano rifiutate di dare in matrimonio le loro giovani a quelli che ritenevano degli avventurieri, se non addirittura dei briganti. Fu proprio tale rifiuto a spingere Romolo al loro rapimento per ovviare a un problema altrimenti insolubile.

    In questo modo Romolo procurò alla nuova città, oltre a un territorio, anche una popolazione maschile e una popolazione femminile. La sua opera non si fermò però qui. Egli, infatti, creò pure le principali istituzioni politiche del nuovo Stato. Chiamò i 100 compagni che erano giunti con lui da Alba Longa a formare il senato, mentre ripartì la popolazione in 30 unità chiamate curie, a loro volta raccolte in 3 tribù in ragione di 10 curie per tribù. Questa struttura fu alla base sia dell'esercito sia della prima assemblea politica di Roma, i comitia curiata.

    Secondo questo racconto, dunque, Roma sarebbe stata fondata dal nulla. Tuttavia l'idea di una città creata in un sol giorno ad opera di un demiurgo appare, a chiunque vi rifletta, assurda. Detto questo non bisogna cadere nell'errore di attribuire ogni cosa alla fervida immaginazione degli antichi. In realtà tutto trova giustificazione nella particolare idea di città che avevano i Romani. Spesso, quando in epoca più tarda occupava un centro nemico, Roma vi trasferiva parte dei cittadini  che affollavano i suoi sobborghi. Nasceva così una colonia. Anche per la colonia era possibile precisare il giorno di fondazione. Era quello in cui erano state eseguite alcune cerimonie religiose, tra cui il rito dell'aratro, sebbene questo fosse allora compiuto, dobbiamo pensare, in forma simbolica. A determinare l'esistenza di una città non era quindi la preesistenza di edifici e piazze, cioè di un centro urbano, ma la nuova veste sacra e giuridica che il centro assumeva a seguito dell'esecuzione di certi riti. La fondazione di Roma, come descritta dalle fonti, rappresenta la

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