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Il caso Madison
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E-book342 pagine4 ore

Il caso Madison

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Info su questo ebook

Quella che inizialmente appariva come un’insignificante piccola truffa informatica, perpetrata ai danni della filiale italiana della Madison Bank, si è poi rivelata essere un intricato caso internazionale che ha visto il coinvolgimento di potenti organizzazioni criminali italiane e asiatiche, di scaltri mercenari, di grandi multinazionali e di pubbliche istituzioni.
Uno scenario sempre più complicato che sarebbe potuto finire in tragedia, se non fosse stato per il coraggio, la determinazione e l’abilità del giovane capitano della Guardia di Finanza Salvatore Esposito.
Districandosi tra una difficile situazione familiare e un’indagine sempre più impegnativa, il giovane ufficiale è riuscito a portare alla luce ciò che oscure forze avevano tentato in tutti i modi di celare nel buio e poco gli è importato se per fare ciò ha dovuto inseguire il suo istinto in giro per il mondo e scendere a qualche compromesso con la propria coscienza.
Quella che si è andata lentamente a comporre tra le sue mani è stata una storia davvero incredibile, una di quelle storie nelle quali il caso e l’avidità diventano efferati complici al servizio del male.
 
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2021
ISBN9791220808965
Il caso Madison

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    Anteprima del libro

    Il caso Madison - Ezio Amadini

    Il gioco dell’investimento professionale è noioso e defatigante in modo intollerabile per chiunque sia del tutto immune dall’istinto del gioco d’azzardo, e chi lo possiede deve pagare il giusto scotto per questa sua tendenza.

    John Maynard Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, 1936

    Prologo

    Bruno Guerra era sempre stato un uomo molto ordinato e metodico, attento a ogni dettaglio o, in altre parole, pignolo in modo quasi maniacale.

    Basti dire che, se nel supermercato dove andava ogni martedì e giovedì, vedeva uno scaffale in disordine, non resisteva alla tentazione sistemarlo a dovere, sotto lo sguardo divertito del personale.

    In pensione da quasi dieci anni, aveva trascorso la sua vita lavorativa come responsabile amministrativo di numerose aziende, sempre più grandi e complesse.

    Nato nel 1958, faceva parte di quella generazione che aveva studiato e lavorato più con la carta che con i computer e anche nel 2038, nell’era delle CCU¹ e della comunicazione globale, Bruno Guerra non voleva abbandonare le sue vecchie e sane abitudini.

    Per questo stampava con la sua antiquata stampante tutto ciò che riceveva per email e poi archiviava i documenti nel perfetto e rassicurante ordine nel quale aveva trascorso la sua esistenza.

    Nulla sfuggiva alla sua severa catalogazione: bollette, conti, polizze assicurative, ricette mediche, fatture, corrispondenza ed estratti conto bancari; tutto trovava un posto nei voluminosi faldoni disposti nella piccola libreria della stanzetta che aveva adibito a studio.

    In quella bella mattina autunnale del 2038 il signor Guerra stava, come al solito, stampando e sistemando le sue carte. In particolare, aveva appena stampato l’estratto conto bancario del mese di settembre, che la Madison Bank of Italy aveva reso disponibile online.

    Con grande soddisfazione estrasse i due fogli dal vassoio della stampante, prese il faldone dedicato alla banca e si apprestò ad archiviare il documento, dopo aver controllato a una a una le poche transazioni riportate.

    Proprio mentre stava per riporre i due fogli sopra quelli dell’estratto conto del mese di agosto si fermò di colpo, avendo notato una gravissima anomalia: il saldo di apertura di settembre non era uguale a quello di chiusura di agosto. Mancavano la bellezza di 49 centesimi.

    Contrariato e confuso, si collegò al conto corrente tramite la funzione di home banking e chiese al sistema di riprodurre l’estratto conto di agosto. Con sua grande sorpresa il saldo risultava coerente con quello iniziale di settembre, ma inferiore di 49 centesimi a quello riportato nei fogli che aveva stampato e archiviato il mese precedente.

    Inammissibile. Una simile anomalia lo avrebbe costretto a ricontrollare tutti gli estratti conto dell’anno e, forse, anche quelli dell’anno precedente.

