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Ricatto fra le lenzuola: Harmony Collezione
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Ricatto fra le lenzuola: Harmony Collezione
E-book167 pagine3 ore

Ricatto fra le lenzuola: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Quando Lorenzo Ricci irrompe alla sua festa di fidanzamento affermando di essere ancora sposato con lei, Angelina sa che la propria vita non sarà più la stessa. Tempo fa aveva lasciato quell'uomo affascinante e dispotico per salvaguardare il suo cuore, ma adesso, con l'azienda di famiglia a rischio, dovrà fare esattamente quello che le chiede.



Alla disperata ricerca di un erede, Lorenzo userà ogni mezzo per addomesticare quella moglie ribelle, anche il ricatto. Tutti i debiti di Angelina verranno cancellati solo se lei si impegnerà ad appagare ogni suo più sfrenato desiderio. Compreso quello di possedere il suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974063
Ricatto fra le lenzuola: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    Ricatto fra le lenzuola - Jennifer Hayward

    successivo.

    1

    «Signore?» disse una voce.

    Lorenzo Ricci ripose il cellulare in tasca poi affrettò il passo, facendo finta di non aver notato l'improvvisa apparizione, nel corridoio alle sue spalle, del suo avvocato, un uomo tarchiato e stempiato di mezza età. Essendo atterrato da soli cinquanta minuti sul suolo statunitense, l'ultima cosa di cui aveva bisogno era discutere le clausole del complesso contratto di acquisizione che stava negoziando, dato che gli avrebbe solo procurato un'emicrania peggiore di quella che aveva già.

    Il giorno seguente, dopo un sorso del suo whisky preferito, una doccia e una bella dormita tra le lenzuola di lino egiziano che la domestica gli aveva procurato per il suo enorme letto confortevole, sarebbe stato di sicuro più propenso ad affrontare quel compito snervante.

    «Signore!»

    Si fermò, si voltò e guardò in viso l'uomo che stava facendo del suo meglio per raggiungerlo con le sue gambe corte e tozze e il cui aspetto dissonava con il suo essere un leone del foro.

    «Ho viaggiato per sedici ore, Christopher. Sono stanco, di cattivo umore e ho bisogno di riposo. Fidati quando ti dico che domani sarà un giorno migliore.»

    «Non può aspettare.»

    Il tono della voce dell'avvocato richiamò l'attenzione di Lorenzo. In cinque anni, durante i quali avevano concluso insieme accordi molto difficoltosi, il suo legale non era mai apparso così scosso.

    «Ho bisogno solo di cinque minuti.»

    Sbuffando, irritato al solo pensiero di doversi scervellare su quelle clausole legali quando la sua mente aveva solo bisogno di dormire, Lorenzo indicò con una mano il suo ufficio. «Bene, ti concedo cinque minuti.»

    Christopher gli andò dietro nei lussuosi uffici del gruppo esecutivo della Ricci International. Gillian, l'efficiente assistente personale di Lorenzo, gli lanciò uno sguardo di scuse. Lui la congedò.

    «Vai a casa. Possiamo parlarne domani mattina.»

    La donna farfugliò un grazie, si alzò in piedi e si mise a raccogliere le proprie cose. Christopher seguì il principale nel suo ufficio e si fermò insicuro davanti alla scrivania mentre lui posava la valigetta e si toglieva la giacca. La preoccupazione del magnate divenne ancora più forte: il suo avvocato non aveva mai tentennato. Si diresse verso le vetrate che offrivano una magnifica vista sul tramonto di Manhattan, uno dei benefici dell'essere amministratore delegato del gruppo internazionale di famiglia, un conglomerato italiano nel settore delle spedizioni evolutosi in un impero diversificato che includeva catene di alberghi, linee di crociere e beni immobili. Amava quel panorama, ma quella sera la fatica gli annebbiava la mente, rendendolo indifferente a tutto ciò. Voltandosi, si appoggiò alla finestra e incrociò le braccia al petto.

    «Bene, dimmi tutto.»

    L'avvocato sbatté le palpebre, si inumidì le labbra e si schiarì la voce. «Abbiamo un problema... un errore che abbiamo commesso e che è necessario riparare.»

    Aggrottò la fronte. «Sull'accordo?»

    «No, è una faccenda personale.»

    «Non ti ho invitato qui per interrogarti, Christopher. Sputa il rospo.»

    Deglutì. «L'ufficio legale che si è occupato del suo divorzio ha commesso un errore nella registrazione degli atti. Un'omissione, in realtà...»

    «Che tipo di omissione?»

    «Si sono dimenticati di registrarlo.»

    «Ho divorziato da mia moglie due anni fa.»

    «Sì, ma...» Deglutì di nuovo. «In realtà non lo ha mai fatto, tecnicamente parlando almeno, perché la pratica non è stata inviata allo stato.»

