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La regola del capo: Harmony Collezione
La regola del capo: Harmony Collezione
La regola del capo: Harmony Collezione
E-book151 pagine2 ore

La regola del capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

AAA cercasi segretaria disposta a fare gli straordinari...

Quando Sabrina Gold fa domanda per diventare l'assistente personale del famoso e affascinante scrittore Alexander McDonald, non si aspetta certo di venirne sedotta. Tuttavia, determinata a restare efficiente e professionale, non permetterà all'attrazione che prova per Alexander di distrarla dai suoi doveri.

Alexander adora le sfide e trova l'atteggiamento posato e distante di Sabrina sempre più stuzzicante. Non ha mai mischiato dovere e piacere, ma lavorare fino a tardi con lei lo spinge a venir meno a tutte le sue regole.
LinguaItaliano
Data di uscita9 feb 2018
ISBN9788858977590
La regola del capo: Harmony Collezione
Autore

Susanne James

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    La regola del capo - Susanne James

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Buttoned-Up Secretary, British Boss

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2010 Susanne James

    Traduzione di Maria Paola Rauzi

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2012 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5897-759-0

    1

    Il battito cardiaco di Sabrina accelerò mentre camminava a passo spedito. Se non fosse stato per i soldi che venivano offerti per quel posto non avrebbe mai preso in considerazione l’annuncio. Purtroppo, la situazione in cui si trovava non le lasciava scelta e doveva sperare solo di ottenere quell’impiego.

    La maggior parte delle case in quella parte di Londra era di notevoli dimensioni, notò, ma quando arrivò davanti a quella del numero tredici si rese subito conto che era diversa da tutte le altre.

    Del resto perché non avrebbe dovuto considerando chi ci viveva?

    L’imponente portone d’ingresso blu era stato dipinto da poco e il battente in ottone brillava al sole di quella mattina di settembre.

    Suonò il campanello e attese cercando di immaginare che aspetto avesse lo scrittore di fama mondiale che le avrebbe fatto il colloquio. Certo, lo aveva già visto immortalato sui giornali, tuttavia non sempre le foto erano veritiere.

    La porta si aprì e lei riconobbe all’istante il padrone di casa.

    Doveva essere vicino alla quarantina, pensò istintivamente. I capelli neri avevano qualche striatura bianca alle tempie. I suoi occhi scuri la fissarono penetranti. L’espressione del suo bellissimo viso era, in un certo senso, implacabile, anche se non ostile.

    «Ah, bene... Sabrina Gold?» E quando lei gli sorrise annuendo lui aggiunse: «Sono Alexander McDonald. Entri. Vedo che non ha avuto difficoltà a trovarmi».

    Il tono di voce dello scrittore era forte e deciso e Sabrina non poté fare a meno di sentirsi intimorita mentre lo seguiva su per le scale che portavano al primo piano, consapevole del suo corpo atletico e muscoloso. Evidentemente si teneva in allenamento tutti i giorni con qualche personal trainer.

    Be’, sia lui che il suo altrettanto famoso fratello Bruno, noto impresario di musical di successo, erano costantemente nella lista delle persone più ricche del Times, il che significava che potevano permettersi di soddisfare qualunque desiderio.

    Rendendosi conto di non avere praticamente parlato dal suo arrivo, Sabrina si schiarì la gola e disse: «In realtà conosco poco questa parte della città, comunque ho trovato subito la casa. Inoltre, la strada dalla metropolitana a qui è molto piacevole, soprattutto in una bella giornata come questa».

    Lui si voltò a guardarla soddisfatto della prima impressione che gli aveva fatto quella ragazza. Era vestita in modo semplice, con un paio di jeans e una camicetta bianca; i lunghi capelli biondi erano pettinati all’indietro e lasciavano scoperto il volto senza trucco. Ma erano i suoi grandi occhi verdi che trovava decisamente interessanti: avevano un inusuale taglio felino.

    Raggiunto il primo piano, Alexander aprì una porta e si scostò per farla passare.

