Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

La cattiva ragazza
La cattiva ragazza
La cattiva ragazza
E-book313 pagine4 ore

La cattiva ragazza

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Arwen Sullivan è la cattiva ragazza della Westbrook High, Aidan Shaw è il ragazzo d’oro. Non possono essere più diversi di così, e non potrebbero desiderarsi più ardentemente.

Trama:
Arwen Sullivan è un vero incubo.
Cinica. Fredda. Manipolatrice.
Ed è la prima persona che abbia mai amato. È la cattiva ragazza della Westbrook High, mentre io sono il prezioso ragazzo d'oro.
Per anni si è divertita a tormentarmi. Solo perché ho osato innamorarmi di lei. E, scioccamente, la desidero ancora.
Ma poi una confessione da ubriaca le è sfuggita dalle labbra carnose e ho visto la paura vorticare nei suoi occhi tempestosi.

Aidan Shaw è il flagello della mia esistenza.
Affascinante. Bello. Nobile d'animo.
È tutto ciò che non avrei mai pensato di volere, e saperlo mi terrorizza a morte. Ho provato a mantenere le distanze e a seppellire i sentimenti che nutro.
Ma uno stupido errore – un momento di debolezza davanti alla tentazione – è bastato a trasformare la scintilla in incendio.
Lui è determinato ad amarmi, ma neanche il suo tocco d'oro è capace di cambiare il mio cuore nero.
Pensa di potermi spezzare.
Ma non si può addomesticare un animale selvaggio.
LinguaItaliano
Data di uscita1 giu 2022
ISBN9791220703161
La cattiva ragazza

Correlato a La cattiva ragazza

Ebook correlati

Narrativa romantica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su La cattiva ragazza

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    La cattiva ragazza - A.D. McCammon

    La cattiva ragazza

    LA CATTIVA RAGAZZA

    A.D. MCCAMMON

    Traduzione di

    CHIARA CASABURI

    TRISKELL EDIZIONI

    INDICE

    Capitolo 1

    Capitolo 2

    Capitolo 3

    Capitolo 4

    Capitolo 5

    Capitolo 6

    Capitolo 7

    Capitolo 8

    Capitolo 9

    Capitolo 10

    Capitolo 11

    Capitolo 12

    Capitolo 13

    Capitolo 14

    Capitolo 15

    Capitolo 16

    Capitolo 17

    Capitolo 18

    Capitolo 19

    Capitolo 20

    Capitolo 21

    Capitolo 22

    Capitolo 23

    Capitolo 24

    Capitolo25

    Capitolo 25

    Capitolo 26

    Capitolo28

    Capitolo 27

    Capitolo 28

    Capitolo 29

    Capitolo 30

    Capitolo 31

    Capitolo 32

    Capitolo 33

    Capitolo 34

    Capitolo 35

    Capitolo 36

    Capitolo 37

    Capitolo 38

    Capitolo 39

    Capitolo 40

    Capitolo 41

    Capitolo 42

    Capitolo 43

    Capitolo 44

    Epilogo

    Biografia

    Questa è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il frutto dell’immaginazione dell’autore. Ogni somiglianza a persone reali, vive o morte, imprese commerciali, eventi o località è puramente casuale.


    La cattiva ragazza- Copyright © 2022 Triskell Edizioni

    Copyright © 2020 The bad girl di A.D. McCammon

    Progetto Grafico: Pink Elephant Designs

    Prodotto in Italia

    Prima edizione – luglio 2022

    Edizione Ebook 979-12-207-0316-1

    Edizione cartacea: 979-12-207-0318-5

    1

    AIDAN

    Presente


    Osservo la folla e sgraffigno un calice di champagne dal vassoio in argento sospeso a mezz’aria accanto a me. Nessuno in tutta questa baldoria si preoccupa del fatto che io sia minorenne. E anche se importasse a qualcuno, sono tutti troppo concentrati su loro stessi per notarlo. L’enorme sala da ballo è gremita di persone ricche e prestigiose che fingono di essere interessate a fare beneficenza. È tutta una scusa per vestirsi con abiti eleganti e per socializzare. Inoltre, potrebbero trovare anche nuovi modi per arricchirsi. Perché è di questo che tutti i presenti hanno bisogno: altri soldi.

    Sbuffando, mi scolo lo champagne e sostituisco il calice vuoto con un altro pieno preso dal vassoio. Se voglio sopravvivere alla serata, avrò bisogno di berne quanti più riesco ad agguantarne.

