6 cose impossibili
Di A. G. Howard
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Info su questo ebook
Alyssa Gardner è finalmente andata nella tana del coniglio e ha il controllo del suo destino, dopo aver affrontato innumerevoli sfide e avventure straordinarie.
I tre racconti di questa raccolta narrano diversi momenti trascorsi dalla famiglia e dagli amici di Alyssa nel Paese delle Meraviglie. La madre di Alyssa, in Il ragazzo nella ragnatela, rivive gli eventi che hanno portato alla salvezza dell’uomo che sarebbe diventato suo marito. Morpheus, invece, dà spazio ai ricordi di Jeb legati ai fatti narrati nel Mio splendido migliore amico. Infine, in 6 cose impossibili, Alyssa ricorda il periodo della sua vita dopo Il segreto della Regina Rossa, e il ruolo che la magia ha avuto nel difendere la felicità di coloro che ama. Questo quarto capitolo della saga di A.G. Howard, che segue Il segreto della Regina Rossa, fornisce uno sguardo più completo sul passato e sul futuro dei personaggi preferiti di questa avventura nel tempo.
Un nuovo capitolo della saga che ha conquistato milioni di lettori
Hanno scritto della saga:
«Alyssa è uno dei personaggi più incredibili degli ultimi tempi. La serie di A.G. Howard è dark, ben congegnata, affascinante, ed è veramente una storia romantica.»
USA Today
«Brillante, perché ambiziosa, originale, e spesso sorprendente, la serie è una rivisitazione di Alice nel paese delle meraviglie, con un occhio al film di Tim Burton del 2010.»
The Boston Globe
«Una delle storie più belle e originali che abbia mai letto. Lo stile dell’autrice non annoia mai, è fluido e accende la curiosità di chi legge.»
Inside a Book Blog
A.G. Howard
Vive nel Nord del Texas. Trae ispirazione per le sue storie da tutte le cose imperfette che incontra. Cerca sempre di dar vita a personaggi che raccontino ogni sfumatura degli esseri umani e poi, per dare un brivido in più ai lettori, si diverte a mettere sottosopra il loro mondo. È sposata e madre di due figli. La Newton Compton ha già pubblicato Il mio splendido migliore amico, Tra le braccia di Morfeo, Il segreto della Regina Rossa e 6 cose impossibili.
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Anteprima del libro
6 cose impossibili - A. G. Howard
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Questa è un’opera di fantasia. Ogni riferimento a fatti storici, personaggi o luoghi reali è completamente fittizio. Altri nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore, e qualunque somiglianza con fatti, luoghi o persone reali, viventi o defunte, è del tutto casuale
Titolo originale: Untamed
© 2015 A.G. Howard
Traduzione dall’inglese di Arianna Pelagalli
Prima edizione ebook: febbraio 2017
© 2017 Newton Compton editori s.r.l.
Roma, Casella postale 6214
ISBN 978-88-227-0324-8
www.newtoncompton.com
Realizzazione a cura di Librofficina
Immagine di cover: © Nathalia Suellen
A.G. Howard
6 cose impossibili
A tutti i fan della saga Splintered: l’amore che avete dimostrato per questi libri mi ha spinta a tornare nella tana del coniglio… a reinventare la fine e l’inizio. Questo libro è per voi, con la promessa che un giorno ne arriveranno altri. Grazie per aver aperto il vostro cuore ai miei personaggi e ai miei mondi.
IL RAGAZZO NELLA RAGNATELA
1
Allungo e stoccata
«Alison, se vogliamo sopravvivere devi mirare alla giugulare. Nessuna pietà», mi esorta Thomas mentre mi aiuta ad alzarmi e a richiudere le dita intorno all’elsa della spada che mi è scivolata dalla mano inguantata. Il profumo delle piante e dei fiori che permea l’aria stempera il suo odore di bagnoschiuma agli agrumi e di sudore.
