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L ultima fiamma (eLit): eLit
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E-book152 pagine2 ore

L ultima fiamma (eLit): eLit

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Info su questo ebook

ROMANZO INEDITO

Che cosa c'è di più frustrante per una psicologa che scoprire di avere lei stessa dei problemi... psicologici? Eppure, i test parlano chiaro: Jamie fatica a instaurare rapporti con l'altro sesso. E come potrà essere equilibrata con i suoi pazienti se non lo è a sua volta? Urge correre ai ripari e la cura shock per Jamie si chiama Kell, sua vecchia, mai dimenticata, fiamma. Se potesse mettere finalmente la parola fine a quella storia, forse guarirebbe. Ma a volte la cura è peggiore del male...
LinguaItaliano
Data di uscita1 feb 2019
ISBN9788858997734
L ultima fiamma (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    L ultima fiamma (eLit) - Cheryl Anne Porter

    successivo.

    Prologo

    «Ho sempre pensato che non sei normale.»

    «Ah, grazie.» Jamie Winslow, che stava facendo jogging con la sorella lungo Bayshore Boulevard, rallentò fino a fermarsi. Alla sua sinistra, le acque di Tampa Bay brillavano e si increspavano, coronate di schiuma. Jamie respirava a fatica. «A parte gli scherzi, Donna, devo prendere parte a queste sedute d'analisi. Sono necessarie per ottenere l'abilitazione.»

    «Sì, me lo ricordo. Non dimenticare che sono anch'io una psicologa.» La sorella di Jamie, una donna minuta, con lineamenti delicati, simili a quelli di Jamie stessa, era piegata sulle ginocchia, esausta. Infine riuscì a domandare: «Perché sei così preoccupata? Se fossi davvero pazza, l'avrebbero già capito».

    «Ah, ah. Molto divertente.» Jamie non riusciva a non pensare all'argomento delicato che lei e il suo analista avrebbero affrontato quel pomeriggio durante la seduta. Era riluttante a parlarne persino con Donna. «E comunque, sorellina, nel campo della psicologia non si usa più il termine pazzo

    «Invece dovremmo usarlo. Molta gente lo è. Non noi, naturalmente.» Donna si alzò e sbuffò. «Ho male dappertutto.» Poi si avviò verso la panchina più vicina. Jamie la seguì, e la osservò lasciarsi andare a peso morto sul sedile in cemento. «Dunque» continuò Donna, «non è da te preoccuparti tanto. Hai sempre superato ogni prova.»

    «Sì, impegnandomi alla morte, però. Non è mai stato facile per me, come lo è stato per te. Ma, nonostante ciò, hai ragione. Non sono poi così male. È che recentemente ho delle insicurezze.»

    Gli occhi blu di Donna si spalancarono. «No! Davvero? Povera piccola. Devi essere giunta alla fase in cui ti fanno a pezzi per poi ricostruirti.»

    Jamie annuì. «Come lo sai?»

    «Perché non c'è niente di più efficace dell'analisi per fare chiarezza in una persona. Conoscere a fondo le proprie emozioni e gli effetti delle esperienze fatte non deve portare al crollo, giusto?»

    «No.» Jamie incrociò le braccia. «Ora però so come si sente una cavia in un laboratorio di biologia.»

    «Il segreto è, sorella, cercare di pensare al tempo che passerai con lo strizzacervelli come a un'ulteriore lezione. Ti servirà a capire come si sentono i tuoi pazienti quando vengono da te e tu fai la stessa cosa con loro.»

    «Capisco cosa intendi. Vorrei solo che fosse più semplice.» All'improvviso, Jamie si sentì particolarmente incline alle confidenze, si coprì il viso con le mani e si abbandonò a un sospiro che tradiva tutta la sua ansia.

    «Ehi, tesoro, tutto bene?»

    Jamie abbassò le mani e guardò la sorella negli occhi. «Ti sembra che stia bene? Donna, che cosa sto facendo? Voglio dire, tu e la mamma siete venute fin qui da New Orleans per festeggiarmi. E io non sono sicura di laurearmi. Ora vedo le cose come stanno.»

    «Ma cosa ti succede, Jamie? Davvero è tutto così complicato? Vieni qui, siediti. Parliamone.» Donna batté con una mano sulla panca di cemento.

    Jamie, in preda alla frustrazione, prese posto accanto alla sorella. «Ascolta, prima che approfondiamo il tutto, voglio dirti che sono contenta che tu e la mamma siate qui, anche se solo per pochi giorni. Mi mancate sempre tanto.»

