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Attratta dal capo: Harmony Collezione
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E-book161 pagine2 ore

Attratta dal capo: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Opportunista senza scrupoli o normale segretaria?

Quando l'imprenditore per cui lavora viene ricoverato in ospedale per un intervento al cuore, e Stefano Marinetti, il figlio, assume la dire-zione dei cantieri navali di famiglia, Gemma Cardone si trova intrappolata fra il senso del dovere e il desiderio che prova...

Il dovere, mantenere il riserbo sulla sua semplice amicizia con il padre di Stefano, nonostante lui la creda l'amante dell'anziano genitore.

Il desiderio, ciò che prova per Stefano, un uomo intenso e determinato come non ne ha mai incontrati prima, e al fianco del quale si sente letteralmente sciogliere.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ago 2017
ISBN9788858970881
Attratta dal capo: Harmony Collezione
Autore

Janette Kenny

Tra le autrici più amate e lette dal pubblico italiano.

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    Anteprima del libro

    Attratta dal capo - Janette Kenny

    1

    Gemma Cardone si affrettò verso gli uffici direttivi dei Cantieri Navali Marinetti con il cuore che le batteva e i nervi che schioccavano come vele al vento. Nella quiete della mattina toscana, i sei rintocchi delle campane risuonarono come una cristallina eco lontana.

    Da quando aveva cominciato a lavorare a Viareggio, nove mesi prima, Gemma aveva sempre assaporato con piacere la passeggiata mattutina per arrivare in ufficio. Nell’antico borgo di Manarola, il piccolo e remoto paesino dove era nata e cresciuta, gli edifici si arrampicavano lungo i dirupi come pietre preziose aggrappate alla roccia.

    Viareggio era l’esatto opposto. Anche se non si trovava a grande distanza dalle Cinque Terre, era un mondo completamente diverso, con il suo allegro Carnevale, le sue industrie e più turisti di quanti lei ne avesse mai visti in una stagione intera.

    Questa cittadina costiera si allungava lungo una distesa infinita di spiagge sabbiose, che andavano gentilmente incontro al mare. La sua architettura era in puro stile liberty e il ritmo della vita scorreva vivace e allegro.

    E di solito lei non vedeva l’ora di andare a lavorare nel cantiere navale di Cesare Marinetti. Ma non quel giorno.

    Solo una settimana prima, a causa di un tragico incidente, la moglie di Cesare aveva perso la vita e lui era finito in ospedale. Da allora, i Cantieri Navali Marinetti erano rimasti chiusi per lutto.

    Dal giorno del funerale Gemma era sulle spine, terribilmente in pensiero per l’attacco di cuore che aveva costretto Cesare a rimanere confinato in un letto d’ospedale. E non c’era da stupirsi se anche il resto del personale si era domandato quando sarebbe stato in grado di riprendere il controllo dei cantieri. Fino a quel momento, chi lo avrebbe fatto in sua vece?

    La risposta era arrivata nelle prime ore del mattino.

    «I medici dicono che devo sottopormi a un intervento di bypass» aveva sussurrato Cesare con voce alterata dal dolore. Poi aveva emesso il sospiro lungo e tremante di chi è rassegnato al proprio destino. «I cantieri riapriranno oggi, ma io non tornerò al lavoro per diverse settimane.»

    «Certo che no» gli aveva risposto lei, con il cuore pesante per l’intervento che Cesare avrebbe dovuto affrontare. «Chi prenderà il comando della Marinetti?»

    «Mio figlio.»

    No! Cesare aveva chiesto l’aiuto dello stesso figlio che gli aveva voltato le spalle cinque anni prima? Il figlio che non lo aveva mai chiamato, che non gli aveva mai fatto visita, perché era troppo impegnato fare il playboy?

    «Devi andare subito in ufficio e portare via ogni documento che riguarda te e mia figlia» le disse. «Portali a casa tua e nascondili. Non posso ancora permettere che si conosca la verità.»

    Aveva ragione. Se il suo segreto fosse stato reso pubblico adesso, avrebbe sconvolto tutta la Marinetti e avrebbe provocato altro dolore in famiglia. E lei non osava nemmeno immaginare il dispiacere che avrebbe provato la figlia di Cesare, nelle condizioni in cui era.

    «Non si preoccupi» gli assicurò. «Ci penso io.»

    «Grazie! Sii prudente con Stefano e non fargli sapere quando hai intenzione di andare a Milano.»

    Adesso, i tacchi dei suoi sandali risuonavano sul pavimento di legno degli uffici Marinetti con un ritmo che replicava quello del suo cuore.

