Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Una principessa ribelle
Una principessa ribelle
Una principessa ribelle
E-book495 pagine9 ore

Una principessa ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

N°1 in classifica del New York Times

Essere la figlia del re d’Inghilterra comporta numerose responsabilità. Ma la Principessa Adeline si rifiuta di piegarsi alle aspettative che il suo titolo porta con sé. Sa bene, infatti, che potere e privilegi vanno a braccetto con intrighi e menzogne di ogni tipo. Non si sente tagliata per un mondo fatto solo di apparenze, che le impone di sposare qualcuno che non ama. Nonostante faccia di tutto per proteggere la sua indipendenza, si sente schiacciata dai doveri e dalle responsabilità. Questo fino al giorno in cui Josh Jameson entra nella sua vita. Affascinata dai suoi modi diretti, Adeline è catturata dal magnetismo dell’attore dalla reputazione peggiore di tutta Hollywood. Josh, infatti, è diverso da chiunque altro abbia mai conosciuto e Adeline sente di poter finalmente essere sé stessa. Il guaio è che Josh non ha nemmeno una goccia di sangue blu. E c’è chi è disposto a fare qualunque cosa per tenerli lontani.

Milioni di copie vendute in Inghilterra, in Spagna e negli Stati Uniti

«Jodi Ellen Malpas si è superata! È in assoluto la mia autrice preferita e sa sempre sorprendermi.»

«Questa storia è emozionante, intensa, appassionata. Tutto quello che cerco da un’indimenticabile storia d’amore.»

«Il primo incontro tra Adeline e Josh mi ha fatto venire i brividi.»

Jodi Ellen Malpas
È nata a Northampton, in Inghilterra, e si dedica a tempo pieno alla scrittura anche se fino a qualche anno fa lavorava in un’impresa di costruzioni. La sua carriera è iniziata mettendo online il primo volume della trilogia This Man (composta da La confessione, La punizione, Il perdono e Tienimi con te per sempre), che è diventata un bestseller internazionale ed è pubblicata in Italia da Newton Compton, insieme alla One Night Trilogy, The protector, Proibito e All I am, uscito solo in ebook.
LinguaItaliano
Data di uscita6 giu 2019
ISBN9788822735201
Una principessa ribelle
Autore

Jodi Ellen Malpas

Jodi Ellen Malpas‘ Romane wurden in über 20 Sprachen übersetzt und erobern die Bestsellerlisten weltweit. Ein Erfolg, den die bekennende Tagträumerin nicht für möglich gehalten hätte. Seitdem ist das Schreiben von ebenso spannenden wie leidenschaftlichen Geschichten zu ihrer Passion geworden.

Autori correlati

Correlato a Una principessa ribelle

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Una principessa ribelle

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Una principessa ribelle - Jodi Ellen Malpas

    EN2371_Una_principessa_ribelle_jodi_ellen_malpas.jpglogo-EN.jpg

    2371

    Tutti i personaggi di questo romanzo sono immaginari

    e qualunque analogia con persone reali, esistenti o esistite,

    è puramente casuale.

    Titolo originale: The Controversial Princesss

    Copyright © Jodi Ellen Malpas 2018

    The moral right of Jodi Ellen Malpas to be identified

    as the author of this work has been asserted in accordance

    with the Copyright, Designs and Patent Act of 1988.

    All rights reserved

    Traduzione dalla lingua inglese di Francesca Noto

    Prima edizione ebook: ottobre 2019

    © 2019 Newton Compton editori s.r.l., Roma

    ISBN 978-88-227-3520-1

    www.newtoncompton.com

    Realizzazione a cura di Corpotre, Roma

    Jodi Ellen Malpas

    Una principessa ribelle

    marchio%20front.tif
    Newton Compton editori

    Indice

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo 25

    Ringraziamenti

    Alla mia Zoe.

    Se c’è un modello di assistente leale,

    devota e perfetta, è lei.

    Grazie di tutto.

    RINGRAZIAMENTI

    Un milione di grazie ai soliti sospetti. Voi tutti sapete chi siete! Sono una ragazza fortunata a godere del vostro appoggio. Un ringraziamento speciale va a Leah, la mia correttrice, che rende l’editing quasi piacevole. Quasi, ho detto! Ciò che è davvero piacevole, tuttavia, è lavorare assieme a te. Grazie di tutto e per aver compreso i miei Jodi-ismi. Al reparto grafico delle mie case editrici inglese e statunitense. Sono un disastro a spiegare come desidero le copertine, eppure voi ci azzeccate tutte le volte. Grazie!

    E voi, signore! Vorrei portarvi fuori tutte quante a bere Mojito fino a perdere i sensi!

    Spero che questo libro vi piaccia.

    Jodi xxx

    Capitolo 1

    Osservo il mio riflesso nell’ampio ed elaborato specchio mentre i miei lunghi capelli neri vengono pettinati e acconciati sulla nuca dalla mia consulente d’immagine personale, Jenny. Mi assicura che ho sempre l’aspetto dell’invidiabile e bellissima principessa che dovrei essere. Guardo mia madre: occhi e capelli neri, pelle olivastra. L’aspetto fisico è l’unica cosa che ho ereditato dalla principessa di Spagna, ora regina consorte d’Inghilterra. La sua natura amorevole, ligia al dovere e docile non ha niente a che fare con me, cosa che ha molto deluso e frustrato il re Alfred d’Inghilterra. Suo marito. Mio padre.

    Il mio vecchio è attaccato alle tradizioni, ai valori e alle regole. Regole antiquate e, francamente, irragionevoli. L’età moderna sembra aver deciso di stare lontana da re e regine.

