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Caldo sguardo greco: Harmony Collezione
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Caldo sguardo greco: Harmony Collezione
E-book164 pagine2 ore

Caldo sguardo greco: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Calda come il sole di Corfù, antica come le rovine di Creta, dolce come il nettare degli antichi dei.
La passione, nel sangue di ogni uomo greco, scorre veloce fin dalla notte dei tempi...


Sono passati diversi anni da quando Oscar Theotokis è uscito dalla vita di Helena Kingston, ma ora che è tornato i suoi profondi occhi scuri e quel sorriso irresistibile rischiano di mettere a dura prova la sua determinazione a non ricadere fra quelle accoglienti braccia. Oscar ha giurato a se stesso che se mai avesse deciso di sposarsi non sarebbe stato per dovere, e in tutto quel tempo non è stato capace di dimenticare l'innocente e fresca bellezza di Helena...
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2018
ISBN9788858984178
Caldo sguardo greco: Harmony Collezione
Autore

Susanne James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Caldo sguardo greco - Susanne James

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Theotokis Inheritance

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Susanne James

    Traduzione di Maria Elena Vaccarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5898-417-8

    1

    Poco prima delle tre di un gelido pomeriggio di aprile, Helena entrò nel parcheggio affollato dello studio legale Mayhew & Morrison di Dorchester e controllò l’orologio. Era arrivata con cinque minuti di anticipo, quindi aveva compiuto rapidamente il viaggio da Londra.

    Quando aveva lasciato l’autostrada per percorrere le più tranquille strade di campagna era stata pervasa dalla consueta ondata di nostalgia. Il Dorset era la sua casa, e questa volta era rimasta lontana troppo tempo. A dire il vero, non ci tornava dal giorno del funerale del padre, quattro anni prima.

    Aprì la borsetta, tirò fuori la lettera dell’avvocato e la rilesse. Confermava semplicemente la data dell’incontro per la lettura del testamento della defunta Isobel Theotokis. Per un attimo, mentre infilava di nuovo la lettera nella busta, a Helena salirono le lacrime agli occhi. Evidentemente la signora Theotokis, per la quale suo padre aveva lavorato per lungo tempo, non si era dimenticata di Helena né della promessa di tanti anni prima che un giorno le preziose statuine di porcellana che l’avevano tanto affascinata da bambina sarebbero state sue.

    Helena controllò brevemente il proprio aspetto nello specchietto retrovisore. I suoi grandi occhi azzurri dalle lunghe ciglia scintillavano con le luci, e una volta qualcuno le aveva detto che sembravano far parte di una vetrata istoriata. Aveva lineamenti regolari, il naso piccolo, e l’incarnato roseo, seppure tipicamente inglese, reagiva bene ai raggi del sole, così in estate aveva sempre una bella abbronzatura. Quel giorno aveva deciso di raccogliere in uno chignon i folti capelli biondi.

    Scese dall’auto e si presentò nell’ufficio dell’avvocato. L’impiegata alla reception alzò lo sguardo e sorrise.

    «Ah, sì... la signorina Kingston? Buongiorno.» Si alzò in piedi e condusse subito Helena verso la porta interna. «Il signor Mayhew l’aspetta.»

    Quando Helena fu fatta entrare, John Mayhew, il socio anziano, si alzò immediatamente e le andò incontro. Era un uomo basso e affabile con folte sopracciglia e baffi bianchi e le strinse calorosamente la mano.

    «Grazie per essere venuta, Helena» l’accolse gentilmente, e per un attimo a Helena si serrò la gola. John Mayhew la conosceva poiché il suo studio aveva trattato i modesti affari di suo padre, e l’ultima volta che era venuta era stato per liquidare ogni cosa... e non c’era voluto molto tempo.

    «La prego, si accomodi» continuò l’uomo. «L’altra... parte interessata... è stata trattenuta brevemente, ma sarà qui a minuti.»

    Stava ancora parlando quando la porta si aprì ed Helena si girò. Subito avvampò mentre i ricordi riaffioravano. Fu come se galleggiasse nello spazio, in caduta libera!

    Oscar! Le sue labbra formularono silenziosamente il nome. Oscar...

    Era il pronipote di Isobel che Helena, più giovane di tre anni, un tempo aveva adorato... Oscar, che l’aveva iniziata alle prime inebrianti delizie dell’amore romantico. Ma era stato più di dieci anni prima... una vita.

    Mentre alzava lo sguardo su di lui, si sforzò di respirare normalmente.

    Non fu sorpresa di notare che era ancora l’uomo più bello che avesse mai visto, con quella sua naturale sensualità. Helena serrò le mani. Perché non aveva pensato che si sarebbero potuti incontrare di nuovo, e in quelle circostanze particolari? Ma non le era nemmeno passato per la mente e non si era preparata. Tuttavia, sostenne tranquillamente il suo sguardo.

