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Venezia è donna: Il lato femminile del mondo
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E-book112 pagine1 ora

Venezia è donna: Il lato femminile del mondo

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Info su questo ebook

Se mai c'è stato un momento favorevole per visitare Venezia è questo, dopo il lockdown. Non troverai forse i canali con l'acqua trasparente e i pesci, cose che ci hanno spacciato per vere su instagram, ma non troverai nemmeno le orde di turisti armati di selfie-stick.
Vieni a conoscere la città più bella del mondo restituita ai suoi (pochi) abitanti. Vieni a vedere una Serenissima creata e resa grande anche dalle donne. Questo libro racconta il lato femminile della città più desiderata del mondo, vista con gli occhi di una donna e raccontata a uso delle altre donne. 
LinguaItaliano
EditorePermesola
Data di uscita27 lug 2020
ISBN9788832508178
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    Anteprima del libro

    Venezia è donna - Daniela de Rosa

    Daniela de Rosa

    Venezia è donna

    Il lato femminile del mondo

    VENEZIA È DONNA

    Daniela de Rosa

    www.permesola.com

    COPYRIGHT 2019 ©Permesola.com

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa guida può essere usata o riprodotta in alcuna maniera senza l'autorizzazione dell'autrice.

    Per ulteriori informazioni scrivere a editor@permesola.com

    UUID: 967880c3-7c2f-45cb-a4bc-ad54495fbc42

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    INDICE

    INTRODUZIONE

    USI E COSTUMI DELLE SERENISSIME (E DEI LORO UOMINI)

    VENEZIANE DI IERI

    VENEZIANE DI OGGI

    PARTIRE

    LA VALIGIA

    ARRIVARE

    MUOVERSI

    I CONSIGLI DI UNA INSIDER

    IN GIRO DA SOLA

    VENEZIA CON I BAMBINI

    QUINDICI COSE DA FARE ASSOLUTAMENTE

    ALLA GRANDE

    (QUASI) GRATIS

    OLTRE VENEZIA

    DORMIRE

    MANGIARE (E BERE)

    COMPRARE

    FARE TARDI

    DA SAPERE

    CURIOSITÀ

    DECALOGO DELLA VIAGGIATRICE RISPETTOSA

    NUMERI UTILI

    QUALCHE NOTIZIA IN PIÙ

    IN RETE

    L’AUTRICE

    VENEZIA È DONNA

    Daniela de Rosa

    www.permesola.com

    COPYRIGHT 2019 ©Permesola.com

    Tutti i diritti riservati. Nessuna parte di questa guida può essere usata o riprodotta in alcuna maniera senza l'autorizzazione dell'autrice.

    Per ulteriori informazioni scrivere a editor@permesola.com

    INTRODUZIONE

    Trova il bassorilievo che rappresenta una scarpina da donna

    Le guide che raccontano le città e i paesi invecchiano più velocemente di chi le scrive. Da quando ho provato a raccontare Venezia con un taglio femminile – e sono stata una pioniera in questo senso, prima di venire scopiazzata qui e là – la città è un po’ cambiata. Non tantissimo, essendo uguale a se stessa da svariati secoli e compiaciuta di esserlo, ma quel tanto che basta da richiedere un nuovo strumento per leggerla.

    Mentre leggi, o meglio ancora mentre passeggi per le calli, puoi ascoltare la playlist di spotify che ho compilato per te.

    A Venezia ci sono stati tutti almeno una volta della vita. Io ci ho vissuto dieci anni e ci torno regolarmente per diverse settimane, a volte mesi. Da questo punto di vista potrebbe essere la città ‘invisitabile’ per eccellenza, così come secondo me, che ho la passione della fotografia, è la città più ‘infotografabile’ del mondo. Tutto è già stato visto, tutto è già stato detto. Trovare qualcosa di originale non è proprio semplice. Infatti non ho nessuna intenzione di raccontarti cosa puoi vedere a piazza San Marco o come è (o quanto costa) un caffè al Florian. Quello che voglio trasmetterti è l’unicità di questo posto strano, a forma di sogliola, come ha scritto Tiziano Scarpa nel suo libro Venezia è un pesce (bellissimo, a mio parere), da visitare a piedi, lasciandosi dietro il resto del mondo a ogni passo.