    Il mio tubino nero in raso è poco collaborativo quanto la mia natura, stretto e che mi lascia la schiena scoperta, i tacchi alti quanto le mie lunghe gambe riescono a gestire e le labbra di un rosso scandaloso. Il mio aspetto farà inarcare di sicuro le sopracciglia cespugliose del re e, come al solito, non mi interessa affatto.

    Chiudo gli occhi, nascondendo la vista del mio scandaloso aspetto, mentre Jenny mi spruzza della lacca sul morbido chignon. «Può sorridere, sa?», commenta, arricciando le ciocche libere che mi incorniciano il viso. «È il suo compleanno, dopotutto».

    Riapro gli occhi e riprendo da dove mi ero fermata, fissando gli occhi scuri e vuoti che mi osservano dallo specchio. Compio trent’anni, oggi. Dovrei essere sposata, ormai, a qualche membro di sangue blu del mondo aristocratico, qualcuno come Haydon Sampson. Il figlio di David Sampson, l’amico di una vita di mio padre, nonché suo fedele consigliere, è la scelta che lui farebbe per me. Peccato che Haydon non sia la mia scelta. Non lo sposerò. Mai. «Dimmi di cosa dovrei sorridere».

    «Non tutti possono avere una festa in giardino a palazzo per il loro compleanno».

    Sposto lo sguardo su Jenny. «Ma pensi davvero che la festa di oggi sia per me?».

    Ignorando la domanda, lei raccoglie la mia borsetta e ci mette dentro un rossetto e qualche altro trucco. Jenny ha cercato di farmi piacere la vita da reale da quando ho memoria. Sa cosa penso di Claringdon Palace, dei party in giardino e del fatto di trascorrere del tempo con altri reali e aristocratici assortiti. «Cerchi di divertirsi».

    Sposto lo sguardo da Jenny a Kim, la mia segretaria personale, quando lei entra nella mia camera. Sembra formale come sempre, con quel suo fisico minuto in un rigido completo grigio con giacca e pantaloni e i capelli rossi tenuti in ordine da un fermaglio sulla nuca. Ignoro il suo sopracciglio sollevato quando nota il look che ho scelto per il party. «La sua auto la sta aspettando».

    «Grazie». Faccio un profondo respiro, cercando di trovare il coraggio per affrontare il pomeriggio che mi attende e prendo la borsetta da Jenny. «Il telefono?»

    «Nella tasca laterale».

    Annuisco, grata, ed esco dai miei alloggi, con Kim alle costole. «Quanto dovrò sopportare questo pomeriggio?», domando, mentre percorriamo l’enorme corridoio della galleria della mia casa a Kellington Palace, una delle tante residenze reali al centro di Londra. È elegante e perfetta, come dovrebbe essere un palazzo reale. Lancio un’occhiata alle pareti, mentre procedo, con i ritratti dei miei antenati che riempiono ogni spazio disponibile, tutti vestiti in modo perfetto, tutti minacciosi. Un giorno, ci sarò anch’io accanto a loro, con un aspetto altrettanto regale. Ma il mio sarà soltanto una facciata. Una menzogna.

    «Mi sta chiedendo per quanto tempo dovrà partecipare alla sua festa di compleanno?», domanda Kim, divertita. «Direi che dovrà restarci per tutta la durata».

    Faccio una smorfia. «Fantastico».

    «A proposito di venerdì sera», riprende lei.

    «Che c’è da dire su venerdì sera?»

    «La sua piccola indiscrezione con un certo banchiere».

    Sorrido, ricordando più che bene quell’indiscrezione. Gerry Rush, presidente della più importante banca d’Inghilterra. Potrà anche essere un quarantacinquenne, ma è un uomo distinto e delizioso. «E cosa c’è da dire riguardo a tale indiscrezione?». Guardo Kim mentre ci fermiamo sulla sommità della grande scalinata e non mi piace per niente il modo in cui ha stretto le labbra. «È sposato».

    «No, è separato», ribatto io, ricordando bene l’articolo pubblicato qualche settimana fa da un tabloid.

    Kim tira fuori un giornale e io lo guardo, vedendo una foto di Gerry Rush con una donna a braccetto. Sua moglie. «Quando è stata scattata?»

    «Giovedì. A quanto pare, hanno fatto pace».

    Mi porto la mano al petto, sentendo il sudore freddo inumidirmi la pelle del viso. «Oh, mio Dio», sussurro. «Quel verme. Non me l’ha mai detto».

    Kim si affretta a tamponarmi le guance con un soffice fazzoletto, asciugandomele. «Mi sembra ovvio».

    «La stampa sa di noi?». Se è così, anche mio padre lo saprà, e sarà un grattacapo di proporzioni epiche che vorrei davvero evitarmi. E lo sarebbe stato anche prima di sapere che quel traditore bugiardo si era riconciliato con la signora Rush.

    «Se ne è occupato Felix».

    Sospiro di sollievo, ringraziando mentalmente il capo dell’ufficio stampa di Kellington Palace. Neanche lui sarà molto soddisfatto di me. Nessuno lo è mai. «Quindi, c’era qualcosa da sistemare?»

    «Qualche foto».

    «Come hanno fatto a scattarle?»

    «Devono averla seguita dall’Opera». Kim corruga le labbra. «Insomma, davvero, Adeline. Auto separate che raggiungono lo stesso hotel dallo stesso evento?»

    «È stata una sua idea».

