Stregata dal capo: Harmony Jolly
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Quando Neve Wilder arriva in Italia, nel castello arroccato con vista sul mar Ionio, e si trova davanti al nuovo datore di lavoro, il passato riaffiora di colpo. Il famoso scrittore Davide Cortese è lo stesso ragazzo che, anni prima, le aveva rubato il cuore per poi sparire improvvisamente. L'intensità della loro attrazione non è cambiata, tutto il resto sì. E la posta in gioco, ora, è molto più alta...
Una volta messo ogni tassello relativo a dieci anni prima al proprio posto, riuscirà Neve a lasciarsi andare ancora all'amore per il suo affascinante amante italiano?
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Anteprima del libro
Stregata dal capo - Rosanna Battigelli
successivo.
1
Quando Neve vide l'annuncio sul giornale di Vancouver del mese di giugno, avvertì un brivido di eccitazione lungo la schiena. Qualcuno cercava una babysitter canadese per il periodo estivo. In Italia. Nel Sud Italia, per essere più precisi. Un luogo che aveva visitato con sua madre all'età di diciotto anni. I suoi genitori si erano recati in Calabria e in Sicilia per il viaggio di nozze, e la nostalgia di sua madre le aveva riportate in quei luoghi, per quello che sarebbe stato il loro diciannovesimo anniversario di matrimonio.
Neve aveva amato quel lungo tour di cinque settimane, terminato in bellezza a Valdoro, sulla costa a sud est della Calabria. Lei era stata concepita proprio lì e riusciva ancora a fantasticare i riflessi cangianti e luminosi delle onde del Mar Ionio che si infrangevano sul bagnasciuga, per non parlare della luce dorata dell'alba che poco alla volta colorava il cielo ceruleo del mattino. Alle otto del mattino c'erano già trenta gradi e Neve non vedeva l'ora di andare in spiaggia.
La sua immaginazione aveva corso a briglia sciolta mentre esploravano i luoghi di cui aveva letto nei libri degli scrittori inglesi, che avevano viaggiato laggiù più di un secolo prima. Un tempo quella zona si era chiamata Magna Grecia, e da ragazza Neve aveva sognato di poter tornare in quelle terre per riscoprire i luoghi che l'avevano incantata così fortemente.
Stava leggendo con attenzione i dettagli dell'annuncio e rimase a bocca aperta. Quante probabilità c'erano di trovare un lavoro estivo proprio a Valdoro? Per di più un lavoro che faceva perfettamente al caso suo, dato che grazie al suo incarico di insegnante nella scuola per l'infanzia, in estate era libera? L'annuncio riportava:
Babysitter canadese cercasi per preparare bambina alla scuola per l'infanzia. Lavoro estivo.
Solo candidate referenziate e con esperienza saranno prese in considerazione.
Conoscenze di scienze del comportamento e dell'educazione richieste.
La piccola ha subito traumi e necessita di cure speciali.
Tre babysitter sono state esonerate dal ruolo recentemente. Astenersi perditempo, questa non è una vacanza!
Lavoro a tempo pieno con un giorno libero a settimana.
Inviare curriculum più lettera di motivazioni alla mia assistente Lucia Michele, e-mail qui di seguito.
Pregasi di non informarsi circa la propria candidatura: sarete ricontattate nel giro di una settimana in caso di interesse.
Neve rilesse più volte quelle poche righe. Il datore di lavoro ce l'aveva messa tutta per dare a intendere che quel lavoro non sarebbe stato una passeggiata. Si domandò quali traumi avesse subito quella povera bambina: un decesso, un divorzio, abusi? Avvertì un senso di nausea. Aveva sempre adorato i bambini, fin da quando era piccola, e aveva iniziato molto presto a lavorare come babysitter, occupandosi dei figli dei vicini quando questi dovevano uscire, e deciso che la carriera di insegnante era quella che faceva per lei. Lavorava in questo ruolo già da tre anni. Ciò non faceva di lei una puericultrice con una decennale esperienza, ma aveva già avuto modo di confrontarsi con alcune situazioni difficili e delicate, tanto che aveva persino sentito il bisogno di seguire dei corsi di specializzazione su come interagire con bambini dal passato difficile.
