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All'ultimo minuto: Harmony Collezione
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E-book162 pagine2 ore

All'ultimo minuto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Tre mesi di tempo, non di più.

James Langford ha chiesto al suo amico e medico Bill novanta giorni di “proroga”, poi si sottoporrà a una inevitabile ma delicatissima operazione. Prima di quella data, ha una questione ancora più rischiosa da risolvere.

Gli conviene mentire per...?
LinguaItaliano
Data di uscita9 giu 2017
ISBN9788858967447
All'ultimo minuto: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    All'ultimo minuto - Valerie Parv

    successivo.

    Prologo

    Bill Margolin sospirò, pur sapendo che il paziente che gli dava le spalle, fissando il porto di Sydney, oltre la vetrata, non avrebbe fatto una piega.

    Peccato che tutte le persone che curava non fossero in forma come lui, pensò il medico. Con quello che James stava per affrontare, avrebbe avuto bisogno di tutte le sue forze per sopravvivere. Bill odiava dare brutte notizie, ma come medico, oltre che come amico, doveva far capire a James che stava correndo un bel rischio.

    Ma chi era mai riuscito a obbligare James Langford a fare qualcosa?, pensò con un sorriso ironico. Quell'uomo determinato e inflessibile andava dritto allo scopo, rimuovendo lungo il cammino ogni tipo di ostacoli. In genere si trattava di problemi legati al lavoro, mentre questo era molto più difficile da superare, e toccava a Bill cercare di convincerlo.

    Riesaminò la radiografia. Quando erano studenti, avrebbe fatto qualunque cosa per avere un fisico come quello di James, per non parlare del suo irresistibile fascino, ma in quel momento non lo invidiava per niente. «Non puoi rimandare a lungo l'intervento» ripeté in tono autoritario.

    James finì di vestirsi, con movimenti decisi, e fissò l'amico con gli intensi occhi azzurri che facevano cade re tutte le donne ai suoi piedi. James aveva il dono di concentrarsi sul suo interlocutore e di farlo sentire la persona più importante del mondo.

    Si mise a cavalcioni su una sedia, tamburellando con le dita sullo schienale. «Hai detto che dall'ultima volta il proiettile non si è mosso.»

    «Infatti, ma questo non significa che non lo farà. Sta già schiacciando un nervo della spina dorsale, il che spiega i tuoi terribili mal di testa.»

    James annuì, massaggiandosi il braccio sinistro. «E il formicolio e l'insensibilità del braccio, non è il caso che me lo ricordi.»

    «Se non lo faccio, continuerai a rimandare.»

    «Quando quel fanatico mediorientale che non voleva stranieri nel suo paese mi ha sparato, i medici hanno detto che la rimozione del proiettile mi avrebbe fatto più male che bene.»

    «Certo, ma allora non si era ancora spostato. Ne abbiamo già discusso. L'unica possibilità è l'operazione, purtroppo non ci sono alternative. Allora, fissiamo la data?»

    «Così potrai uccidermi più in fretta?» Non era giusto prendersela con Bill, ma in quel momento non c'era nessun altro con cui sfogarsi. A James servivano soltanto altri tre mesi, poi il medico avrebbe potuto fare ciò che voleva.

    «No, così potrai continuare a vivere» lo corresse Bill seccato. «L'operazione è rischiosa, ma lasciare lì il proiettile finché muori o rimani paralizzato è ancora più pericoloso.»

    James lo guardò negli occhi. «Vieni al sodo, Bill. Tre mesi faranno molta differenza?»

    «Vuoi sapere le percentuali di sopravvivenza?» replicò il medico seccato. «Sono un chirurgo, non un matematico, e non posso incoraggiarti a rischiare la vita per concludere un affare importante.»

    James strinse le labbra. «Andiamo, mi conosci! Questa volta non si tratta di affari.»

    «E allora che cosa c'è di così urgente da non poter aspettare?»

    «Il futuro di mia figlia» spiegò James, notando l'espressione dell'amico. Era sconvolta quanto lo era stata la sua poche ore prima, quando aveva appreso la notizia. «Pare che gli investigatori abbiano trovato Genevieve.»

    Bill si schiarì la gola, tentando di respingere l'emozione. «Sei sicuro? Dopo un anno e mezzo, pensavo che ci avessi rinunciato.»

