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Segreti di famiglia
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E-book167 pagine2 ore

Segreti di famiglia

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Info su questo ebook

Ella non si separa mai dalla propria borsa. Non perché sia un accessorio particolarmente alla moda, ma semplicemente perché contiene tutto il necessario per affrontare le innumerevoli crisi di Santo Corretti, il suo affascinante e complicato datore di lavoro. L'ultima crisi, però, è davvero troppo anche per le sue possibilità...
Il film che Santo deve produrre sta incontrando mille problemi, e la sua famiglia è stata nuovamente colpita da uno scandalo a causa di Alessandro, il maggiore dei fratelli Corretti. Santo è in cerca di un po' di distrazione da ciò che lo circonda, ed Ella sa bene che cedere alle sue lusinghe significherebbe per lei ritrovarsi in una posizione piuttosto scomoda. Ma quello che Santo vuole, Santo ottiene...
LinguaItaliano
Data di uscita11 mag 2020
ISBN9788830513914
Segreti di famiglia
Autore

Carol Marinelli

Nata e cresciuta in Inghilterra, ha conosciuto il marito durante una vacanza in Australia.

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    Anteprima del libro

    Segreti di famiglia - Carol Marinelli

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Legacy of Secrets

    Mb Sicilian Scandals

    © 2013 Harlequin Books S.A.

    Traduzione di Velia De Magistris

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3051-391-4

    Prologo

    «Per favore, Ella, ti prego. Non partire.»

    Nell’affollato terminal dell’Aeroporto Internazionale di Sydney, passaporto e carta di imbarco in mano, Ella guardò sua madre negli occhi – occhi color dell’ambra, così simili ai suoi – e sospirò. Davvero, con quale coraggio la abbandonava?, si chiese.

    Tuttavia, considerando quello che era successo, come poteva restare?

    «Hai una bella casa...»

    «No» la interruppe Ella, rifiutando di cedere. «Ho un piccolo appartamento che ho comprato sperando che tu ti trasferissi da me. Sperando che finalmente decidessi di separarti, ma non lo hai fatto.»

    «Non posso.»

    «Puoi, invece» insisté Ella. «Io ho cercato di aiutarti in ogni modo, ma tu sei stata irremovibile.»

    «È mio marito.»

    «E io sono tua figlia» puntualizzò Ella. «Mi ha aggredito, mamma!»

    «Perché a volte tu, come si dice, gli fai perdere le staffe. Perché mi spingi a lasciarlo...»

    Sua madre era siciliana ma viveva in Australia ormai da più di trent’anni ed era sposata con un australiano, ciò nonostante il suo inglese era ancora esitante. Inoltre, non c’era più tempo per discutere. Era il momento di offrirle l’ultima possibilità, decise Ella. «Vieni con me» propose, porgendole il biglietto che aveva acquistato a sua insaputa.

    «Ma come...»

    «Ho portato anche il tuo passaporto» proseguì Ella, estraendo dalla borsa il documento, un modo per dimostrarle che non stava scherzando. «Adesso puoi partire, mamma. Puoi tornare in Sicilia, dalle tue sorelle. Puoi rifarti una vita...»

    «Questo è fuori discussione.»

    Non si sarebbe ancora arresa, decise Ella. Mentre era in fila per il check-in, mentre era in fila al cancello di imbarco, continuò a provare, a parlarle, ma sua madre rifiutò di darle ascolto.

    «Fai un buon viaggio, figlia mia.»

    «Io non sto partendo per una vacanza» precisò Ella, ritenendo opportuno non lasciare spazio a illusioni. «Non sarò di ritorno fra qualche settimana. Spero di trovare subito un lavoro a Roma»

    «Ma hai detto che volevi visitare la Sicilia.»

    «Forse, se ne avrò il tempo e la possibilità. Ma non è la mia priorità, poiché la mia intenzione era di andarci con te.»

    «Comunque, se mai arriverai nella mia bella terra, abbraccia le tue zie per me. Di’ loro che...» Gabriella scosse la testa e non concluse la frase.

    «Meglio che non dica niente» intervenne Ella. Non aveva più voglia di reggerle il gioco, decise. Non avrebbe raccontato che sua madre aveva una vita fantastica in Australia. «Vuoi forse che menta?»

    «Perché mi fai questo?»

    La domanda che sempre le rivolgeva quando lei non si adeguava alla sua volontà, o metteva in dubbio le sue parole, pensò Ella. E forse assomigliava alla madre più di quanto credesse, perché spesso era tentata di chiederle la stessa cosa. Perché mi fai questo? Perché non hai mosso un dito quando tuo marito, l’uomo che non riesco più a chiamare papà, mi ha picchiato selvaggiamente? Perché non hai il coraggio per fare le valigie e andartene?