    Senza scoraggiarsi, si mise alacremente al lavoro, rifacendo tutte le somme e le sottrazioni con la sua vecchia calcolatrice scrivente, senza bisogno di guardare i tasti: nel 2038 erano davvero poche le persone ancora capaci di farlo.

    Alla fine delle sue analisi fu certo, con grande soddisfazione, che la banca avesse sbagliato.

    Senza indugiare scrisse una lunga e dettagliata lettera di protesta al direttore dell’agenzia della Madison presso la quale aveva il conto corrente e, dopo averla riletta e controllata due volte, la spedì tramite posta certificata, con ricevuta di ritorno.

    Non sanno con chi hanno a che fare questi giovani dilettanti, pensò, molto soddisfatto di sé.

    Il direttore della piccola agenzia di via Solario, a Napoli, lesse con crescente fastidio la missiva di Bruno Guerra, contrariato tanto dalla sostanza quanto dalla forma, così prolissa e arcaica. Capito di cosa si trattava, si limitò a girarla alla Direzione dei Sistemi Informativi, presso la sede centrale di Londra, e rispose all’agitato cliente che la sua lettera era stata inoltrata a chi di dovere, che tutto era sotto controllo e che presto avrebbe ricevuto una risposta sul merito della questione.


    ¹ CCU – Communication and Computing Unit. Dispositivo che ha sostituito telefoni cellulari e pc. Si porta al polso ed è collegata a un sensore innestato direttamente nell’orecchio. La CCU gestisce le comunicazioni, le ricerche in rete, dispone di elevata capacità di calcolo. Interagisce con il suo portatore in formato colloquiale, può fare riprese e proiezioni olografiche. Il sistema operativo delle CCU è una vera e propria intelligenza artificiale specializzata.

    Madison Bank & Assurance

    Camminava a passi rapidi nel silenzioso corridoio dell’antica e prestigiosa sede storica della Madison Bank & Assurance, situata in via del Corso, a Roma.

    Era la sera di una piovosa domenica di inizio marzo del 2038 e Sandro Olivieri si stava recando a presiedere una seduta straordinaria e non ufficiale del CdA², da lui stesso convocata qualche giorno prima.

    L’antico pavimento di legno tirato a lucido scricchiolava sotto i suoi passi, dandogli la sensazione che qualcuno lo stesse seguendo. In realtà a seguirlo, ormai da molto tempo, erano solo i suoi pensieri cupi, le sue paure e l’ansia che ogni notte gli attanagliava lo stomaco.

    Il Gruppo Madison Bank & Assurance era nato ottantasette anni prima, nel 1951, come Banca MA.DI.SO. SpA, fondata dall’ex industriale Massimo Adami, sua moglie Diletta Invernizzi e il giovane e rampante Silvano Olivieri, socio di minoranza.

    Massimo Adami aveva fondato la banca agli albori di quello che era stato il boom economico italiano del secondo dopoguerra, con l’idea di specializzare l’attività nel finanziamento delle piccole e medie imprese del Nordovest. Sotto la guida di Adami la Banca MA.DI.SO. era cresciuta e si era fatta apprezzare sul mercato locale per serietà e affidabilità. Tuttavia, tra il 1978 e il 2005, era stato suo figlio Maurizio a farla crescere sul serio, trasformando la piccola banca locale in una holding nazionale tra le prime venti banche italiane e avviando un’accurata politica di acquisizioni in campo assicurativo. Dopo Maurizio Adami, le redini erano state prese dal suo primogenito, Marcello, che durante il proprio mandato aveva trasferito la sede operativa della holding a Londra, modificandone il nome nel più esotico Madison, e aveva fatto quotare il Gruppo nelle principali Borse europee, nordamericane e asiatiche, traghettando definitivamente la Madison Bank & Assurance nel complesso e articolato mondo della finanza internazionale.

    Marcello Adami non aveva avuto figli per cui, quando nel 2030 aveva deciso di ritirarsi per stanchezza e problemi di salute, lo scettro era passato nelle mani dell’ambizioso e geniale Sandro Olivieri, nipote di Silvano Olivieri, cofondatore della banca e socio di minoranza.

