Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Il trono di Cesare. Ombre e sangue
Il trono di Cesare. Ombre e sangue
Il trono di Cesare. Ombre e sangue
E-book59 pagine44 minuti

Il trono di Cesare. Ombre e sangue

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

«Tiene il lettore costantemente col fiato sospeso.»
The Guardian

Il trono di Cesare 2.5


238 d.C. Quando Gordiano il Giovane viene brutalmente assassinato nella battaglia di Cartagine, il suo alleato Fillirio e un centurione del suo esercito devono guadagnare le colline dell'Africa del nord per sfuggire all'esercito di Massimino il trace. Ma il loro nemico, guidato da Capeliano, è deciso a stanarli.


Harry Sidebottom
Ha conseguito un dottorato in Storia antica al Corpus Christi College. Attualmente insegna Storia all’università di Oxford (con una predilezione per l’antica Roma) e vive a Woodstock. È autore della saga Il guerriero di Roma, che ha appassionato milioni di lettori in tutto il mondo. La Newton Compton ha già pubblicato i primi cinque episodi della serie: Fuoco a oriente, Il re dei reSole biancoIl silenzio della spada e La battaglia dei lupiIl trono di Cesare. Combatti per il potere e Il prezzo del potere sono i primi episodi di una nuova avvincente saga. 
LinguaItaliano
Data di uscita28 feb 2017
ISBN9788822705266
Il trono di Cesare. Ombre e sangue

Correlato a Il trono di Cesare. Ombre e sangue

Titoli di questa serie (100)

Visualizza altri

Ebook correlati

Narrativa storica per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Il trono di Cesare. Ombre e sangue

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Il trono di Cesare. Ombre e sangue - Harry Sidebottom

    I

    Cartagine, dieci giorni dopo le Idi di marzo, 238 d.C.

    Faraxen era disteso sul tetto del magazzino. L’odore del pesce dai laghetti e dai capanni di eviscerazione gli saturava le narici.

    Insieme a lui c’erano un altro centurione e Maurizio, il comandante della cavalleria. Avevano lasciato gli elmi di sotto, dove aspettavano gli altri ufficiali, e si erano avvolti in mantelli col cappuccio di colore sbiadito come i muri di fango del comprensorio. Il tetto era piatto e aveva un bordo sollevato. Se non facevano movimenti bruschi, i tre uomini erano quasi invisibili da lontano.

    A sud-est, a sinistra, oltre l’acquedotto c’era la necropoli e al di là delle tombe si ergevano le porte e le mura di Cartagine. Gli alti bastioni erano gremiti di spettatori. Era una folla chiassosa, come a una festività. Musicanti e venditori di cibo si facevano largo in mezzo alla gente. Gli abitanti della città erano degli sciocchi, pensò Faraxen. Sciocchi perché consideravano l’imminente battaglia come se non fosse altro che uno spettacolo, una rappresentazione come tante all’anfiteatro o al circo, una sorta di intrattenimento organizzato per il loro svago. Menti e corpi erano stati corrotti da pace e sicurezza, dal lusso e dal vizio di quella città. Se quel giorno i Gordiani avessero perso, il popolo di Cartagine avrebbe scoperto che la guerra era ben più che uno spettacolo.

    Dritto davanti a sé, la piana di fronte al guazzabuglio di muri ed edifici attorno ai laghi di pesca era vuota. Il fianco destro dell’esercito era distante circa trecento passi. Il corpo principale, una solida falange di fanteria, si estendeva parallela all’acquedotto, rivolta a ovest. L’ala sinistra era ancorata alla villa di Sesto, più a sud.

    Oltre ottomila uomini, altri duemila armati di archi e fionde in prima linea. Una vista impressionante per chi non conosceva la guerra.

    Era passato più di un quarto di secolo da quando Faraxen dei mazici aveva lasciato le montagne della Mauretania per arruolarsi nell’esercito di Roma. Nei sei anni con la cavalleria ausiliaria sul fronte settentrionale, era sopravvissuto a sanguinose battaglie nelle cupe foreste durante le campagne dell’imperatore Caracalla contro gli alemanni e i carpi. Lì, in Africa, nei due decenni successivi di pattuglia nel deserto, facendo carriera tra gli speculatores, aveva affrontato innumerevoli schermaglie e incursioni. Faraxen conosceva la guerra; cosa comportava e cosa richiedeva.

    Gordiano il Giovane era un uomo coraggioso. Faraxen aveva servito sotto il suo comando a Ad Palmam e durante l’assalto di Esuba. Gordiano non era un novellino della guerra. Il giovane imperatore sapeva bene che nel suo esercito i veri soldati erano meno di duemila. Il resto era feccia dei vicoli di Cartagine, gentaglia non avvezza alle armi improvvisate di cui era stata dotata. Gordiano aveva preso posto al centro della linea. Doveva sapere che se il suo stratagemma fosse fallito, sarebbe morto insieme alle migliaia di coloro che lo avevano seguito. La morte di suo padre e co-imperatore, Gordiano il Vecchio, che osservava la battaglia dalle porte, sarebbe avvenuta di lì a poco. Lo stesso Faraxen aveva scarse probabilità di sopravvivere.

    I sogni di Faraxen non erano stati buoni, non da quando i Gordiani erano stati proclamati imperatori, non da quando era venuto meno al giuramento fatto all’imperatore Massimino il Trace. La notte prima aveva sognato di essere di nuovo in Mauretania. Stava cavalcando sui pascoli invernali della sua tribù, a caccia di struzzi. Portava una tunica larga e senza cintura, tre giavellotti e uno scudo, con un lungo coltello legato all’avambraccio sinistro: le tipiche armi e la tenuta di un guerriero dei mazici. Aveva un buon cavallo e un ottimo cane da caccia. Senza alcun bisogno di briglie o redini, controllava il cavallo solo con un bastone. Eppure,

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1