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Un amicizia che scotta: Harmony Destiny
Un amicizia che scotta: Harmony Destiny
Un amicizia che scotta: Harmony Destiny
E-book179 pagine2 ore

Un amicizia che scotta: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Scandali a Boston 1/4
Jules Brogan e Noah Lockwood sono cresciuti insieme, legati da una profonda amicizia, almeno finché la vita non si è messa di traverso, allontanandoli.
Noah, designer e velista, ha scelto la vita in mare, dove grazie agli sponsor di regate e competizioni ha guadagnato il necessario per salvare le proprietà di famiglia. Jules, ora rinomata decoratrice d'interni, ha vissuto quel distacco come un abbandono, ignara delle vere ragioni dietro la partenza dell'amico.
Ritrovarsi non è facile, scoprirsi innamorati sconcerta, ma lasciarsi travolgere dal desiderio e dalla passione sembra la cosa più naturale per entrambi. Per questo non possono perdersi di nuovo.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2019
ISBN9788830507661
Un amicizia che scotta: Harmony Destiny

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    Anteprima del libro

    Un amicizia che scotta - Joss Wood

    successivo.

    Prologo

    Callie...

    Come aveva fatto per quasi trent'anni, Callie Brogan baciò i capelli neri della figlia. Consapevole che niente era garantito – né il tempo, né gli affetti o la vita stessa – coglieva ogni occasione per baciare e abbracciare la sua prole. Tutti e sette i figli.

    No, non li aveva messi al mondo tutti lei. Levi e le gemelle, Jules e Darby, erano suoi. I fratelli Lockwood: Noah, Eli e Ben erano... figli del cuore. Biologicamente, appartenevano alla sua più cara amica e vicina di casa, Bethann Lockwood che era scomparsa dieci anni prima. E anche Dylan-Jane, o meglio DJ, era un'altra figlia del cuore.

    La vita di un tempo, come moglie viziata del facoltoso e potente Venture Capitalist di Boston, era finita. Il suo amato Ray se n'era andato, lasciandola vedova da ormai tre anni.

    Callie era – deglutì un singulto – sola. A cinquantaquattro anni, era tempo di reinventarsi.

    E faceva tanta paura.

    Era stata una madre e la moglie di un uomo esuberante ed energico. Adesso, però, era qualcuno che non riconosceva. Dove imparare di nuovo a conoscersi.

    «Mamma?»

    Callie sbatté le palpebre e guardò gli occhi brillanti di Jules. Come sempre, le toglievano il fiato. La figlia aveva gli stessi occhi di Ray, una sfumatura incredibile di blu argento, incandescenti e luminosi. La familiare ondata di dolore immancabilmente la travolse più come una mareggiata che uno tsunami. Ray le mancava. La sua risata chiassosa, le braccia vigorose, il sesso. Sì, accidenti, le mancava davvero anche il sesso.

    «Stai bene?» chiese Jules, con il consueto intuito.

    Callie sventolò una mano per minimizzare. Si considerava una mamma moderna, tuttavia confessare certe cose davanti alla figlia ormai adulta era qualcosa di impensabile. Perciò scrollò le spalle e sorrise.

    «Sto bene.»

    Jules si accigliò. «Non ti credo.»

    Callie desiderò che gli altri figli fossero lì. Eli e Ben non avevano partecipato al pranzo della domenica perché stavano facendo gli straordinari per risistemare un catamarano. Noah era in Italia o in Grecia. Forse a Cannes. Quel ragazzo si spostava in aereo come i comuni mortali viaggiavano in auto. Sarebbe mai rientrato a Boston?

    Il maggiore dei ragazzi Lockwood non era tipo da mostrare i sentimenti, ma le azioni del patrigno dopo la morte di Bethann avevano lasciato in lui segni profondi. Era troppo orgoglioso per manifestare quanto fosse ferito, e ammettere di sentirsi perso, solo e afflitto. Come Bethann, considerava le emozioni, i timori, come un fallimento e una debolezza. L'indipendenza di Noah la frustrava, ma non le impediva di volere bene a quel ragazzo... quell'uomo. Ormai aveva superato la trentina.