    Sabrina entrò e lui inalò il suo profumo delicato. Ottimo: le donne che si profumavano eccessivamente lo innervosivano. Era qualcosa che aveva sempre detestato. E dal momento che la sostituta della sua assistente personale avrebbe dovuto condividere con lui lo stesso spazio per la maggior parte della giornata era fondamentale che avesse un aspetto accettabile.

    Sempre che ne avesse trovata una. Sabrina Gold era la candidata numero sei o sette... ormai aveva perso il conto.

    Sabrina si guardò attorno. La stanza era grande e aveva un soffitto alto. Dalla portafinestra entrava abbastanza luce da illuminare l’intero locale. Un tappeto persiano copriva gran parte del pavimento di legno di quercia. Lungo tutte le pareti c’erano delle librerie. Una scrivania in mogano occupava un angolo dello studio. Sopra si trovava un computer, un telefono, una enorme pila di carte e altro materiale di scrittura. Più scostata, c’era un’altra scrivania più piccola dotata anch’essa di computer e che aspettava evidentemente la nuova assistente di Alexander McDonald.

    C’erano anche due comode sedie e, lontano dalla finestra, una chaise longue di velluto marrone su cui erano stati appoggiati a caso dei cuscini.

    Alexander spostò in avanti una delle sedie. «Si accomodi, signorina» le disse prima di andare a sedersi dietro la scrivania.

    Sabrina ubbidì e lo fissò in viso rammentando a se stessa che si trovava lì per un unico motivo, ossia per assicurarsi l’impiego ottimamente retribuito che lui offriva e che, con un po’ di fortuna, poteva essere suo.

    Alexander arrivò subito al punto.

    «Ho visto che ha una laurea in psicologia» disse lanciando un’occhiata ad alcuni fogli sulla scrivania. «È sicura che lavorare per me sia quello che vuole? O che crede di poter... sopportare?» aggiunse curvando un angolo della bocca.

    Quella puntualizzazione la sorprese. Lei non si era aspettata nessun tipo di diffidenza da parte dello scrittore per cui decise che sarebbe stata sincera con lui e gli avrebbe detto esattamente come stavano le cose.

    «Credo che quello che vuole sapere veramente, signor McDonald, è perché non utilizzo le mie qualifiche» iniziò in un tono incolore. «La risposta è che, con i tagli che ci sono stati, è difficile trovare un impiego nel mio settore in questo momento. L’anno scorso il mio reparto è stato dimezzato e io sono stata una delle sfortunate che se ne è dovuta andare perché ero troppo qualificata e non potevano più permettersi di pagarmi. Del resto non ero disposta ad accettare la posizione inferiore che mi avevano proposto.» Sabrina esitò prima di aggiungere: «Lo stipendio che lei è disposto a offrire per il posto di assistente personale mi ha incoraggiato a cercare di persuaderla che potrei essere io la persona giusta». Deglutì realizzando che doveva aver dato l’impressione di essere attaccata ai soldi. Sarebbe stato meglio dare una spiegazione. «Non è che io voglia soldi. La verità è che ne ho bisogno, così ho deciso di puntare in alto.»

    Avevano appena comprato la loro prima vera casa, dopo avere sempre vissuto in appartamenti in affitto, e quindi c’era un mutuo da pagare.

    Alexander la fissò in silenzio notando il rossore delle sue guance e il cuore gli si scaldò istintivamente. Gli piaceva l’onestà in una donna e Sabrina Gold era stata indubbiamente diretta. Avrebbe potuto tirare in ballo qualsiasi scusa come... voler provare qualcosa di diverso rispetto alla sua vera professione.

    Guardò di nuovo i fogli che aveva davanti.

    «Leggo che ha tutte le capacità richieste e che ha un’ottima padronanza dell’uso del computer, cosa che reputo fondamentale perché io e queste macchine infernali non siamo particolarmente amici. Un notes e una penna sono più che sufficienti per me, ma sfortunatamente sia il mio agente che il mio editore vogliono qualcosa di più tecnico e, suppongo, di più leggibile.»