    I lucenti capelli neri erano pettinati in modo più formale di quanto ricordava, ma i lineamenti ben cesellati, la carnagione scura, la fronte ampia e la bocca risoluta, che aveva catturato tante volte la sua, erano ancora affascinanti come un tempo.

    Indossava un severo completo grigio che ne esaltava il fisico snello e muscoloso, ma era senza cravatta e la camicia bianca parzialmente aperta lasciava intravedere la peluria scura alla base della gola. Helena deglutì sotto il suo sguardo.

    John Mayhew interruppe quel momento di silenzio. «Sono sicuro che voi due dovete esservi incontrati in passato, ma permettetemi di presentarvi...»

    Oscar lo interruppe, con la sua voce profonda che aveva solo una traccia della seducente lingua nativa. «Non è necessario, John. Io ed Helena ci conosciamo da quando venivo a trovare la mia prozia nel periodo delle vacanze.» Fece una pausa, avanzando e tendendo la mano forte e scura per salutare l’avvocato. Poi si rivolse a Helena. «Come stai, Heleena

    Il cuore di Helena batté più forte, poiché era quello il modo in cui Oscar aveva sempre pronunciato il suo nome, e sentendolo di nuovo provò un fremito interiore.

    «Sto bene, grazie» rispose succintamente. Lui si sedette in una delle grandi poltrone di cuoio di fronte alla scrivania di John Mayhew e lanciò di nuovo una breve occhiata a Helena. Era diventata una donna splendida e sofisticata che esibiva tutti gli attributi naturali, pensò. Indossava un completo di lana blu scuro e una camicetta color panna, e portava scarpe dal tacco molto alto. Lo aveva guardato con le labbra leggermente dischiuse, come se avesse voluto dire qualcosa, ma erano i suoi occhi, di quell’azzurro intenso, che conservavano quel carisma unico e indimenticabile. Oscar si raddrizzò e rivolse l’attenzione all’avvocato.

    Dopo l’abituale scambio di cortesi saluti, John Mayhew aprì una grossa cartelletta e incominciò a leggere.

    «Queste sono le ultime volontà di Isabel Marina Theotokis di Mulberry Court nella contea del Dorset...» lesse ad alta voce prima di procedere con le dettagliate formalità. Osservandolo con le mani in grembo, Helena notò con sollievo che il battito del proprio cuore tornava quasi normale. Si chiese quante volte in vita sua John Mayhew avesse portato a termine quel compito. Probabilmente troppe, pensò, sperando che l’incontro non durasse a lungo in modo da potersene andare. La stanza incominciava a diventare calda con il sole pomeridiano che filtrava dalle alte finestre. Si protese in avanti, cercando di concentrarsi e di ignorare il lieve profumo muschiato del dopobarba di Oscar.

    L’avvocato si schiarì la voce e continuò.

    «Al mio amato pronipote Oscar Ioannis Theotokis lascio metà della proprietà nota come Mulberry Court nella contea del Dorset, con tutto ciò che contiene, beni e mobili.» Si sistemò gli occhiali. «E lascio anche metà della suddetta proprietà nota come Mulberry Court, con tutto ciò che contiene in beni e mobili, alla mia cara amica Helena Kingston. Tutto dovrà essere suddiviso in parti uguali fra le due succitate parti.»

    Che cosa aveva detto? Incredula, Helena restò a bocca aperta e quasi si alzò in piedi. Non era giusto, pensò. Erano le statuine della biblioteca che Isobel aveva promesso che un giorno sarebbero state sue... non la casa! Non Mulberry Court! Doveva esserci un errore!

    E non poteva guardare in faccia Oscar perché di fatto le era stata data metà della sua eredità! Come lo avrebbe accettato? Come avrebbe accettato il fatto che la figlia del giardiniere della prozia avrebbe ricevuto una tale ricchezza? Era assurdo!

    Si sforzò di ascoltare mentre venivano elencati i nomi degli altri beneficiari. C’era un lungo elenco, che comprendeva Louise, la governante, e numerose istituzioni benefiche e organizzazioni locali. Ma era chiaro che i due beneficiari principali erano Helena e Oscar.

    «Come in molti altri casi, ci sono uno o due dettagli che sono stati aggiunti alla fine» continuò l’avvocato. «Per vostra informazione, la signora Theotokis ha dato alcune istruzioni.» Ci fu una lunga pausa. «Chiede che Mulberry Court non sia messa in vendita prima di un anno dalla data della sua morte, e chiede che, se possibile, sia preso anzitutto in considerazione di darla a una coppia con famiglia.» Alzò lo sguardo. «Si dà il caso che io sappia che per Isobel è stato un grosso dispiacere che lei e il signor Theotokis non abbiate avuto figli.» Sorrise. «Forse spera che un giorno il baccano e le chiacchiere infantili possano echeggiare per le stanze e il parco di Mulberry Court, e se mai succederà, sono sicuro che li sentirà dal suo posto meritato in paradiso.»