    «Che cosa stai dicendo?» chiese lentamente, confuso. «Sforzati di essere più chiaro.»

    «È ancora sposato con Angelina» chiarì Christopher, sistemandosi gli occhiali sul naso. «L'avvocato che si era occupato del suo divorzio aveva avuto un'incredibile mole di lavoro da sbrigare lo stesso mese. Credeva di aver chiesto al suo segretario di inviare la pratica, fino a quando non ha dovuto ricontrollare le clausole su cui abbiamo discusso di recente.»

    Ne avevano parlato quando il magnate aveva deciso che Angie non avrebbe più toccato un solo centesimo degli alimenti che lui le passava ogni mese. «Mia moglie ha annunciato il suo fidanzamento questa settimana. Con un altro uomo.»

    L'avvocato si portò una mano alla tempia. «Sì, ho visto l'articolo sui giornali. Ecco perché l'ho rintracciata. È una situazione complicata.»

    «Complicata?» tuonò Lorenzo. «Quanto paghiamo quello studio al mese per non commettere mai errori come questo? Centinaia? Migliaia di dollari?»

    «Non è accettabile» concordò Christopher. «Tuttavia, è successo.» Quindi raddrizzò le spalle, preparandosi a essere vessato verbalmente, ma Lorenzo aveva perso la facoltà della parola.

    Il fatto che il suo breve matrimonio, un disastro fino alla sua vergognosa conclusione, non era di fatto mai terminato, era stato solo l'ultimo di una serie di brutte notizie che suo padre gli aveva riferito quel giorno. Contò fino a dieci, controllando a stento l'ira che gli ribolliva nelle vene. Non aveva di certo bisogno di quell'ostacolo proprio quando stava per concludere il più grande affare della sua vita.

    «Come possiamo rimediare?» chiese freddo.

    Christopher allargò le braccia. «Non abbiamo la bacchetta magica. Il massimo che possiamo fare è cercare di accelerare il processo. Tuttavia, potrebbero trascorrere dei mesi e ciò potrebbe significare che dovrà...»

    «... dire a mia moglie che non può sposare il suo fidanzato perché commetterebbe automaticamente il reato di bigamia?»

    L'avvocato si grattò la fronte. «Sì.»

    Non sarebbe stato di certo divertente, dato che Angelina aveva in programma di celebrare il proprio fidanzamento di fronte a mezza New York l'indomani sera. Si voltò di nuovo verso il panorama mozzafiato. Il sangue gli pulsava alle tempie. Era scioccato per quanto disprezzasse l'idea che Angie si stesse per sposare con un altro uomo, nonostante fosse convinto che fosse meglio per lui non rivederla mai più. La sua bellezza vibrante, sensuale, lo tormentava ogni volta che stava per portare a letto un'altra donna.

    A quel punto la conversazione che aveva avuto con il padre a Milano si insinuò tra i suoi pensieri subdolamente. Il presidente della Ricci International aveva posato il suo sguardo gelido e impenetrabile su di lui poi gli aveva comunicato una notizia scioccante: «Tuo fratello Franco non può avere figli quindi ora sta a te, Lorenzo, avere un erede il prima possibile».

    Il dolore per suo fratello e lo stupore per il fatto che non glielo avesse detto di persona durante la cena della sera precedente erano svaniti di fronte allo sgomento per l'ordine di suo padre. Sposarsi di nuovo? Mai! Tuttavia, pensò con sarcasmo, a quanto pareva era a tutti gli effetti ancora sposato con la donna che lo aveva lasciato, accusandolo di non saper amare. Quella donna che aveva rubato l'ultimo frammento di umanità che possedeva.

    «Signore?»

    Si voltò. «Hai delle altre notizie esplosive da riferirmi o questo è quanto?»

    «Questo è tutto. La contrattazione è a un buon punto. Stiamo ancora negoziando alcuni dettagli e lei deve ancora chiarire quel paio di questioni con Bavaro, ma tutto sommato siamo sulla buona strada.»

    «Bene.» Indicò la porta. «Vai pure. Mi occuperò io di Angie.»

    L'avvocato annuì. «Vuole che presento la domanda di divorzio?»

    «No.»

    Christopher lo guardò stupito. «Prego?»

    «Ho detto che me ne occuperò io.»

    Il legale se ne andò. Una saggia decisione. Lorenzo si diresse verso il mobile bar e si versò un whisky. Ritornando alla finestra si portò il bicchiere alle labbra e bevve un sorso. Cominciò a sentirsi più rilassato non appena l'alcol gli riscaldò le membra e risollevò l'umore, che si era guastato quando era venuto a conoscenza dalla rassegna stampa mattutina del futuro matrimonio della sua attuale moglie con un famoso avvocato di Manhattan. Aveva accantonato la notizia del fidanzamento di Angie e si era rifiutato di riconoscere come ciò gli avesse suscitato dei pensieri oscuri e conflittuali che non sapeva ben definire. Angie aveva posto fine a un matrimonio che aveva toccato i più bassi livelli di rancore e la cui miglior soluzione era stata porgli fine. Perché quindi provava ancora dolore? Perché era ancora così arrabbiato, come se soffrisse di una malattia che gli stava divorando l'anima? Essere adirato lo seccava terribilmente. Perché non aveva chiesto a Chris di avviare la pratica, ponendo così fine a una questione che si era chiusa due anni prima?