    Fallo adesso, subito, appena puoi. Perché Venezia post-covid è più bella di prima. ‘Prima’, una politica spietatamente votata al turismo faceva sì che circa 30 milioni di turisti arrivassero ogni anno a calpestarne ogni masegno, a salire gli scalini dei ponti, a riempire fino all’inverosimile le calli. I poveri, sparuti abitanti rimasti (poco più di 53.000, lo certifica un display luminoso messo nella vetrina della farmacia di Campo S. Bortolomio) soffocavano sotto quella massa non sempre attenta e educata ma famelica di souvenir a basso costo, maschere di cartapesta e sogni da mettere nello zaino di plastica e riportarsi a casa. Adesso moltissimi dei turisti sono spariti. Niente più americani, niente più asiatici. I canali non sono trasparenti e pieni di pesci come qualche video pubblicato su instagram voleva farci credere, ma per le calli si cammina e si respira. I ragazzi si sono di nuovo impossessati delle zone della movida, gli abitanti della loro città. Certo, ci sono ancora i negozi di paccottiglia, tanti, troppi. Ma manca chi compra quelle mascherine made in China. I gondolieri sostano sfaccendati sui ponti cercando di attrarre clienti. Molti degli alberghi sono ancora chiusi. Tantissimi airbnb non hanno clienti. E qualcuno, sciaguratamente, ha alzato i prezzi invece di abbassarli. Ma la città somiglia di più a quella che avevo visto tantissimi anni fa, durante i miei primi soggiorni. Più abitata, più viva, meno cartolina. E il fascino che emana da quelle antiche pietre (insieme a quell’odorino di acqua marcia che sale dai canali e che c’è, diciamocelo, soprattutto in estate) è un quid unico che nessun altro posto al mondo può vantare.

    Venezia ha il suo perché. E più di uno.

    Prima di tutto è la città che tutti desiderano vedere almeno una volta nella vita. Una città nata sull’acqua, contro ogni possibile logica edilizia, resistita tutti questi secoli senza cambiare in (quasi) nulla, una città anti-moderna ma allo stesso tempo anti-conformista. Uno scherzo dell’architettura: costruire una città – e che città! – sul fango e sulla melma, piantandola su pali di legno non è roba da poco. Eppure quel manipolo di veneti in fuga dai barbari, intorno al 400 D.C., ce l’ha fatta. Ha costruito sull’acqua proprio contando sul fatto che i nemici non avevano dimestichezza con paludi e lagune. Fosse solo per questo, per vedere come sta in piedi (e come ci si vive) una città acquatica secoli dopo, varrebbe la pena vederla.

    Ma ci sono anche altre ragioni. L’arte, per esempio. Nel periodo del suo splendore, quello della Serenissima Repubblica, Venezia costruiva, decorava, abbelliva. E il patrimonio culturale che possiede, tra palazzi, musei, opere d’arte, è strepitoso. E poi c’è il discorso del romanticismo: Venezia è la città più romantica del mondo, si dice. Vero. Ma vale la pena vederla senza dover aspettare che sia il grande amore a portarci a braccetto per le calli, perché è anche una città sicura e a misura di donna, purché dotata di curiosità e scarpe senza tacco (ma di questo parleremo più avanti).

    USI E COSTUMI DELLE SERENISSIME (E DEI LORO UOMINI)

    Galletti e altro pollame

    Come tutte le città turistiche, Venezia è piena di… turiste. Cioè di ragazze o donne, magari in piccoli gruppi, che arrivano fin qui per ammirare e godersi paesaggio e monumenti. Ci sono alcuni veneziani convinti che queste donne non aspettino altro che godersi anche gli abitanti e hanno istituito un vero e proprio club di galletti, il cui scopo è conquistare il maggior numero di straniere possibile. Hanno un tabellino di marcia e una serie di punteggi: le svedesi valgono meno delle spagnole perché più facili da conquistare, per dirne una. E così via. Agiscono nei paraggi di piazza San Marco e, a cose fatte, corrono a raccontare agli amici com’è andata. Veri gentiluomini, insomma. Riconoscerli non è facile; mica vanno in giro con il distintivo del club sul bavero della giacca. Ma al primo accenno di gallismo da parte di un locale, ricorda questo paragrafo. Girare alla larga o stare al gioco è poi una scelta personale.

    Ombre e altri liquidi

    Un pescatore chioggiotto appoggia i suoi gomiti nudi alla stessa tavola di un gran signore. Nella prima taverna che capita nessuno pensa a criticare e nemmeno a notare una donna ben vestita seduta a bere una semata e a mangiare pesce fresco. George Sand, 1833 Venezia, come tutte le città del Veneto, ha un tasso

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