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Buoni propositi per il nuovo anno
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Buoni propositi per il nuovo anno
E-book224 pagine3 ore

Buoni propositi per il nuovo anno

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Info su questo ebook

A cura di Riccardo Ferrigato

Questo libro intende ripercorrere i temi più cari al pontefice sotto la veste di propositi cristiani e offrirli ai lettori come indicazione per l’anno che deve arrivare. Una raccolta di intenzioni composta da brani tratti da discorsi e scritti del papa, con una lingua semplice e immediata e una particolare attenzione alla produzione più recente. Tra i temi che Papa Francesco ha maggiormente a cuore e che non perde occasione di affrontare con i fedeli di tutto il mondo ci sono: il forte richiamo alla pace, l’attenzione per l’ambiente, l’interesse per la convivenza in famiglia, la denuncia verso un’economia eticamente insostenibile e un rapporto con il denaro degenerato, l’accusa nei confronti della corruzione. Importanti poi sono i temi legati strettamente alla fede: da quello nella libertà da ricercare nel rapporto con Cristo a quello della religiosità dei piccoli gesti quotidiani; dal ricordo del ruolo della Madonna a quello dei santi.

Un viatico carico di valori cristiani e spiritualità per affrontare l’anno del Giubileo Straordinario

Tra i propositi nel libro:
Svegliate il mondo!
Siamo tutti chiamati a costruire la pace
Annunciate il Vangelo in povertà
Difendete la dignità di chi lavora
Custodite l’ambiente e il creato
Affrontate gli scandali del nostro tempo senza paura
Non usate Dio per coprire l’ingiustizia
Giovani, non vivacchiate, pensate in grande
Imparate di nuovo a piangere
Anziani, comunicate la saggezza ai giovani
Servite Dio e non chi vi offre piccole cose
Diventate davvero liberi con Cristo
LinguaItaliano
Data di uscita19 nov 2015
ISBN9788854188112
Buoni propositi per il nuovo anno

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    Anteprima del libro

    Buoni propositi per il nuovo anno - Papa Francesco

    Prima parte

    Gesù, gioia dentro di me

    1

    Uscite!

    Gesù ci aspetta

    Tutto, nella nostra vita, oggi come al tempo di Gesù, incomincia con un incontro. Un incontro con quest’Uomo, il falegname di Nazaret, un uomo come tutti e allo stesso tempo diverso.

    Pensiamo al Vangelo di Giovanni, là dove racconta del primo incontro dei discepoli con Gesù. Andrea, Giovanni, Simone: si sentirono guardati fin nel profondo, conosciuti intimamente, e questo generò in loro una sorpresa, uno stupore che, immediatamente, li fece sentire legati a Lui. O pensiamo a quando, dopo la Risurrezione, Gesù chiede a Pietro: «Mi ami?», e Pietro risponde: «Sì». Quel sì non era l’esito di una forza di volontà, non veniva solo dalla decisione dell’uomo: veniva prima ancora dalla Grazia, era quel "primerear", quel precedere della Grazia.

    Questa fu la scoperta decisiva per san Paolo, per sant’Agostino, e tanti altri santi: Gesù Cristo sempre è primo, ci primerea, ci aspetta. Gesù Cristo ci precede sempre e quando noi arriviamo, Lui stava già aspettando. Lui è come il fiore del mandorlo: è quello che fiorisce per primo, e annuncia la primavera.

    Il cristiano risponde

    Non si può capire questa dinamica dell’incontro che suscita lo stupore e l’adesione senza la misericordia. Solo chi è stato accarezzato dalla tenerezza della misericordia, conosce veramente il Signore.

    Il luogo privilegiato dell’incontro è la carezza della misericordia di Gesù Cristo verso il mio peccato. E per questo, alcune volte, voi mi avete sentito dire che il posto, il luogo privilegiato dell’incontro con Gesù Cristo è il mio peccato. È grazie a questo abbraccio di misericordia che viene voglia di rispondere e di cambiare, e che può scaturire una vita diversa.

    La morale cristiana non è lo sforzo titanico, volontaristico, di chi decide di essere coerente e ci riesce, una sorta di sfida solitaria di fronte al mondo. No. Questa non è la morale cristiana, è un’altra cosa. La morale cristiana è risposta, è la risposta commossa di fronte a una misericordia sorprendente, imprevedibile, addirittura ingiusta secondo i criteri umani, di Uno che mi conosce, che conosce i miei tradimenti e mi vuole bene lo stesso, mi stima, mi abbraccia, mi chiama di nuovo, spera in me, attende da me.

    La morale cristiana non è non cadere mai, ma alzarsi sempre, grazie alla sua mano che ci prende. E la strada della Chiesa è anche questa: lasciare che si manifesti la grande misericordia di Dio.