    Ma il verbo rinunciare non rientrava nel vocabolario di James. «Neanche per sogno! Quando mi hai parlato dell'operazione e dei suoi rischi, ho ordinato ai detective di intensificare le ricerche. Non ho intenzione di morire sotto i ferri senza avere prima rivisto mia figlia e averla nominata mia erede.» Fosse l'ultima cosa che posso fare, aggiunse fra sé.

    Bill annuì. «Ora capisco perché vuoi altri tre mesi.»

    «Allora, me li concedi?»

    Il medico si passò le mani fra i capelli precocemente grigi. «È un bel rischio! Dovrò sottoporti a controlli frequenti, e tu non devi esagerare.»

    «Promesso» replicò James. «Grazie, Bill.»

    Il dottore scosse la testa. «Non ringraziarmi. Sono pazzo a lasciarti ritardare ancora l'intervento, ma so che cos'hai passato da quando Ruth è scomparsa con la bambina. Allora, dove le hai trovate?»

    «Qui a Sydney. Le avevo sotto il naso e non lo sapevo» sospirò James.

    «Ruth sa che l'hai rintracciata?»

    Sul viso di James passò un'ombra. «Ruth è morta in un incidente di vela.»

    Bill non sprecò fiato: l'amore che James aveva provato per sua moglie era scomparso il giorno in cui lei era scappata con la bambina. Avendo lavorato nel settore della sicurezza in Medio Oriente, dove aveva conosciuto Bill, Ruth sapeva come far perdere le sue tracce. Soltanto pochi amici intimi, fra cui Bill, sapevano che cos'aveva passato James. «E la bambina?» chiese preoccupato.

    James tolse una busta dalla valigetta. «L'ho avuta due ore fa» spiegò. La fotografia era un po' sfocata, come se fosse stata scattata a una certa distanza. «Questa donna si occupava di Genevieve quando Ruth è morta, e l'investigatore è sicuro che la bambina sia mia figlia.»

    Bill studiò la foto: una bimbetta di circa quattro anni cavalcava un pony, sulla spiaggia, e la sua gioia era quasi palpabile. Accanto a lei c'era una bella donna, alta e formosa, con una massa di riccioli biondi sulle spalle.

    Bill sorrise suo malgrado, perché anche la donna sembrava molto felice. Sembrava che la bambina rappresentasse tutto il suo mondo e Bill, essendo padre, sapeva ciò che provava.

    Guardò James preoccupato. «Che cosa farai?» gli chiese, con una fitta al cuore. Se fosse stata l'ennesima falsa pista, l'amico l'avrebbe presa male.

    Lui staccò gli occhi dalla fotografia con un certo sforzo. «Quando tornerò in ufficio, avrò la conferma dell'identità della bambina. Voglio vederla e sapere come vive da quando mi è stata portata via. La donna, Sally Holden, si è presa cura di lei quando la sua famiglia non è stata reperita.»

    «Allora non sa chi è la bambina?» Bill sospirò quando l'amico scosse la testa. «Sarà un bello choc.»

    James strinse i pugni. «Lo so, ci sono passato anch'io, non ricordi?»

    «Forse avresti dovuto incaricare la polizia» obiettò Bill, sapendo che era un consiglio inutile.

    «In questo caso starei ancora aspettando» affermò James. «Questa volta farò da solo. Sally Holden è un'agente immobiliare. Si dà il caso che la mia ditta stia cercando una villa per ospitare i dirigenti stranieri, e che l'agenzia per la quale lei lavora abbia appena messo in vendita una casa che risponde alle nostre esigenze. Andrò a visitarla, così scoprirò che tipo è questa Sally Holden e come tratta Genevieve.»

    «Un'idea un po' macchinosa, ma forse è l'unico modo per non farti scoprire» ammise Bill. «Quando la vedrai, esattamente?»

    James consultò l'orologio d'oro. «Oggi pomeriggio. Non ho tempo da perdere, e appena ritroverò mia figlia tu potrai operarmi. Siamo d'accordo?»

    «Non puoi contrattare sulla salute» lo rimproverò il medico, «ma se segui i miei ordini e non fai sciocchezze, puoi rimandare l'operazione ancora per un po'. Se esiste la possibilità che tu riabbracci Genevieve, non sarò certo io a ostacolarti. Adesso vai, qui fuori c'è gente malata e disposta a farsi curare.»

    Nonostante il mal di testa incipiente, James uscì fischiettando e si avviò verso l'ascensore.

    In macchina riguardò la fotografia per l'ennesima volta. Dopo diciotto mesi di sofferenza ne aveva il diritto. La bambina aveva un sorriso luminoso, e il cuore gli diceva che era proprio sua figlia.