    A differenza del suo saggio predecessore, che aveva iniziato a operare sul mercato dei derivati esclusivamente per operazioni di copertura dei rischi finanziari e per operazioni di arbitraggio sulle valute, l’ambizioso e giovane presidente aveva avviato subito imponenti e spericolate operazioni speculative, con la conseguenza di mettere seriamente a repentaglio l’esistenza stessa della Madison Bank & Assurance nel giro di soli otto anni.

    La situazione era molto grave e di questo si apprestava a discutere con i quattordici membri del Consiglio di Amministrazione, in quella uggiosa domenica di marzo.

    Sandro Olivieri fu l’ultimo a entrare nell’elegante e ampia sala del Consiglio: salutò tutti i presenti in inglese, per rispetto verso i non italiani, e con molta calma prese posto all’estremità a lui riservata del grande tavolo ellittico: i quattordici consiglieri rivolsero lo sguardo verso di lui, ansiosi di sapere perché avessero dovuto frettolosamente lasciare la loro casa, prendere aerei, treni o automobili e passare quella domenica sera riuniti a Roma, quasi di nascosto, invece che con le proprie famiglie.

    «Prima di tutto voglio ringraziarvi per essere venuti qui con un così breve preavviso e senza conoscere l’ordine del giorno» iniziò Sandro, con voce pacata e non priva di una certa solennità, come era solito fare quando parlava in pubblico.

    «Davanti a ciascuno di voi c’è un accordo di riservatezza, in base al quale non potrete parlare con nessuno di questa riunione e di quanto nel corso di essa verrà detto. Vi prego di firmare il documento e di consegnarmelo subito».

    Firmare un accordo di riservatezza prima di una riunione di CdA non era una pratica del tutto inconsueta: veniva fatto abbastanza spesso in tutte le grandi aziende quando si dovevano affrontare argomenti molto delicati, salvo poi, alla fine, concordare cosa sarebbe stato messo a verbale e reso di pubblico dominio. In quel caso, essendo la riunione informale, non ci sarebbe stato nessun verbale da compilare: l’unica traccia di quell’incontro sarebbe stata rappresentata dall’accordo di riservatezza che i quattordici consiglieri stavano leggendo, firmando e consegnando a Sandro.

    «La nostra copia?» chiese il vecchio Marcello Adami che, seppure non più operativo, continuava a far parte del CdA.

    «Non c’è una copia per voi: terrò io tutti gli originali, in un posto sicuro, per il bene di tutti. Nessuna copia deve circolare, perché, come capirete voi stessi, questa riunione non c’è mai stata» rispose Sandro, con la massima serietà.

    Alcuni consiglieri si agitarono nervosamente sulla poltroncina, mentre la tensione all’interno della sala aumentava sensibilmente.

    Dopo che l’ultimo contratto finì al sicuro nella sua borsa, Sandro riprese la parola.

    «Ho attivato i disturbatori e le schermature: da adesso nessuna CCU è in grado di comunicare con l’esterno o di registrare quanto stiamo dicendo».

    «Oh santo cielo, Sandro!» sbottò il Vecchio (così lo chiamavano tutti).

    «Sei davvero melodrammatico stasera… neanche fossimo la Cia».

    «Hai ragione, Marcello, e vi chiedo scusa, ma sono precauzioni che sento di dover prendere, per il bene di tutti» rispose Sandro, chiaramente a disagio. Poi estrasse dalla borsa un piccolo proiettore olografico da tavolo e iniziò a proiettare una serie di immagini a supporto di quanto si apprestava a dire.

    «Sapete tutti che noi, come altri, abbiamo fatto ingenti investimenti finanziari, sia erogando mutui sia, soprattutto, sottoscrivendo derivati speculativi, nell’edilizia keniota, in vista della realizzazione del tanto atteso ascensore spaziale. Quando si è dapprima diffusa e poi consolidata la voce che l’ISE³ sarebbe stato realizzato in Kenya, scelta ovvia per tutti, visto che è la più sviluppata nazione dell’Africa equatoriale, in quel paese è letteralmente esplosa la corsa agli investimenti pubblici e privati, nonostante i continui inviti alla prudenza da parte dell’ONU. Noi, oltre a investire erogando finanziamenti tradizionali, abbiamo messo in piedi anche un’enorme speculazione con i derivati, operazione che ci avrebbe fatto guadagnare tra gli otto e i dieci miliardi di euro in pochi anni».