    Ovviamente non dette voce a quei pensieri. Non aveva l’abitudine di parlare delle sue emozioni, nemmeno con la madre.

    «Ora devo andare.» Guardò il cartellone delle partenze, era in ritardo, e i controlli della dogana le avrebbero fatto perdere altro tempo. «Mamma, ti prego...» provò per un’ultima volta.

    «Vai» la esortò Gabriella piangendo.

    I suoi occhi invece erano asciutti. Non aveva versato una sola lacrima da quel terribile giorno, due mesi prima.

    Ella abbracciò Gabriella, superò la dogana e, una volta a bordo dell’aereo, si accomodò al suo posto, un sediolino vuoto accanto a lei, in preda a soffocanti sensi di colpa.

    Lasciare sua madre era terribile, ma nello stesso momento era consapevole di non aver avuto altra scelta.

    Aveva trascorso la maggior parte dei suoi ventisette anni cercando – inutilmente – di persuaderla a separarsi dal marito, e scelto una strada professionale pensando ai guadagni e non alle sue inclinazioni, cominciando come segretaria per un paio di direttori di azienda, fino a diventare assistente personale di un importante uomo politico. Per le esigenze di quest’ultimo, si era trasferita a Canberra, dove aveva abitato negli ultimi ventiquattro mesi, ma sempre angosciata dal pensiero della madre.

    Incapace di resistere a un simile tormento, aveva rinunciato all’impiego in cambio di uno decisamente meno redditizio, ed era tornata a Sidney, dove aveva acquistato un piccolo appartamento nelle vicinanze di quello dei genitori. Infine era stata costretta a dichiararsi sconfitta.

    Sua madre non voleva essere aiutata, e lei non aveva più la forza per restare lì.

    La lettera di referenze era al sicuro nella sua borsa. Parlava italiano. Era ora di cominciare una vita. Una vita che sarebbe stata sua, e sua soltanto.

    Non si sarebbe concessa del tempo per riprendersi da tutto quello che aveva sopportato, nessuna vacanza. Il suo unico scopo era quello di trovare al più presto un’occupazione, certa che il lavoro l’avrebbe aiutata a dimenticare.

    Un’impresa che si rivelò molto più ardua del previsto.

    Era gennaio, si era lasciata alle spalle la bruciante estate australiana per ritrovarsi nell’inverno italiano. Roma era una città caotica, la più caotica che avesse mai visto. Ogni volta che metteva piede fuori dall’albergo era colta da un senso di smarrimento, ma riuscì comunque a visitare il Vaticano e molti splendidi monumenti, e a gettare una monetina nella fontana di Trevi, come sua madre le aveva raccomandato di fare.

    Una mattina raggiunse Ostia con il treno e, più avvilita del solito, passeggiò a lungo sulla spiaggia riflettendo sulla sua vita. Era in una fase di stallo, il che significava che doveva impegnarsi di più, decise.

    Impegnarsi nella ricerca di un lavoro.

    «Ha molta esperienza per essere così giovane, ma...»

    Purtroppo era quella la risposta che otteneva durante tutti i colloqui. Sì, il suo curriculum era sicuramente interessante ma, anche se parlava l’italiano – le spiegò il giorno seguente Claudia, l’addetta dell’agenzia di collocamento, ripetendo le parole che già le avevano rivolto innumerevoli volte – non si esprimeva in maniera abbastanza fluente.

    «Lo capisce bene, ma questo non basta per essere assunta come segretaria qui da noi» aggiunse Claudia. «C’è altro che potrebbe interessarle?»

    Sul punto di scuotere la testa, Ella decise che non avrebbe avuto nulla da perdere rispondendo con sincerità. «L’industria del cinema» replicò

    «Noi non esaminiamo attori.»

    «No, no, a me piacerebbe diventare regista» chiarì Ella. Era stato sempre il suo sogno, ma guadagnare per avere abbastanza soldi da offrire un’alternativa alla madre aveva sempre avuto la precedenza. Invece di cominciare dalla gavetta, come era necessario in un campo difficile come quello della cinematografia, aveva preferito impieghi immediatamente meglio retribuiti. In quel momento però, seduta nell’ufficio di un’agenzia di collocamento romana, capì di poter finalmente focalizzarsi solo su se stessa.

    «Sono spiacente, ma non possiamo aiutarla.» Claudia scrollò le spalle. «Aspetti un attimo» aggiunse, mentre Ella già si accingeva a porgerle la mano per salutarla. «Abbiamo un cliente in Sicilia, una casa di produzione cinematografica, la Corretti Media, ne ha mai sentito parlare?»