    Levi si sedette su uno dei divani di pelle e posò il bicchiere di whisky sul tavolino. «Giusto, mamma, qual è la grande notizia?»

    Callie si accomodò sul bracciolo della poltrona con Jules accanto a lei. Darby e DJ, la migliore amica delle gemelle, si trovavano ai lati di Levi.

    Jules le strofinò una mano sulla schiena. «Che c'è, mamma?»

    Bene, ci siamo. «Lo scorso martedì erano tre anni dalla morte di vostro padre.»

    «Lo sappiamo, mamma» mormorò Darby, stringendo con dita eleganti il gambo del bicchiere di vino.

    «Ho deciso di apportare qualche cambiamento.»

    Jules increspò le sopracciglia con aria scettica. Dopo l'assenza di Noah e l'improvvisa morte di Ray, non amava decisioni o mutamenti improvvisi. «Tipo...?»

    Callie guardò fuori dalle finestre verso lo straordinario panorama del lago e del campo da golf. «Prima che nasceste, il padre di Bethann trasformò la tenuta in un'area residenziale privata, con anche un country club. Vostro padre fu uno dei primi ad acquistare e costruire su questa terra, e questa villa è, oltre a quella dei Lockwood, una delle più grandi della proprietà.»

    I volti dei ragazzi assunsero la medesima espressione sconfortata. Avevano già sentito quella storia.

    «Ora è troppo grande per me. Gli inquilini della casa che possediamo dall'altra parte della tenuta hanno dato disdetta e io intendo trasferirmi lì.».

    Callie vide l'orrore sui loro visi all'idea di perdere la residenza di famiglia. «Quando morirò, questa casa andrà a te, Levi, ma dovresti entrarne in possesso adesso. So che ciascuno di voi intende vivere per conto proprio, tuttavia non ha senso comprarne un'altra quando hai questa, Levi. Le gemelle possono stare qui mentre cercano un posto che le soddisfi. È centrale, conveniente, e dovete solo pagare le utenze.»

    «Stare qui con Levi? Scherzi?» commentò Darby. Ma Callie colse l'occhiata che la ragazza scambiò con Jules, e sorrise alla loro eccitazione.

    «DJ potrebbe trasferirsi nell'appartamento sopra il garage» suggerì Jules, elettrizzata.

    Lei amava quella casa. Tutti l'amavano. Era spaziosa, con soffitti alti e pavimenti di legno, un'area esterna per svagarsi e un ampio cortile. Era poco distante dalla palestra privata del Country Club Lockwood, che tutti frequentavano. Il Tavern, il pub e ristorante italiano annesso al circolo, era il luogo d'incontro preferito dei suoi figli. I ragazzi giocavano a golf all'interno delle mura della signorile tenuta verde in cui erano cresciuti, non appena gli impegni di lavoro glielo concedevano.

    Era la loro casa.

    «Non mi va di vivere con le mie sorelle. Mi è bastato condividere l'infanzia con loro» recriminò Levi.

    Mentiva, Callie ne era sicura. Levi adorava le sorelle e non poteva fare a meno di tenerle d'occhio. L'indole protettiva era molto accentuata in lui.

    «È una buona soluzione. Non dovrai cercare nulla in affitto mentre cerchi una casa da acquistare; e dato che tu e Noah avete investito una larga parte del vostro denaro nel nuovo porticciolo, ci vorrà un po' prima che i vostri conti bancari si risollevino.» Callie arricciò il naso. Levi possedeva di certo qualche milione di dollari. Erano una delle famiglie più facoltose di Boston.

    Lui scosse la testa. «Apprezziamo la tua offerta, ma abbiamo tutti un'attività di successo e non devi preoccuparti per noi.»

    Callie avrebbe desiderato rammentare loro che era la mamma, e lo sarebbe sempre stata. Non avrebbe mai smesso di prendersi cura di loro.

    «Sicura di volerti trasferire nella casa di Ennis Street?» chiese Jules.

