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Giochi proibiti: Harmony Destiny
Giochi proibiti: Harmony Destiny
Giochi proibiti: Harmony Destiny
E-book148 pagine2 ore

Giochi proibiti: Harmony Destiny

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Info su questo ebook

Todd aveva voglia di giocare? Benissimo, lei l'avrebbe accontentato. Ma l'avrebbe fatto seguendo le sue regole.



Se qualcuno glielo avesse detto solo qualche settimana prima, Marina Nelson l'avrebbe preso per pazzo. Lei e Todd Aston III, l'uomo che aveva quasi rovinato la vita di sua sorella, che collaboravano armoniosamente fianco a fianco nell'organizzazione di un matrimonio? Impossibile! Eppure la vita a volte gioca brutti scherzi e questo era decisamente il più brutto che Marina potesse immaginare. Tuttavia lei sa benissimo come tenere a bada quell'uomo e il suo magnetismo pericoloso. Allora perché ogni notte sogna di scivolare tra le sue lenzuola?
LinguaItaliano
Data di uscita10 mar 2016
ISBN9788858946848
Giochi proibiti: Harmony Destiny
Autore

Susan Mallery

#1 NYT bestselling author Susan Mallery writes heartwarming, humorous novels about the relationships that define our lives—family, friendship, romance. She's known for putting nuanced characters in emotional situations that surprise readers to laughter. Beloved by millions, her books have been translated into 28 languages.Susan lives in Washington with her husband, two cats, and a small poodle with delusions of grandeur. Visit her at SusanMallery.com.

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    Anteprima del libro

    Giochi proibiti - Susan Mallery

    successivo.

    1

    «E se te lo chiedessi in ginocchio?»

    Marina Nelson stette attenta a non lasciarsi sfuggire un sorriso di fronte alla scena implorante della sorella. Era naturale che avrebbe accettato di aiutarla, ma prima voleva farsi pregare un po'. Dopo essere stata per ventiquattro anni la piccola di casa, quale occasione migliore per prendersi la sua bella rivincita e godersi quell'inebriante sensazione di potere?

    «Lo sai che non ho tempo» replicò in tono cantilenante. «Siamo all'inizio del quadrimestre e ho lezione tutto il giorno.»

    Julie sospirò, sconsolata. «Capisco quanto il tuo lavoro sia importante. Ma lo è anche questo. Non te l'avrei chiesto, se no. Ho davvero bisogno di qualcuno che se ne occupi mentre io sarò fuori per questo viaggio di lavoro. Abbiamo gli stessi gusti, sei una che se la sa sbrigare e pensavo che...» Julie bloccò una ciocca dietro l'orecchio e la guardò mesta. «Ti sto chiedendo troppo, eh? È vero. In fondo, sono io che mi sposo, non tu. Dovrei essere io a occuparmi dell'organizzazione del mio matrimonio. Ma questo viaggio in Cina è troppo importante. È una di quelle occasioni che capitano una sola volta nella vita. Sei settimane da sola con Ryan, prima di diventare marito e moglie e genitori.»

    Marina posò lo sguardo sul ventre della sorella. Era incinta di tre mesi e non si vedeva nulla. Uno dei vantaggi di essere alta e magra era proprio quello.

    «Non capisco come un viaggio in Cina possa essere più entusiasmante dello scegliere il menu del pranzo di nozze, gli addobbi floreali, le bomboniere» commentò, cercando ancora una volta di contenere una risata. «Per non parlare dell'abito da sposa. E se non dovesse piacerti quello che scelgo io?»

    Oltre ad avere gli stessi gusti, erano di corporatura troppo simile per sbagliare la taglia. E ci sarebbe stato il tempo, al ritorno di Julie, per qualsiasi eventuale modifica.

    «Mi piacerà di sicuro» le assicurò Julie. «E poi, mi invierai delle foto, no? Ti darò il mio parere via e-mail, ne abbiamo già parlato.» I suoi luminosi occhi azzurri si allargarono, supplichevoli. «Ti prego, Marina, dimmi di sì.»

    Marina emise un sospiro greve. «Ti ho detto che non posso. Ma grazie per avermelo chiesto.»

    Julie rimase a guardarla a bocca aperta per qualche secondo, poi afferrò uno dei cuscini a fantasia floreale che erano sul divano e glielo lanciò addosso.

    «Sei senza cuore! Come puoi mollarmi così? Ti sto praticamente implorando.»

