Sedotta dal milionario: Harmony Collezione
Di Joss Wood
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Info su questo ebook
Bo, magnate dell'industria vinicola, non pensava di rivedere Remy. Trascorrere quella notte con lei era stato come scherzare con il fuoco, un fuoco dal quale si era lasciato avvolgere molto volentieri. Ma ora che Remy è di nuovo lì davanti a lui non se la lascerà scappare una seconda volta.
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Sedotta dal milionario - Joss Wood
successivo.
1
Remy Draycott fissava la brochure aperta davanti a lei, sorseggiando un bicchiere di chardonnay. E così, quella era la città di Bellevue, pensò guardandosi intorno nell'enoteca alla moda, con le grandi vetrine affacciate sulla strada principale.
Una città cosmopolita, sofisticata, abbastanza ricca, con la sua elegante aria europea.
Le piaceva molto.
Da ciò che aveva visto finora, Bellevue sembrava racchiudere il meglio di ogni altra città della Napa Valley. C'erano le vedute mozzafiato delle montagne di Palisade, un pezzettino del vecchio, affascinante mondo di Calistoga, un po' dell'eleganza informale di St. Helena, e a giudicare dal superbo hamburger che le avevano servito nel ristorantino lungo la strada, la stessa passione per il cibo di Yountsville.
Era un peccato che fosse solo di passaggio. La città sembrava invitarla a restare ancora un po'.
No, non poteva, pensò, scacciando la tentazione.
Per la prima volta in vita sua lei aveva una scadenza da rispettare.
Al pensiero di dover essere a Portland entro tre giorni, svuotò il bicchiere d'un fiato e chiese il bis.
Entro tre giorni, sua madre avrebbe dato alla luce il suo fratellastro e aveva chiesto a Remy di esserci.
Insieme a sua nonna e al suo nuovo patrigno, che peraltro aveva appena sette anni più di lei.
Remy si portò il bicchiere alle labbra. Era sorpresa, terrorizzata e confusa da tutta quella situazione.
Sorpresa che dopo una vita da genitore single, la sua forte, brillante mamma femminista si fosse decisa a fare un figlio con un allenatore di liceo. Terrorizzata perché sua madre aveva quarantaquattro anni e il suo sarebbe stato un parto ad alto rischio. E confusa perché... be', c'era più di un quarto di secolo di divario tra lei e il suo prossimo fratellastro. Ventisette anni... Non era solo sconcertante, era bizzarro.
Era tutto molto strano e inquietante. Remy sperò che Jan crescesse quel bambino meglio di quanto avesse cresciuto lei. Poteva solo sperare che il fratellino fosse un bambino normale. Normale sarebbe stato perfetto.
Remy sentì cambiare l'atmosfera nel locale. Grata per la distrazione, si voltò a guardare il nuovo arrivato. L'uomo si era fermato per parlare con una coppia, a un tavolo vicino alla porta d'ingresso. Era voltato di spalle e Remy poté ammirare la schiena fasciata dalla camicia bianca e lo spettacolare fondoschiena avvolto negli eleganti pantaloni neri.
Terminata quella conversazione, l'uomo si spostò al tavolo successivo, per salutare. Remy aspettò che si voltasse per poter vedere il suo viso. Appoggiò il mento sul palmo della mano, a suo agio come sempre, nel ruolo di libera cacciatrice.
Nell'angolo, una biondina strimpellava una chitarra e cantava in un microfono. Un gruppo di donne intorno a un grande tavolo festeggiava qualcosa, ridendo sguaiatamente e tracannando tequila. Il banco del bar a ferro di cavallo era gremito di gente e Remy non poté fare a meno di notare con quanta avidità le donne seguissero il nuovo arrivato. In una sala piena di begli uomini, quello riusciva a catturare l'attenzione di tutte, senza fare nulla di speciale.
Raggiunse il banco e si fermò a pochi passi da dov'era seduta lei e finalmente riuscì a vedere il suo viso. Aveva i capelli castani e ondulati, un naso da statua greca, occhi profondi di un grigio intenso e la bocca più sensuale che Remy avesse mai visto.
Oh sì, molto eccitante. Incredibilmente sexy.
Remy inclinò la testa di lato, mentre lui si perdeva in un'altra serie di saluti e chiacchiere. Chissà perché, ogni volta che apriva bocca sembravano tutti pendere dalle sue labbra. A parte il viso da attore e il fisico statuario, era colpita dalla sicurezza e dalla forza che emanava. Era un maschio alfa, concluse.