    «E scommetto che ha dovuto torturarla per convincerla, vero?». Pesca qualcosa dalla sua borsa. «C’è questo in Woman. Molto più rispettoso, non le pare?». Kim mi mostra la rivista, dove mi ritrovo in copertina. Osservo la foto in cui esco da un’auto all’esterno dell’Opera House, protetta da Damon, autista e capo delle mie guardie del corpo. Il titolo recita: Bellezza, stile e un titolo reale. Com’è davvero essere la principessa Adeline? Ve lo raccontiamo noi! Alzo gli occhi al cielo e passo alla doppia pagina dell’articolo, dove parlano nel dettaglio della mia vita, sbagliando su tutto. Spensierata? Eccitante? Soddisfacente? Chiudo di scatto la rivista e la restituisco a Kim, scendendo le scale per raggiungere l’ingresso. «Il mio vestito era favoloso, su questo hanno detto la verità».

    «Scommetto che sembrava favoloso anche sul pavimento della stanza d’albergo di Gerry Rush».

    «Divertente», scatto, scendendo gli ultimi gradini e arrivando sul pavimento a mosaico, prima di rivolgere un cenno a Damon, che mi attende all’entrata. Lui risponde allo stesso modo, secco come sempre. La sua solita uniforme nera oggi è blu navy. «Hai un impegno speciale?», gli domando, estorcendo un sorriso discreto al suo volto sempre teso.

    «Buon compleanno, signorina». Il suo tono, baritonale e profondo, fa quello che fa sempre. Mi calma. Mi rilassa. Damon è il mio autista e il capo delle mie guardie del corpo da dieci anni, ed è una certezza nella mia vita. È un bene che gli sia affezionata, altrimenti potrei odiarlo per la sua intrusione nella mia vita.

    «Grazie, Damon. Come sta la tua deliziosa moglie?»

    «Molto bene. Grazie per l’interessamento, signorina».

    «Ne sono lieta. E ora, togliamoci l’incombenza di questo pomeriggio, d’accordo?»

    «Potrebbe non essere così male, sa?», interviene Kim, mentre infila la rivista nella borsa, e io per tutta risposta rido, perché lei sa benissimo come mi sento. Lo sa e basta. Raddrizzo le spalle e punto verso la porta, abbassando lo sguardo per assicurarmi che il mio seno non sia in evidenza… o almeno non troppo. Damon apre la porta e si scosta, facendomi passare. «Grazie, Damon», lo apostrofo, fermandomi in cima ai gradini, quando vedo qualcuno che mi blocca la strada verso lo sportello aperto della macchina.

    «Buon compleanno, Addy». Eddie mi sorride, con un mazzo di rose bianche sotto il mento.

    «Eddie!». Mi lancio su mio fratello. «Che canaglia. Non mi hai detto che saresti tornato a casa».

    Lui mi afferra, facendomi ridere, e mi fa compiere un giro completo sui gradini di Kellington Palace. «Non ti entusiasmare troppo». Mi posa a terra e lancia alla mia mise uno sguardo di disapprovazione. «Non ti ho preso un regalo».

    «Non me ne importa», dichiaro, guardando Damon. «Tu lo sapevi?». Il mio autista si stringe nelle spalle, con la mano ancora sulla maniglia della porta. Mi giro verso Kim. «E tu?».

    «Potrebbe aver telefonato la settimana scorsa». Kim comincia a controllare lo schermo del telefono, lasciandomi tutto il tempo di tornare a guardare il mio amatissimo Eddie, il minore dei miei fratelli maggiori. Il mio salvatore. L’unico che mi capisce. Indossa la sua uniforme militare, con il berretto verde sistemato alla perfezione sulla testa altrettanto perfetta. Una parte di me lo invidia perché può servire il suo Paese. Un’idea stupida, me ne rendo conto, ma almeno lui riesce a sfuggire a questo circo per nove mesi alla volta, quando è in giro per il mondo.

    «Avanti, andiamo a festeggiare», interviene Eddie, lasciando la borsa e i fiori vicino alla porta. Olive, un membro della servitù, li afferra quasi prima che si siano posati sul pavimento.

    «Al palazzo?», borbotto io, per niente colpita dal suo entusiasmo.

    «Bevi tanto champagne e sorridi. Ci sono io. Ci divertiremo sicuramente di più». I suoi occhi color nocciola scintillano dispettosi e so che è questo il suo regalo per me. Un po’ di divertimento.

    Il mio compleanno è appena diventato molto più accettabile. Posso sempre contare su Eddie. Osservo Kim, che condivido con mio fratello quando lui è a casa, come anche Kellington Palace e altri membri dello staff, alzare gli occhi e mostrarsi piuttosto preoccupata. Sogghigno. Sono certa che chiamerà subito Felix, non appena entreremo in auto. Il povero Felix ha già abbastanza da fare quando ci sono solo io a casa. Ora che Eddie è tornato, si consumerà i mocassini italiani per cercare di mantenere perfetta la nostra reputazione da reali.

    «Sarà meglio che andiamo, prima che il re mandi i suoi tirapiedi a cercarci». Prendo a braccetto Eddie e punto verso l’immacolata Mercedes che ci aspetta.

    «Credo che Davenport abbia già chiamato, signorina», fa sapere Damon, mentre ci tiene aperto lo sportello.

    «Oh, che sorpresa», sussurra Eddie, mollando a Damon una pacca sulla spalla coperta dalla giacca del completo. «E ha ancora il suo solito palo nel culo?».

    Scoppio a ridere. Il maggiore Davenport, il segretario privato del re, è di vecchia scuola, proprio come nostro padre. Io sono una spina nel fianco, Eddie un grattacapo, mentre il nostro fratello maggiore, il principe John, è il santo tra i tre figli del re. Il leccapiedi. L’erede al trono e il principe perfetto.