    A quel punto, Marina scoppiò a ridere, stringendo il cuscino al petto. «È vero, Julie. Mi stai supplicando, implorando. Una scena, devo dire, piuttosto imbarazzante.»

    Julie sospirò ancora. «Allora, accetti?»

    «Certo. Sei mia sorella. Preparami una lista e mi occuperò di tutto io.»

    «Non sai che sollievo mi dai. Tra il matrimonio, il viaggio in Cina, la casa nuova, la mia vita è un inferno, ultimamente.»

    Erano sedute nello studio di Ryan, in uno di quegli appartamenti ultramoderni di Los Angeles, dotato di una vista spettacolare sulla città, attrezzato dei migliori ritrovati della tecnologia, ma privo di anima e di colore, a parte un paio di cuscini variopinti portati da Julie. Piuttosto che provare a renderlo più accogliente, Julie e Ryan avevano deciso di acquistare una nuova casa che rispecchiasse meglio i loro gusti. Marina sapeva che Willow, la sorella di mezzo, si sarebbe occupata dei piccoli interventi di ristrutturazione di cui l'abitazione aveva bisogno, il che significava che per l'organizzazione del matrimonio Julie avrebbe chiesto aiuto a lei.

    «Ne approfitterò per fare un po' di pratica» sorrise. «Per guardarmi intorno e rendermi conto di cosa voglio e cosa non voglio quando toccherà a me fare il grande passo. Se mai mi sposerò...» aggiunse, scettica.

    «Oh, vedrai, succederà presto» espresse Julie, fiduciosa. «Sono certa che l'uomo della tua vita è lì fuori che ti aspetta e non tarderai a trovarlo.»

    A dire il vero, Marina non lo stava cercando, ma sarebbe stato comunque bello incontrarlo un giorno, innamorarsi. Ciò che la spaventava era l'idea di perdere completamente la testa per qualcuno, annullarsi in un'altra persona, che l'avrebbe fatta soffrire.

    «Per il momento, sarò l'organizzatrice del tuo matrimonio» precisò. «Mi dai quella lista?»

    Julie frugò nella borsetta, poi bloccò d'un tratto la ricerca e guardò la sorella dritto negli occhi. «Un'altra cosa...»

    «Sì?»

    Julie trasse un bel respiro. «Siccome è anche il suo matrimonio, Ryan è preoccupato che non risulti troppo lezioso, con un'impronta decisamente femminile. Insomma, vorrebbe avere anche lui voce in capitolo.»

    Marina non afferrava il problema. «Va bene. Discutetene prima fra di voi, litigate, strappatevi i capelli, se necessario, poi inviatemi per e-mail il risultato del vostro accordo.»

    «Uhm, be', l'idea sarebbe un po' diversa. Ryan vuole affiancarti una persona di fiducia che prenda insieme a te tutte le decisioni importanti. Il menu, la torta nuziale, l'orchestra, le bomboniere, i fiori.»

    «E chi sarebbe questa persona di fiducia? Sua madre, forse?»

    Marina neppure la conosceva. Poteva pur essere la persona più amabile del mondo, ma era indubbio che un altro parere avrebbe rallentato la tabella di marcia.

    Julie si sforzò di sorridere, ma fallì miseramente. «In realtà, questa persona è Todd.»

    «Todd? Intendi dire quel ricco sfondato, pallone gonfiato di Todd Aston III?» chiese conferma Marina, incredula. «Ti prego, no. Chiunque, tranne lui.»

    «È il cugino di Ryan e sono cresciuti come fratelli, lo sai. Todd gli farà da testimone e si è offerto di dargli una mano. Ti prego, dimmi che non mi odi.»

    «Non ti odio, anche se ne avrei tutto il diritto» sospirò Marina. «Accidenti a te, Julie.»

    Circa sei mesi prima, le tre sorelle avevano conosciuto la nonna materna. Per anni nonna Ruth aveva tenuto lontano da sé la sua unica figlia, la madre delle ragazze, da quando, cioè, Naomi era scappata di casa per sposare l'uomo che amava.

    Ora Ruth era tornata e voleva recuperare il rapporto con la figlia e le nipoti. Inoltre, desiderava ardentemente unire la sua famiglia d'origine con quella del suo secondo marito, attraverso il matrimonio.

    In una conversazione a cena che Marina era sicura sarebbe finita negli annali della loro famiglia, l'anziana donna aveva offerto a ciascuna delle nipoti un milione di dollari se una di loro avesse sposato Todd Aston III, suo nipote acquisito.

