Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

’A maggica storia der Rocche
’A maggica storia der Rocche
’A maggica storia der Rocche
E-book135 pagine1 ora

’A maggica storia der Rocche

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ho sempre amato La scoperta dell’America di Cesare Pascarella. Ho così preso lo spunto dai cinquanta sonetti del poeta romanesco, per scrivere una mia storia. La Magica Storia del Rock. Ho circoscritto temporalmente il racconto cominciando dalla metà degli anni cinquanta, con la nascita del mito di Elvis Presley, per finire con il festival di Woodstock (15 – 18 agosto 1969). I narratori sono Giorgio, Franco, Sergio e Ugo, tutti componenti della band denominata “I Ciuffi volanti” che, non più giovanissimi, si scambiano reciprocamente i loro ricordi dei grandi miti del rock.

Antonio Boccuccia, avvocato di professione, scrive poesie e romanzi. Nel 2014 pubblica il suo romanzo d’esordio Tutto questo non vi consoli riscuotendo un buon successo di critica. Nel 2015 ha pubblicato Zero virgola zero due per cento; nel 2016 Una cioccolata calda e nel 2017 Pronto, sei tu? I suoi romanzi, così come le sue poesie, hanno ricevuto riconoscimenti letterari.
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2019
ISBN9788830606289
’A maggica storia der Rocche

Correlato a ’A maggica storia der Rocche

Ebook correlati

Musica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su ’A maggica storia der Rocche

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    ’A maggica storia der Rocche - Antonio Boccuccia

    Vudstocche

    INTRODUZIONE

    Ho sempre amato La scoperta dell’America di Cesare Pascarella.

    Ho così preso lo spunto dai cinquanta sonetti del poeta romanesco, per scrivere una mia storia.

    La Magica Storia del Rock.

    Ho circoscritto temporalmente il racconto cominciando dalla metà degli anni cinquanta, con la nascita del mito di Elvis Presley, per finire con il festival di Woodstock (15 – 18 agosto 1969).

    I narratori sono Giorgio, Franco, Sergio e Ugo, tutti componenti della band denominata "I Ciuffi volanti" che, non più giovanissimi, si scambiano reciprocamente i loro ricordi dei grandi miti del rock.

    I quattro sono a Roma, nel quartiere popolare Prenestino, precisamente nello scantinato dove si sono riuniti sin dai primi anni sessanta, per dar vita al loro complessino che ha avuto anche un discreto successo a livello locale.

    Proprio di fronte al palazzo ove si trovano i protagonisti, in un immobile adiacente, vi è una finestra che si affaccia sullo scantinato e da cui si riescono a vedere i visi e a sentire le voci (e i suoni), di chi si trova all’interno dello stesso.

    Dalla finestra spunta il viso di Ninetta che, a sua volta, con gli occhi e la mente di oggi, racconta la storia della piccola band e dei quattro musicisti, a cui si aggiungeranno le esperienze della stessa donna, divenuta un’appassionata fan, ma anche carissima e inseparabile amica, dei Ciuffi Volanti.

    Ninetta sarà la portavoce delle speranze, delle illusioni e delle delusioni di tutti i giovani che hanno vissuto gli anni sessanta.

    Naturalmente la Storia non ha nessuna pretesa di essere completa; mancano sicuramente molti nomi.

    Né ha la presunzione di avere la qualità dei versi e della proprietà del linguaggio romanesco del grande Pascarella.

    Di quanto sopra me ne scuso in anticipo.

    Ai lettori chiedo soltanto di apprezzare lo sforzo compiuto e, magari, l’originalità dell’idea.

    Il primo verso: Ma che dichi? Ma leva mano, leva è un omaggio alla Scoperta dell’America che inizia, per l’appunto, con le stesse parole.

    A seguire un mio racconto La Stellina Margherita. I disegni illustrativi sono dovuti all’abile e fantasiosa matita di Julien Charles, a cui vanno i miei ringraziamenti.

    Infine, alcune mie poesie in dialetto e in lingua. Si tratta, nella quasi totalità, di testi scritti quando avevo venti anni o giù di lì. Per rispetto di me stesso ho preferito lasciarli così, com’erano.

    Buona (spero) lettura.

    Antonio Boccuccia

    PROLOGO

    *

    PRIMO

    «Ma che dichi? Ma leva mano leva⁰¹!

    Stamo bene qui noi a strimpellà⁰²,

    Ma senza de lui che ce credeva,

    Che te penzi⁰³ che mo’ stessimo a fà⁰⁴?

    Si Colombo sbajava direzzione,

    D’America, tanto pe capisse,

    Sto saund⁰⁵ ch’è pieno de vibrazzione

    Che pare sia n’apocalisse,

    Lo potevi sentì drento⁰⁶ a ‘na grotta?

    La chitara che sfonna l’orecchi,

    E a batteria sotto c’arisbotta⁰⁷?

    L’urli che c’escheno da le bocche,

    Senticce freschi pur se semo vecchi,

    Perché basta sonà musica rocche⁰⁸?»

    I QUATTRO PADRI FONDATORI

    *

    Elvis Presley⁰⁹

    SECONDO

    «Dichi bene, Giò, ma er Colombo vero,

    Ce lo sai bene che portava er ciuffo,

    La pelle bianca cor ritmo d’un nero,

    Porca l’oca, regà, quant’era buffo!

    ‘Ol rait mamma’ diceva e mescolava,

    Cauntri bollìto¹⁰ ‘nsieme ar Ritm end Blus,

    Co’ ‘Gud Rockin Tunàit’ ce ballava,

    E schitarava co’ ‘Blu Suede Scius’.