Mi massaggio il fianco sul quale sono atterrata, mi rimetto in posizione e lancio un’occhiata all’altra parte del cortile imbrattato di sangue, verso i nostri due avversari: la mia, con la bellissima pelle candida dalla lucentezza quasi irreale… e quello di Thomas, con il fisico muscoloso e gli impavidi occhi verdi. Le loro spade luccicano sotto i raggi del sole autunnale creando dei barbagli di luce sui loro volti; un lampo di curiosità squarcia le loro espressioni impassibili: si chiedono quale strategia adotteremo.
Le mie pulsazioni hanno il ritmo stabile dell’attesa. Mi asciugo la fronte imperlata di sudore. I nostri nemici sono più giovani e più veloci, ma io e Thomas possiamo contare sull’esperienza e su un’intesa ineguagliabile. La nostra è una squadra solida, vecchia di ventidue anni. Questi principianti ci fanno un baffo.
La pelle umida mi prude sotto i tanti strati di tessuto, ma mi concentro sulla posizione d’attacco – braccio teso e punta della spada rivolta verso l’alto – e mi rimetto la maschera.
Spesso mio marito mi invia dei segnali in codice, come un cenno del capo per una schivata o una strizzatina d’occhio per una parata, ma stavolta non mi occorre nessuna indicazione. Conosco molto bene la mia avversaria, ho individuato i suoi punti di forza e le sue debolezze. Farà un affondo a sinistra e io mi difenderò schivando il colpo. A meno che stavolta non decida di cambiare strategia.
Come se pensasse di avermi in pugno, mi fulmina con i penetranti occhi azzurri e mi sorride, fiera e sicura di sé, prima di coprirsi il viso con la maschera. Contrae i muscoli e io faccio altrettanto, in attesa della sua mossa.
Rapida e leggiadra come una vespa, avanza di un passo e compie un allungo, mirando inaspettatamente al mio fianco destro. Mi difendo con una battuta decisa che la costringe ad arretrare, e quando la osservo barcollare nel tentativo di recuperare l’equilibrio, mi accorgo che ha il petto scoperto.
Ringhiando a denti stretti effettuo una stoccata e la colpisco dritta al cuore, al centro della casacca bianca. Lei lascia cadere la spada e si porta le mani sullo sterno. Vedo i suoi occhi sbarrati dietro la maschera e il sangue schizzare dappertutto, sporcandomi le scarpe da tennis bianche.
«Mamma…», esclama con un filo di voce prima di piegarsi su se stessa e accasciarsi a terra.
A quel punto mi tolgo la maschera, mi sfilo i guanti e mi inginocchio al suo fianco per ficcarle le dita nelle costole.
«Dillo!», grido. «Di’ che la regina sono io!».
Jebediah e Thomas scoppiano a ridere osservando Alyssa che dondola sulla schiena come una tartaruga rovesciata, nel disperato tentativo di sottrarsi alla tortura del solletico. La maschera le cade dalla testa, rivelando le sue guance accaldate.
«Dillo!», ripeto.
«Mai e poi mai!», strilla lei afferrandomi per i polsi per trascinarmi sull’erba. Ben presto anche le mie costole iniziano a bruciare sotto l’azione di dieci indomabili dita, e d’un tratto stiamo ridendo entrambe a crepapelle scosse da incontenibili convulsioni.
«D’accordo, basta così». Thomas invoca una tregua. «La vittoria va agli anziani».
«E anche questa volta gli schermidori sono stati scherniti», commenta Alyssa, strappando una risata a Jebediah, che le allunga la mano per aiutarla a rialzarsi.
Mi rimetto in piedi anch’io e tento di pulirmi dalle appiccicose macchie rosse che imbrattano la mia tenuta da scherma.
Mio marito ci passa un paio di asciugamani e io ne uso uno per tamponarmi il volto.