Lei per prima aveva subito la perdita del padre, morto d'infarto, quando aveva solo otto anni. Le mancava ancora il fiato quando ripensava al giorno in cui era tornata da scuola e aveva trovato la casa piena di parenti e amici raccolti intorno a sua madre, la quale, tra un singhiozzo e l'altro, le aveva rivelato quanto appena accaduto al marito, prima di crollare del tutto. Sfortunatamente, anche negli anni successivi, la donna era stata più concentrata sul proprio dolore e sulla propria perdita che sul trauma della figlia ritrovatasi senza padre.
Gli occhi le bruciavano. Si sforzò di chiuderli e di concentrarsi sull'annuncio.
Chi lo aveva pubblicato? La risposta più logica era un genitore bisognoso di aiuto nella gestione di un figlio traumatizzato per agevolargli il passaggio a una fase successiva della sua vita di bambino: quella scolare.
Un compito arduo, visto che per il momento non sembravano esserci stati grandi progressi e già ben tre persone avevano fallito. Le si strinse il cuore al pensiero di quello che doveva passare la povera piccola e alla disperazione del genitore. All'improvviso, quel mare di pensieri e sentimenti furono sostituiti da una sola convinzione: mi candiderò.
E perché no? Visto il suo trascorso personale, aveva la sensibilità adatta per farcela e l'esperienza professionale sufficiente.
Certo, tornare a Valdoro in vacanza sarebbe stato persino meglio, ma trovarsi lì e sapere di poter essere di aiuto a una povera creatura era già di per sé una motivazione sufficiente, inoltre avrebbe avuto un giorno libero a settimana.
Era pronta quasi per andare a letto quando aveva visto quell'annuncio e adesso era troppo su di giri per dormire. Afferrò il computer e iniziò a scrivere una e-mail. La rilesse due volte correggendo e aggiungendo alcuni passaggi, dopodiché allegò il suo curriculum più recente e la spedì, prima di poter cambiare idea.
Con un brivido di eccitazione lungo la schiena, Neve fece scorrere dell'acqua nella vasca da bagno. Si infilò nell'acqua calda e spumeggiante, e il profumo di gelsomino del bagnoschiuma le ricordò quello nel giardino di Villa Morgana, il posto dove aveva alloggiato con sua madre a Valdoro. Chiuse gli occhi e inalò profondamente, seguendo il corso dei ricordi.
Ripensò alla villa, alle stanze spaziose ed eleganti, colorate e luminose, al sole che illuminava la terrazza, al profumo proveniente dalla panetteria lì accanto che la raggiungeva ogni volta che usciva sul balcone.
Neve aprì gli occhi di scatto e sbatté le palpebre. C'era qualcosa che non andava con quei ricordi. Anzi, per essere precisi, mancava qualcosa. Una persona. Lo sconosciuto che passava tutti i giorni sotto casa e il cui sguardo sembrava attraversare la via come una saetta per incontrare il suo.
Stava asciugando i capelli al caldo sole calabrese dopo essersi fatta una doccia. Sua madre e i loro ospiti, i padroni della villa, stavano schiacciando un pisolino, come erano soliti fare ogni giorno, dopo i pranzi luculliani. I negozi, come ogni giorno, a quell'ora erano chiusi. Nessuno si azzardava a girare per le strade sotto il sole cocente del primo pomeriggio, per questo era rimasta sorpresa nel vederlo passare. Arrivato sotto il suo balcone, il passo dello sconosciuto era sembrato rallentare e sebbene altri uomini avessero manifestato interesse e curiosità nei suoi confronti, rivolgendole lo sguardo o facendole l'occhiolino uscendo dalla gelateria o dalla panetteria, non le avevano fatto cedere le ginocchia come quell'intrigante sconosciuto.