    «Hai, non abbiamo» precisò subito Marcello Adami «io ero assolutamente contrario».

    «Hai ragione, Marcello, tu sei sempre stato contrario a questo genere di speculazioni, ma i tempi cambiano e con essi la finanza. Tutti gli analisti del mondo davano per certa la costruzione dell’ISE in Kenya e noi, come tanti altri, ci siamo buttati» insistette Sandro.

    «Sì, ma nessuno ha esagerato come hai fatto tu e adesso, dopo che il 4 gennaio l’Onu ha annunciato che l’ascensore si farà in Gabon siamo nei guai fino al collo, non è vero? È per questo che ci hai convocati? Be’, lo avevamo capito benissimo da soli, Sandro» disse ancora Marcello, con voce dura e decisa, nonostante i suoi ottant’anni.

    Sandro osservò il volto degli altri tredici consiglieri, leggendovi chiaramente il loro grande disappunto.

    «In realtà, signori, vi ho convocati per illustrarvi la strategia che ho messo a punto per uscirne fuori».

    Qualche volto si rasserenò come il cielo dopo un temporale e Sandro percepì chiaramente che adesso la soglia di attenzione del suo pubblico era altissima, esattamente come la voleva. Il Vecchio si limitò a emettere una specie di grugnito, ma era attento anche lui.

    «Ciascuno di noi è azionista della Madison Bank & Assurance» iniziò «e in questa sala è rappresentato il sessantadue per cento del capitale. Considerando l’attuale valore del Gruppo ciascuno di noi, chi più chi meno, può definirsi multimilionario o miliardario. Questo vuol dire che, nel caso di un crack della Madison, ciascuno di noi ha decisamente molto da perdere. Quindi io adesso vi parlo più da socio che da presidente del CdA perché, non neghiamolo, il nostro primo interesse sono i nostri soldi».

    Quattordici volti lo fissarono con la massima attenzione.

    «Se non facciamo niente la bolla keniota esploderà presto, generando effetti a catena che porteranno a zero il valore delle nostre azioni. Diventeremo tutti proprietari di carta straccia, signori». Sandro fece una pausa strategica, bevendo un sorso d’acqua.

    «L’unico modo per uscirne è quello di liberarci dei contratti a rischio e di creare nuove riserve per fronteggiare la valanga di insolvenze che avremo sui mutui erogati in Kenya. Otterremo le nuove riserve con l’emissione di obbligazioni subordinate, mentre i derivati dovremo nasconderli e scaricarli con altri titoli. In aggiunta, venderemo gli stock di titoli pubblici e attiveremo nuove e consistenti operazioni sui derivati per compensare quanto più possibile quelle che abbiamo già messo in piedi».

    «Davvero credi che qualcuno sottoscriverà le nostre obbligazioni subordinate?» chiese Filippo Adami, nipote del Vecchio, manifestando come suo zio evidente scetticismo.

    «Certo non verranno a bussare alle nostre porte per acquistarle, ma non dimenticare che abbiamo una rete capillare di agenti per la vendita dei prodotti finanziari al pubblico, oltre al fondo di investimento di cui abbiamo assunto il controllo sei anni fa e…».

    «Aspetta un momento!» tuonò il Vecchio.

    «Ci stai dicendo che vuoi scaricare tutto sui risparmiatori? Sai benissimo che dovremo farlo senza raccontare loro la verità, il che è un reato, oltre a essere eticamente inaccettabile e contrario allo spirito con cui i nostri rispettivi nonni hanno fondato questa banca!».

    «I tempi sono cambiati, Marcello! Mettitelo bene in testa! Qui si tratta di sopravvivere: o noi o loro… se facciamo una buona distribuzione dei titoli sul pubblico le perdite individuali saranno modeste» rispose Sandro, che iniziava ad averne abbastanza delle continue interruzioni del Vecchio.

