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Commissario Saila Giusti - La tratta della morte
Commissario Saila Giusti - La tratta della morte
Commissario Saila Giusti - La tratta della morte
E-book344 pagine4 ore

Commissario Saila Giusti - La tratta della morte

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Info su questo ebook

Nella tratta ferroviaria Pisa-Lucca si susseguono brutali aggressioni a distanza di cinque giorni. Le vittime sono sempre giovani studentesse e nel luogo delle aggressioni è ogni volta presente un disegno di triangolo con un puntino indicante dove la vittima verrà colpita. Ma chi sarà l’aggressore e perché lo fa? A queste e altre domande dovrà trovare risposta il giovane commissario Saila Giusti prima che ci sia la prossima vittima. Riuscirà a fermare l’aggressore e scoprire la sua identità?
LinguaItaliano
Data di uscita25 feb 2019
ISBN9788831605526
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    Anteprima del libro

    Commissario Saila Giusti - La tratta della morte - Manuel Mura

    info@youcanprint.it

    Prologo

    Il sottopassaggio alla stazione di Lucca era gremito di gente, tanto che alcuni pensavano di essere nei giorni del Comics. Invece si trattava semplicemente dell'orario di punta in cui lavoranti e studenti tornavano a casa.

    Il sole della bella giornata primaverile illuminava la fine del percorso che sembrava irraggiungibile agli occupanti visto come procedevano lentamente.

    In particolare la ragazza dai capelli rossi lisci sentiva come una strana sensazione che le faceva pensare non raggiungesse mai quel punto, con le sue gambe almeno. Si dette della stupida a pensare cose simili ma la calca di gente, il sentirsi pressata come una sardina e in generale la confusione non le piacevano. La facevano agitare al pari passo dei luoghi chiusi e lì c'era un perfetto connubio della due cose. Inoltre quel giorno si sentiva insolitamente inquieta tanto che aveva pensato di non andare all'università di Pisa. Invece c'era andata e ora stava tornando a casa, sempre raggiungesse l'uscita.

    Un'altra sensazione, anche più sgradevole del senso di nausea che l'attanagliava, la fece voltare di scatto. Non comprese, vide solo una sagoma come tante altre e poi un dolore forte e improvviso al fianco destro.

    Seguì una confusione totale mentre si accasciava a terra inerme.

    Il sangue si sparse rapido tutt'intorno macchiando pavimento e passanti: molti urlarono e il panico si diffuse a macchia d'olio.

    La massa di gente si accalcò all'uscita spingendosi e facendosi male: le urla si susseguirono mentre quelli più vicini alla vittima le rimanevano attorno non sapendo cosa fare.

    L'arrivo di tre guardie riportò un minimo d'ordine, in particolare una di loro si fece largo tra la massa gridando di farlo passare.

    Constatate le condizioni critiche della ragazza chiamò immediato un'ambulanza urlando per farsi sentire nella confusione generale.

    I soccorsi arrivarono presto seguiti dalla polizia.

    Accertato che la ferita non poteva che essere procurata da un corpo contundente, probabilmente un coltello a serramanico, i due agenti compresero che il maniaco delle stazioni aveva colpito ancora.

    Era il terzo accoltellamento in quindici giorni nella tratta Pisa-Lucca e come negli altri due casi avvenuto in pieno giorno nell'ora di punta e dopo cinque giorni.

    Il vice procuratore Giulio Arsenico aveva già fatto pressione alle autorità di Pisa perché il caso fosse risolto nel minor tempo possibile e non ci fossero altre vittime invece così non era stato.

    Arrivato tempestivamente sul posto sfogò la sua rabbia sugli agenti venendo così a sapere che a Lucca c'era un nuovo commissario che già nei primi giorni di servizio aveva risolto un caso spinoso e smascherato insospettabili colpevoli. Il fervore con cui ne parlavano gli fece sperare che fosse davvero così in gamba. E non ci volle molto per conoscerlo: Saila Giusti sopraggiunse poco dopo pronta a occuparsi del nuovo, difficile, caso che la vedeva protagonista.

    Il disegno sospetto

    Gli agenti Motta e Gasparri - il primo basso, di corporatura media, capelli e occhi castani e l'aria frivola; il secondo alto, moro, tutto di un pezzo - si misero sull'attenti come videro arrivare il commissario Saila Giusti.

