Il taccuino della prof: Appunti di un viaggio durato quarant'anni
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Ha cominciato ad insegnare giovanissima, a ventidue anni, maturando nel tempo una grande passione per il proprio lavoro.
Lei, che da bambina avrebbe voluto soltanto dipingere, s’innamora della letteratura e della possibilità di trasmettere agli allievi il suo stesso entusiasmo per gli autori antichi e moderni.
Una volta terminato il suo mandato educativo, non può dimenticare i visi di allievi e colleghi, incontrati in oltre quarant’anni di carriera, tanto da volerne tratteggiare, con piccoli flash-back, le loro storie.
Vittoria scrive i suoi ricordi su un taccuino verde che verrà ritrovato, alcuni anni dopo, dalla figlia Cecilia, mentre lei è ormai lontana, impegnata in una nuova ed esaltante esperienza…
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Anteprima del libro
Il taccuino della prof - Consuelo Cordara
Consuelo Cordara
Il taccuino della prof
Appunti di un viaggio
durato quarant’anni
EEE-book
Consuelo Cordara, Il taccuino della prof. Appunti di un viaggio
durato quarant'anni.
© EEE – Edizioni Esordienti E-book
Prima edizione e-book: aprile 2019
ISBN: 9788866904946
Collana Esperienze e testimonianze
, n. 19
Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.
Copertina di Grafica EEE, credits to Canstockphoto.com.
A Davide,
che non c’è più,
e ai suoi sogni
rinchiusi in un cassetto.
Note dell’Autrice
Perché parlare di scuola?
L’argomento interessa a poche persone: non ai governanti, quasi nulla agli studenti e alle loro famiglie e, spesso, neppure agli stessi docenti. E allora? Mi sembra proprio il momento di affrontare seriamente la questione, o almeno di rifletterci un po’ di più.
Investire sull’istruzione e sulla cultura ci è sembrato spesso un lusso, quasi una forma di snobismo di cui la società può fare a meno, non ottenendone una ricaduta immediata sull’economia del Paese.
Questa visione della scuola è frutto di una politica miope, ottusa e oscurantista, che non sa o non vuole progettare a lungo termine, a favore della formazione delle nuove generazioni e del loro inserimento nel mondo del lavoro.
Studiare e poterlo fare bene, in scuole sicure, guidati da docenti preparati e propositivi, è fondamentale per diventare cittadini a pieno titolo, inseriti in un contesto europeo aperto agli scambi culturali, così come lo desidereremmo, solidale nell’affrontare i grandi temi sociali del momento e non solo quelli riguardanti la moneta unica…
Si tratterà di una deviazione professionale, ma quando parlo dell’importanza di studiare mi tornano alla mente alcune argute pagine dei Promessi Sposi, dove Manzoni ci parla di Renzo, raggirato dall’avvocato Azzeccagarbugli e dallo stesso Don Abbondio, unicamente perché il protagonista è un ingenuo analfabeta, mentre gli altri due personaggi utilizzano il loro latinorum
per confonderlo e prendersi gioco di lui.
La cultura è quindi libertà, possibilità di capire e di difendersi dai soprusi, pianificando il proprio futuro, volgendosi alla ricerca del bello
e del buono
.
Ancora oggi, quando durante le mie passeggiate ho occasione di passare nei pressi della scuola dove ho terminato il mio servizio, provo un po’ di nostalgia, mista però a una sensazione gratificante.
Mi sento appagata, non certo triste o, peggio, liberata da un peso insopportabile! Proprio attraverso le emozioni che vivo, comprendo come io abbia investito passione ed entusiasmo nell’insegnamento e ciò mi permette di ricordare, con tenerezza e soddisfazione, quegli anni non ancora così lontani.
I ragazzi, soprattutto quelli più fragili e problematici, sanno ricambiare la fiducia, le attenzioni e la disponibilità che il docente dimostra nei loro confronti, migliorando il rendimento, ma soprattutto sentendosi ascoltati come persone.
Sono decisamente contraria a una scuola d’élite: prediligo, infatti, la scuola pubblica e laica, che pur non mortificando le cosiddette eccellenze
, si batte per l’inclusione e si fa carico degli allievi maggiormente disagiati.
Dal momento che ho amato la mia professione, ho voluto parlarne a modo mio, attraverso questo breve manoscritto.
Chissà che non sia di qualche utilità per un giovane docente che si avventuri tra i banchi di scuola e cominci il suo viaggio
, non certo privo di difficoltà, ostacoli e possibili incomprensioni, ma pur sempre affascinante, intrigante e coinvolgente.
"Poiché il trascorrere inesorabile del tempo
potrebbe cancellare la memoria di ricordi
ed emozioni importanti dell’esistenza,
voglio affidarli alla carta,
testimone discreta e silenziosa
di gran parte della mia vita."
Consuelo
PREMESSA
Il 4 settembre Vittoria avrebbe disertato il Collegio Docenti. Sarebbe andata al mare, pensava, o chissà dove, ma certamente non più a scuola.
Avrebbe provato una sensazione strana: l’essere una pensionata a tutti gli effetti, un’ex insegnante di lettere che terminava il suo mandato durato ben quarant’anni!
Si sarebbe verificata, già lo sapeva, una piccola-grande rivoluzione
nella sua vita, fino ad allora scandita dai ritmi dettati dalla professione stessa.
A chi – si era chiesta – spiegherò ancora il pessimismo cosmico dell’amato Leopardi, a chi insegnerò com’è fatta una trincea, per chi mi appassionerò argomentando sul periodo della Resistenza?
Vittoria, con l’età, aveva imparato che nella vita ci si ferma per ripartire, alla ricerca di un altro traguardo da raggiungere, perché non bisogna bloccarsi mai, anche se non si conosce quale sarà il cammino da percorrere.
Insegnare era stato per lei, così appassionata e impegnata, uno dei mestieri più belli del mondo e lo avrebbe sicuramente scelto anche in un’altra vita, se ciò fosse stato possibile.
Professionalmente, infatti, sentiva di aver dato molto, ma di aver anche ricevuto in egual misura, o forse di più.
Il rapporto con gli adolescenti l’aveva provato sulla propria pelle e, anche se spesso si era rivelato difficile e faticoso, le era sempre sembrato dinamico e stimolante.
Quel pomeriggio di fine settembre, seduta in terrazzo, ripensò a quel lungo capitolo della sua vita che si stava chiudendo.
Sentì, sul viso, che l’aria si era fatta più frizzante e sembrava spegnere definitivamente la grande calura della lunga e torrida estate.
Vittoria strinse gli occhi, come a volersi concentrare su una questione molto importante.
Quante volte si era accorta di aver trasmesso ai suoi studenti qualcosa
che andava al di là della semplice comunicazione di nozioni scolastiche, tanto che il silenzio improvviso che si creava in classe ne era la prova!
In quei momenti, se li ricordava bene, la magia si compiva e l’attenzione si faceva palpabile: lo scambio di emozioni fra allievo e docente creava così l’empatia necessaria per apprendere e lavorare insieme.
Gli alunni non erano mai