Ne aveva conosciuti parecchi, vivendo e lavorando a New York. Uomini arroganti e presuntuosi che affollavano gli uffici, i locali e i marciapiedi della città. Non si era mai voltata a dar loro una seconda occhiata. Fino a quella sera.
Provava una strana, imbarazzante eccitazione del tutto fuori luogo. Era solo di passaggio a Bellevue e non aveva bisogno di distrazioni. Quello era il classico uomo per cui le donne erano pronte a fare pazzie e a cambiare i propri piani, ma lei era troppo intelligente per comportarsi così.
Bo Tessier l'aveva notata non appena aveva varcato la porta di vetro dell'enoteca di famiglia, proprio nel cuore di Bellevue. Il locale aveva successo. Piaceva molto ai turisti e gli abitanti della città ne avevano fatto un punto di ritrovo privilegiato. Tornò a guardarla. Teneva il gomito sul bancone e si reggeva il mento con la mano. La lunga cascata di ricci castani disordinati e ribelli aveva delle striature chiare troppo sottili per essere opera di un parrucchiere. Gli zigomi erano alti e ben disegnati.
Un fisico slanciato e asciutto... quasi pelle e ossa.
«Hai saputo che Bella è morta?»
Distolse l'attenzione dalla bellezza al bar e si voltò verso un tavolino alle sue spalle. Era tutto il giorno che rispondeva alla stessa domanda. Sì, certo che aveva sentito che Bella Avram, sua vicina e proprietaria della Bella's Folly, una tenuta di cinque acri risalente a secoli addietro, proprio al confine con Belleaire, era passata a miglior vita la notte precedente.
«Ci stavamo chiedendo chi erediterà. Era ricca.»
Sarebbe stato l'argomento del giorno.
In quanto agli eredi, chi poteva dirlo? Bella aveva ravvivato la vita della valle con le sue molteplici, torride relazioni, ma non si era mai sposata e per quanto si sapesse, era figlia unica di figli unici, quindi... Ma una volta individuato l'erede, lui sarebbe stato il primo a fare un'offerta. Poteva fare a meno di quella mostruosità di casa, piena di paccottiglia, ma voleva la terra. Più terra significava più vigneti e ci sarebbe stato abbastanza spazio per le serre destinate ai frutti esotici e alle verdure destinati ai suoi e ad altri ristoranti della zona.
Era anche consapevole che quel pezzo di terra, immerso nella parte più turistica della Napa Valley, sarebbe stato la gioia di qualunque costruttore. Belleaire non aveva bisogno di trovarsi alla porta accanto un centro residenziale. Lui non riusciva a pensare a niente di peggio.
Scambiò ancora qualche parola, poi si accomiatò e tornò ad avvicinarsi al bar.
«Il solito, signore?» chiese il barman. Bo annuì.
Il barman si voltò rapidamente e lui sussultò quando una costosa bottiglia di whisky quasi gli scivolava di mano. Resistendo a stento all'impulso di balzare dietro il bar e servirsi il drink da solo, tamburellò con le dita sulla superficie del bancone. Di colpo ricordò le parole di sua sorella Ginny e la mano gli si bloccò.
Tu spaventi i nostri dipendenti, Bo. Sei così distante, irraggiungibile. Lasciati andare e magari sorridi, ogni tanto. Scambia due parole con loro, qualche battuta. Spreca qualche complimento.
Un tempo, prima di perdere Anna e di assumere l'enorme responsabilità di dirigere il Belleaire Group, non avrebbe avuto difficoltà a farlo. Ora non aveva né il tempo né la voglia di blandire e coccolare persone pagate per fare il loro lavoro.
La comunicazione non era il suo forte, come Ginny gli rammentava spesso.
Puoi anche startene rinchiuso nel tuo silenzio, ma nessun uomo è un'isola, fratello...
Bo accantonò mentalmente il problema. Lavorava come un forsennato, alla guida del loro gruppo multimilionario che comprendeva vigneti, cantine, aziende agricole, un hotel, ristoranti e alcune enoteche. Non capiva perché avrebbe dovuto correggere qualcosa che funzionava così bene.
Sollevò il bicchiere di whisky con ghiaccio e chiuse gli occhi mentre ne beveva un sorso. Tutta la sua attività ruotava intorno al vino, ma non c'era niente come un buon bicchiere di whisky irlandese per calmarsi.
Guardò di nuovo il barman. «È passato mio cugino?»
«Eli è venuto e andato. Ha aspettato un po', poi ha lasciato detto che vi sareste visti domani mattina.»
Con la coda dell'occhio vide la donna voltarsi. Sapeva che lei stava ascoltando la loro conversazione, si sentiva il suo sguardo addosso. Non gliene import... Dannazione, è uno schianto!