    Il cameriere ride sotto i baffi, attirando la mia attenzione. Vedo Cole Masterson sorridermi nel suo abito nero, e la rabbia mi attanaglia le viscere. È sulla mia lista degli stronzi da settimane, ormai, da quando se n’è andato dalla festa di un amico con la ragazza con cui ero uscito. I miei compagni di squadra mi hanno giudicato in silenzio, perché sono rimasto lì e non ho fatto nulla per impedirgli di andarsene con lei.

    «Forse dovresti rallentare. Ho sentito che questa roba ti arriva dritta al cervello,» mi prende in giro Cole.

    Serro la mascella ma non gli do la soddisfazione di una replica. Mi limito a tracannare il secondo calice. Non sortirebbe alcun effetto. Per quanto lo desideri, non riesco a mandarlo a quel paese. Cole potrà anche essere il più amichevole e tollerabile dell’Indomito Trio della Westbrook High, ma è comunque una persona da non provocare. Dietro la sua maschera scherzosa si nasconde una rabbia che attende in agguato.

    E poi, non è che Cole avesse forzato la ragazza con cui ero uscito ad andarsene dalla festa con lui. L’ha seguito volontariamente. Violet non è la mia fidanzata. E adesso è chiaro che non lo diventerà mai. Sapevo di non avere speranze quando le ho chiesto il numero. A scuola stavano già circolando voci circa il suo coinvolgimento con il più spietato del branco di Cole, Thatcher Michaelson. Ma mi rifiutavo di crederci. Mi sembrava assurdo che una ragazza come Violet St. James potesse innamorarsi di un tipo come lui.

    Eppure, lo stupido sono stato io. Di nuovo.

    A quanto pare ho il talento di infatuarmi delle ragazze sbagliate. La lista delle mie relazioni è triste e deprimente. Mi hanno tradito, mentito e usato più volte di quanto vorrei ammettere.

    Il lato positivo è che il mio cuore si è spezzato solo una volta. Con la prima ragazza con cui mi sono aperto.

    «Sì... hai ragione,» continua Cole, mentre mi guarda posare il secondo bicchiere vuoto sul vassoio con un’espressione compiaciuta. «Meglio sbronzarsi un po’. Ari non sarà felice di vederti qui.»

    Mi irrigidisco, attraversato da un’ondata di ansia e da un fremito d’impazienza. Non posso dire di non aver immaginato di incontrarla qui da qualche parte. Dopotutto è l’hotel di suo padre, la raccolta fondi l’ha organizzata lui. Probabilmente sono gli unici a fregarsene un minimo della causa benefica. È una serata importante per loro, e spero che Arwen metterà da parte la sua vendetta nei miei confronti. Almeno per stasera.

    Quando me ne vado senza replicare, facendomi strada nella marea di vestiti eleganti e smoking, sento Cole sghignazzare. Mia madre chiacchiera con due anziane signore ricoperte di diamanti da capo a piedi. Mi fa un cenno perché la raggiunga, ma io sfreccio oltre la porta ed esco sul balconcino adiacente alla sala da ballo. Non sono dell’umore per interpretare il mio ruolo di figlio perfetto.

    La brezza serale mi avvolge, raggiungo il cornicione e mi perdo a osservare le luci e ad ascoltare il rumore della città sotto di noi. Ancora un altro anno in questo posto, tra questa gente. Ancora un anno in cui sarò famoso per essere il figlio di Declan Shaw, erede della fortuna degli Shaw. E poi me ne andrò lontanissimo dal Tennessee. Ovunque, purché stia alla larga da questo posto. Dove potrò essere semplicemente Aidan. Niente più pressioni costanti, niente più fardelli che mi gravano addosso. Niente più giudizi da gente che si aspetta che sia all’altezza di un’eredità che nemmeno desidero.

    Alle mie spalle qualcuno si schiarisce la gola, riscuotendomi dai miei pensieri. Mi volto e mi trovo davanti a un paio di occhi tempestosi che conosco bene. E mi si stringe il cuore.

    Un tempo, Arwen Sullyvan era la mia migliore amica. Quando era solo la nuova ragazza arrivata in città.

    Prima che mi rubasse il cuore, per farlo a pezzi.

    Prima che decidesse che io ero il suo nemico.

