Anima nera: Il commissario Risso
Di Silver lady
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Anteprima del libro
Anima nera - Silver lady
sull’autrice
RINGRAZIAMENTI
Un ringraziamento particolare va alle
maestre e agli educatori della "Scuola
Primaria Santuario" di Savona, per il loro
impegno, la professionalità, la pazienza e
soprattutto la grande umanità,
nell’approcciarsi e nel lavorare con i
bambini diversamente abili.
L’anima è come una farfalla colorata che si posa sulle mani di un bambino. Non dice da dove viene, anche se glielo chiediamo ogni volta. Forse un giorno ci ha anche risposto, in una di quelle giornate di vento e stupore, ma non ha usato parole per comunicare. E dentro di noi è rimasta l’abbagliante certezza di aver ascoltato qualcosa di più grande della vita.
(Fabrizio Caramagna)
PROLOGO
Gennaio 2019
*Rems Piemonte, Casa di cura San Michele, Bra (CN).
Prima valutazione psichiatrica. Primo colloquio.
«Domande, sempre domande, lasciate che sia io a porgervene una:
Ignorate forse le leggi della natura?
Pensate al povero passero malato che cade dal nido e finisce dritto dritto nelle fauci del gatto. O alla lepre zoppa che termina la sua corsa sbilenca tra le grinfie del predatore. Considerate ora le aspettative di vita di un cucciolo di gazzella storpio. Non potrà mai correre: un pasto fin troppo facile per il solito leone di turno.
Tra gli animali il più debole soccombe, sempre.
Se la natura segue una politica di cernita razziale, chi siamo noi per alterare i disegni di Dio?
La mia era un'idea progressista volta a ridurre costi per lo stato, imperfezioni nella razza umana e tristezza nelle famiglie. Qualcuno aveva già avuto un''intuizione simile in passato, ma ha voluto fare le cose in maniera eccessiva e sbagliata. Sterilizzazione, sperimentazione, sterminio. Troppi hanno saputo, troppi sono stati testimoni. La purificazione della razza ariana era un progetto esageratamente pretenzioso e soprattutto pubblico. E alla fine? Il tutto è stato liquidato come crimine di guerra.
In un passato ancora più remoto alcuni popoli saggi avevano abbracciato gloriosamente la politica della selezione naturale. Prendete ad esempio la grande Sparta: aveva un esercito invincibile. E sapete perché? Allevava i suoi piccoli perché fossero forti e temprati. I deboli e i deformi venivano gettati alla nascita dal monte Taigeto o abbandonati nei boschi circostanti.
Saggezza, inflessibilità, giustizia, amore per la patria, amore per la società. La commiserazione non porta a nulla.
Pensate forse che io non abbia a cuore la società e gli esseri umani? Io amo gli esseri umani, quanto gli animali e ancor più i bambini.
I bambini sono sempre stati la mia priorità: lasciate che i bambini vengano a me, perché di questi è il regno dei cieli...
Non potete accusarmi di aver fatto del male, ho semplicemente liberato.
Consideratemi una sorta di angelo redentore. La mia era una missione, un vero atto di pietà: ho liberato le povere anime fragili dal loro giogo, dalla sofferenza che il vivere impone. Ho regalato loro ali per volare, li ho condotti per mano verso le porte del paradiso, il silenzio eterno, riparatore.
Le piccole anime difettose sono venute a me e io ho avuto cura di loro.»
*La residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, in acronimo REMS, in Italia, indica una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato, affetti da disturbi mentali (infermi di mente) e socialmente pericolosi. La gestione interna è di esclusiva competenza sanitaria, poiché afferenti al Dipartimento di Salute Mentale (DSM).
I ANYA
Il freddo non è la cosa peggiore in quello strano posto.
Ha fame e sete: niente cartoonito e succo con i biscotti per merenda, niente scimmietta di peluche, niente copertina morbida per riposare sul divano e soprattutto niente mamma.
Desidera il suo caldo abbraccio, vuole accoccolarsi sul suo petto e respirare quel profumo di cose buone e di casa che la rende unica.
Non è mai stata lontana da lei così a lungo.
Guarda le ali di plastica lucida che ha abbandonato in un angolo: erano di tinta vivace e brillavano al sole. Ora nella penombra sembrano spente e malinconiche.