    Lo scatto di una porta che si chiudeva echeggiò nella tromba delle scale proprio mentre lei raggiungeva la fine del corridoio. Si voltò di scatto e si immobilizzò, in ascolto.

    L’ansia le si arrampicò fra le scapole mentre il silenzio le ronzava attorno. Non c’era nessuno. Eppure era certa di aver udito una porta chiudersi.

    Forse era la guardia giurata che faceva il suo giro. Sì, doveva essere lei.

    Nonostante ciò, Gemma coprì quasi di corsa gli ultimi metri che la separavano dalla porta di legno del suo ufficio. Non poteva farsi sorprendere da nessuno. Altrimenti la cosa avrebbe suscitato domande alle quali non era pronta a rispondere. E lei non era mai stata capace di mentire in modo credibile.

    Corse nel piccolo ufficio tinteggiato di giallo. Il sole si riversava attraverso la finestra come un luminoso benvenuto, ma lei non poteva soffermarsi ad apprezzarne la bellezza.

    Passò nell’ufficio di Cesare e fece scattare l’interruttore a parete con dita tremanti. Prima che la luce morbida riuscisse a ricacciare le ombre negli angoli bui della stanza rivestita di legno, lei si stava già dirigendo verso la cassaforte a muro.

    Un’inquietante energia ronzava nell’aria, come all’approssimarsi di un temporale. O era il ribollio di nuovi guai? Ti prego, fa’ che non ci vada di mezzo la Marinetti. Ne avevano passate già abbastanza, ma lei sospettava che l’arrivo del figlio di Cesare avrebbe creato non poco scompiglio.

    Da quello che aveva sentito dire, Stefano Marinetti era un uomo spietato negli affari e un vero libertino nella vita privata.

    Certo, veniva apprezzato per le sue decisioni tempestive e per la sua capacita di accumulare milioni. Ma era anche un playboy di fama internazionale.

    Per cinque lunghi anni non si era mai preso il disturbo di fare visita ai suoi genitori. E per quanto la riguardava, avrebbe potuto continuare a starsene lontano anche adesso.

    Bastava il ricordo dell’ultimo titolo apparso sulle riviste per farle serrare le labbra. L’azienda di super yacht di Stefano era schizzata verso il successo mentre ai Cantieri Navali Marinetti si lottava una settimana dopo l’altra per pagare gli stipendi.

    Digitò il codice della cassaforte con dita tremanti. L’unico rumore nella stanza era quello del battito del suo cuore e del ticchettio regolare dell’orologio da parete. Rovistò fra il contenuto della cassaforte e con il cuore in gola ne estrasse la cartelletta che le serviva. La infilò in fretta dentro la borsa, chiuse la cassaforte e scivolò nel suo ufficio.

    Proprio in quel momento, lungo il corridoio cominciarono a risuonare dei passi, sempre più vicini. Passi pesanti e impazienti.

    Di sicuro non quelli della guardia. E probabilmente nemmeno quelli di un impiegato. No, l’uomo che nel giro di pochi istanti sarebbe comparso sulla porta doveva essere il figlio di Cesare.

    Con il cuore che galoppava Gemma infilò la borsa sotto la scrivania.

    La porta si spalancò e un uomo alto fece il suo ingresso con addosso un completo che ne enfatizzava le spalle larghe e il corpo longilineo.

    Stefano Marinetti era una versione più giovane di Cesare. La sua chioma folta di capelli color caffè era sensualmente ondulata e la curva delle sue labbra scolpite gli impediva di apparire arrabbiato.

    Proprio come aveva fatto al funerale di sua madre, il suo sguardo si prese il tempo di accarezzarla tutta fino a farle formicolare la pelle e tremare le gambe. Non era la prima volta che un uomo la osservava, ma nessuno l’aveva mai fatto in quel modo. Con quell’esplicita fame carnale.

    Era un comportamento del tutto inappropriato anche per un donnaiolo italiano.

    Il battito del suo cuore accelerò al pensiero che avrebbe dovuto lavorare per quel playboy fino al ritorno di Cesare. Non poteva farlo. Ma non poteva nemmeno non farlo.

    La promessa che aveva fatto a Cesare le risuonò nella mente, ma fu il ricordo del visino da monella della bambina che le aveva sorriso dal suo letto d’ospedale a dare a Gemma la forza di sostenere risoluta lo sguardo di Stefano.

    La sua presenza dominava così totalmente la stanza che lei non avrebbe potuto guardare altrove nemmeno se ci avesse provato.