    Sentendo quelle parole, a Helena si serrò la gola. Isobel Theotokis era stata una donna gentile e affettuosa con tutti coloro che l’avevano incontrata e il suo ultimo gesto di generosità verso Helena era stato donarle parte della casa che aveva amato tanto. Era un dono incredibile, ma che effetto avrebbe avuto su Oscar? Avrebbe voluto trascorrervi del tempo così da distogliere le sue attenzioni dal famoso impero familiare?

    Per qualche minuto regnò un silenzio totale, poi Helena si riprese e guardò il severo profilo di Oscar. «Per quanto sia sopraffatta» incominciò, cercando di parlare in tono normale, «sarebbe sbagliato non dire quanto sia... grata... per essere stata ricordata in questo modo dalla signora Theotokis.» Esitò. «Naturalmente farò tutto il necessario per... be’... collaborare in ciò che posso» aggiunse, chiedendosi che cosa occorreva fare quando si entrava in possesso di una fortuna del genere.

    Faticò a concentrarsi su quello che dissero gli altri due ma, completate altre formalità, l’avvocato consegnò due grossi mazzi di chiavi, ed Helena restò a fissare quello che teneva in mano: le sue chiavi di Mulberry Court!

    Si alzarono tutti in piedi ed Helena guardò Oscar negli occhi, che erano gelidi come granito. Poteva immaginare quello che gli passava per la mente. Scoprire che erano comproprietari della casa della prozia doveva essere stato uno choc anche per lui. Be’, dopotutto non era colpa sua, pensò.

    Dopo che John Mayhew li ebbe rassicurati che lo studio sarebbe stato a loro disposizione per qualunque necessità, Helena e Oscar lasciarono insieme l’edificio e si fermarono un momento all’esterno.

    «Be’...» Oscar scrollò le spalle e la guardò con gli occhi socchiusi. «È stata una vera sorpresa. Tuttavia sono sicuro che potremo arrivare a un accordo che soddisfi entrambi» commentò in tono indifferente, come se si riferisse a una fastidiosa necessità della vita. «Per prima cosa incaricherò qualcuno di valutare il posto in modo da avere un’idea del suo valore finché non lo venderemo l’anno prossimo.» Scosse brevemente la testa. «Ovviamente dobbiamo rispettare il desiderio di Isobel, ma sarebbe stato più conveniente sistemare la faccenda il più presto possibile.»

    Helena lo guardò, ancora scossa e incredula. Si trovava veramente lì insieme a Oscar, sul punto di imbarcarsi in un’impresa commerciale? Oscar, che era stato il vero amore della sua vita. Oscar, che le aveva mostrato che cosa significava desiderare ed essere desiderati? I loro incontri romantici, quasi sempre sotto i rami del salice dietro l’orto, erano impressi nella sua memoria in modo indelebile, così come il modo in cui tutto era finito bruscamente. Ed era stato lui a mettervi fine, senza spiegazioni. Dopo una delle sue visite, se n’era semplicemente andato, portando con sé il suo cuore. Aveva mai ripensato alla loro relazione?, si chiese Helena. Aveva mai provato tristezza, o rammarico, per qualcosa di così prezioso? Probabilmente no, pensò realisticamente.

    Deglutì, scacciando quei pensieri. Era inutile rivangare il passato, e aveva già abbastanza cose su cui concentrarsi.

    Osservando Oscar, si rese conto che lui non aveva espresso alcun apprezzamento per il modo in cui la prozia si era ricordata di lui, ma dopotutto perché avrebbe dovuto? Apparteneva alla dinastia Theotokis, favolosamente ricca, con interessi commerciali in tutto il mondo. Mulberry Court e tutti i suoi beni e mobili non erano altro che una macchia di inchiostro sul portafoglio personale di Oscar, che sicuramente pensava che avrebbe potuto fare a meno di quella fastidiosa interruzione nella propria vita. Soprattutto poiché avrebbe coinvolto qualcun altro: lei.

    Helena sollevò il mento. «Anzitutto, penso che dovremo discutere di un paio di cose» dichiarò con calma. «So che per Isobel i suoi oggetti personali erano estremamente importanti, quindi dovremmo prendere in considerazione bene la faccenda.» Mulberry Court era piena di tesori che Isobel aveva portato a casa dai suoi viaggi.

    «Oh, alcuni periti si occuperanno dei quadri e degli

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