    Il centro è uno solo

    Dicevo ai nuovi cardinali: «La strada della Chiesa è quella di non condannare eternamente nessuno; di effondere la misericordia di Dio a tutte le persone che la chiedono con cuore sincero; la strada della Chiesa è proprio quella di uscire dal proprio recinto per andare a cercare i lontani nelle periferie dell’esistenza; quella di adottare integralmente la logica di Dio», che è quella della misericordia.

    Anche la Chiesa deve sentire l’impulso gioioso di diventare fiore di mandorlo, cioè primavera come Gesù, per tutta l’umanità. Il centro è uno solo, è Gesù, Gesù Cristo! Quando invece metto al centro il mio metodo spirituale, il mio cammino spirituale, il mio modo di attuarlo, io esco di strada. Tutta la spiritualità, tutti i carismi nella Chiesa devono essere decentrati: al centro c’è solo il Signore!

    Per questo, quando Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi parla dei carismi, di questa realtà così bella della Chiesa, del Corpo Mistico, termina parlando dell’amore, cioè di quello che viene da Dio, ciò che è proprio di Dio, e che ci permette di imitarlo.

    Siate voi stessi Chiesa

    Centrati in Cristo e nel Vangelo, voi potete essere braccia, mani, piedi, mente e cuore di una Chiesa in uscita. La strada della Chiesa è uscire per andare a cercare i lontani nelle periferie, a servire Gesù in ogni persona emarginata, abbandonata, senza fede, delusa dalla Chiesa, prigioniera del proprio egoismo.

    Uscire significa anche respingere l’autoreferenzialità, in tutte le sue forme, significa saper ascoltare chi non è come noi, imparando da tutti, con umiltà sincera. Quando siamo schiavi dell’autoreferenzialità finiamo per coltivare una spiritualità di etichetta. E poi cadiamo nelle mille trappole che ci offre il compiacimento autoreferenziale, quel guardarci allo specchio che ci porta a disorientarci.

    2

    Rialzatevi

    Andare incontro a Gesù

    Come vivere la moralità cristiana, come essere santo davanti a Dio, cosa devo fare?

    La moralità cristiana, vivere moralmente, è una grazia, è una risposta all’amore che Lui ti dà prima. Se tu non sei consapevole che Lui ti ama, tu non puoi fare niente. Niente. E il modo morale di vivere è una risposta a quell’incontro con Gesù. Se tu non avrai incontrato Gesù, mai, mai potrai vivere una vita cristiana.

    È Gesù quello che ti aiuta ad andare avanti, e se tu cadi è Lui che ti alza e che ti fa continuare ad andare.

    Ma se tu pensi e se noi pensiamo che la vita morale sia soltanto fare questo, non fare questo, fare questo, non fare questo… Be’, questo non è cristiano. Questa è una filosofia morale, ma non è cristiano.

    Cosa significa cristiano

    Cristiano è l’amore di Gesù che ci ama per primo. Quando tutti noi abbiamo tentazioni di invidia, gelosie, dobbiamo rivolgerci a Gesù e dire: «Signore, guardami, non lasciarmi da solo».

    E se cadi, rialzati. Gli alpini hanno una canzone molto bella che dice così: «Nell’arte di salire ai monti, l’importante non è non cadere, ma non rimanere caduti». La moralità cristiana è questo: tu cadi? Alzati subito e avanti. È questa, la vita. Ma sempre con Gesù. Senza Gesù non potrai fare nulla.

    3

    Risorgete con Gesù

    La Parola di Dio sconvolge

    Il Vangelo ci presenta una scena ambientata nel Tempio di Gerusalemme, al culmine della festa ebraica delle capanne, dopo che Gesù ha proclamato una grande profezia rivelandosi come sorgente dell’«acqua viva», cioè lo Spirito Santo (cfr. Gv 7,37-39). Allora la gente, molto impressionata, si mette a discutere su di Lui proprio come, anche oggi, la gente discute su di Lui.

    Alcuni sono entusiasti e dicono che «è davvero il profeta». Qualcuno addirittura afferma: «Costui è il Cristo!». Ma altri si oppongono perché – sostengono – il Messia non viene dalla Galilea, ma dalla stirpe di Davide, da Betlemme; e così, senza saperlo, confermano proprio l’identità di Gesù.

    I capi dei sacerdoti avevano mandato delle guardie per arrestarlo, come si fa nelle dittature, ma queste ritornano a mani vuote e dicono: «Mai un uomo ha parlato così!». Ecco la voce della verità che risuona in quegli uomini semplici.