«Lo ripeto: il sangue finto dei trucchi di Halloween è decisamente eccessivo», commenta Jenara. Lei e Corbin sono seduti sul dondolo della veranda in attesa di battersi con i vincitori. Stanno bevendo una limonata rosa come i capelli di Jenara, la quale aggiunge: «È una scena veramente raccapricciante».
«Spero che tu stia scherzando», dice Alyssa occhieggiando con soddisfazione le centinaia di chiazze rosse che impiastricciano gli abiti, i gigli, i caprifogli e le piante di liquirizia del giardino. «È uno spettacolo fantastico, bisogna solo osservarlo dalla prospettiva giusta».
La sua lunga treccia bionda comincia a dondolare come se avesse preso vita. Usando i poteri magici, Alyssa solleva le goccioline rosse dalle piante, dai fiori e dai nostri vestiti e le raduna a mezz’aria, lasciandole fluttuare finché non iniziano a fondersi le une con le altre formando una specie di graticcio: un luccicante arco rosso che sembra fatto di vetro. Alyssa prende Jebediah per mano e lo attira a sé. Lui le sorride e la invita a danzare sotto il gazebo improvvisato. I loro passi sono aggraziati e armoniosi, i loro movimenti non scalfiscono in alcun modo l’opera di Alyssa.
Thomas finge un’espressione contrariata corrugando la fronte, ma è impossibile non notare il lampo d’orgoglio che gli illumina lo sguardo. Probabilmente se non ci fosse la sua staccionata alta tre metri a proteggerci da sguardi indiscreti, avrebbe preso la performance di Alyssa con molta meno filosofia. Ma tanto lo sanno tutti che non riesce a restare arrabbiato con lei molto a lungo.
Mia figlia gli lancia un’occhiata raggiante. Nei suoi diciassette anni di vita è la prima volta che la vedo così felice, così a proprio agio.
Gli addestramenti in sogno con Morpheus hanno sortito i loro effetti: è diventata impeccabile, abilissima, sfodera i suoi poteri con la destrezza di una maga provetta. È in momenti come questo che la vedo in tutto il suo splendore: la regina dei Netherling che fa capolino da sotto la superficie. La sua attrazione nei confronti del sangue e del caos, il suo nutrirsi di fiamme e tempeste, i poteri magici che possono sia scatenare che placare il disordine. La sua fascinazione per il macabro e l’assurdo.
Che ironia. Per anni ho tentato di affinare quelle stesse qualità, ma il mio lato umano è troppo ingombrante, invalicabile. Io non ero destinata a diventare regina. Avevo la volontà, ma me ne mancava l’indole.
D’un tratto Alyssa interrompe la danza e compie un gesto col polso facendo sì che le goccioline ridiscendano lentamente, come macabri fiocchi di neve color sangue, e tornino a adagiarsi sui vestiti, i petali e le foglie da cui avevano spiccato il volo.
Jenara si scola gli ultimi sorsi di limonata, il ghiaccio sbatacchia nel bicchiere. «Pulire tutto sarà un vero inferno».
Alyssa fa spallucce e scoppia a ridere. «Niente che non si possa risolvere con la pompa da giardino e un po’ di candeggina».
«Eh, no. Io non uso la candeggina su questo capolavoro». Jenara apre le braccia minute per mostrare la giubba da scherma fucsia. L’ha tinta alcune settimane fa e ha anche aggiunto dei deliziosi merletti sulle maniche e intorno allo scollo. Appoggia il bicchiere vuoto a terra accanto al piede di Corbin e si alza dal dondolo. «Se non possiamo proprio evitare queste scene splatter, vado a mettermi quella nera».
Corbin le cinge la vita con le braccia e la attira di nuovo sulle proprie gambe. «E dài, principessa punk. Elimineremo i vecchietti in un batter d’occhio, vedrai. Non ti spezzerai neanche un’unghia. Jeb e Al non sono abbastanza svegli».
Jenara gli scocca un sorrisetto. «Non hai tutti i torti».