    «Ma cosa stai dicendo? Una perdita modesta? Vallo a dire a un povero pensionato che ha investito da noi tutti i suoi risparmi! Ti ho sempre considerato molto ardito e disinvolto, ma ora stai rasentando il crimine! E poi, abbiamo un enorme rischio di insolvenza e tu vuoi che ci esponiamo ancora di più?» esclamò infine Marcello, totalmente incredulo.

    «Okay, diamoci una calmata e cerchiamo di essere razionali, in fin dei conti siamo banchieri» riprese Sandro.

    «Sappiamo tutti che se andiamo in bancarotta così come siamo adesso, quelli che perderanno tutto saremo noi e gli altri azionisti più o meno piccoli sparsi sul mercato. Ma se espandiamo la dimensione del problema a livelli molto più alti, coinvolgendo quanti più soggetti possibile con titoli diversi dalle azioni, allora il problema non sarà più solo nostro, ma diventerà pubblico. E quando una banca diventa un problema pubblico scattano le contromisure, che normalmente si attuano sotto forma di salvataggio da parte di qualcuno».

    Nella sala calò il silenzio. Poi il Vecchio si alzò e raccogliendo le sue cose dichiarò: «Non voglio sentire una sola parola in più, Sandro. Ho firmato un accordo di riservatezza che dovrò rispettare, ma quando inizierai a mettere in pratica i tuoi folli disegni ci dovranno essere dei CdA formali e allora avrai sempre la mia opposizione, spero assieme a quella dei miei nipoti con i quali, ti ricordo, deteniamo il ventotto per cento del capitale; potremmo anche convocare un’assemblea straordinaria e destituirti, se volessimo!».

    «Benissimo!» rispose Sandro, in tono di sfida.

    «Non serve che mi destituisci, indicami chi deve prendere il mio posto e sarò lieto di dimettermi: coraggio, signori, chi di voi vuole questa bella poltrona rovente? Chi vuole dedicare i prossimi anni della propria vita a gestire un fallimento, con tanto di processi penali e civili? Coraggio, è tutta vostra!».

    Come era prevedibile, nessuno rispose. Il Vecchio allora si rivolse ai suoi nipoti, Filippo e Valentina.

    «Venite via con me, ragazzi». I due però risposero che preferivano sapere cosa aveva in mente Sandro e come pensava di realizzare i suoi progetti. Filippo e Valentina amavano molto il benessere e la vita lussuosa che conducevano fin dalla nascita: se esisteva una via d’uscita la volevano perlomeno conoscere.

    Il Vecchio lasciò la sala da solo, curvo e con un grande sospiro.

    «Bene» riprese Sandro dopo che il Vecchio se ne fu andato.

    «La strategia a grandi linee è questa: promozione serrata del nostro fondo di investimento Vita Sicura; emissione di obbligazioni subordinate; vendita di titoli pubblici; stipula di nuovi derivati speculativi per cercare di compensare quelli disastrati del Kenya».

    «In questo modo saremo oltremodo sotto capitalizzati» intervenne la consigliera Kate Robinson.

    «Fra tre anni saremo sottoposti a uno stress test da parte delle autorità inglesi e non lo passeremo mai!».

    «Lo so, Kate» rispose Sandro.

    «Per questo dovremo concludere tutto entro due anni, trenta mesi al massimo. Dovremo rimuovere ogni ostacolo e procedere come panzer, senza esitazioni. Ogni dipendente del Gruppo, dai manager ai fattorini, dovrà essere più che motivato a vendere le quote del nostro fondo di investimento e le obbligazioni a chicchessia… anzi, dirò di più: ogni singolo dipendente dovrà essere spinto a sottoscrivere le quote del nostro fondo e aggiungo anche che da quest’anno pagheremo i premi di produzione in quote di Vita Sicura».

    «Ma così danneggeremo anche i nostri dipendenti!» osservò, perplesso, un altro consigliere.

    «Tutti devono essere convinti della bontà del nostro fondo, signori, in particolar modo coloro che lo dovranno vendere. Alla fine proteggeremo coloro che vorremo tenere, così avremo anche lo strumento per fare un po’ di scrematura sul personale».

    «Come faremo con i derivati kenioti?» chiese Filippo Adami.