    «Allora torna a New Orleans.»

    «Non posso.» Jamie abbassò lo sguardo, come se le sue scarpe da tennis al momento fossero la cosa più interessante in circolazione. Non sarebbe più tornata a casa. Troppi brutti ricordi, troppi sensi di colpa. «Vi voglio bene, ma la mia vita è qui ora.»

    «Continui a dirlo. E credo di capirti. Sei a Tampa da cinque anni, la città ti piace, hai una bella casa, degli amici e contatti professionali importanti. E sì, sarà più facile fare pratica tra persone che non ti hanno vista crescere e non ti vedono come se fossi ancora una ragazzina con la coda di cavallo. Ma ci sono momenti in cui desidero che tu non avessi mai fatto domanda per questo dottorato.»

    «È stata una benedizione, Donna. Credimi.»

    «Una benedizione? E come mai ho la sensazione che tu sia pronta a gettarti nella baia?»

    «Oh, per piacere, non sono così disperata da suicidarmi. Assolutamente.» Ma, nonostante ciò, Jamie guardò verso l'acqua e strinse le mascelle. Un giorno, molto tempo prima, aveva tredici anni, e suo padre l'aveva sorpresa in compagnia di Kellan Chance. Erano insieme sul letto, nella sua stanza. Si erano scambiati il loro primo bacio. Era stata una cosa innocente, un'esplosione di ormoni. Ma suo padre si era infuriato e aveva buttato Kell fuori di casa. Poi i suoi genitori avevano litigato, e suo padre se ne era andato... per sempre. Santo cielo, che disastro! Ed era stata tutta colpa sua. Non lo aveva mai detto a nessuno. Era difficile persino ammetterlo con se stessa.

    Jamie sbatté le palpebre per allontanare i ricordi e guardò la sorella. «Fidati di me, Donna, sarebbe peggio se fossi rimasta a New Orleans.»

    «Che cosa c'è che non va in New Orleans? Ci sei nata. Hai gli amici. La mamma e io viviamo lì.»

    «Vi manco, vero?»

    Donna le mise un braccio attorno alle spalle e la attrasse a sé in un veloce ma intenso abbraccio. «Naturalmente, piccola. Ti vogliamo bene e desideriamo che tu sia felice.»

    Jamie ricambiò l'abbraccio. «Sono felice. Be', lo ero prima che mi comunicassero la necessità di queste sedute. Ti rendi conto che cosa succederà se non va bene e non mi rilasciano il certificato di abilitazione?»

    «Sì. Dieci anni di studio e la tua carriera andranno a rotoli. Ma so che ciò non succederà, Jamie.»

    Jamie sollevò le spalle. «Farò del mio meglio, ma non dipende solo da me.»

    «Di che cosa parli? Del tuo analista?»

    Bastava che rispondesse di sì e sua sorella probabilmente non avrebbe indagato oltre. Ma si rese conto che voleva dire a Donna la verità, su tutto. Aveva bisogno di confidarsi. «No, il mio analista non c'entra. C'è qualcun altro.»

    Donna la urtò con un gomito. «Oh, santo cielo, un uomo. Dimmi...»

    Jamie ridacchiò. Si sentiva di nuovo una ragazzina. «Va bene. Solo due parole. Kellan Chance.»

    Donna la fissò. «Kellan Chance? Non dirai sul serio! Andiamo, hai detto che non lo vedi da un anno.»

    «Infatti.»

    «E allora? Parla. Non mi dirai che questo pomeriggio dovrai parlare di lui con il tuo analista? Dovrai raccontargli della tua vita sessuale, ho indovinato?»

    Jamie annuì. «Tombola. La mia vita sessuale. O meglio, la mia mancanza di una vita sessuale.»

    «Non è successo nulla da quando hai mandato al diavolo Kell, è così?»

    «Non l'ho mandato al diavolo.»

    «Sì, lo hai fatto. Però non ti sei dimenticata di quanto è affascinante e sexy, sbaglio?»

    «Sì, invece.» Ma in cuore suo, Jamie sapeva la verità. Non lo aveva dimenticato. Kell, affascinante e sexy, come Donna lo aveva definito, era ancora lì, dentro di lei... il suo corpo statuario, i suoi occhi scuri e penetranti la accusavano ancora di essersene andata da lui per l'ennesima volta. Come sempre, l'immagine di lui le procurava i brividi. Kell era il tipo d'uomo che qualsiasi donna si sarebbe portata in camera da letto.