    Ella annuì. «È conosciuta anche in Australia.»

    «Alessandro è l’amministratore delegato, Santo invece è il produttore.»

    «Sì, lo conosco di fama» confermò Ella, preferendo non precisare che dalle sue parti l’uomo non era famoso per il talento professionale, bensì per lo scandaloso stile di vita.

    «Ed è sempre in cerca di assistenti personali qualificate» andò avanti Claudia. Aprì un cassetto della scrivania e prese una cartella. «In effetti, anche adesso deve assumere una persona» confermò dopo aver dato uno sguardo alla prima pagina del file. «Qualcuno che lo accompagni sul set, che sia praticamente la sua ombra. Ma, la avverto, dovrà essere pronta a tutto. Santo riesce sempre a cacciarsi nei guai, e ha la reputazione di un vero dongiovanni.»

    Non poteva importarle di meno la sua reputazione, pensò Ella, l’attenzione concentrata sulla possibilità di avere accesso al set di un film.

    Avrebbe potuto fare esperienza, era quello il nuovo inizio che cercava.

    «Forse non considererà come un problema il fatto che non lei non parla bene l’italiano» ipotizzò Claudia, «se gli dirò che è molto motivata.»

    «Il mio italiano sta migliorando velocemente.»

    «E dovrà anche imparare a vestirsi meglio.»

    Offensivo come commento, ragionò Ella. Indossava un tailleur grigio che le era costato una piccola fortuna, e che era stato giudicato adatto per partecipare alle riunioni del Parlamento. D’altro canto, il completo aveva già tre anni, e i politici non erano certo conoscitori della moda.

    «Santo Carretti pretende la perfezione.»

    «Allora avrà la perfezione.»

    «Un momento.»

    Ella trattenne il fiato mentre Claudia digitava un numero sulla testiera del telefono. Desiderava ottenere quell’impiego con tutta se stessa, lo desiderava come mai aveva desiderato qualcosa in vita sua, anche se provò un po’ di imbarazzo quando Claudia sollevò la testa per guardarla, e poi disse a chiunque fosse all’altro capo della linea telefonica che sì, la candidata era di bell’aspetto. Ma i capelli biondi erano davvero un requisito fondamentale, si chiese, mentre ascoltava la descrizione della sua chioma folta e lucente.

    Non lo erano, capì pochi istanti dopo.

    «Mi dispiace.» Claudia riagganciò la cornetta del telefono. «Stavo parlando con la sua attuale assistente e, per quanto sia ansiosa di lasciare il posto, ritiene che sia inutile presentare la sua candidatura. Il signor Carretti è davvero molto esigente.»

    «D’accordo. Grazie per aver provato.»

    Ella uscì dall’agenzia e si fermò in un piccolo bar per prendere un caffè. Si accomodò su uno sgabello accanto al bancone e si disse che era ridicolo essere delusa per non aver ottenuto un lavoro dal momento che non aveva sostenuto nemmeno un vero colloquio.

    E anche se lo avesse fatto... Lanciò un’occhiata carica di invidia alle donne presenti nel locale, dotate tutte di una naturale eleganza e di un portamento quasi regale. Se Santo Carretti voleva la perfezione, l’avrebbe trovata persino in quel posto, e non avrebbe degnato lei, nel suo triste tailleur grigio, di un solo sguardo.

    E comunque, voleva davvero trasferirsi in Sicilia, seppure per lavoro, e affrontare la famiglia di origine di sua madre?

    No, decise, non era pronta per quello. Però, quando uscì dal locale, invece di consultare il taccuino per leggere l’indirizzo della prossima agenzia di collocamento sulla lista, si ritrovò a sbirciare la vetrina di una boutique, cercando di capire quale sarebbe stato l’abbigliamento giusto per l’assistente personale di Santo Carretti.

    Un istante dopo, stava ponendo alla commessa proprio quella domanda. Bene, non precisò il nome, spiegò solo che doveva sostenere un importante colloquio di lavoro.

    Come seconda meta scelse un salone di bellezza, dove le mani esperte di un parrucchiere tagliarono i suoi capelli e li acconciarono in una sofisticata pettinatura, e dove un’estetista si occupò del trucco del viso.

    Nel primo pomeriggio pagò il conto dell’albergo, e si recò in aeroporto. Il volo per la Sicilia fu breve e piacevole, e quando l’aereo cominciò la fase dell’atterraggio, ebbe finalmente la possibilità di vedere la terra che aveva fino ad allora solo ammirato in vecchie foto sbiadite, ravvivate però dai racconti della

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