    «A mano a mano che il fondo riceverà liquidità gli faremo acquistare i contratti kenioti e le obbligazioni invendute sul mercato secondario. Faremo cedere al fondo anche qualche pacchetto azionario buono, se sarà necessario, per raggranellare liquidità da utilizzare per gli acquisti. Poi, una volta ripulita la banca, ci libereremo del fondo».

    «Mi sembra un piano pazzesco… rovineremo un sacco di famiglie» osservò Valentina.

    «Qualcuno ha un piano migliore?» chiese Sandro, provocatoriamente.

    «Io qui vedo tredici famiglie che conosco e che saranno certamente rovinate se non facciamo niente, Valentina. Vogliamo sacrificarci per persone con non conosciamo nemmeno? Direi di metterla ai voti, ma serve l’unanimità. Quanto a Marcello, ci penserò io con calma e alla fine so che lo convincerò. Marcello è come un padre per me, lo sapete tutti, e so come farlo ragionare».

    Sandro concesse qualche minuto ai suoi consiglieri per pensare e poi chiese il voto per alzata di mano.

    Lentamente, una alla volta, tredici mani si alzarono.

    Nessuno voleva diventare povero.

    «Molto bene, grazie della fiducia: non vi deluderò. La seduta è sciolta. Francesco, per cortesia resta qualche minuto, devo parlarti a quattr’occhi».

    Gli altri dodici consiglieri lasciarono lentamente la sala, con l’unico desiderio di tornare a casa il prima possibile e non pensare più, almeno per un po’, alla terribile decisione che avevano appena preso.

    Francesco Di Giacomo era entrato nel consiglio di amministrazione su richiesta di Sandro, dopo che suo zio Pasquale Cafiero aveva fatto una serie di operazioni sul mercato che gli avevano permesso di acquistare lo 0,75 per cento delle azioni Madison. Sandro sapeva benissimo che zio Pasquale era il più importante boss della malavita napoletana, ma la cosa non gli destava particolari problemi: i soldi sono soldi e poi personaggi del genere potevano, prima o poi, tornare utili. Il flusso di denaro che i Cafiero facevano girare tramite il Gruppo Madison era notevole e generava buoni guadagni.

    «Caro Francesco, tutto bene? Sei preoccupato?» iniziò Sandro.

    «Tutto bene, grazie. Preoccupato sì, lo siamo un po’ tutti, ma abbiamo fiducia in te. Il tuo piano mi sembra buono, anche se io non ci capisco niente».

    «Ti ringrazio per la fiducia. Anche io sono preoccupato, non per il mio piano, ma per il Vecchio. Ha ottant’anni suonati e non ci sta più molto con la testa. Hai visto anche tu come si è comportato oggi. Temo che ci renderà le cose difficili, ma soprattutto sono in apprensione per lui… ho paura che si possa agitare troppo e magari gli possa venire un infarto. Hai visto in che stato era quando è andato via? Non sarei sorpreso se domani o dopodomani mi dicessero che gli è venuto un colpo. Mi sentirei davvero molto responsabile».

    «Eh, ti capisco bene, Sandro… con i vecchi è sempre un problema. Ne parlerò con mio zio, lui ha tanta esperienza e conosce un sacco di gente. Mi darà certamente qualche buon consiglio da girarti».

    «Bene, grazie Francesco, sei sempre un amico. Ora scendi a Napoli?».

    «No, mi trattengo a Roma e riparto domani».

    «Vuoi venire a cena da noi? Livia sarà contenta di vederti».

    «No grazie… in verità mi sono organizzato un po’ di compagnia, ma lo sappiamo solo io e te, intesi?» replicò Francesco con aria complice, facendo l’occhiolino.

    «Ti sbagli, amico mio» rispose prontamente Sandro.

    «Io non so niente».


    ² CdA – Consiglio di Amministrazione.

    ³ ISE – International Space Elevator

    Mobilitazione generale

    Due giorni dopo la riunione segreta del CdA della Madison Bank & Assurance, al mattino, Marcello Adami, il Vecchio, fu trovato morto nella sua abitazione.