    «Credo di sì, signore», replica Damon, secco, mentre entrambi saliamo in macchina. Sorrido, ringraziandolo, intanto che chiude lo sportello. Posso anche odiare la mia esistenza da reale, ma adoro il mio staff. Al contrario dell’entourage di mio padre, tra aiutanti, consiglieri e servitori, i miei non sono dei rigidi e pomposi palloni gonfiati all’antica. È un minimo sollievo nel mio mondo soffocato, soprattutto considerando i miei ovvi difetti. Sorrido e mi accoccolo contro il fianco di mio fratello, così sollevata che sia a casa per farmi sentire meglio.

    E buon compleanno a me.

    Capitolo 2

    Mentre ci avviciniamo ai cancelli di Claringdon Palace, vediamo la strada piena di gente e di polizia. Si accalcano contro le transenne che li tengono a distanza. I flash delle macchine fotografiche continuano a lampeggiare incessanti, con la stampa presente in massa all’evento. Damon rallenta a passo d’uomo e sento la folla che scandisce il mio nome e mi augura buon compleanno.

    «Ti adorano», sussurra Eddie, come a ricordarmi che almeno qualcuno al mondo mi ammira, perché la mia famiglia, presenti esclusi, di certo non è della stessa opinione.

    «Adorano anche te», replico, sorridendogli. Ma il più giovane dei miei fratelli ha non solo l’affetto della gente, ma anche l’amore della nostra famiglia. Non come me. Ha trovato uno scopo nell’esercito e si sta rendendo utile. «Ferma la macchina, Damon».

    «Signorina?». I suoi occhi mi guardano dallo specchietto retrovisore, incerti.

    «Ferma la macchina», ripeto. «Vorrei camminare un po’».

    «Ma non è nei programmi, signorina».

    Evito per un soffio di alzare gli occhi al cielo. «È il mio compleanno. Tutte queste persone sono qui per sperare di vedermi, e non voglio deluderle».

    Eddie resta zitto, sapendo che farò ciò che voglio, e Damon, sebbene riluttante, rallenta fino a fermarsi di fronte ai cancelli chiusi. Aspetto che esca e mi apra lo sportello, con la mano premuta sull’auricolare, dicendo alle auto dietro di noi del cambiamento di programma. «Tu non vieni?», chiedo a Eddie.

    «Faremo tardi. Il re non ne sarà contento».

    «Non sarà contento del ritardo, o del fatto che ci siamo fermati a salutare dei nostri sostenitori?»

    «Di entrambe le cose».

    Fingo di essere terrorizzata, spalancando gli occhi. «Oh, sarò impiccata, annegata e squartata?»

    «Molto divertente».

    Sorrido ed esco, lisciandomi il vestito, mentre Kim si precipita verso di me dall’auto dietro la nostra. «Signorina, questo non faceva parte del…».

    «Lo so». La liquido così, stampandomi un sorriso in faccia e girandomi verso la folla. L’entusiasmo dei presenti sale di qualche decibel, mentre cammino verso le transenne più vicine. Mi vengono offerti dei fiori, la gente china il capo in segno di rispetto. Mi fermo davanti a una bambina che si è arrampicata sulle barriere per vedere meglio. Ha un mazzolino di margherite in mano, un enorme sorriso eccitato sul viso.

    Mi faccio avanti, costringendola ad allungare il collo all’indietro per vedermi. «Sono per me?», le chiedo con dolcezza, indicando i fiori. Lei annuisce con entusiasmo, offrendomeli. Sorrido e li accetto, portandomeli al naso. «Sono meravigliosi».

    «Buon compleanno, principessa», intona lei, facendo ridacchiare qualcuno nelle vicinanze.

    «Oh, grazie».

    «È anche il mio compleanno».

    «Davvero?». Le mostro entusiasmo a mia volta, mentre la madre la tira giù dalle barriere di metallo, riportandola sul marciapiede. Mi accoccolo davanti alla transenna per poterla guardare di nuovo negli occhi. «Allora buon compleanno anche a te. Come ti chiami?»

    «Clara».

    «E quanti anni compi oggi, Clara?».

    Le sue manine paffute si afferrano alle sbarre di metallo mentre spinge il viso più vicino che può. «Ho sei anni e sarò anch’io una principessa, da grande, proprio come te».

    Spalanco la bocca, fingendo sorpresa. «Wow. Sarai una bellissima principessa. E vorrai vivere in un castello o in un palazzo?»

    «In un palazzo», dichiara lei. «E sarò come te. Ma io ho i capelli biondi e tu li hai castani. E io ho gli occhi azzurri, mentre tu li hai marroni. E poi aspetterò che il mio principe azzurro mi trovi».

    «Anch’io, tesoro». Sorrido a quel visetto ingenuo. «Anch’io».

    «Dov’è il tuo principe azzurro?», mi domanda.

    Penso a Haydon Sampson, l’uomo a cui sono promessa. Ma non è di sicuro lui il mio principe azzurro. «Sta venendo a prendermi su un cavallo bianco», le assicuro, e forse vorrei rassicurare anche me stessa. Poi guardo il mio polso, pensandoci su per un attimo. Ma solo per un attimo. Sfilo il braccialetto d’argento che porto e glielo offro tra le sbarre della transenna. «Buon compleanno, Clara».

    I suoi occhi azzurri fissano il braccialetto, mentre spalanca la boccuccia, sorpresa. Poi lo afferra di scatto, come se temesse che possa ripensarci. «Clara», l’ammonisce sua madre.

    «Va tutto bene», la rassicuro, guardando Clara che scappa via, zigzagando tra la gente e chiamando a gran voce il papà, entusiasta. La guardo allontanarsi, mentre corre libera e felice. E poi concentro lo sguardo sulle sbarre davanti a me, simili a quelle di una cella, come a volermi ricordare che io invece non sono affatto libera. Mi rialzo lenta in piedi, sentendo le labbra che si tendono in un sorriso automatico, mentre mi giro e torno verso l’auto.