Anya ama le farfalle: per lei sono piccole fate che volano da un fiore all'altro e usano la magia per farne crescere altri ancora più belli.
Una volta all'asilo ne ha disegnata una. Fa un po' fatica a disegnare, ma i colori che usa sono bellissimi.
Basta con quello stupido gioco. Non vuole più imparare a volare. Vuole tornare a casa.
Cerca di far forza sulla porta di legno, le sue braccia sono troppo piccole ed esili, non si muove di un millimetro. Allora grida: Mumie... mamma!
Nessuna risposta, fuori sembra esserci solo il silenzio ad ascoltarla.
Grosse lacrime cominciano a rigarle il viso mischiandosi al muco a ogni singhiozzo, cerca di pulirsi goffamente con le manine paffute. Il giaccone rosa confetto si ricopre di striature traslucide. Le treccine bionde quasi sfatte ricadono flosce sulle spalle, ha le calze di lana strappate sul ginocchio e un gran bisogno di fare pipì.
Vede la luce tra le assi di legno farsi sempre più fioca. Ha timore del buio: la nonna dice sempre che inghiotte cose e persone in un attimo. Prova ancora una volta a picchiare i piccoli pugni sulla porta.
Le palpebre arrossate e gonfie, lo stomaco scosso dai singhiozzi, si lascia cadere sfinita su un lurido straccio, in mezzo alla baracca.
Rimane solo la paura a tenerle compagnia.
Sì rannicchia su se stessa e si dondola avanti e indietro, la testa tra le ginocchia. Un rivolo caldo si insinua lungo il vestitino di maglia norvegese. La mamma verrà presto a prenderla, l'abbraccerà, l'accudirà e tutto tornerà come prima.
Si addormenta con il viso della madre negli occhi e una manina sul cuore.
2
Tutto era predisposto come al solito, il corpo giaceva sul tavolo da analisi in acciaio, in pendenza dalla vita in giù per consentire ai liquidi di defluire durante la procedura. Eppure in trent'anni di esperienza non era mai riuscito ad abituarsi a lavorare con freddezza su quel tipo di cadavere.
I suoi collaboratori avevano provveduto a fotografare e catalogare ogni singolo pezzo di indumento e a stilare un resoconto delle caratteristiche somatiche. Avevano esaminato con la luce ultravioletta ogni centimetro di pelle alla ricerca di tracce organiche o residui esterni e avevano effettuato anche un paio di radiografie.
Era toccato a lui lavare, pesare e misurare il piccolo corpo nudo. L'aveva infine poggiato con delicatezza sul tavolo a vassoio, freddo e asettico.
Con mano compassionevole, ma decisa, effettuò la prima profonda incisione a Y, dalla parte anteriore di ogni spalla fino l'estremità inferiore dello sterno. La coda della Y si estendeva dallo sterno fino l'osso pubico, deviando per evitare l'ombelico. Il livore bianco giallastro contrastava con le macchie ipostatiche di colore rosso vinoso, là dove il corpo era stato girato nella posizione finale.
Provò rabbia e un forte senso di nausea che esulava da ciò che stava compiendo, o dall'odore di morte e putrefazione.
Non pronunciò una sola parola che non fosse prettamente professionale e indirizzata al registratore vocale. L'espressione del viso molto spesso scontrosa e accigliata aveva in questa occasione una fissità reverenziale.
Pareva di vedere all'opera un elefante in un negozio di cristalli. Si muoveva con grazia e delicatezza nonostante il quintale abbondante di stazza.
Piccole gocce di sudore cominciarono a imperlargli la fronte tra la cuffia e la mascherina, mentre rialzava la pelle con il forcipe dentato. Doveva ora tirarla sopra la piccola testa dalla chioma biondo grano, le palpebre pietosamente abbassate sulle iridi cerulee. Tagliò la parte anteriore della cassa toracica e la rimosse: gli organi interni erano così esposti e pronti per essere prelevati, pesati e studiati attentamente uno ad uno.
Azionò la pompa di lavaggio e aspirazione per prendersi una pausa.
Con la sega vibrante praticò un'incisione trasversale attraverso il cranio e con