Molte splendide donne entravano e uscivano dai suoi locali, ma per lui erano trasparenti. Aveva trentacinque anni e quando sentiva l'esigenza di una donna, poteva contare su un paio di numeri di telefono. Erano donne che conosceva, che gli piacevano, con cui era a suo agio. Che capivano che lui voleva solo un paio d'ore di sano divertimento.
Bo appoggiò gli avambracci sul bar e si guardò i piedi appoggiati alla barra dorata del banco, resistendo alla tentazione di guardarla e attaccare discorso.
Forse sarebbe dovuto tornare a casa, pensò. Quando lui, sua sorella e suo cugino avevano deciso di trasformare la vecchia, enorme dimora di famiglia in un hotel, avevano fatto costruire tre case lussuose, quasi ai confini della proprietà. Erano abbastanza distanti l'una dall'altra per garantire un minimo di privacy. Poco lontano c'era una quarta casa più piccola, a disposizione dei parenti e degli amici in visita.
Il giorno dopo sarebbe stato impegnativo e non era proprio il caso di mettersi a rimorchiare. E poi, Bo sapeva d'istinto che non era il suo tipo. Gli piacevano le donne come lui, calme e composte. Il corto prendisole che indossava con pesanti stivali da cowboy, i riccioli lunghi fino alla schiena, il viso senza trucco, dicevano chiaramente che quella donna era uno spirito libero.
Era sempre stato alla larga dagli spiriti liberi, dalle avventuriere. Preferiva donne meno complicate, senza grilli per la testa. Calme.
Chissà come, sapeva che quella donna era tutto tranne che...
Finisci il tuo whisky e squagliatela, Tessier. Era assurdo stare lì a studiare tattiche d'abbordaggio che non aveva intenzione di usare né con lei né con altre donne.
Intelligente, di successo, ricco, a giudicare dagli abiti firmati, ma... Smarrito, pensò Remy. Le spalle ampie erano contratte e continuava a tamburellare sul bancone. Lei aveva una lunga esperienza e riconosceva lo stress quando lo vedeva. A quel tale serviva qualcosa di più di un whisky e quattro chiacchiere. Aveva bisogno di rilassarsi, di ridere e probabilmente anche di una buona dose di sesso.
Lei poteva garantirgli le prime due cose, ma non se la sentiva di escludere a priori la terza. Era folle, ma non si era mai sentita così attratta da un uomo.
Spero che tu abbia un gran senso dell'umorismo, bellezza, altrimenti sto per fare la figura della scema... «Ecco, tu sei proprio come il caffè che mi piace: scuro e forte.»
L'uomo si voltò a metà verso di lei e Remy trattenne il respiro quando incontrò per la prima volta i suoi occhi. Erano di un grigio scuro, metallico, ombreggiati da un paio d'incredibili ciglia nere.
«Scusa?»
Remy fece un sospiro scherzoso poi finse di pensare. «Non ha funzionato, eh? Che ne dici di questo...? Cercavo un uomo del tipo GBF e alla fine ho trovato un esemplare perfetto... GBF sta per Gran Bel Fondoschiena, a proposito.»
Lui alzò gli occhi al soffitto. Il suo viso restò impassibile e se non fosse stato tradito da un fugace lampo di divertimento nello sguardo, lei se la sarebbe data a gambe.
«Ma davvero?»
Remy sfoggiò il suo sorriso più spudorato.
«Battuta scadente, eh?»
La bocca gli si sollevò impercettibilmente ai lati.
«Molto scadente.»
«E va bene... l'ultima. Sei tu quello che sta per offrirmi il prossimo drink?»
Lui la fissò per un momento prima di sfoderare un vero sorriso che lo rese, agli occhi di Remy, da freddo e distante a vagamente accessibile.
Oh tesoro, dovresti sorridere più spesso...
«Non eccezionale, direi, ma passabile.»
La sua voce era carezzevole e calda come il whisky che stava sorseggiando, pensò. Si voltò per ordinarle da bere, poi si spostò sullo sgabello vuoto accanto al suo. La guardò in viso e come Remy aveva previsto, ebbe un moto di sorpresa notando i suoi occhi di un nocciola chiarissimo, che virava verso l'oro pallido. Ma contrariamente a ciò che accadeva di solito, lui non fece commenti. Si limitò a incrociare le braccia sul petto, continuando a fissarla.
Remy avrebbe voluto allungare la mano e allentargli la cravatta e si chiese come sarebbe stato in jeans e maglietta. O nudo. Fantastico, concluse.
«Queste battute terribili sono la tua arma di seduzione?» le chiese, di nuovo