    I giornali avevano ragione. L’aspetto di Stefano rivaleggiava con quello degli antichi romani. Contemplativo. Intenso. Sexy.

    Gemma riusciva a immaginarselo nelle vesti di un gladiatore che sconfiggeva con sfacciataggine tutti i suoi rivali.

    Stefano era un predatore pericoloso con un solo scopo – usurpare il posto di Cesare. E nonostante la sua bellezza ruvida e mascolina, lei avrebbe dovuto tenerselo bene a mente.

    Si costrinse a sorridere e lottò per trovare un tono di voce neutro. «Buongiorno, signor Marinetti. Le faccio le mie condoglianze per la recente scomparsa di sua madre.»

    Lui le rivolse un cenno impaziente e passò in rassegna tutto l’ufficio, come in cerca di qualcosa. «Dov’è Donna?»

    «È andata in pensione quasi un anno fa. Io sono Gemma Cardone, la nuova segretaria personale di Cesare.»

    «Interessante.» Stefano la sottopose a un altro esame accurato che la lasciò accaldata e con addosso una sensazione di inadeguatezza e vulnerabilità. «È sempre sua abitudine venire al lavoro così presto?»

    «No» rispose lei con onestà, perché era certa che lui l’avrebbe smascherata, se avesse tentato di dirgli una bugia. «Sapevo che ci sarebbe stato un eccesso di corrispondenza da sbrigare dopo l’attacco di cuore di Cesare e la sua tragica perdita.»

    Stefano accettò la sua scusa con un cenno sbrigativo del capo. «È positivo che lei abbia preso questa iniziativa in un frangente tanto tragico e delicato.»

    Gemma non avrebbe mentito su questo. «Veramente è stato Cesare a chiedermi di farlo.»

    «Mio padre quindi le ha telefonato?» le chiese Stefano in tono casuale, come se stessero discutendo del tempo.

    «Ieri sera.»

    «Ma gli avevano raccomandato di osservare un riposo totale.»

    «Si è trattato di una telefonata molto breve. Non abbiamo parlato che per qualche minuto.»

    «Mio padre le ha chiesto di fargli rapporto quotidianamente?» le chiese ancora lui, e questa volta non si poteva fraintendere la nota dura della sua voce.

    «No» rispose lei. «Dovrei?» gli chiese poi con quanta più sfrontatezza le riuscì.

    L’ombra di un sorriso giocò sulle labbra virili che indubbiamente dovevano saper baciare una donna fino a farle perdere i sensi. «Mio padre la chiama Gemma o signorina Cardone?»

    «Cesare preferisce un ambiente lavorativo informale.» Cosa che Stefano avrebbe già saputo se non avesse voltato le spalle a suo padre e alla sua azienda diversi anni prima.

    I lineamenti di Stefano sembravano intagliati nella pietra e le fecero intuire che non gli piaceva il fatto che suo padre e lei si chiamassero per nome. Ottimo, tanto Gemma era lì per fare tutto il possibile per aiutare Cesare, non per compiacere Stefano Marinetti.

    La rabbia montò dentro di lei al pensiero di quanto avesse avuto bisogno di aiuto Cesare durante gli ultimi nove mesi. Se solo si fosse rivolto a suo figlio allora. E Stefano? Quanto dolore si sarebbe potuto evitare se lui fosse stato un figlio più premuroso?

    Era consapevole dei problemi finanziari che assillavano i Cantieri Navali Marinetti? Di sicuro gliene era giunta voce. E avrebbe dovuto contattare suo padre. Con tutti i suoi miliardi avrebbe dovuto offrirsi di aiutarlo.

    Ma no, invece aveva aspettato il momento in cui Cesare stava soffrendo e godeva di cattiva salute per tornare a intrufolarsi.

    «Bene, Gemma.» Stefano interruppe i suoi pensieri. «Visto che io e mio padre concordiamo su questo punto, continueremo a collaborare su una base informale. Avvisi i direttori di reparto che li aspetto nel mio ufficio alle due per una riunione.»

    «Oggi?»

    «Sì. È un problema?»

    «Assolutamente no.»

    Stefano entrò nell’ufficio di suo padre e si chiuse la porta alle spalle con uno scatto deciso che le fece capire che non voleva essere disturbato. Perfetto! Lei voleva la stessa cosa.

    Dopo la corsa per prendere i documenti di Cesare e il suo primo incontro con Stefano aveva disperatamente bisogno di calma.

    Gemma si lasciò cadere sulla sedia, scossa.

    Stefano era un uomo attraente e virile. Un uomo attraente, virile e arrogante, che stava assumendo

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