«Oh oh!». In un unico, rapidissimo movimento, Alyssa solleva con un calcetto la spada caduta a terra e ne afferra l’impugnatura. «Ripetetelo adesso, se avete il coraggio, Cor-bi-na-ra».
Io e mio marito ci scambiamo un’occhiata e scoppiamo a ridere.
«Bella mossa, Miss Skater». Jebediah le rivolge un sorrisetto e brandisce la propria arma. «Sfida all’ultimo sangue sotto il salice?», le chiede alzando un sopracciglio.
«Ti batterei in meno di due secondi», gli risponde lei, lanciandosi il fioretto da una mano all’altra con eleganza; il suo anello di fidanzamento brilla nella luce del sole.
«Ah, sì?», fa lui e poi, senza alcun preavviso, la prende in braccio e se la carica sulla spalla per condurla nel folto del fogliame. Lei inizia a sghignazzare come una matta e lascia cadere la spada a terra.
Naturalmente Alyssa potrebbe liberarsi sfruttando i suoi poteri magici, ma allora dove starebbe il divertimento? Non vuole liberarsi di lui. Né ora né mai. Sono anime gemelle, in tutto e per tutto.
Abbiamo parlato molte volte delle implicazioni della sua immortalità… di quanto sarà dura per lei rimanere sola dopo che lui se ne sarà andato per sempre, ma mia figlia mi ha assicurato che sopravvivrà. Certo, quando ne parla il suo sguardo diventa vacuo e il suo viso si rannuvola, ma sono convinta che la sua devozione nei confronti del Paese delle Meraviglie e di Morpheus le infonderà la forza per resistere e andare avanti. E so anche che quando quel giorno arriverà, l’eternità sarà per lei fulgida e bellissima. Morpheus la venererà, la tratterà come una regina. E lo farebbe anche se lei non lo fosse davvero, perché ammira la sua forza e il suo coraggio.
Alyssa è una lottatrice, a differenza mia. Io sono una vigliacca, la mia lealtà nei confronti del regno dei Netherling perde qualsiasi valore di fronte alla paura di non avere più Thomas. Non posso vivere senza di lui per l’eternità. Ed è anche per questo che sono felice che la magia della corona non risieda in me. La mia mortalità mi conforta, mi rassicura. Il pensiero che non mi troverò a vivere senza mio marito – o comunque che non dovrò farlo per molto tempo – mi riempie di serenità.
Vedere Alyssa che scherza e gioca alla lotta con Jeb mi fa sorridere. Anche io e Thomas eravamo così alla loro età… pieni di speranza. La differenza è che loro hanno davvero la possibilità di ottenere ciò che vogliono, di realizzare i loro sogni, perché non sono separati da un muro di bugie. Per loro, il Paese delle Meraviglie è un libro aperto, un volume di storie che entrambi hanno letto e vissuto in prima persona. Hanno raccontato tutto anche a Jenara e Corbin.
Io e Thomas, invece, abbiamo raggiunto questo grado di onestà solo di recente. E devo ringraziare mia figlia se ho recuperato la mia sanità mentale e oggi posso godere di questa seconda possibilità. Chiudo un attimo gli occhi e mi metto in ascolto. Gli unici rumori che sento sono il gorgoglio dell’acqua della fontana e il vociare divertito di Alyssa e Jebediah. Niente insetti che chiacchierano né fiori che bisbigliano.
Tre mesi fa, quando io, Thomas, Alyssa e il suo fidanzato siamo rientrati dall’ultimo soggiorno nel Paese delle Meraviglie, Alyssa ha esaudito la mia preghiera e ha usato i suoi poteri di regina per zittire il continuo cicaleccio che infestava le mie giornate. Si è inoltre assicurata che anche i suoi discendenti possano godere di questo sano silenzio. Adesso è lei l’unica in grado di udire le voci delle piante e degli insetti e di visitare il regno dei Netherling ogni volta che sogna.