    Mi soffermo a guardarla e il mio corpo traditore freme di desiderio quando me la mangio con gli occhi. Indossa un abito da sera viola, probabilmente avrà scelto il colore in onore di sua madre. La scollatura profonda mette in risalto il suo seno prosperoso, mentre una gamba – snella e soda – fa capolino dallo spacco laterale. Sulle labbra ha steso un gloss scintillante e un ombretto viola intenso le incornicia gli occhi scuri.

    Quando mi soffermo di nuovo sul suo sguardo, noto che è carico di ostilità. Scuoto la testa e, con un sospiro, torno a concentrarmi sullo skyline di Nashville.

    «Che cosa vuoi?» La mia voce suona esausta, perché è così che mi sento.

    Quando mi si avvicina, il suo profumo dolce mi travolge e il cuore prende a battermi forte nel petto. Quando ha iniziato a comportarsi come se non esistessi, per me è stata una tortura. Ma presto ho capito che era molto meglio così, piuttosto che l’alternativa.

    Schiocca le labbra e quel suono sembra echeggiare intorno a noi, nonostante il trambusto del traffico in strada. «Tanto per cominciare, mi piacerebbe sapere che cosa cavolo pensi di fare qui.»

    Per anni ci siamo attenuti al tacito accordo di rimanere nelle nostre bolle, lontani l’uno dall’altra quanto più possibile. Ma quando il padre di Arwen ha deciso di organizzare una cena per raccogliere fondi per la ricerca contro i tumori, ha coinvolto i miei genitori perché lo aiutassero ad allungare la lista degli invitati. Non mi avrebbero mai risparmiato da un evento nella cui organizzazione erano coinvolti anche loro. Per le persone agiate, l’apparenza è tutto. E la mia famiglia è quella più agiata tra le presenti, stasera.

    «Non avevo altra scelta,» taglio corto. «Fidati, preferirei fare qualsiasi altra cosa piuttosto che parlare con te in questo momento.»

    «Oh, povero.» Arwen ride e schiocca la lingua. «Qualcuno si sente coraggioso, stasera. Per caso questa insolita audacia ha qualcosa a che vedere con il fatto che sei ferito per la situazione con Violet?»

    La osservo strizzando gli occhi. «Mi sa proprio che non ero l’unico che si stava innamorando di Violet. Ho visto il modo in cui guardi la tua nuova amichetta.»

    Arwen fa un respiro profondo, dilatando le narici, ma quando lo lascia andare, la sua espressione torna indifferente. «Hai ottimi gusti in fatto di ragazze. Questo te lo concedo,» continua lei. «Peccato solo che non riesci a tenertene neanche una.»

    Solleva le sopracciglia e prova a reprimere un sorriso. Irrequieto, mi passo le mani tra i capelli, poi le rimetto in tasca.

    Dovrei ignorarla e sperare che se ne vada prima che la situazione degeneri, ma ne ho avuto abbastanza di persone che mi maltrattano, ultimamente.

    «Forse sarebbe più facile se qualcuno smettesse di rubarmele,» la rimbecco.

    Lei scoppia a ridere. «Ti rendi conto che non avresti mai avuto nessuna possibilità, con lei? Era già di Thatcher nell’esatto momento in cui si sono incontrati.»

    Mi chiedo se anche questo avrebbe fermato Arwen – la terza e la più carina del Trio della Westbrook – considerando il suo legame affiatato con Thatcher.

    Da quando Arwen ha decretato che ero il suo nemico numero uno, mi ha sgraffignato tre ragazze. E anche se sono stato io quello a essere tradito, mi è dispiaciuto per loro. Arwen è una maestra nell’arte della seduzione. La sua bellezza non ha eguali, ma il suo cuore è freddo come il ghiaccio. Non è mai stata davvero interessata a nessuna di loro: ogni flirt era solo un modo per punirmi.

    Sbuffa una risata e le sue labbra carnose si incurvano in un sorriso sensuale. «E poi, non te le ho mai rubate,» aggiunge. Con il suo corpo minuto si infila tra me e la ringhiera. Mi irrigidisco davanti a questa invasione di spazio. «Non erano una tua proprietà. Non ti appartenevano.»

    Si rilassa contro la ringhiera, appoggiandosi con i gomiti e spingendo in avanti il seno. A separarci c’è solo un centimetro; respirare mi viene difficile. È la sua tattica intimidatoria preferita, ed è per questo che mi rifiuto di andarmene. Resto lì anche quando i suoi occhi tempestosi trafiggono i miei o quando mi passa le unghie smaltate sul bavero della giacca.

    «E credimi,» mormora, «erano molto felici di partecipare quando sono venute con me.»