    L’allarme fu dato dalla nipote Valentina che, come ogni mattina, era andata a casa sua per salutarlo, verificare che fosse tutto a posto e che non avesse bisogno di niente. In realtà il Vecchio era sempre stato del tutto autosufficiente, ma poiché la visita quotidiana della sua nipotina era sempre stata per lui la parte migliore della giornata, apparire un po’ più anziano e malandato di quanto non fosse realmente era stato un prezzo che aveva sempre pagato volentieri.

    Il Vecchio giaceva sulla sua poltrona, teneva ancora fra le mani il libro che stava leggendo e aveva il volto sereno.

    La diagnosi del medico accorso alla chiamata di Valentina fu di morte per ictus emorragico, diagnosi che fu riportata anche nel certificato di morte redatto dal medico legale, dato che non furono trovati elementi tali da far ritenere che la prima diagnosi potesse essere errata.

    Due giorni dopo furono celebrati i funerali nella cattedrale di San Paolo Fuori le Mura, chiesa che era sempre stata particolarmente cara al Vecchio.

    Molte furono le testimonianze di coloro che avevano amato o anche solo conosciuto e stimato Marcello Adami, e tra queste non poté mancare quella di Sandro Olivieri, che volle parlare per ultimo.

    «Oggi se ne va un grande uomo, un grande banchiere e, soprattutto, un grande amico che per me è stato come un padre. Ho avuto la sfortuna di dover seppellire due figure paterne, ma anche la fortuna di aver goduto della presenza, dell’affetto e della protezione di un padre acquisito dopo la prematura perdita di quello naturale. In un’epoca in cui arrivare a novant’anni è quasi la norma, Marcello ci saluta con dieci anni di anticipo, logorato dall’intensità con cui ha vissuto la sua vita, quasi interamente dedicata alla Banca e a me.

    Marcello ha trasformato la nostra Banca in un’importante azienda multinazionale e mi ha reso un vero uomo, serio e responsabile, insegnandomi tutto ciò che so. La gratitudine verso di lui mi accompagnerà per il resto della vita. Che Dio lo abbia in gloria e perdoni i suoi peccati, se ne aveva».

    Le parole di Sandro furono seguite da un lungo applauso e da molte lacrime: i parenti e gli amici più stretti si consolarono a vicenda scambiandosi abbracci e parole di conforto fino a quando la cerimonia si concluse nel Nuovo Cimitero Monumentale dell’Urbe, dove gli Adami avevano la loro tomba di famiglia.

    James Dalton Edwards, inglese, era il giovane e ambizioso capo della DCVI, la Direzione Centrale Vendite Indirette della Madison Bank & Assurance, cioè era il capo della diffusa e capillare rete di agenti che, in cambio di adeguate commissioni, si facevano carico di vendere al pubblico i prodotti finanziari e assicurativi del Gruppo.

    Seduto nel suo ampio ed elegante ufficio all’ultimo piano dell’Adami Building di Londra, il giovane James stava leggendo l’ultimo ordine di servizio proveniente dalla Direzione e firmato direttamente da Sandro Olivieri. Il documento era indirizzato a tutti i Direttori Centrali, Direttori di Funzione, Direttori di Filiale e Dirigenti, e James si era soffermato, in particolare, su alcuni passaggi:

    la Direzione considera la vendita delle quote del fondo di investimento ‘Vita Sicura’ prioritaria rispetto alla vendita di tutti gli altri prodotti tradizionali. Tutti i dipendenti del Gruppo devono adoperarsi per promuovere tali vendite. I premi di produzione saranno condizionati dai risultati di tali vendite ed erogati mediante quote dello stesso fondo. E poi ancora… si dispone un aumento delle provvigioni erogabili al Canale di 5 punti percentuali, a discrezione della DCVI, che è libera di predisporre tutte le politiche e le campagne di incentivazione che riterrà utili al raggiungimento degli obiettivi, anche e soprattutto in termini innovativi.

    Porca puttana!, pensò James. Mi si sta dando carta bianca per spremere il Canale… fantastico, questa è la mia grande occasione!

    Subito dopo chiamò la sua prima assistente.

    Debra Johnson era una ragazza di trentaquattro anni, piuttosto minuta, molto carina e ben proporzionata. I suoi lunghi capelli biondi erano sempre raccolti in uno chignon o in una coda di cavallo e la sua

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