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Come non innamorarsi del capo
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E-book118 pagine1 ora

Come non innamorarsi del capo

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Info su questo ebook

The Coffee Series
 Fare il dottore a New York non è semplice, soprattutto se, come me, gestisci una clinica privata piena di incompetenti con il vizio dell’assenteismo. Negli ultimi sei mesi ho dovuto eseguire fin troppe operazioni di routine: di norma non sarebbe un problema, se non fosse che io ho abbandonato da un pezzo la medicina generale, adesso dovrei essere un dannato terapeuta… Così, quando al mio team si è finalmente aggiunta una persona più capace, ero al settimo cielo. Questo finché non ho scoperto che il nostro nuovo dottore non era altri che la donna che mi ha dato buca due settimane fa. La stessa che mi ha piantato in asso dopo che avevamo deciso di spostare nella realtà le nostre bollenti chat online...

Whitney G.
è cofondatrice di The Indie Tea, un blog di consigli per autori indipendenti di romanzi rosa. La Newton Compton ha pubblicato Splendido dubbio, Baciami ancora una volta, Un adorabile cattivo ragazzo, e solo in ebook, Una notte senza fine, Non sarà un’avventura, Ma io volevo te, La notte più bella della mia vita, Come innamorarsi del capo e Come non innamorarsi del capo.
LinguaItaliano
Data di uscita24 feb 2020
ISBN9788822744609
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    Anteprima del libro

    Come non innamorarsi del capo - Whitney G.

    Il dottore

    New York, Stato di New York

    Garrett

    Una clinica privata che da una votazione risulti al primo posto nello Stato di New York e tra i primi cinque nel continente, per l’ennesimo anno di fila dovrebbe ricevere in premio l’eliminazione totale di mattinate come quella in corso. Era infatti la terza di fila in cui mi trovavo faccia a faccia con una paziente che mi stava facendo perdere tempo. Una paziente che pretendeva che le visitassi personalmente le sue parti intime.

    «Per la milionesima volta, signorina Aberdeen…», dissi facendo scattare la penna. «Lei non ha assolutamente niente che non vada. Le analisi del sangue e delle urine sono al cento percento a posto, e sta solo facendo perdere la mattina a tutti e due. Ho in attesa pazienti che hanno davvero bisogno di me per qualcosa di serio, oggi».

    «Lo so, e io sono una di loro». Sorrise e tirò giocosamente sulle cosce l’orlo del suo vestitino cortissimo. «Sento che sta succedendo qualcosa di strano là sotto».

    «Là sotto? È sicuramente in grado di pronunciare il termine vagina, se è questo a cui si riferisce».

    «Okay. Sta succedendo qualcosa… nella mia vagina». Si morse il labbro e sorrise di nuovo.

    Non posso star dietro a queste cazzate stamattina…

    Presi la sua scheda e cominciai a scrivere il mio referto niente che non va nella paziente. Era il quarto appuntamento per un pap test in quattro mesi, definizione per antonomasia di superfluo.

    «Come le ho già detto, signorina Aberdeen», ripetei scuotendo la testa, «può tranquillamente tornare a casa. Ora deve andare».

    «Non ne sono convinta». Incrociò le braccia. «Non potrebbe farmi un semplice controllo?»

    «No».

    «No? Lei non può dirmi no».

    Preferirebbe un col cazzo?

    «Non stavo balbettando, signorina Aberdeen. No».

    «Non ha fatto il Giuramento di Ippocrate?». Mi agitò le dita davanti alla faccia. «Non c’è una parte in cui si dice di trattare la gente con calore ed empatia? Sono abbastanza sicura che significhi che deve avere cura delle sue pazienti, di me per esempio, e che deve dar loro credito quando dicono di stare male».

    «Tanto per cominciare, lei non è una mia paziente e questa non è la mia specializzazione. Seconda cosa, sa benissimo che il suo medico, la dottoressa Laurel, non c’è mai il giovedì, quindi non sarebbe neanche dovuta venire».

    «So anche che lei ha effettuato diversi altri pap test in sua assenza, prima d’ora. Ho cercato di prendere appuntamento con la dottoressa, dato che è la sua specializzazione, ma la sua assistente ha sempre detto che era tutto prenotato. E comunque…», mi guardò con gli occhi a fessura, «voglio che, cortesemente, piazzi quella sua testa tra le mie gambe e visiti la mia vagina, dottor Ashton. Lo faccia subito, altrimenti le lascerò una recensione veramente cattiva e molto negativa, da due stelle soltanto».

    «Perché non direttamente da una?»