    La Parola del Signore, ieri come oggi, provoca sempre una divisione: la Parola di Dio divide, sempre! Genera una divisione tra chi l’accoglie e chi la rifiuta. A volte un contrasto interiore si accende anche nel nostro cuore e questo accade quando avvertiamo il fascino, la bellezza e la verità delle parole di Gesù ma, nello stesso tempo, le respingiamo perché ci mettono in discussione, ci mettono in difficoltà e ci costa troppo osservarle.

    La Parola di Cristo è potente: non ha la potenza del mondo, ma quella di Dio, che è forte nell’umiltà, anche nella debolezza. La sua potenza è quella dell’amore: questa è la potenza della Parola di Dio! Un amore che non conosce confini, un amore che ci fa amare gli altri prima di noi stessi. La Parola di Gesù, il santo Vangelo, insegna che i veri beati sono i poveri in spirito, i non violenti, i miti, gli operatori di pace e di giustizia. Questa è la forza che cambia il mondo! Questa è la parola che dà forza ed è capace di cambiare il mondo. Non c’è un’altra strada per cambiarlo.

    Un richiamo per ciascuno

    La Parola di Cristo vuole raggiungere tutti, in particolare quanti vivono nelle periferie dell’esistenza, perché trovino in Lui il centro della loro vita e la sorgente della speranza. E noi, che abbiamo avuto la grazia di ricevere questa Parola di Vita – è una grazia ricevere la Parola di Dio! –, siamo chiamati ad andare, a uscire dai nostri recinti e, con ardore di cuore, portare a tutti la misericordia, la tenerezza, l’amicizia di Dio: questo è un lavoro che tocca a tutti.

    Portare misericordia, portare perdono, portare pace, portare gioia. Che il popolo di Dio possa trovare in voi uomini misericordiosi. Nello stesso tempo ogni parrocchia e ogni realtà ecclesiale diventi santuario per chi cerca Dio e casa accogliente per i poveri, gli anziani e quanti si trovano nel bisogno. Andare e accogliere: così pulsa il cuore della madre Chiesa, e di tutti i suoi figli.

    Vai, accogli! Vai, cerca! Vai, porta amore, misericordia, tenerezza.

    Quando i cuori si aprono al Vangelo, il mondo comincia a cambiare e l’umanità risorge! Se accogliamo e viviamo ogni giorno la Parola di Gesù, risorgiamo con Lui.

    Non fatevi rubare la speranza

    Largo alla speranza, e non lasciatevi rubare la speranza! Non cedete alle lusinghe di facili guadagni o di redditi disonesti: portano il pane per oggi ma la fame per domani. Non ti possono dare nulla di buono!

    Reagite con fermezza alle organizzazioni che sfruttano e corrompono i giovani, i poveri e i deboli, con il cinico commercio della droga e altri crimini. Non lasciatevi rubare la speranza! Non lasciate che la gioventù sia sfruttata da questa gente!

    Ai criminali e a tutti i loro complici oggi io umilmente, come fratello, ripeto: convertitevi all’amore e alla giustizia! Lasciatevi trovare dalla misericordia di Dio! Siate consapevoli che Gesù vi sta cercando per abbracciarvi, per baciarvi, per amarvi di più. Con la grazia di Dio, che perdona tutto e perdona sempre, è possibile ritornare a una vita onesta.

    4

    Riconoscete l’amore di Dio

    Un amore senza limiti

    L’amore fedele è un amore che non delude, non viene mai meno. Gesù incarna questo amore, ne è il Testimone. Lui non si stanca mai di volerci bene, di sopportarci, di perdonarci, e così ci accompagna nel cammino della vita, secondo la promessa che fece ai discepoli: «Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo» (Mt 28,20). Per amore si è fatto uomo, per amore è morto e risorto, e per amore è sempre al nostro fianco, nei momenti belli e in quelli difficili.

    Gesù ci ama sempre, sino alla fine, senza limiti e senza misura. E ci ama tutti, al punto che ognuno di noi può dire: «Ha dato la vita per me». Per me! La fedeltà di Gesù non si arrende nemmeno davanti alla nostra infedeltà. Ce lo ricorda san Paolo: «Se siamo infedeli, lui rimane fedele, perché non può rinnegare sé stesso» (2 Tm 2,13). Gesù rimane fedele, anche quando abbiamo sbagliato, e ci aspetta per perdonarci: Lui è il volto del Padre misericordioso. Ecco l’amore fedele.

    Un nuovo inizio

    L’amore di Dio ri-crea tutto, cioè fa nuove tutte le cose. Riconoscere i propri limiti, le proprie debolezze, è la porta che apre al perdono di Gesù, al suo amore che può rinnovarci nel profondo, che può ri-crearci. La salvezza può entrare nel cuore quando noi ci apriamo alla verità e riconosciamo i nostri sbagli, i nostri peccati; allora facciamo esperienza, quella bella esperienza, di Colui che è venuto non per i sani, ma per i malati, non per i giusti, ma per i peccatori (cfr. Mt 9,12-13); sperimentiamo la sua pazienza – ne ha tanta! –, la sua tenerezza, la sua volontà di salvare tutti.