I miei boccioli delle ali sono ancora al loro posto così come i segni intorno agli occhi, ma le mie abilità Netherling si manifestano solo se e quando lo decido io. Per la prima volta da quando avevo sedici anni mi sento finalmente normale. E per la prima volta da quando ne avevo dodici so cosa significa la parola silenzio.
Credevo che i bisbigli che mi hanno accompagnata per tutta l’adolescenza mi sarebbero mancati, che avrei avuto nostalgia delle vocine che mi dimostravano amicizia quando gli altri mi voltavano le spalle, ma non è così: ora non ho più bisogno del loro sostegno. Adesso ho una famiglia e un marito che sa tutto della mia storia e del Paese delle Meraviglie.
Non dovrò stare da sola mai più.
Come se mi avesse letto nel pensiero, Thomas intreccia le dita alle mie. Non c’è nulla che mi dia più stabilità della presa salda della sua mano.
«Voi ragazzi divertitevi», dice. «Noi ce la filiamo». Punta gli occhi color caffè nei miei e mi dà un bacio sulle nocche, provocandomi un brivido che mi si irradia fino al cuore. «Ho promesso alla mia timida consorte che l’avrei portata fuori a cena per il nostro ventesimo anniversario. Finiremo l’incontro domani». Lancia un’occhiatina a Corbin e Jenara. «A meno che voi due non decidiate di dare forfait. Sappiamo tutti come andrà a finire. Esperienza e saggezza battono irresponsabilità e gioventù dieci a zero». Il suo famoso sorrisetto alla Elvis viene accolto da scrollate di spalle e risatine di scherno.
«Le piacerebbe, signor G», dice Jenara. «Domani… stesso posto, stessa ora. Io sarò quella con la divisa nera. E ricordatevi: chi perde dovrà indossare un miniabito frou-frou in pubblico. Preparatevi all’abbigliamento più imbarazzante della vostra vita».
Mentre Thomas è sotto la doccia mi fermo un attimo in bagno per osservare la mia immagine nello specchio appeso sopra il lavandino. Per la maggior parte delle persone è un’attività frivola e di poco conto, ma non per me: dopo aver conosciuto Thomas evitai di farlo per anni.
Adesso, invece, posso finalmente guardare il mio riflesso senza la paura di vedere apparire lo sguardo truce e accusatorio di Morpheus dall’altra parte del vetro.
In vista di questa serata mi sono levigata la pelle con un bello scrub e ho scelto un abito semplice ed elegante: pizzo avorio con uno scollo a
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sulla schiena, maniche ad aletta e una cintura di pizzo color caffellatte che riprende la tonalità della mia abbronzatura. Il corsetto avvolge i seni con un pizzico di malizia e la gonna sottolinea le curve dei fianchi cadendo dolcemente a metà dei polpacci. L’ho acquistato in un negozio di abiti vintage seguendo i consigli di Alyssa e Jenara, che mi hanno assicurato che Thomas ci sarebbe rimasto secco quando mi avesse vista. Non sto nella pelle di scoprirlo.
Io e lui siamo stati lontani per troppo tempo. Forse è per questo che adesso mi sento come una ragazzina innamorata alle prime armi e vivo tutto – le sue parole dolci, i suoi baci, le sue risate, la sua gentilezza – come se lo sperimentassi per la prima volta.
Un velo di blush sulle guance, un filo di rossetto sulle labbra et voilà… Sono pronta. L’energia e la vitalità che mi scorrono nelle vene mi innescano scariche di magia sottopelle. I miei capelli color platino cominciano ad arricciarsi sensualmente da tutte le parti, così afferro una ciocca per volta e me le punto sulla nuca con delle mollette ricoperte di strass.
Adesso lo specchio mi rimanda semplicemente l’immagine di una donna che sta per uscire con suo marito. Un tempo, invece, qualsiasi superficie riflettente apriva un varco su un Paese delle Meraviglie caotico e folle che anelavo di governare. Ho salvato un ragazzo dalla ragnatela e poi ho tentato di allontanarmi da quel mondo rompendo tutti gli specchi in cui incappavo.