    Er nove de settembre cinquantasei,

    L’invitorno¹¹ all’Eddì Sallivan Sciò,

    Ogni regazza lì pronta a dije okkei¹²,

    Ervis de Pervis cantava, ner mentre

    Li genitori j’urlaveno Ahò!,

    Lui faceva l’artalena ar ventre!»

    Chuck Berry¹³

    *

    TERZO

    «Mica te voj scordà, Frà, Ciacche Beri»

    Risponne Ugo, volenno daje spago¹⁴,

    «Che, chiusa la valigia cò li feri

    Der mestiere, annò dritto su Chicago

    Partenno da San Luisse; parucchiere,

    Esperto de cosmesi e acconciatura.

    Ma pe’ lui sonà era er piacere,

    Pane e chitara, e vai co l’avventura.

    Fece er ‘Passo d’anatra’ coi piedi,

    Tenenno¹⁵ la chitara orizzontale,

    Urlava ‘Maybillìn’, e che ‘nce credi?

    Le scintille je usciveno dar sòno,

    Ma er pezzo più forte era de quer tale

    Jonny Bi Gùd cioè Giovà fà er bòno

    Little Richard¹⁶

    *

    QUARTO

    «Ce credo, Ughè, nun sò bucìe¹⁷, sò fatti»

    Incarza Franco, come fusse gnente,

    «Ve vojo riccontà¹⁸ d’un lavapiatti,

    Labbra rosse cor trucco appariscente,

    Ch’era preso per culo un po’ da tutti.

    Insurti e sesso, scrive ‘na canzone,

    Ch’intitolò cor nome ‘Tutti Frutti’,

    Pulì er testo e arzò più d’un mijone.

    ‘Primo Re der Rocche e rolle’, diceva,

    E dice, de sè; forse un po’ pè finta,

    Ma forse un po’ davero ce credeva!

    Littòl Riciard, er boss dei fricchettoni,

    Ha unito bianchi e neri cò la grinta.

    L’ha copiato puro Littòl Toni»

    Jerry Lee Lewis¹⁹

    *

    QUINTO

    «Bigna²⁰ trovà posto ar diavolo bionno²¹»

    Fa Sergio, c’un corpo²² ai piatti forte,

    «Jerry Lì Luis, c’ha mostrato ar monno,

    Ch’er rocche se pò fà cor pianoforte!

    Sì, Ervis era mejo, ma pè poco,

    Perchè Jerry era ‘na furia ai concerti.

    Tu penza²³ che ‘na vorta ha dato foco,

    Lascianno tutta la gente a occhi operti²⁴,

    A un pianoforte vero, er mattacchione!

    Ce lo sai perché lo fece, ce lo sai?

    Nun era messo urtimo ar cartellone!»

    «Amichi mia, sta storia m’attira»

    Dice Ugo: «Però le tonzille fanno ahi!

    Famo pausa e bevèmose ‘na bira»

    NINETTA

    *

    SESTO

    «Eccheteli²⁵ lì, tutti e quattro a beve²⁶,

    So ortre²⁷ cinquant’anni che me li godo,

    Da sto bucétto²⁸. Sole, pioggia o neve,

    Cucino un pollo arrosto o faccio er brodo.

    Sergio, un giorno, cor suo ber musetto,

    Me dice, piano, piano e bono, bono:

    "Ninè, da sta finestra de rimpetto,

    Lo senti er ritmo, l’armonia, sto sòno?

    "Ce lo sento, artrochè se ce lo sento,

    Mica so’ sorda a l’orecchio mio"

    Te piace? Ammazza! Sì, me piace tanto

    S’affaccia Ugo, er solito spaccone,

    "Allora si te piace, te dico io,

    Scenni²⁹, che te sonamo³⁰ ‘na canzone."

    I CIUFFI VOLANTI

    *

    SETTIMO

    «De niscosto³¹ da mi padre impiccione,

    Scesi giù in cantina e l’ho visti,

    Co li strumenti lustri a perfezzione,

    Me sembraveno quattro Gesucristi!

    Sergio a la batteria, che rullava,

    Ugo ar basso, lì sempre pronto a morde,

    Franco co’ la chitara ce riffava³²,

    Giorgio c’a sua, giocava cò le corde.

    Quann’arivò da noi er ‘sessantacinque³³,

    Eravamo regazzi tutti quanti,

    Nun facevamo cento tutti e cinque³⁴.

    Nacque così la bend der Prenestino³⁵

    E la chiamorno³⁶ Li ciuffi volanti!

    Ma …ecco che ricomincia er riccontino³⁷…»

    GLI INVENTORI DEL NOME

    *

    Alan Freed³⁸ - Bill Haley³⁹

    OTTAVO

    «Indov’è nato er nome Rocche e Rolle?

    T’o dice Giorgio tuo! Si nun sbajo⁴⁰,

    Un tal diggéi⁴¹, pei dischi un vero folle,

    Alan Fridde de Clìveland Oajo,

    ‘Gni sera, circa alle undici e tre quarti,

    Partiva co’ un programma musicale,

    Detto Mundògghe Rocche e Rolle Parti.

    Parolina maggìca, eccezionale!

    Billi Allei la schiaffò⁴², de traverso,

    A ‘Rocche era un de Clocche’, ‘na canzone,

    Che girò poi tutto l’universo.

    Così è nato er nome Rocche e Rolle.

    Pe’ noi è stata tutt’un’emozzione,

    Che forte drento⁴³ ar sangue ancora bolle»

    GLI ARTISTI E I SUCCESSI DEGLI ANNI CINQUANTA

    *

    Carl

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1