    Era alta il giusto, ben fatta nel viso pieno abbellito dalla freschezza della gioventù e dagli occhi verdi chiari che esprimevano sicurezza e serietà ma anche grande acume e semplicità. Da sotto il berretto marrone partivano capelli castani lisci legati a coda che superavano di poco le spalle larghe in cui spiccavano le mostrine con le tre stelle dorate da commissario. Vestiva in maniera impeccabile con la divisa della polizia che le copriva il seno consistente nel cui mezzo passava la cravatta scura con una spilla color oro poco sotto il nodo. Continuava con la gonna scura a protezione del fondoschiena ben fatto ma non eccezionale e delle lunghe gambe che si intravedevano solo nella parte finale subito seguite dalle scarpe sportive.

    In generale dava l'impressione di ragazza sportiva, acuta e determinata ma soprattutto era un commissario di polizia.

    La ragazza rivolse loro un saluto per poi puntare gli occhi da predatore sul vice procuratore di cui aveva già sentito parlare e non in bene. Se il procuratore Severino Severi le era sembrato ottuso e pignolo il suo vice pareva fatto a sua immagine a somiglianza, almeno nei modi dato che nell'aspetto differiva parecchio. Al contrario del suo capo basso, corpulento e trasandato era vestito impeccabile con giacca e cravatta e fisicamente tutto l'opposto. Alto e piuttosto magro aveva capelli scuri corti ben lucidati e occhi dello stesso colore che denotavano presunzione e arroganza: in un attimo comprese che tipo fosse.

    Gli rivolse un'occhiata dura come le si avventò contro simile a un avvoltoio che spolpa la preda facendogli subito comprendere che tale non era.

    <>

    La voce autoritaria e lo sguardo risoluto colpirono molto l'uomo.

    <<È molto sicura di sé, commissario, ma da quindici giorni a questa parte da quando c'è stata la prima aggressione non si è fatto alcun passo in avanti.>>

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    <>

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    Raggiunse insieme all'uomo il punto dove era avvenuto l'accoltellamento, ora sgombro e chiuso al pubblico.

    La scientifica stava facendo i primi accertamenti mentre le persone presenti nel momento dell'aggressione erano state radunate all'interno della piccola stazione e sentite dagli agenti sopraggiunti.

    Saila guardò solo di sfuggita il punto dell'aggressione buttando una rapida occhiata all'ambiente circostante. Di per sé era un sottopassaggio come tanti altri, piuttosto lungo e stretto con solo i monitor in alto e le cartine dei treni a fare da cornice.

    Volle sapere se c'erano telecamere di sorveglianza e in effetti una era presente e attiva anche in quel momento.

    Ci buttò un'occhiata: cominciò a muoversi avanti e indietro fino all'imboccatura delle scale che portavano al binario da cui era giunta la vittima sotto gli occhi poco convinti del vice procuratore.

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    <>

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    <> chiese Saila indicando un disegno sulla parete, proprio all'imboccatura del sottopassaggio.

    Rappresentava un triangolo isoscele con un puntino sulla parte destra e al contrario di altri disegni ormai sbiaditi appariva recente.

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    Indicò il puntino sul lato destro.

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    In effetti guardandola sotto quella prospettiva la cosa combaciava ma agli occhi dell'uomo appariva comunque tutta un'assurdità.

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    L'uomo ci pensò qualche istante su quella che sembrava una sfida poi si allontanò e telefonò alle autorità competenti sicuro smentissero quella che gli sembrava una giovane presuntuosa.

    Per Saila era stato anche un modo per toglierselo dai piedi.

    Fece fare tutti i rilevamenti sul disegno dicendo di controllare minuziosamente ogni particolare per poi tornare di sopra dove il sovrintendente Tagliafico la stava aspettando.

    Quell'ometto piccolo e minuto dai capelli grigi ancora folti, due baffetti dello stesso colore che si ripeteva negli occhi acuti, lo considerava il più efficiente tra i suoi uomini. Serio e intelligente le diede subito ragguagli sul caso.

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    L'ometto ci pensò un attimo e senza neanche controllare lo schema dei treni poco distante se lo ricordò.

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    <>

    L'uomo sorrise non abituato a tanti complimenti che il precedente commissario non gli faceva mai.

    <> e indicò all'interno della piccola stazione dove le voci di molte persone si susseguivano.

    <>

    <> Indicò un giovane fermo in attesa poco avanti. <>

    <>

    Fu lo stesso giovane sorvegliante a venirle incontro come la vide avvicinarsi. Era un ragazzo basso e magro con baffetti castani su un viso liscio con naso più grosso del dovuto e dall'aria seria.