Ho sbagliato ad andarmene in quel modo, ora lo capisco.
Mi sono sottratta alle mie responsabilità, rifuggendo da un vero e proprio patto con il diavolo. E così Morpheus ha trovato un altro modo per farmela pagare: ha cominciato a infestare i sogni di mia figlia… usando me per arrivare a lei. Ha assunto le sembianze di un bambino e ha trascorso con lei ogni notte dei suoi primi cinque anni di vita, guadagnandosi la sua amicizia e la sua fiducia. Quando l’ho scoperto, ho deciso di rispondere alla sua aggressione mentale nell’unico modo che mi è venuto in mente: andandomene.
Sbatto le palpebre, e per una frazione di secondo il mio abito si trasforma nella camicia di forza che ho tentato di usare come arma di difesa.
Come ho fatto a illudermi che la mia fuga, il mio nascondermi nell’ospedale psichiatrico, non avrebbe avuto serie conseguenze? Avevo sperato che Morpheus trovasse un altro avversario… un altro Liddell da sfruttare, qualcuno in grado di salvare il suo spirito dalla maledizione che lo condannava a passare l’eternità nel covo di Sorella Due. Per scampare a quell’infausto destino, doveva ottemperare al volere di Rossa e incoronare una regina del suo lignaggio con la tiara di rubini mentre lei possedeva il corpo della prescelta. Quando lo avevo tradito, avevo erroneamente supposto che Morpheus avrebbe dimostrato un po’ di rispetto per la mia scelta e avrebbe deciso di cercare un’altra vittima, magari una parente lontana.
Ma c’era una crepa nella mia armatura, e il mio avversario l’aveva individuata. Me lo sarei dovuto aspettare. Morpheus non è tipo da rinunce, soprattutto quando il suo obiettivo è così vicino, così a portata di mano. È uno stratega ineguagliabile, paziente e scaltro.
Il vapore della doccia offusca la mia immagine riflessa, e al di là della coltre di umidità scorgo la me stessa di tanti anni fa, quella di quando scoprii le mire di Morpheus su Alyssa: una giovane madre terrorizzata per il futuro della sua bambina. Divorata dai sensi di colpa per aver messo sua figlia in pericolo. Non volevo che la mia piccola dovesse sostituirmi, ma il mio tradimento ha portato esattamente a quello.
Ad Alyssa non dissi nulla né delle mie scelte né delle conseguenze delle mie azioni perché speravo di salvarla, di risparmiarle tutto questo. E invece gli anni trascorsi nell’ospedale psichiatrico, lontana da mio marito e da mia figlia, non sono valsi a niente, così come la promessa di Morpheus di non ricontattarla mai più: le aveva ormai inculcato nella mente i ricordi dei momenti che avevano trascorso insieme da bambini, e contando sulla curiosità tipica dei Liddell perché lei lo trovasse. E infatti, appena ha compiuto sedici anni, Alyssa ha scoperto la tana del Coniglio Bianco, proprio come Morpheus aveva pianificato.
Quel ricordo mi provoca un tremito e mi tiro una ciocca di capelli con troppa foga. Storco le labbra e risistemo il boccolo.
Morpheus è riuscito a salvarsi inducendo Alyssa a reclamare la corona che un tempo agognavo io, la stessa corona che con gli anni ho cominciato a disprezzare. Alyssa non cercava una responsabilità così grande, eppure l’ha accettata e l’ha fatta propria. Morpheus l’ha spinta a diventare regina con l’inganno, senza raccontarle tutta la verità.
L’unica mia consolazione è che nemmeno lui è uscito illeso da questa storia. Anche lui ha dovuto pagare un prezzo che non aveva previsto.