    Sicurissima. In quella abitazione c'erano troppi fantasmi, troppi ricordi.

    «Ho bisogno di qualcosa di nuovo, di diverso. Papà se ne è andato, ma io sono ancora qui e ho deciso di reinventare la mia vita. Ho stilato una lista dei desideri e voglio fare un sacco di cose entro il mio cinquantacinquesimo compleanno.»

    «È fra dieci mesi» puntualizzò Darby.

    Grazie. Come se Callie non lo sapesse.

    «Che cosa hai incluso nella tua lista dei sogni, mamma?» volle sapere Jules, divertita.

    «Oh, le solite cose. Un viaggio in Francia, seguire un corso d'arte, imparare a dipingere.»

    Jules le rivolse un sorriso indulgente. Sua figlia sarebbe caduta dalla sedia se avesse saputo che l'elenco annoverava anche un'avventura di una notte, una telefonata erotica, vedere le tigri allo stato brado, fare bungee jumping, e dormire nuda al sole.

    E, soprattutto, non avrebbe detto loro che la sua massima priorità era aiutarli a sistemarsi. Non era assillata dall'idea che si sposassero. No. Talvolta un matrimonio, come quello della sua più cara amica, valeva meno del foglio su cui era stato redatto. Callie desiderava che i figli trovassero un rifugio sicuro, una persona che avrebbe reso le loro esistenze complete.

    Al momento, però, anelava che Noah tornasse a casa, a Boston, nel suo ambiente. Come avrebbe potuto aiutarlo se lui era dall'altra parte del mondo?

    1

    Noah...

    Noah insinuò le dita tra i suoi folti capelli e si perse in quegli straordinari occhi dello stesso colore della luna nuova sull'Oceano Antartico. Un profumo dolce e sensuale emanava dalla sua pelle, e la bocca generosa prometteva baci ardenti e voluttuosi. Il cuore di lui tentava di uscire dal petto e posarsi sulla mano di lei.

    Jules premette i seni contro il suo torace e inclinò i fianchi per sfiorare con il bacino la sua erezione...

    Lei era Jules, la sua migliore amica.

    I pensieri, il tempo, il frastuono della festa di Capodanno si dissolsero, e nulla contò più di lei. Jules con i capezzoli turgidi, i fianchi sollevati e gli occhi blu argento che lo imploravano di baciarla.

    Un bacio. Era tutto ciò che lui poteva avere.

    Le sfiorò le labbra e si smarrì nel suo sapore, nel suo profumo. Per la prima volta dopo mesi, il dolore parve attenuarsi, la confusione diradarsi. La lingua di lei scivolò tra i suoi denti, e gli obblighi svanirono, le decisioni che era stato costretto a prendere non ebbero più alcuna importanza. Jules era tra le sue braccia e lo stava baciando. Il mondo, all'improvviso, acquistò senso.

    Stava per accarezzarle i meravigliosi seni, per sentire le sue gambe avvolte al proprio bacino, e strofinarsi contro il nucleo della sua femminilità, quando delle forti mani lo agguantarono per le spalle, strattonandogli i capelli.

    Sorpreso, vacillò all'indietro e cadde, poi vide Morgan e il padre che lo fissavano dall'alto con un'aria beffarda. Rivolse lo sguardo a Jules che aveva il volto rigato di lacrime.

    «Bastardo!» gridò Morgan.

    «Questo è il mio ragazzo» esultò Ethan. «Sangue o no, sei mio figlio.»

    E Jules? Piangeva e piangeva.

    Un'altra notte, lo stesso sogno ricorrente. Noah Lockwood scostò con violenza il piumino e le lenzuola, incapace di sopportare le soffocanti coltri sulla pelle arroventata. Avvolgendo un braccio attorno alle ginocchia piegate, si passò la mano sulla nuca. Imprecando, cercò a tentoni il bicchiere d'acqua sul comodino, facendo una smorfia per l'impronta di sudore sul piumino nero.