    Veniamo condotti alla grandiosa Claret Lounge del Claringdon Palace dal maggiordomo, Sid, lì dove la famiglia si è riunita e attende il nostro arrivo, prima di fare un’entrata sontuosa ed esagerata nei giardini, come la famiglia reale forte e unita che siamo. O che siamo stati concepiti per essere. Il viso di mio padre è cupo, quando entriamo, mentre il maggiore Davenport sembra altrettanto infastidito dal nostro ritardo. E in un angolo, intento a sorseggiare dell’acqua, il medico privato del re. Basso, sovrappeso, con dei vestiti che non gli stanno mai bene e la sua valigetta nera, il dottor Goodridge non è mai troppo lontano da mio padre.

    Ignoro il fastidio del mio genitore e punto dritta verso Matilda, mia cugina e figlia della sorella di mio padre, Victoria. «Sei nei guai», mi sussurra all’orecchio mentre mi abbraccia.

    «Come al solito», replico io, passando ai genitori di Matilda, il duca e la duchessa del Sussex, nessuno dei quali mi augura buon compleanno. «È così bello rivederti, Victoria», esclamo, abbracciando con entusiasmo mia zia. «E anche rivedere te, Phillip».

    «Stai… benissimo», risponde Victoria, in tono esitante, mentre Phillip scuote la testa, sconvolto.

    Io sorrido con dolcezza. Come loro, so essere falsamente gentile, se voglio. «Grazie per essere venuti».

    «Adeline». Il fratello minore di mio padre, Stephan, mi si avvicina, e almeno il suo sorriso è genuino.

    «Zio Stephan». Gli getto le braccia al collo e abbraccio stretto il suo corpo alto e magro. «Quanto è stato brutto?»

    «Bloccato qui dentro con il re mentre aspettavamo che l’ospite d’onore arrivasse? Terrificante, tesoro».

    Rido piano e mi stacco dal mio zio preferito, raddrizzandogli gli occhialetti tondi. «Grazie per essere venuto».

    «Non mi perderei il compleanno di mia nipote per niente al mondo. Sopporto perfino questo circo, dovresti essermi grata».

    «Lo sono». Poi saluto sua moglie Sarah con un bacio su entrambe le guance pallide. È al suo fianco, ligia al dovere, ma il loro matrimonio è una farsa e una semplice copertura, perché in realtà la sessualità di mio zio Stephan è uno dei segreti meglio custoditi d’Inghilterra. «Anche se non sono sicura di essere l’ospite d’onore». Accenno all’altro lato della sala, dove tutti sono riuniti intorno al re e a Eddie. Anche il ritorno a casa di mio fratello è motivo di festeggiamento, e non sono assolutamente dispiaciuta per questo. Anzi, darei tutto pur di distogliere l’attenzione da me. «Tenente colonnello Lockhart», annuncia mio padre, stringendo le braccia di Eddie con le sue grandi mani. «Sono fiero di te, ragazzo mio».

    Eddie sorride raggiante, felice di quella rara manifestazione d’affetto da parte di mio padre, e gli rivolge il saluto. «Grazie, Maestà».

    Mio padre ride forte, presentandolo alla famiglia che si è radunata intorno. «Come suo nonno, suo padre e il suo fratello maggiore, Edward è adesso un ufficiale della Marina Reale, l’élite dell’élite».

    Tutti applaudono, me compresa. Lo zio Stephan si abbassa a sussurrarmi all’orecchio: «Hai notato che io non sono stato menzionato? Il mio caro fratello, il potente re di questo prospero regno, non riesce neanche a guardarmi. Che vecchio sciocco omofobico».

    Sorrido, guardandolo con affetto. Il povero zio Stephan deve vivere nella menzogna per non dare uno scandalo che scuoterebbe dalle fondamenta questa solida monarchia. «Scappa via», gli suggerisco, e non è la prima volta che lo faccio.

    «E rinunciare alla mia rendita mensile?». Sbuffa, infastidito. «Si riesce a stento a sopravvivere con le briciole che il re ci concede. E poi, vivo nel lusso senza dover fare nulla e mia moglie ha rinunciato da tempo a cercare di convertirmi. Continuerò a fare tutto di nascosto, tenendo impegnato il mio team di comunicazione. Se non altro è divertente».

    «Sei proprio un ribelle, zio Stephan».

    «Il bue che dice cornuto all’asino, mia cara nipote».

    Sorrido, sincera. Adoro lo zio Stephan. Lui mi capisce. Guardo mio padre che continua a lodare Eddie, ma non potrei essere più felice per lui. John è sempre stato il preferito, quello fedele, affidabile e coscienzioso tra i figli del re, e il perfetto erede al suo prezioso trono. John si è sposato quando gli è stato detto di sposarsi, unendosi in matrimonio con la docilissima Helen. Eddie è l’erede di riserva, e io sono la riserva della riserva, e nostro padre ha dichiarato espressamente che è felice di non dover mai dipendere da me.

    Ma mentre Eddie si è tenuto fuori dai guai da quando si è arruolato in Marina, io non ho mai avuto una simile distrazione dalle tentazioni.

    «E la festeggiata». Il re mi si avvicina, con il completo elegante adornato dalla fascia con le sue tante medaglie d’onore.

    «Padre», mormoro, ignorando lo sguardo di disapprovazione che rivolge al mio look. Mi inchino appena, prima di ritrovarmi nel suo abbraccio. «Sei in ritardo», mi bisbiglia all’orecchio. «E che mi dici di questa assurda camminata che hai fatto?».