    <>

    <> Si strinsero la mano. <>

    <>

    Saila lo giudicò una persona emotiva ma molto seria e sincera, del resto portava ancora sulla divisa il sangue rappreso della vittima.

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    Lo portò di sotto e il sorvegliante non ricordava d'averlo mai visto.

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    Si strinsero la mano e tornarono di sopra.

    Saila andò all'interno della stazione, prese le deposizioni e fece sgombrare l'ambiente.

    Da quanto emerso nessuno aveva visto l'aggressore.

    Ringraziò gli agenti e si trovò Tagliafico davanti che confermò il percorso del treno.

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    Indicò il vice procuratore fuori al telefono da diverso tempo a quella parte.

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    L'ometto strabuzzò gli occhi così Saila gli spiegò del disegno trovato sotto e della sua idea a riguardo.

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    Indicò il vice procuratore che si avvicinava a loro scuro in volto.

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    <>

    Detto ciò uscì rapido buttandosi verso i giornalisti come un pesce dentro la rete. Del resto era il tipico soggetto che amava avere la sua foto sui giornali.

    A Saila invece non importava anzi, aver evitato i giornalisti la considerava una grande conquista.

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    Enigmi e passioni

    Arrivò sera tardi quando Saila terminò di visionare tutti i filmati delle telecamere senza trovare nulla di interessante.

    Nel momento dell'aggressione c'era una confusione totale tanto che era impossibile determinare qualcosa, oltre che la telecamera non riprendeva bene quel punto ma era orientata più avanti.

    Si strofinò gli occhi ripensando agli aggiornamenti dati da Tagliafico che ogni tanto sbucava come in quel momento per poi scomparire nuovamente.

    Si era saputo che l'ultima vittima si chiamava Lara Simoncini, ventidue anni, residente a Lucca e frequentava da un anno la facoltà di giurisprudenza a Pisa. Non si sapeva se avesse legami con le altre due vittime ma al momento le preoccupazioni erano altre. Secondo quanto detto dai medici le sue condizioni erano gravi ma le possibilità ce la facesse alte: le prossime ventiquattr'ore sarebbero state decisive.

    Sperò ce la facesse come era successo alle altre ragazze.

    Aveva saputo che la seconda vittima era ricoverata all'ospedale di Pisa ma le sue condizioni miglioravano a vista d'occhio e presto sarebbe stata dimessa mentre la prima essendo sfregiata non correva pericoli anche se si vergognava a uscire di casa.

    Aveva in mente d'andare a parlare con entrambe l'indomani ma ora voleva rivedere un punto del filmato che non la convinceva.

    <> chiese Tagliafico.

    <>

    Ordinò all'agente addetto alle telecamere di mandare indietro partendo dal punto dopo l'aggressione e così fece.

    Si vedeva il sorvegliante dirigersi verso la vittima, i colleghi tenere a bada la folla, molti che gridavano, qualcuno che fuggiva via e tra questi un uomo pareva avere molta fretta.

    <> L'agente lo fece. <>

    Si vedeva un uomo di una certa età, alto e piuttosto robusto, dal viso pieno e senza capelli in testa. In apparenza non faceva niente di diverso dagli altri che presi dal panico si erano allontanati ma secondo Saila non aveva la coscienza a posto. Glielo diceva il fatto che si guardava indietro in continuazione e correva come un pazzo su per le scale. Da lì non si vedeva altro ma una telecamera fuori dal sottopassaggio lo riprendeva poco dopo che si allontanava rapido dalla stazione.

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    L'ometto guardava con attenzione quel volto che non gli sembrava nuovo.

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    Saila alzò un attimo gli occhi al cielo pensando a casa di sua sorella dove viveva insieme ai suoi tre figli, un luogo dove la parola tranquillità era pressoché sconosciuta. Tuttavia quella sera aveva in mente di passare a trovare un'altra persona.

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    Saila tornò nel suo ufficio, prese la giacca e si avviò all'uscita fermata all'ultimo da Tagliafico.

    <>

    <>

    Detto ciò sfrecciò fuori, prese la moto e si avviò rapida a casa di Angelo. Quando il ragazzo la vide davanti alla porta di casa rimase per qualche istante paralizzato come ogni volta che l'incontrava: per Saila fu lo stesso. Era stata subito colpita da quel giovane edicolante conosciuto appena dieci giorni prima ma che le sembrava conoscere da sempre.

    Era un ragazzo alto e magro dai capelli castano scuro folti con la tendenza a crescere solo in altezza e un viso liscio

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