    Il sangue mi ribolle nelle vene per la gelosia mista a un desiderio incandescente. Mi tortura da anni e ne è felice. Solo perché mi sono innamorato di lei. Avrei dovuto imparare la lezione.

    Invece, la desidero ancora.

    Per me è impossibile odiarla, poco importa quanta merda mi scagli contro. Quello che c’è stato tra noi e quello che provo persistono.

    Dentro di me, bramo ancora la ragazza di cui mi ero innamorato. Quella che ho davanti adesso è soltanto un’ombra.

    «Che cosa ti è successo?» le chiedo. «Quand’è che sei diventata una persona del genere?»

    Lei resta lì impassibile, una tempesta di emozioni le turbina negli occhi mentre agguanta la mia giacca, la tira a sé finché i nostri corpi si ritrovano l’uno contro l’altro. «Non pensare neanche per un secondo di conoscermi, Shaw.»

    Mi chiama sempre per cognome quando cerca di essere più meschina del solito. Arwen è una delle poche persone che sa bene quanto mi dia fastidio. Odio essere legato a quel cognome e a tutto ciò che implica.

    «Un tempo era così. Ti conoscevo meglio di chiunque altro.»

    Lei sbuffa. «Non illuderti. Eri solo un ragazzo con cui passavo le giornate. Per un po’ mi sei stato simpatico, ma poi non più.» Molla la presa dalla mia giacca e indietreggia. Mi accarezza il bavero con un’espressione torva stampata sul volto. «Alla fine, sei stato piuttosto deludente, in realtà. Data la tua misera esperienza, scommetto che non sai nemmeno baciare come si deve. Probabilmente hai dimenticato tutto quello che ti ho insegnato. Un vero spreco.»

    Scuoto la testa, digrignando i denti, e faccio un respiro profondo. All’epoca eravamo ragazzi inesperti, stavamo entrambi cercando di capire come funzionassero le cose. La prima volta che ci siamo baciati, si è comportata come se mi stesse facendo un favore. Ma la trepidazione l’aveva tradita. Abbiamo imparato insieme, ogni nuovo bacio era sempre più bello.

    «Tu mi hai insegnato?» replico. Incombo su di lei adesso, e appoggio la mano sulla ringhiera alle sue spalle. Nei suoi occhi vedo degli incendi. È una mossa rischiosa, avvicinarsi a lei in questo modo. Ma sono stanco, è sempre lei a prendere il sopravvento. «Non sopravvalutarti. All’epoca eravamo entrambi incapaci. Ti assicuro che sono molto esperto nell’arte del bacio, ormai.»

    Sposto lo sguardo sulle sue labbra e lei se le inumidisce, provocandomi. Muoio dalla voglia di scoprire se hanno ancora lo stesso sapore.

    Arwen inclina la testa con un sorrisetto condiscendente e allunga la mano per passarmi le dita tra i capelli. «Oh, povero, dolce Aidan. Sappiamo entrambi che non è così. Altrimenti le tue ragazze non continuerebbero a venire dalla sottoscritta.»

    Si stringe a me e mi passa le braccia intorno al collo. L’intimità del gesto mi fa battere forte il cuore. Sta cercando di distrarmi prima del colpo di grazia. E io mi lascio cadere nella sua trappola, sono troppo debole per fermarla.

    «Ti dirò una cosa...» Sento il suo respiro sul mio volto; Arwen si avvicina sempre di più. Sa di menta, con una nota di whisky. Non mi sorprenderebbe sapere che ha una piccola fiaschetta nascosta da qualche parte. «Per amore dei vecchi tempi, ti darò una lezioncina. Mi devi solo promettere che non la sprecherai con una come Samantha.»

    Mi acciglio, confuso. Non ho la minima intenzione di baciare Samantha.

    È la classica ragazza che mi guarda rapita, senza vedermi veramente. Se non la conoscessi bene, però, crederei di aver scorto un accenno di gelosia nel tono di Arwen. Non le darò la soddisfazione di farle sapere che non sono interessato a Samantha.

    Interpretando il mio silenzio come un consenso, Arwen mi sorride e si avvicina per sussurrarmi all’orecchio: «È tutta una questione di crescita graduale. Quei momenti che precedono il bacio.» La sua lingua fa capolino, mi stuzzica il lobo e lo mordicchia piano. «Devi far sì che ti desiderino come se ne andasse della loro vita.»