    Lancio uno sguardo dall’altra parte della sala, vedendo Sir Don, il primo consigliere del re, nonché Lord Ciambellano. Prende molto sul serio il suo lavoro, informando il re di… tutto. «Le notizie viaggiano di sicuro veloci, da queste parti», sussurro di rimando, notando che Sir Don mi sta fissando con una prevedibile espressione di disapprovazione in faccia. «Forse, padre, se anche tu ogni tanto facessi qualche passo tra i tuoi sudditi, aiuterebbe nelle relazioni pubbliche».

    «Non mettermi alla prova proprio oggi, Adeline».

    Ignoro il rimprovero del re e mi stampo in faccia un sorriso, pronta ad affrontare gli invitati che sono qui per festeggiare il mio trentesimo compleanno. È tutto meraviglioso, ma sono qui da una ventina di minuti e non ho ancora ottenuto neanche un sorso di champagne.

    Siamo tutti riuniti intorno a mio padre e a mia madre, al solito modo ordinato, all’interno delle portefinestre che conducono nei giardini pieni di siepi, dove le fontane risuonano del loro rumore argentino a ogni angolo e i prati sembrano dipinti da un artista, senza neanche un filo d’erba fuori posto. L’intero luogo è perfetto, proprio come la famiglia reale.

    Inspirando a fondo, sorrido ancora di più e raddrizzo le spalle mentre le portefinestre vengono spalancate e gli invitati, molti dei quali neanche conosco, applaudono e sorridono, salutandoci. Mio padre e mia madre salutano composti, ruotando il polso come si conviene, mentre ci fermiamo sulla soglia, uniti, permettendo a tutti l’onore di guardarci meravigliati per alcuni minuti.

    Al primo cenno di movimento da parte di mio padre, mi allontano e recupero un calice di champagne dal vassoio più vicino.

    «Già annoiata?», mi chiede Eddie, togliendosi il berretto verde e lisciandosi i capelli biondo scuro. Sono l’unica dei tre fratelli ad aver ereditato l’aspetto ispanico di mia madre. John ha preso i capelli chiari e gli occhi azzurri di mio padre, Eddie è un misto tra il re e la regina consorte, con i capelli biondo scuro e gli occhi nocciola.

    «È davvero una farsa, non ti pare?». Sorseggio lo champagne, osservando la famiglia che si disperde in varie direzioni, avvicinata da diversi ospiti che muoiono dalla voglia di complimentarsi con i reali. Ridacchio tra me e me. Sono tutti monarchici, il meglio del meglio quando si tratta di leccare piedi reali. Non ci sarebbero mai degli antimonarchici, qui. Oh, no. Quei bastardi li teniamo ben lontani. Anche se sono piuttosto soddisfatta, dentro di me, al pensiero che non siano così antimonarchici, quando si tratta di me.

    Accenno con il calice di champagne all’altro lato del prato, dove mio zio Stephan si mostra più che unito con sua moglie mentre chiacchiera con gli invitati. «Il fratello del re è gay quanto è vero che il sole brilla in cielo», mormoro, rivolta a Eddie. «Il suo matrimonio è finto e senza amore». Poi sposto il calice verso la zia Victoria e lo zio Phillip, che ridono e sorridono, e porto il peso su un’anca. «La zia Victoria e lo zio Phillip, i meravigliosi duchi del Sussex, quasi non sopportano di guardarsi, men che meno di parlarsi. E poi c’è il nostro magnifico fratello, il perfetto principe John, con la sua perfetta moglie, la principessa Helen, che hanno tutti gli ingredienti per essere i perfetti successori dei nostri genitori, tranne che per una cosa».

    «Cioè?», chiede Eddie, interessato.

    «Sono sposati da otto anni e ancora non hanno prodotto un erede».

    Eddie scoppia a ridere. «Pensi che il nostro perfetto fratello stia sparando a salve?»

    «Non così perfetto», commento, facendo cenno a un cameriere per scambiare il calice vuoto con uno pieno.

    «Impossibile. Come tutte le altre coppie reali, si sono sottoposti a dei test di fertilità prima del matrimonio. Forse semplicemente non sono compatibili».

    «Cosa non è compatibile?». Matilda si unisce a noi, e noi tre, le tre persone più normali dell’intera famiglia, ce ne stiamo lì a sorseggiare champagne.

    «John e Helen», spiego da sopra il bordo del calice. «L’erede non ha ancora un suo erede».

    «Adeline pensa che stia sparando a salve», soggiunge Eddie, osservando nostro fratello, che ha un’aria più che ufficiale, con il suo smoking con tanto di cravattino nero.

    «Adeline si sbaglia», controbatte Matilda, portando su di sé la mia attenzione e quella di Eddie. La vediamo sogghignare. «Ho sentito mia madre parlare con il re. A quanto pare, avrete una nipotina o un nipotino molto presto».

    «La moglie è incinta?», domando, abbassando il calice di champagne. Matilda annuisce. «Oh, carino da parte loro darci la notizia. Quando pensavano di dircelo?». Proprio mentre pronuncio quelle parole, mio padre richiama l’attenzione di tutti i presenti, e di colpo capisco che non è per augurarmi buon compleanno.

    «Ora?», ridacchia Eddie, guardandomi con un sorrisetto.

    «Prima mi rubi tu tutte le attenzioni, e ora questo?». Mi imbroncio scherzosa mentre Eddie mi porta un braccio intorno alle spalle e mi bacia sulla tempia. «Quand’è che potremo divertirci davvero?»

    «Pazienza, principessina», mi placa lui. «Prima il dovere».

    Ascoltiamo il discorso altisonante del re, che esprime tutta la sua gratitudine per la famiglia meravigliosa che lo supporta nel suo regno come re d’Inghilterra, le stesse solite chiacchiere insensate, prima di annunciare l’eccitante notizia di un nuovo arrivo nella famiglia reale. La moglie di John si posa una mano sul ventre, sorridendo a mio fratello. È affamata di potere, lo è sempre stata. Il fatto di essere gravida del secondo in linea di successione dopo suo marito la starà mandando in visibilio, come il fatto che io e Eddie siamo scivolati più in basso nella linea di successione. Be’, dannazione.