Probabilmente lavorava in una fattoria, poiché la maglietta bianca e i jeans erano ricoperti di terra, e trasportava sulle spalle un sacco di iuta pieno di verdure. Ma a eccitarla particolarmente erano stati i suoi occhi neri come ebano. Occhi che scintillavano nel sole. E persino attraverso la polvere in faccia, aveva scorto i lineamenti scolpiti, il naso dritto e la curva sensuale delle labbra.
Aveva distolto lo sguardo imbarazzata, ma non prima di notare i bicipiti forti e le braccia abbronzate, le cosce muscolose e piene in quei jeans a malapena capaci di contenerle. Non è un ragazzino, ricordava di aver pensato. Doveva avere più di vent'anni, mentre lei ne aveva solo diciotto... Per un attimo si era sentita molto strana e si era domandata se non stesse per perdere i sensi.
A quel punto lui si era fermato. Aveva sentito il suo sguardo su di lei e lo aveva cercato a sua volta. Si era chiesta se stesse per dirle qualcosa. I loro sguardi erano incatenati. Lui le aveva rivolto un cenno con la testa e, sistematosi il sacco sulle spalle, aveva ripreso il suo cammino. Il giorno dopo lei lo aveva spiato da dietro le persiane, troppo timida per uscire nuovamente sul balcone. E quando, sotto alla sua finestra, il giovane si era fermato e aveva sollevato il capo, il suo cuore si era fermato. Aveva sperato di vederla.
Neve si rese conto che stava trattenendo il fiato, così respirò a fondo, e altri ricordi di quella estate di otto anni prima le tornarono alla mente: il fatto che lui avesse cominciato a passare davanti alla villa più volte al giorno, non solo durante la mattina ma anche la sera. A volte a piedi, altre volte a bordo di uno scooter. Era rimasta colpita dal modo di fare degli uomini del sud: la maniera in cui sapevano comunicare con lo sguardo, la danza delle intuizioni, delle attese. Dopo il loro primo incontro, il suo cuore aveva battuto a ritmo accelerato per tutta la sera, e nei giorni successivi si era resa conto che non riusciva a pensare ad altro.
Sua madre, Lois, aveva colto quegli scambi di sguardi un giorno in cui era entrata nella sua stanza proprio quando lui si era fermato lì davanti per rivolgerle un sorriso e un cenno con il capo, mentre lei come ogni pomeriggio, era seduta sul balcone intenta a leggere un libro. Lei aveva ricambiato con un sorriso, salvo poi rendersi conto della presenza materna.
«Si può sapere cosa stai facendo?» le aveva chiesto sua madre. «Non voglio che ti metta a flirtare con i contadini.»
Neve era arrossita, profondamente imbarazzata, ma per fortuna lui non doveva aver sentito e aveva proseguito per la sua strada.
«Ci sono uomini pronti a rapire le giovani donne e a portarle con sé sulle montagne in modo da comprometterne l'onore. A quel punto la famiglia non ha più altra scelta che acconsentire al matrimonio.»
«Mamma! Dici sul serio? Ma di che secolo stai parlando?» Neve non riusciva a credere alle proprie orecchie. «Non ti devi preoccupare.»
«Neve, ti proibisco di rivolgere a quel giovanotto o a chiunque altro la minima attenzione. Non dimenticare che siamo in Italia. Gli uomini qui sono più... passionali. Sei ancora vergine e non voglio che ti lasci abbindolare dal primo Romeo che ti capita a tiro e gli permetta...»
«Mamma, ti prego!» Neve era balzata in piedi. «Smettila subito! Non potresti fidarti di me per una volta?»
Era andata a barricarsi in bagno, ignorando i richiami della madre che cercava di scusarsi. Era uscita solo quando sua madre se n'era finalmente andata e, asciugandosi gli occhi rigati di lacrime, era tornata sul balcone...
I giorni successivi Neve fu troppo impegnata col lavoro per pensare a quell'annuncio, così quando ricevette l'e-mail di una certa Lucia Michele che la informava di essere una delle prescelte per la selezione, il suo cuore perse un paio di colpi. Non che ci sperasse più di tanto, ma forse