    Il cielo mi aiuti, è proprio così che mi sento. In questo momento, la voglia che ho di divorarla è più forte dell’istinto di sopravvivenza. La sua mano si tuffa nei miei capelli, li tira per avermi in pugno. Sento la sua lingua calda scivolare lungo il collo. Si posa proprio sotto l’orecchio, dove imprime un leggero bacio.

    «Questo punto qui,» dice, con il respiro sulla pelle umida che mi fa venire i brividi, «le fa impazzire.»

    Desidero toccarla con ogni cellula del mio corpo, ma tengo una mano in tasca e l’altra stretta alla ringhiera. La sua bocca si sposta sulla mia mascella, la succhia e la bacia. Poi si avvicina alle labbra. Allenta la presa sui capelli, mi prende il viso tra le mani e si allontana quel tanto che le basta per guardarmi negli occhi. Noto che ha le pupille dilatate, il viso arrossato. Non sono l’unico a provare desiderio.

    «Va bene, giovane Jedi.» Lascia cadere le mani sul mio petto e mi accarezza con fare sprezzante. «Direi che per stasera può bastare.»

    Quando fa per andarsene, la afferro e la blocco. Abbiamo infranto le regole del nostro giochetto. Mi sto lasciando guidare dall’istinto senza prendere in considerazione le conseguenze delle mie azioni.

    «Sei fuori di testa? Vuoi che ti prenda a calci nel culo?» sibila.

    Le sue parole trasudano quel disprezzo a cui mi sono abituato nel corso degli anni, ma i suoi occhi raccontano una storia completamente diversa. Immagino che provi le stesse emozioni che sto provando io. Un lampo di lussuria, unito a un fremito di paura.

    «Mi hai promesso una lezione sui baci, non sulle prese in giro,» le dico. «Sai cosa penso? Penso che tu abbia paura. Hai paura che il tuo piccolo cuore di ghiaccio possa davvero provare qualcosa per...»

    Le sue labbra sbattono contro le mie con forza, come se volesse punirmi, la sua lingua esigente si intreccia alla mia. Sposto le mani sulla sua schiena per tenerla stretta a me, sperando che capisca. Questo bacio è diverso da quelli che ci scambiavamo in passato. È esperto, serrato, allettante. Anni di risentimento che sfociano in una passione intensa.

    Non c’è perdono in questo bacio, ma guerra.

    Mi succhia il labbro tra i denti e lo morde fino a farlo sanguinare.

    «Cristo santo!» urlo, allontanandomi e leccando via il sangue. «Che cazzo fai?»

    «Ti impartisco un’altra lezione.» La sua bocca si incurva in un sorriso malvagio. «La prossima volta che provi a ingabbiare un animale selvatico, ricordati che morde.»

    2

    ARWEN

    Tredici anni


    Il sudore mi imperla il collo. Mi siedo sulla panca di cemento, sotto un salice piangente. L’aria densa e calda è la prova di quello che penso: mi trovo all’inferno. La calura estiva del Sud è inarrestabile, per niente adatta al mio guardaroba prevalentemente nero. Sono arrivata nel Tennessee solo da due settimane e già detesto vivere qui.

    Il cimitero è l’unico posto in questa città dimenticata da Dio in cui mi sento a mio agio. Vengo qui ogni giorno per chiacchierare con persone morte che non ho mai conosciuto. Potrà sembrare strano, ma i cimiteri sono dei luoghi così tranquilli. E poi, la gente morta è brava ad ascoltare. Non interrompe mai né ti dà l’impressione che non stia facendo altro che aspettare il proprio turno per parlare.

    Prendo l’elastico dal polso e mi raccolgo i capelli umidi in una coda, soffermandomi sulla lapide di fronte a me.

    Silvia Pratt

    2 ottobre 1932 - 16 gennaio 2013

    Madre e nonna adorata

    «Come stai oggi, Sil? Scommetto che non ti senti molto amata, considerato lo stato dei tuoi fiori. Immagino che né i tuoi figli né i tuoi nipoti siano venuti qui da quando ti hanno visto scomparire in quella fossa. Suppongo tu abbia passato buona parte dei tuoi ottant’anni a prenderti cura di quei marmocchi. Il minimo che potrebbero fare è venire a trovarti per portarti fiori freschi. Ma non preoccuparti, ci penserò io domani.»

    Il cuore mi sale in gola quando sento qualcuno ridere alle mie spalle. In questa settimana sono venuta qui tutti i giorni e non mi sono mai imbattuta in anima viva.