    «Quel trono si sta allontanando sempre di più dalla tua portata, mio caro fratello», bisbiglio all’orecchio di Eddie, provocando una risata isterica a Matilda, seguita subito dopo da lui. «Che c’è?», domando in tono innocente, imbronciandomi. «Non vuoi essere re, un giorno?»

    «Più o meno quanto tu vuoi essere regina». Ridacchia tra sé e sé e si calca di nuovo il berretto verde in testa, prima di raggiungere nostra madre dall’altra parte del prato.

    «Voi due siete terribili». Matilda mi molla una lieve spallata, mentre qualcuno attira la mia attenzione. Qualcuno che in effetti riconosco, anche se mi chiedo cosa ci stia facendo qui. «Ma quello non è Josh Jameson?», domando a Matilda, accennando con discrezione in mezzo alla folla.

    «Chi, l’attore? Quell’irresistibile attore americano?». Lei allunga il collo per guardare meglio, poi sussulta. «Oh, cielo, sì. Ma che ci fa qui?»

    «Non ne ho la minima idea», bisbiglio di rimando, spostandomi di qualche passo a destra per guardarlo meglio. Inspiro a fondo e con calma, ma espiro un po’ trepidante. Santo cielo, in carne e ossa è ancora più bello. Ti lascia senza parole. Occhi azzurri e scintillanti che nascondono malizia e sensualità, capelli castani sempre arruffati e una barbetta incolta. È ruvido in un modo perfetto e tutto suo, e pericolosamente bello. Josh Jameson. Sospiro, sorridendo tra me e me e godendomi quella meravigliosa vista. Da poco è stato votato come l’uomo più sexy del mondo e ha un Oscar all’attivo. È l’esemplare maschile perfetto, la fantasia di ogni donna. Il perfetto ragazzo copertina di Hollywood. Un dannato dio. Ma per me è proibito. L’uomo più sexy del mondo è off limits, per me. Tipico. Sono contrariata, mentre continuo ad ammirare quelle forme splendide, maledicendo in silenzio il mio sangue reale. Ma poi lui guarda verso di me e i nostri occhi si incontrano. Mi giro di scatto, sorpresa dal fuoco che ha nello sguardo. Cosa ci fa qui?

    «Ci sarà la première del suo nuovo film a Londra, tra qualche giorno», commenta Matilda, ficcandosi in bocca un canapè. «L’ho letto in una rivista».

    «Ma perché è qui? Alla mia festa di compleanno?».

    Lei ignora la domanda e sgrana gli occhi di colpo. «Oh, Dio, Adeline, sta venendo qui».

    «Davvero?». Sento il mio corpo raddrizzarsi di colpo, tutti i muscoli che si tendono. «Ma perché dovrebbe mai farlo?». Il volto e il corpo di Josh Jameson sono su milioni di cartelloni e riviste in tutto il mondo, la sua reputazione da donnaiolo è ben nota, e ora è qui? In carne e ossa? In completo elegante, bello come il sole e diverso da tutti gli altri con quell’aria arruffata. Nel mio giardino, per la mia festa di compleanno?

    Un lento e pigro sorriso mi solleva gli angoli delle labbra scarlatte, in mezzo al mio crescente turbamento. Josh Jameson.

    Oh, cielo.

    «Altezza». Il rude accento americano mi manda in ebollizione il sangue e lo spedisce dritto al mio epicentro. E non parlo del cuore, sebbene quello stia di certo martellando. La sensazione è elettrizzante. Altezza. Mai prima d’ora quella parola era riuscita a eccitarmi. Anzi, mi viene sempre voglia di rispedirla a forza nella gola di chi l’ha pronunciata. Ma non oggi. Mi giro con lentezza, fingendomi confusa e suggerendo che dovrebbe presentarsi. So benissimo chi è, ma un profondo desiderio in me non vuole fargli intendere che io lo sappia.

    «Josh Jameson». Sorride, accecante, con un tocco di malizia, ma è consapevole al cento per cento di quello che sta succedendo. Dopotutto, chi non sa chi è quest’uomo?

    Non cerco neanche di nascondere il mio sorriso schivo. «Che piacere, signor Jameson. La prego, lasciamo da parte le formalità. Può chiamarmi Adeline». Sto mentendo. Le formalità sarebbero assolutamente necessarie, come dimostra l’espressione scioccata di Matilda, quando la guardo per un attimo. Ma la verità è che voglio sentirlo pronunciare il mio nome. Con dolcezza. Con quello spettacolare e rozzo accento americano.

    «Adeline…», considera lui, in tono basso, portando il mio sangue oltre il punto di ebollizione. Non sono affatto delusa. Per l’amor del cielo, dannazione. «Buon compleanno».

    Inspiro a fondo, dando ai miei occhi il piacere di percorrere tutto il suo corpo alto e magro fino ai piedi. Il suo completo a tre pezzi è di sicuro fatto su misura e le scarpe fatte a mano. Ma sembra di un’eleganza senza sforzi, con il fazzoletto rosa pallido che gli spunta dal taschino della giacca non ripiegato in ordine ma più ficcato lì dentro come un’aggiunta dell’ultimo secondo. E il contrasto tra la perfezione formale dei suoi abiti e l’aspetto arruffato della sua pettinatura e del suo viso è fenomenale. Dio, è da mangiare.