    Julie si era innamorata di Ryan e Willow aveva trovato il grande amore della sua vita in Kane Dennison. Il che significava che Todd sarebbe toccato a Marina. Quando si diceva la sfortuna...

    Non che Todd fosse un brutto ragazzo. Anzi. Marina sapeva che non era niente male. Non lo conosceva personalmente, però. Ancora per poco. Per ragioni a lei stessa ignote, imputabili probabilmente a un momento di ottenebramento mentale, aveva accettato, per far contenta la nonna, un appuntamento con quel detestabile individuo. Un uomo il cui concetto di relazione importante non superava le due uscite a settimana con la stessa donna. Un uomo che frequentava solo modelle. Come poteva sostenere una conversazione con una persona interessata a donne che erano pagate per diventare anoressiche? Era contro il codice femminile.

    Per di più si era intromesso, all'inizio, nella storia fra Julie e Ryan, rischiando di farli lasciare. Un atto deprecabile che Marina non poteva perdonargli.

    «Non ti sto chiedendo di farci un figlio» insorse Julie. «Solo di consultarlo nelle tue decisioni. E poi, vedrai, al primo incontro con il fiorista si stuferà e si defilerà. Ti toccherà avere a che fare con lui una volta, massimo due.»

    «Non voglio avere a che fare con lui proprio per niente» brontolò Marina. «Incarna tutto ciò che detesto in un uomo.»

    Dalla soglia si udì qualcuno che si schiariva la voce con un colpetto di tosse. Quando Marina sollevò lo sguardo, trovò un giovane attraente appoggiato contro lo stipite.

    Aveva l'aria più divertita che seccata, ma a giudicare dagli occhi spalancati di Julie e dal rossore che le avvampò le guance, Marina intuì che si trattava proprio di Todd Aston.

    «Signore» le salutò con un cenno del capo. «Ryan mi ha detto che eravate qui. Sono venuto per assolvere ai miei doveri di consulente. Accetto volentieri un premio di riconoscenza alla fine del mese. O una mia biografia scritta da una di voi per l'occasione. Ne sarei lusingato.»

    «Santo cielo» mugugnò Julie. «Non volevo essere scortese nei tuoi riguardi. Scusami.»

    Marina lo scrutò con attenzione. Era quel che si diceva un gran bel pezzo d'uomo, moro, occhi scuri e penetranti, bocca morbida e sensuale, di quelle che fanno impazzire le donne. E poi spalle larghe, torace muscoloso, jeans appoggiati su fianchi stretti e cosce ben tornite. Insomma, un ottimo prodotto, almeno per quanto riguardava l'involucro. Un vero peccato che, dentro, fosse tutto da buttare.

    Lui le sorrise. «Tu devi essere Marina.»

    «Sì. Piacere di conoscerti, Todd.»

    «È davvero un piacere?» dubitò, inarcando un sopracciglio. «Da quel che ho sentito, non mi pare proprio. Avete già deciso che sono un pessimo soggetto.»

    Marina si mosse a disagio sul divano. «Sei uno che esce con le modelle. Al loro confronto, le donne normali sembrano tutte inadeguate.»

    «E con questo? Cosa dovremmo fare? Tenere le modelle rinchiuse in casa?»

    In quanto a logica, il suo ragionamento non faceva una grinza. «Certo che no. È chiaro che possono uscire» ribatté lei in tono pacato ma gelido. «Semplicemente, sono io che non sono interessata a un uomo a cui piace quel genere di donna.»

    «Ecco qua, il solito pregiudizio.» Todd incrociò le braccia sul petto. «Solo perché sono belle devono essere per forza stupide. Ecco perché mi piacciono le donne mute.»

    «Non intendevo dire questo. Ma grazie per essere stato così chiaro.»

    La bocca di lui si torse in una smorfia, come se stesse trattenendo un sorriso. «A ogni modo, non è vero, non esco con le mute.»

    «Be', deciditi» lo punzecchiò Marina.

    «Già fatto.»

    «Se voi due avete finito» intervenne Julie, indicando la poltrona di fronte al divano, «potremmo iniziare a parlare del matrimonio. Che ne dite?»

    Todd avanzò nella stanza e prese posto dove Julie aveva indicato, poi estrasse un piccolo computer palmare dal taschino della camicia. «Sono pronto.»

    Marina lo guardò stralunata. «Vuoi davvero collaborare?»

    «Tanto per incominciare, proporrei di abolire il classico lancio del riso all'uscita della chiesa

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