    E quale è il segno? Il segno che siamo diventati nuovi e siamo stati trasformati dall’amore di Dio è il sapersi spogliare delle vesti logore e vecchie dei rancori e delle inimicizie per indossare la tunica pulita della mansuetudine, della benevolenza, del servizio agli altri, della pace del cuore, propria dei figli di Dio. Lo spirito del mondo è sempre alla ricerca di novità, ma soltanto la fedeltà di Gesù è capace della vera novità, di farci uomini nuovi, di ri-crearci.

    Un appiglio saldo

    L’amore di Dio è stabile e sicuro, come gli scogli rocciosi che riparano dalla violenza delle onde. Gesù lo manifesta nel miracolo narrato dal Vangelo, quando placa la tempesta, comandando al vento e al mare (cfr. Mc 4,41). I discepoli hanno paura perché si accorgono di non farcela, ma Egli apre il loro cuore al coraggio della fede. Di fronte all’uomo che grida: «Non ce la faccio più», il Signore gli va incontro, offre la roccia del suo amore, a cui ognuno può aggrapparsi sicuro di non cadere. Quante volte noi sentiamo di non farcela più! Ma Lui è accanto a noi con la mano tesa e il cuore aperto.

    Possiamo chiederci se oggi siamo saldi su questa roccia che è l’amore di Dio. Come viviamo l’amore fedele di Dio verso di noi. Sempre c’è il rischio di dimenticare quell’amore grande che il Signore ci ha mostrato. Anche noi cristiani corriamo il rischio di lasciarci paralizzare dalle paure del futuro e cercare sicurezze in cose che passano, o in un modello di società chiusa che tende ad escludere più che a includere.

    Anche noi possiamo vivere la gioia del Vangelo praticando la misericordia; possiamo condividere le difficoltà di tanta gente, delle famiglie, specialmente quelle più fragili e segnate dalla crisi economica. Le famiglie hanno bisogno di sentire la carezza materna della Chiesa per andare avanti nella vita coniugale, nell’educazione dei figli, nella cura degli anziani e anche nella trasmissione della fede alle giovani generazioni.

    Crediamo che il Signore è fedele? Come viviamo la novità di Dio che tutti i giorni ci trasforma? Come viviamo l’amore saldo del Signore, che si pone come una barriera sicura contro le onde dell’orgoglio e delle false novità? Lo Spirito Santo ci aiuti a essere sempre consapevoli di questo amore roccioso che ci rende stabili e forti nelle piccole o grandi sofferenze, ci rende capaci di non chiuderci di fronte alla difficoltà, di affrontare la vita con coraggio e guardare al futuro con speranza.

    Come allora sul lago di Galilea, anche oggi nel mare della nostra esistenza Gesù è Colui che vince le forze del male e le minacce della disperazione. La pace che Lui ci dona è per tutti; anche per tanti fratelli e sorelle che fuggono da guerre e persecuzioni in cerca di pace e libertà.

    5

    Dite che siete peccatori

    Può fidarsi di me?

    Mi colpisce l’immagine di Gesù con la frusta in mano che caccia via tutti quelli che profittavano del Tempio per fare affari. Questi affaristi che vendevano gli animali per i sacrifici, cambiavano le monete… C’era il sacro – il Tempio è sacro – e questo sporco doveva essere cacciato fuori da lì. Gesù prende allora la frusta per ripulire un po’ il Tempio.

    Mi colpisce anche una frase di quell’episodio del Vangelo. È là dove si dice che tanta gente credeva in Lui, è una frase terribile: «Ma Lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo» (Gv 2,24-25).

    Noi non possiamo ingannare Gesù: Lui ci conosce da dentro. Non si fidava, Gesù, non si fidava. E questa può essere una bella domanda da porsi: Gesù, può fidarsi di me? Gesù, può fidarsi di me, o faccio la doppia faccia? Faccio il cattolico, quello vicino alla Chiesa, e poi vivo come un pagano? Ma Gesù non lo sa, nessuno va a raccontarglielo, penso. E invece Lui lo sa.

    Non possiamo ingannarlo

    «Lui non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza; egli, infatti, conosceva quello che c’è nell’uomo». Gesù conosce tutto quello che è dentro il nostro cuore: noi non possiamo ingannare Gesù. Non possiamo, davanti a Lui, fare finta di essere santi e poi fare una vita che non sia quella che Lui vuole. E Lui

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