    Poi il suo sguardo fu attirato, con una forza che lo sorprese, dalla donna che era con lei. Non era appariscente come una modella, ma aveva una bellezza più naturale e vibrante. Ignara della macchina fotografica, era felice e rilassata, vestita da spiaggia con calzoncini corti e maglietta. James immaginò di prenderla per la vita e farla girare in aria per scoprire se la sua risata era argentina come prometteva il suo sorriso.

    Una violenta fitta alla schiena lo riportò alla realtà. Fece un respiro profondo finché il dolore passò. Di certo la sua reazione era dovuta al fatto che la donna era in compagnia della sua bambina, pensò. Tutto qui. Una volta scoperto chi era lui e che cosa voleva, non avrebbe mai rivolto un sorriso a James Langford.

    1

    «Mamma, che cosa vuol dire fatto e sputato?» chiese la bambina incuriosita.

    Sally alzò gli occhi dal rapporto che stava leggendo e represse un sorriso. «Che una persona assomiglia moltissimo a un'altra. Dove l'hai sentito?»

    «La mamma di Simon dice che lui è suo padre fatto e sputato» spiegò Genie. «E io, sono te fatta e sputata?» chiese con aria seria.

    Sally cercò di non tradire le sue emozioni. Genie era completamente diversa da lei: i suoi capelli erano scuri quanto quelli di Sally erano biondi, e gli occhi della piccola, che la guardavano ansiosi, erano azzurri, mentre i suoi avevano il colore caldo delle foglie autunnali.

    Sally provò un'ondata d'amore che le riempì gli occhi di lacrime. Era fortunata a fare da madre a una bimba come Genie, bella dentro e fuori. Anche se non erano uguali, l'amore che le legava era forte come l'acciaio.

    Le scompigliò i folti capelli bruni. «Ma tu non devi assomigliare a nessuno, tesoro: sei unica e bellissima.»

    Genie sospirò. «La mia mamma è andata via! Vorrei che la mia mamma fossi tu, così sarei uguale a te.»

    Sally mascherò la fitta di dolore con un sorriso affettuoso. Genie non nominava quasi mai la sua vera madre. Tuttavia, quando lo faceva, la riportava bruscamente alla realtà.

    Avrebbe dovuto considerarsi fortunata invece di reagire così, pensò seccata. Un bambino era una benedizione che il suo sfortunato matrimonio con Andrew non le aveva concesso, anche se Sally l'aveva sempre sognato. I medici le avevano assicurato che in lei non c'era niente che non andava, ma l'assurda gelosia di Andrew le aveva gelato qualcosa nel profondo del cuore.

    Dopo la morte del marito, la vita di Sally era stata più tranquilla, e a volte non le sembrava vero che tutto fosse cambiato così in fretta. Andrew non aveva creduto che Sally andasse a un seminario di lavoro e, pensando che avesse un altro uomo, l'aveva seguita in auto e si era schiantato contro un palo, morendo sul colpo.

    Adesso Sally non sognava più l'uomo ideale, anche se continuava a desiderare di avere un figlio suo. Ma da quando nella sua vita era entrata Genie, sapeva che non avrebbe potuto amare di più un'altra creatura.

    Prese le mani della piccola fra le sue. «Ti dico sempre che sei la mia bambina e che ti voglio tanto bene, vero?» Genie annuì e Sally sospirò sollevata. «Ricordi l'orsetto che ho fatto per il tuo compleanno? E Big Ted, quello che ti ha portato Babbo Natale?»

    «Quand'ero piccola» affermò la bimba con un'aria solenne.

    «Per caso vuoi meno bene a Big Ted perché non l'ho fatto io?» continuò Sally.

    «No di certo!» esclamò Genie offesa. «Voglio bene a tutti e due nello stesso modo.»

    Sally l'abbracciò. «Allora sai che cosa provo per te. Sei la mia bambina e non importa se non sei nata da me.»

    «O se mi ha portato Babbo Natale» concluse Genie trionfante. «Forse se gli chiedessi...»

    «Babbo Natale non porta i bambini» la interruppe Sally, «e non ha portato neanche te.»

    «Lo so, ma mi piacerebbe avere una sorellina.»

    Sally la capiva perfettamente: forse pretendeva troppo, ma anche lei moriva dalla voglia di stringere un bambino e di allattarlo. Il desiderio aumentava a mano a mano che Genie cresceva e faceva nuove scoperte. Sally aveva inesauribili riserve di amore materno, ma nella sua vita c'era già

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