    Mi volto di scatto, accigliata, e vedo un ragazzo. È sudato e senza maglietta, la pelle abbronzata brilla al sole. Ma sono il suo sorriso smagliante e gli occhi verde salvia a farmi battere forte il cuore.

    «Scusami,» dico per prenderlo in giro. «Non lo sai che è scortese origliare chi è in lutto?»

    Inclina la testa e mi osserva attentamente. «Ehi, sono solo venuto a trovare mia nonna,» esclama perplesso, ma sorride ancora e indica la tomba di Silvia.

    Storco la bocca infastidita. «Questa non è tua nonna.»

    Si avvicina alla panchina. «Vero, ma nemmeno la tua.»

    «Cosa fai a esserne così sicuro?»

    Inarca un sopracciglio, folto e scuro, e io cerco di non pensare che è forse la cosa più adorabile che abbia mai visto. «Ho origliato la tua conversazione e nell’ultima settimana ti ho vista ogni giorno vicino a una tomba diversa. Dal momento che sei ovviamente nuova da queste parti, immagino che tu non conosca nessuno sepolto qui.»

    «Okay... inquietante. Mi stai perseguitando o cosa?»

    Quando scoppia a ridere, sento le farfalle nello stomaco. È un ragazzo carino, devo ammetterlo. Non assomiglia per niente a quelli che ho visto in città, tronfi nelle loro polo firmate, con indosso occhiali da sole da mille dollari. Eppure, non capisco cosa mi stia succedendo. Non è il mio tipo. Affatto.

    «La ragazza che bazzica in un cimitero pensa che sia io quello inquietante. Ironico, non pensi?»

    Faccio una smorfia, cercando di reprimere il sorriso che minaccia di rivelarsi. «Un po’ troppo ironico e sì, lo penso davvero.»

    Aidan non coglie il riferimento ad Alanis Morissette, ma scuote la testa e si passa una mano tra i capelli bagnati. «Sei strana.»

    «Grazie,» rispondo compiaciuta, ignorando l’imbarazzo. «Non c’è niente di più deprimente che essere normali.»

    Queste parole mi fanno guadagnare un altro sorriso a trentadue denti, mi mordo il labbro per evitare di ricambiare. Accidenti. È davvero carino. Credo che potrei prendermi una cotta.

    Com’è possibile?

    Forse il caldo mi sta facendo perdere la testa.

    «Comunque, non ti stavo spiando. C’è un parco proprio laggiù.» Indica il campo da calcio alla mia sinistra, dall’altra parte della recinzione. «Mi alleno qui tutte le mattine. Sarebbe difficile non notarti.»

    Un rossore mi colora le guance e distolgo lo sguardo. «Ti alleni con questo caldo soffocante? Come mai?»

    Lui fa spallucce. «L’estate è terribile da queste parti, ma devo tenermi in forma per il football.»

    Lo guardo disgustata. Non riesco a immaginare qualcosa di più banale di un ragazzo del Sud che gioca a football. Che oscenità.

    «Okay, principessa del cimitero,» dice, sedendosi accanto a me, «che cos’hai contro il football?»

    «Niente,» rispondo con voce cantilenante, accarezzandomi le ginocchia nude. «Dopotutto, è solo uno sport misogino e machista.»

    Ride di nuovo, un suono che riecheggia dentro di me. «È evidente che non sei del Sud. Da queste parti crediamo nelle tre F: fede, famiglia e football, non necessariamente in quest’ordine.»

    Il debole accento del Sud nel suo tono mi fa sorridere. «Figo. Mi sentirò sicuramente a mio agio.» Non sono mai stata in chiesa. Neanche per sbaglio. In famiglia non abbiamo mai neanche dato grande valore alle festività. Non è che siamo atei. Con tutte le preghiere che mio padre ha rivolto per mia madre, sono certa che creda in un potere più grande di noi. Ma non siamo persone religiose. Per quanto riguarda la famiglia, invece, quella che mi rimane è ben poca. E il football è lo sport peggiore di sempre, senza dubbi.

    «Sono sicuro che ti troverai bene,» afferma. Sento la pelle bruciare sotto il suo sguardo indagatore. «Da dove vieni?»

    «Denver,» rispondo con riluttanza.

    «Ci sono stato un paio di volte. È bellissima.» Si ferma, come se stesse aspettando che io mi mostri d’accordo. Ma non voglio parlare del Colorado. Non posso farlo. Quando il silenzio comincia a protrarsi in modo imbarazzante, mi rivolge altre domande. «Cosa

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1