    Fissò fuori dalla finestra a lungo, sorseggiando il whisky e osservando la notte calare sulla luminosa Manhattan. Ripensò ai suoi doveri nei confronti della dinastia Ricci e all'acquisizione da cinquecento milioni di dollari che stava per ottenere, che richiedeva ogni briciola della sua concentrazione e che avrebbe reso la Ricci International una delle catene alberghiere più lussuose al mondo se fosse riuscito a concluderla. La soluzione a quella delicata questione era banalmente chiara.

    Perché non c'era un filo di aria in quella stanza? Angie prese il calice di champagne che le aveva offerto il cameriere, si voltò e si appoggiò alla vetrata, osservando la folla in abito da cocktail che era radunata nell'elegante e candida galleria d'arte. Le luci dei lampadari erano riflesse sul pavimento di marmo nero e dei faretti erano puntati sulle strepitose opere d'arte appese alle pareti. Era un perfetto e sofisticato scenario per la sua festa di fidanzamento con Byron e rispecchiava alla perfezione quello che si erano immaginati per festeggiare le prossime nozze. Perché allora si sentiva mancare il fiato man mano che le ore passavano? Sarebbe dovuta essere al settimo cielo. Era la designer di gioielli più chiacchierata di New York, aveva una carriera da sogno, la libertà che aveva sempre desiderato possedere e un uomo meraviglioso che l'aspettava dietro le quinte. Cosa poteva pretendere di più?

    Sentiva però che le mancava qualcosa. Disse a se stessa che non aveva nulla a che vedere con l'uomo che minacciava la sua serenità e che le aveva mostrato come ci si sentiva quando si possedeva ogni cosa e si perdeva tutto nel battito di un ciglio. Ora era consapevole che quei brividi adrenalinici erano destinati solo ai pazzi. Una volta giunti in cima bisognava scendere, e nel caso di lei e Lorenzo si erano schiantati al suolo.

    A quel ricordo provò un dolore al petto. Fece un respiro profondo. Forse aveva solo bisogno di ossigenare un po' la mente.

    Angie approfittò del fatto che Byron fosse occupato a discutere con un suo collega. Facendosi largo tra la folla rumorosa, sorpassò la banda jazz e raggiunse l'elegante scalone che portava al secondo piano. Salì quindi le scale e si diresse verso la piccola terrazza. L'aria calda e afosa dell'estate la colpì non appena mise piede all'esterno.

    Camminò fino alla balaustra che delimitava il terrazzo, che offriva un bellissimo panorama, appoggiò i gomiti sulla ringhiera e si godette la vista. L'attività frenetica dei taxi e dei pedoni che cercavano di guadagnarsi la precedenza nella strada sottostante in quell'umida notte di Manhattan forniva un quadro familiare che calmava i suoi sensi scossi.

    All'improvviso avvertì una strana sensazione, pungente, maschile, inquietante... familiare. Fu percorsa da un brivido lungo la schiena. Si voltò. Rimase di stucco nel vedere l'uomo alto, dalla carnagione olivastra e dai capelli scuri, con indosso un abito sartoriale, che si trovava di fronte a lei. Sollevò lo sguardo verso quegli occhi duri. Passò poi in rassegna il suo naso aquilino, la barba incolta sul mento e la sua bellissima bocca sensuale che sapeva ferire e dare piacere in egual misura.

    Per un secondo pensò di stare sognando. Lui non poteva trovarsi realmente lì, era il semplice frutto dell'insolita inquietudine che stava provando. Nella sua finzione, doveva aver saputo del suo fidanzamento ed era accorso per fermarla. Lorenzo le voleva ancora bene perché lei sapeva che durante il loro pur tempestoso e complicato matrimonio, lui l'aveva amata per davvero. Venne assalita dal panico. E se fosse stato tutto vero? Quale sarebbe stata la sua risposta? Era terrorizzata.

    Premette il calice di champagne al petto prima che le dita tremanti lo rovesciassero, a causa delle favole che si era sempre inventata su quell'uomo. Aveva fantasticato sul fatto che lui l'avesse desiderata veramente quando l'aveva sposata e che all'inizio avessero vissuto dei momenti magici, invece di accettare la realtà che l'aveva colpita come uno schiaffo in pieno viso. L'aveva sposata solo per

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