    «A che cosa stai pensando?» Donna le sorrise con malizia.

    Jamie si sentì arrossire. «Smettila! È una cosa seria.»

    Donna ridacchiò e le tirò la coda di cavallo. «Va bene, sorellina. Ti ascolto, parla.»

    «Okay, le cose stanno così. Che cosa farò quando il dottor Hampton mi chiederà di Kell? Voglio dire, la mia vita sessuale è Kell. Non posso non parlare di lui. Oh, sono così agitata...» Jamie scosse la testa.

    «Rilassati. Farai esattamente così: mentre io e la mamma andremo in giro a fare shopping, tu andrai alla tua seduta e affronterai la pura verità. E cioè che ami ancora Kellan Chance e lo amerai per sempre.»

    Jamie si sentiva scoppiare. Ecco la verità, nuda e cruda. «Io non...»

    «Oh, non negare. Non mentire né a me né al tuo analista. Lui capirà se lo farai. Ciò che dovrai fare, sarà lavorare con lui e risolvere la situazione, capire perché continui a spezzare il cuore a Kell. E a te stessa.»

    Jamie sentì il bisogno di negare di nuovo, ma non lo fece, poiché ciò che Donna le aveva detto era vero. Non poteva vivere con Kell, ma senza di lui stava persino peggio. Ora che erano lontani, lui aveva ancora il potere, anche senza esserne cosciente, di distruggere tutto ciò che lei aveva costruito fino a quel momento.

    Sospirò, sentendosi sconfitta. Doveva assolutamente fare qualcosa per capire meglio cosa si agitava dentro di lei.

    1

    Jamie cercò di ricordare l'ultima volta che aveva avuto una conversazione di circa trenta minuti sul sesso con un uomo, ma non ci riuscì. Era la prima volta che accadeva e non sapeva se esserne contenta o disperata! Era lì, con il suo analista, un uomo maturo, con barba grigia e un taccuino per appunti, seduto alla scrivania del suo ufficio privato. La luce era soffusa.

    «Non ho problemi con il sesso» assicurò Jamie al suo interlocutore. «Mi piace molto. Be', perlomeno prima di questa conversazione, ora forse non ne vorrò più sapere.» Ridacchiò, ma quando l'analista non accennò nemmeno a un sorriso, si affrettò ad aggiungere: «Stavo scherzando, non lo scriva, per favore. Bene, dunque, lei è convinto che io abbia un problema con qualcuno del sesso opposto, giusto?».

    «Non lo so, Jamie. Me lo dovresti dire tu.»

    «Gliel'ho già detto. Per me il sesso ha un nome: Kellan Chance. Non vorrei dover rievocare la tragedia.»

    «La tragedia? È così che vedi la relazione con il signor Chance? Mi dispiace.» Si sentirono dei colpi alla porta. «Vuoi scusarmi?» L'analista si alzò. «La mia segretaria non busserebbe, se non si trattasse di un'emergenza.»

    «Oh, non si preoccupi, vada pure.» Jamie era sollevata, sapendo di potere godere di una pausa di qualche minuto.

    Il dottor Hampton annuì e attraversò la stanza, aprì la porta e uscì. Jamie lo osservò, pensando che avrebbe dovuto prendere esempio da lui. Non riusciva a entrare o a uscire da una stanza, senza lasciare la porta aperta o senza sbatterla. Le sarebbe piaciuto poter porre fine alla sua storia con Kellan Chance in modo altrettanto silenzioso.

    Era sempre la stessa storia. Quando si trattava di Kell, il suo cuore e la sua mente erano irrequieti. Aveva la sensazione di avvertire il suo profumo, di assaporare le sue labbra, di sentire il suo tocco... anche se ormai non lo vedeva da un anno. No, non devo. Jamie si sporse in avanti, incrociò le braccia sulle ginocchia e vi appoggiò la fronte. Non pensare a lui, Jamie. Sarebbe solo una sconfitta.

    Sollevò la testa e fissò nel vuoto, poi osservò il mobilio, i libri, e prese coscienza della luce soffusa. «Non posso farlo» disse sottovoce, guardando gli attestati dell'analista appesi alle pareti. «Posso e voglio invece» disse poi con riguadagnata determinazione, sentendosi già meglio. «Non c'è nulla di cui debba preoccuparmi.»

    Tranne che di Kellan Chance.

    Mi farà diventare pazza. Poi ricordò la conversazione che aveva avuto precedentemente con sua sorella sulla follia. Sì, era pazza di Kellan Chance. E, peggio,

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