Dopo aver trascorso tutti quegli anni insieme ad Alyssa, prima nei suoi sogni infantili e poi mentre si destreggiava fra le insidie del Paese delle Meraviglie, Morpheus – l’essere meschino e senza cuore un tempo incapace di amare – ha perso la testa per lei. Se non l’avessi visto con i miei occhi non ci crederei. Ha dato prova della profondità della sua devozione quando non le ha imposto di restare al suo fianco nel regno dei Netherling, quando ha deciso di aspettare per permetterle di guarire la metà umana del suo cuore prima di raggiungerlo nel regno Rosso e restarci fino alla fine dei tempi.
Questo suo sacrificio mi ha mostrato un lato di lui che non conoscevo, un lato tenero, vulnerabile, un lato che non mi aveva mai permesso di vedere e che mi fa sperare che forse, in fondo in fondo, non sia così diabolico.
A ogni modo, non sono ancora pronta a perdonargli di aver usato mia figlia, anche perché per riuscirci dovrei innanzitutto perdonare me stessa per averla obbligata a rispondere dei miei errori. E per quante volte Thomas mi ripeta che dovrei farlo… non so se ci riuscirò.
Per colpa mia, la vita di mia figlia è e sarà sempre spaccata a metà. Eppure devo riconoscere che Alyssa se la cava alla grande, chiunque l’abbia vista in mezzo ai Netherling non può negare che abbia la stoffa della regina. Lei adora il mondo che io sono giunta a disprezzare, e quindi dovrò trovare il modo di accettare la follia del Paese delle Meraviglie e di Morpheus, e andare avanti.
La mia immagine riflessa mi riporta al presente. Mi spruzzo il mio profumo preferito su collo e polsi lasciandomi avvolgere dalla deliziosa fragranza di arance rosse e frutto della passione, mi tampono il naso con la spugnetta della cipria ed esco dal bagno prima che l’umidità della doccia mi rovini il trucco. Indosso la parure di perle e mi siedo sul bordo del letto fissando la porta chiusa del bagno con impazienza. Sento il rumore dei pensili della cucina che si aprono e si chiudono accompagnato dall’acciottolio delle stoviglie: i ragazzi devono aver deciso di prepararsi la cena. Mi domando se dovrei andare di là per aiutarli, ma poi decido di no: non sono ancora pronta a indossare i tacchi. La moquette sotto i piedi è così piacevole… morbida e avvolgente. Mi stendo sul materasso, apro le braccia e chiudo le palpebre, cercando di rilassare i muscoli ancora doloranti per l’incontro di poco fa.
Cullata dall’ipnotico ticchettio dell’acqua che rimbalza sulla cabina della doccia, scivolo indietro nel tempo, a un giorno di tanti anni fa quando avevo tredici anni e fuori il mondo era zuppo di pioggia. Il giorno in cui, sola e sconsolata, accettai la chiamata del regno dei Netherling.
Il giorno in cui Morpheus mi porse su un vassoio d’argento il riscatto e la vendetta. Il giorno che cambiò la mia vita per sempre.
2
Incastrata
Ventisei anni prima…
La pioggia tambureggiava sull’imballo vuoto del frigorifero in cui mi ero infilata un secondo prima che scoppiasse il temporale. Il cassonetto della spazzatura lì accanto mandava un orrendo tanfo di pesce in decomposizione e frutta marcia che copriva l’odore dell’asfalto bagnato. Il ghiaino era costellato di ampie pozzanghere fangose e, dall’altra parte della strada, dalle grondaie del nostro condominio di otto piani zampillavano cascate d’acqua.
Una sferzata di vento umido mi raggiunse all’interno del mio rifugio improvvisato. Mi accucciai sul fondo dello scatolone sprimacciandomi la borsa di tela dietro la nuca come fosse un cuscino e stringendo le pagine di Alice nel Paese delle Meraviglie per non rischiare di perdere il segno. Qualche settimana prima avevo cancellato Alice dal titolo con una
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e l’avevo sostituito con Alison. Volevo assicurarmi che tutti sapessero che il libro era mio, d’accordo, ma non si trattava solo