    «Guardi che non sto scherzando. Mia figlia lavora per la pagina locale del New York Times e io stroncherò lei e la sua professionalità con tanto astio che le ci vorranno anni per ricostruirsi una reputazione».

    Alzai gli occhi al cielo e infilai un paio di guanti. «Si stenda sul lettino, prego».

    Sorrise e si distese, come se fosse il momento topico della sua vita.

    Chiamai un’infermiera e attesi il suo ingresso nello studio, per essere certo che ci fossero testimoni di tutta quella cazzata.

    Nel preparare il vetrino e avvicinarlo, l’infermiera arrossì. Quando mi resi conto che la sua reazione a ogni mia parola sarebbero stati guance arrossate e risolini, ebbi la conferma che non era proprio la mia giornata.

    «Appoggi i piedi sui sostegni e divarichi le gambe per me, signorina Aberdeen».

    «Con molto piacere». Eseguì le mie istruzioni divaricandole molto più del necessario.

    Presi posto sullo sgabello tra le sue gambe, accesi la luce e presi lo speculum. Mi assicurai che fosse il pap test più rapido ed efficiente mai visto. Ne avevo eseguiti fin troppi negli ultimi mesi, e ormai avrei potuto procedere a occhi chiusi.

    Con un sospiro, le tamponai il collo dell’utero per raccogliere le cellule necessarie, notando in effetti una piccola irregolarità, anche se non abbastanza significativa da giustificare quell’esame.

    «Okay, signorina Aberdeen», dissi sfilandomi i guanti e gettandoli nel cestino. «Si può rivestire».

    «Che cosa? Tutto qui?». Non si mosse. «Non mi ha ancora palpato l’utero. E il seno? Non dovrebbe massaggiarlo in cerca di eventuali noduli?».

    Cristo santo… «Ha fatto il controllo con la dottoressa Laurel cinque settimane fa, sono quasi certo che il risultato sia lo stesso di allora. Se vuole, però, posso chiedere all’infermiera Johnson di terminare la visita. La farò inserire nel sistema come visita pro bono».

    «Farò tutto ciò che mi chiede, dottor Ashton», disse l’infermiera Johnson arrossendo, con una risatina nervosa.

    «Passo». La signorina Aberdeen si tirò a sedere a braccia conserte.

    «Come pensavo». Ripresi la sua scheda e scrissi un paio di annotazioni. «Come le ho già detto prima di cominciare, non c’è niente di preoccupante là sotto, anche se potrebbe essere all’inizio di una leggera forma di candidosi».

    «Gliel’avevo detto che c’era qualcosa di grave. Anche dal nome sembra una cosa grave… Scommetto che non esiste neanche una cura».

    «La cura la vendono da Wal-Mart», risposi. «La maggior parte delle donne riesce a diagnosticarsi da sola un’infezione da candida».

    «Be’, io preferisco avere un approccio più diretto». Si protese in avanti e mi appoggiò la mano sulla spalla. «È sicuro di non voler usare quelle sue dita grosse e lunghe per andare un po’ più a fondo e assicurarsi che non ci sia niente di strano dentro di me?».

    Mi alzai di scatto e staccai il foglio della prescrizione dal mio blocco. «Sarà pulita nel giro di quarantotto ore, se comincia oggi la cura e segue le istruzioni».

    «E nel caso in cui non seguissi le istruzioni? Dovrà rivedermi per un follow-up?».

    La fissai con occhi vuoti. «Buona giornata, signorina Aberdeen. Grazie del suo aiuto, infermiera Johnson». Uscii dalla stanza prima che entrambe potessero dire un’altra parola e andai dritto alla scrivania della mia assistente, Emily.

    «Posso aiutarla, dottor Ashton?». Alzò gli occhi su di me mentre mi avvicinavo.

    «Sì. Sono sicuro che avessimo concordato che sarei stato l’ultimissima spiaggia per le pazienti della dottoressa Laurel che si presentano nel suo giorno di riposo».

    «Infatti, lei è l’ultimissima spiaggia, tutti gli altri erano prenotati dalle otto».

    Perfetto… «Ci sono aggiornamenti per oggi?»

    «Una marea». Prese una scatoletta e me la passò. «Il premio come medico privato numero uno dello Stato è arrivato con la posta di ieri. L’appuntamento delle dieci è stato spostato alle quattro, quello dell’una vuole modificare l’appuntamento da una seduta qui a un colloquio telefonico, e ho rifornito tutte le ciotole del suo ufficio di Twizzlers».

    «Grazie, Emily. È tutto?»

    «In effetti, c’è un’ultima cosa. La dottoressa Ryan è tornata dalle Hawaii e l’aspetta nel suo ufficio. Ha detto che è molto importante».

    «Sono sicuro di no».

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