    Fece scivolare le gambe giù dall'ampio letto, afferrò i boxer appoggiati sulla sedia lì accanto, e li infilò. Si girò e vide Jenna, un'amica che vedeva quando si trovava in città, che si allungava per accendere la lampada sul comodino e guardava l'orologio. Con un mugugno, allontanò le coperte e, nuda, iniziò a raccogliere i propri abiti.

    «Ne vuoi parlare?» gli chiese.

    Diavolo, no. Era già raro che si confidasse con i fratelli o gli amici intimi, perciò era impossibile che parlasse dei suoi sogni con una temporanea compagna di letto. Senza un lungo chiarimento, Jenna non avrebbe compreso, e Noah era refrattario alle spiegazioni. Inoltre, parlare significava affrontare le proprie paure, il senso di colpa e analizzare il passato. Qualcosa di eccessivamente sgradevole.

    Noah raggiunse la portafinestra che dava sul balcone. L'aprì e respirò l'aria salmastra della fresca notte di tardo autunno. Sfumature rosate del nuovo mattino si insinuavano tra gli alberi che costeggiavano i lati e la parte posteriore del complesso.

    Amava Cape Town, annidata tra il mare e le montagne. Era stupefacente tanto quanto Oahu, Cannes o Monaco. Ma non era a casa. Avvertiva la mancanza di Boston con un'intensità che a volte minacciava di farlo crollare. Però, non poteva tornare. L'ultima volta che l'aveva lasciata ne era rimasto annientato, ed era un'esperienza che non desiderava ripetere.

    Noah accettò il breve bacio di commiato di Jenna e l'accompagnò alla porta. Finalmente solo, afferrò la T-shirt dalla sedia dietro di sé e la indossò. Quindi, prese il telefono, andò sul balcone, e si appollaiò sul bordo di una robusta poltroncina.

    Il sapore amaro del sogno non era ancora svanito, così prese un lungo respiro d'aria fresca e pulita nel tentativo di schiarirsi la mente. Gli incubi gli risvegliavano sempre il desiderio di mettersi in contatto con i fratelli, così digitò il numero di Eli, perché era più probabile che rispondesse rispetto a Ben.

    «Noah, stavo proprio per chiamarti.» Sebbene fosse a Boston, dall'altro capo del mondo, Eli pareva essere nella stanza accanto.

    Noah percepì una nota preoccupata nella sua voce, e lo stomaco gli si contorse. «Che succede?» domandò, cercando di apparire sicuro.

    Lui era il maggiore dei fratelli e, nonostante fosse sempre assente, era lui che guidava la nave Lockwood, tramite telefonate o mail. In realtà, non era del tutto vero. Levi aveva acquistato il porticciolo North Shore e il cantiere navale con il denaro ereditato da Ray, permettendo a Noah di ritirarsi.

    Eli e Ben erano delle teste calde e inclini a prendere decisioni impulsive, Levi no. Noah era felice di avere lasciato le problematiche quotidiane nelle sue mani.

    «Callie ci ha chiamati per avvisarci che a Lockwood è apparso un cartello vendesi

    «Ethan vende la casa?»

    «No. Vende tutto. La nostra casa d'infanzia, la terra, il country club, il campo da golf, gli edifici. Vende la LCC Trust, e questo include ogni cosa presente nella tenuta, tranne le abitazioni di proprietà individuali.»

    Noah si lasciò sfuggire una colorita imprecazione.

    «Si dice che abbia di nuovo bisogno di denaro».

    «Okay, fammi digerire la cosa. Ti richiamo fra poco.»

    Noah trattenne il respiro e serrò le palpebre, lasciando che rabbia e disappunto fluissero in lui. Dieci anni prima, aveva trascinato in tribunale l'uomo che chiamava papà, a cui voleva bene e dal quale credeva di essere ricambiato. Dopo la morte della madre, aveva scoperto che il loro matrimonio che aveva ritenuto perfetto non era stato che una bugia. L'unico padre che aveva avuto, e posto su un piedistallo, era solo un truffatore seriale e uno scialacquatore.

    Impedire

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