    Il mio silenzioso momento di deliziata ammirazione viene spezzato dal colpetto contro il gomito che mi molla Matilda; quando mi giro verso di lei, trovo fin troppe domande nei suoi occhi. Mi affretto a ricompormi e rialzo lo sguardo, rendendomi conto che Josh Jameson mi sta osservando da vicino, di sicuro godendosi il fatto che l’abbia guardato così a lungo. Mi schiarisco la gola e sollevo il calice verso mia cugina. «Signor Jameson, lei è Sua Altezza Reale la duchessa di Kent».

    «È un vero piacere, signor Jameson», fa le fusa Matilda. «Può chiamarmi Matilda». Il suo sarcasmo mi costringe a lanciarle un’occhiataccia furtiva.

    «Il piacere è tutto mio». Josh sorride, ancora una volta consapevole. Quasi troppo.

    «Allora, come mai è qui alla mia festa di compleanno?», domando, in tono frivolo, cercando di non esprimere troppo interesse.

    «Mio padre ha incontrato il re quando era nell’esercito, molti anni fa».

    «Ma lei è americano».

    «Può dirlo forte, cazzo», rimbecca lui, con un sorriso impertinente. Sono insieme oltraggiata e stupita. «Voi inglesi e noi americani siamo alleati, signorina».

    «Questo lo so». Alzo teatralmente gli occhi al cielo, fremendo di una sensazione selvaggia ed elettrica. Mi ha rivolto una parolaccia. Non si è mai sentito che qualcuno usasse un linguaggio così volgare davanti a un reale.

    «Mio padre è un senatore, adesso». Indica il re, che sta parlando con un uomo piuttosto sovrappeso in smoking nero. «Era in città e il re ha pensato di invitarci a condividere questo festeggiamento con lui e la sua meravigliosa famiglia».

    «Oh, che piacere», commento. «Quindi siete imbucati, in mancanza di un termine migliore?»

    «Be’», si stringe nelle spalle lui, «nessuno sano di mente si lascerebbe sfuggire l’opportunità di incontrare la bellissima e illustre principessa Adeline d’Inghilterra. E devo dire, Altezza, che le foto non le rendono giustizia».

    Mi costringo a non sgranare gli occhi, riprendendomi a stento. «Touché». La mia risposta sussurrata è carica di desiderio e malizia. Sollevo il calice in aria, costringendomi a sorridere. «Spero che si stia divertendo».

    «Oh, sì. E lei?»

    «Le cose stanno migliorando, direi». Sorseggio con cautela lo champagne, affascinata dalla scintilla negli occhi azzurri di Josh.

    Lui sorride e si guarda intorno. «Ho sempre pensato che siamo molto simili, io e lei».

    «Oh? E in che modo?»

    «Sembra molto appassionata».

    «Davvero?»

    «Sì». Il suo sorriso si fa provocante. «Proprio come me».

    «Interessante».

    «E sembra sapere sempre cosa vuole».

    «Oh, di certo».

    «A me piace divertirmi».

    «Anche a me, signor Jameson. Anche… a… me».

    «E quindi, siamo fatti l’uno per l’altra».

    Rido appena, sentendo la disperazione di Matilda costretta a sopportare questo oltraggioso duello di battute. E voglio vincerlo. «Nei suoi sogni, signor Jameson».

    «O forse, Altezza, nei suoi». Josh mi offre un altro di quei suoi abbaglianti sorrisi e, mi vergogno ad ammetterlo, sto faticando a mantenere la compostezza. Perciò, faccio ciò che è necessario e mi libero dalla soffocante intensità della presenza del signor Jameson prima di rendermi ridicola cominciando a sbavare. «La prego di scusarmi». Mettere un piede avanti all’altro è più difficile di quello che dovrebbe. «È stato incantevole conoscerla, signor Jameson». Mi rimprovero per la mediocre scelta di parole, mentre mi allontano. Incantevole?

    «Oh, sì, concordo», commenta lui, girandosi verso di me mentre lo oltrepasso. Per un attimo, i nostri occhi si incontrano di nuovo, mentre lui mi mostra quell’espressione impertinente.

    Al diavolo. Mi maledico per tutto il percorso fino a raggiungere mia madre.

    «Sei turbata, Adeline?», mi chiede Matilda, dandomi una leggera gomitata contro il fianco mentre cammina accanto a me.

    Faccio un respiro e mi raddrizzo. «Di che stai parlando?».

    La mia domanda patetica la fa ridacchiare con discrezione. «Non avrei mai pensato che sarei riuscita a vedere questo giorno».

    «Infatti non l’hai visto». Sorrido raggiante quando mia madre apre le braccia per accogliermi.

    «Adeline, mia cara, ti sta piacendo la festa?». Il suo accento spagnolo ormai non si sente quasi più, mascherato dall’inglese che ha dovuto parlare da quando ha accettato di sposare mio padre. Ma una cosa che non è stata del tutto mascherata è il suo amore per la vivacità che vede in me. Ed è normale, visto che l’ho ereditata da lei, ma, com’è ovvio, non può approvarla apertamente. Però riesco a capire dal suo lieve sorriso che almeno lei approva, in segreto, la mia mise di oggi.

    «Moltissimo, madre». Tocco le sue guance con le mie e lancio uno sguardo alle mie spalle. Josh Jameson incrocia di nuovo il mio sguardo e ammicca. Ammicca verso di me, dannazione. Che nervi. Chi mai oserebbe fare l’occhiolino a un membro della famiglia reale? Sollevo il mento e mi giro di scatto, di nuovo infastidita dal suo comportamento. Ed eccitata. Così eccitata. «Un nuovo bambino, che bellezza!». Attiro a me John e Helen da un gruppetto lì vicino, scusandomi perché li sto rubando alle attenzioni degli altri. «Congratulazioni». Li abbraccio entrambi, sincera, perché sono davvero

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1