    Intuendo che il colloquio procedeva bene Sabrina rispose con calma: «Non ho problemi in questo senso, signor McDonald, tuttavia vorrei avere un’idea di cos’altro comporterebbe questo incarico».

    «È sposata?» gli chiese lui di punto in bianco fissandola negli occhi. «Ha una famiglia? Dei bambini?»

    «No, non sono sposata. Vivo con mia sorella. Siamo solo noi due e l’anno scorso abbiamo deciso di comprare la nostra prima casa... che non voglio assolutamente perdere.»

    Alexander annuì. «Sua sorella lavora?»

    Lei distolse lo sguardo. «Non con regolarità» rispose. «È sempre stata una ragazza fragile... comunque, quando sta bene, insegna danza e aerobica.» Deglutì ed evitò di aggiungere che Melly era una fantastica cantante e un’ottima ballerina e che aveva fatto due audizioni con suo fratello senza successo, così che non era potuta entrare nel mondo dello spettacolo.

    Alexander la osservò mentre parlava, notando l’espressione del suo viso che ne rifletteva i pensieri. Prese una penna e iniziò a rigirarsela tra le dita.

    «Quello che sto cercando, signorina Gold, è un’assistente personale» le disse. « Confesso che l’orario richiesto non è di sicuro quello classico dalle nove alle cinque per cui mi aspetto che faccia degli straordinari. Sa bene qual è la mia professione: sono uno scrittore.» Si lasciò andare contro lo schienale della poltrona e si passò una mano nei capelli. «La mia precedente assistente, che ha lavorato con me per anni, alla fine non ce l’ha più fatta ed è andata in pensione. Adesso trascorre tutto il suo tempo in giardino dove si occupa di galline.» Scosse la testa, meravigliato dalle stravaganze dell’animo umano. «Io ho bisogno di un lettore e di un revisore, qualcuno forte abbastanza da sopportarmi quando sono frustrato; una persona che batta al computer i miei lavori se non ne ho voglia, che gestisca le mie telefonate e che sia capace di trovare tutto quello che perdo. Purtroppo a volte temo di essere un vero disastro. Pensa di essere in grado di soddisfare queste mie richieste?»

    Sabrina lasciò fluttuare in aria quelle parole per qualche istante prima che un sorriso le curvasse le labbra. Malgrado tutto, Alexander McDonald iniziava a piacerle.

    «Signor McDonald» disse con il tono gentile che aveva spesso usato con i suoi pazienti. «Credo che possa tranquillamente lasciare tutto in mano a me.»

    Lui posò la penna, si alzò e andò a stringerle la mano. «Il posto è suo» dichiarò solenne. «Le va bene iniziare la settimana prossima?»

    Sabrina rallentò automaticamente il passo mentre percorreva il breve vialetto che portava alla sua modesta casa nei sobborghi di Londra.

    Si sentiva allo stesso tempo eccitata e turbata dopo il suo incontro con Alexander McDonald. Lui era innegabilmente splendido. Voleva davvero lavorare accanto a un uomo così? Se la sentiva di correre il rischio di mettere di nuovo in gioco le sue emozioni? Perché la verità era che c’era una reale possibilità che accadesse e lei era abbastanza onesta da riconoscerlo.

    Entrò in casa e vide sua sorella che scendeva le scale, pronta per uscire.

    «Ciao, Sabrina, come è andato il colloquio?»

    «Bene, anche se potrebbe essere un impiego solo di alcune settimane. Bisogna vedere come vanno i rapporti tra me e il mio nuovo capo. È uno scrittore» le disse senza citare il nome. «Stai andando a fare lezione di aerobica?» le chiese poi dirigendosi in cucina per prepararsi una tazza di tè.

    «Sì. E oggi ho anche ricevuto una telefonata per tenere due classi di danza più tardi. Quindi stasera non sarò a casa prima delle otto.»

    Le due sorelle non si assomigliavano molto. Melinda era alta, aveva i capelli neri e gli occhi marroni, mentre Sabrina era più piccola,

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