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Un papà da manuale (eLit): eLit
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E-book157 pagine2 ore

Un papà da manuale (eLit): eLit

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Info su questo ebook

Aveva perso qualche dettaglio? Nicholas Frakes aspettava la solita giornalista ficcanaso per la solita intervista sulla sua situazione di padre single, visto che sta crescendo la nipotina orfana. Tuttavia le domande non riguardano pappe e pannolini. Qualcosa non quadra, perché...

LinguaItaliano
Data di uscita29 feb 2016
ISBN9788858949962
Un papà da manuale (eLit): eLit

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    Anteprima del libro

    Un papà da manuale (eLit) - Valerie Parv

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Baby Wishes and Bachelor Kisses

    Silhouette Romance

    © 1998 Valerie Parv

    Traduzione di Maria Teresa Delladio

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    © 1999 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-996-2

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    Prologo

    Nicholas Frakes sospirò alla vista di Maree. Era bella da togliere il fiato, eppure lui avvertiva una fitta di dolore ogni volta che si soffermava a osservarla in ogni particolare.

    Da quando era andata ad abitare con lui, Maree gli aveva cambiato la vita in modo radicale. Alcuni cambiamenti erano meravigliosi: per esempio, adesso non doveva più uscire per cercare una compagnia di sesso femminile.

    Lei era sempre lì, pronta ad ascoltarlo senza interromperlo, non importava di quale argomento parlasse. Inoltre Maree adorava guardare trasmissioni sportive benché non ne capisse nulla e, pregio ancora più apprezzabile, non chiedeva spiegazioni in proposito. Se ne stava seduta e seguiva il programma con aria abbastanza interessata.

    Altri cambiamenti, invece, erano stati un vero e proprio disastro. Per cominciare, loro due non riuscivano mai a mettersi d’accordo sull’orario in cui andare a dormire e quello in cui svegliarsi. Il risultato era che spesso Nicholas aveva perso ore di sonno nel vano tentativo di adattarsi al ritmo di vita di Maree.

    D’altro canto, lei non aveva alcuna intenzione di adattarsi a Nicholas, dal momento che sapeva perfettamente che lui non le avrebbe negato nulla. Le bastava soltanto guardarlo con quei suoi occhioni azzurri e sorridergli per non fargli capire più niente. Proprio come stava succedendo in quel momento, mentre lo osservava con aria furba da sotto le ciglia nere incredibilmente lunghe.

    E poi c’era la questione del cibo. Quella settimana, per esempio, lei aveva deciso per una dieta vegetariana, una scelta che Nicholas era ben lungi dal condividere. Nonostante ciò, lui si era prodigato tutta la mattina a prepararle piatti degni di un coniglio pur di renderla felice.

    «Perché non ti mangi una bella bistecca come la maggior parte degli umani?» borbottò Nicholas portando un piatto di roba verde in tavola. Davanti allo sguardo disgustato di Maree, lui aggiunse con cautela: «Ti sei già abbuffata la settimana scorsa di tutte queste porcherie».

    Negli ultimi giorni avevano già discusso abbastanza su quella questione e lui non aveva assolutamente voglia di litigare ancora per quel motivo. Come diavolo gli era venuto in mente di farla entrare nella sua vita? Se avesse anche lontanamente sospettato in che guaio si sarebbe andato a cacciare, sarebbe scappato a gambe levate.

    «No, non l’avrei fatto» ragionò Nicholas a voce alta con un sorriso che gli illuminò il volto nonostante la stanchezza che vi si leggeva. «Anche sapendolo, ti avrei comunque trovato uno spazio nella mia vita perché sei la mia sola e unica nipote. Da quando tuo padre e tua madre sono morti, non ti è rimasto più nessuno se non lo zio Nicholas. E tu hai soltanto dieci mesi¼ E ora fa’ la brava, mangia un po’ di questi deliziosi spinaci.»

    Per tutta risposta, la bambina iniziò a urlare come se si fosse fatta male. Lui tentò di sfruttare il vantaggio rappresentato dalla sua bocca aperta per infilarle una cucchiaiata di spinaci, ma il risultato fu quello di vederseli sputare fuori nel giro di un istante.

    «Maree, nonostante il bene che ti voglio, ci sono delle volte che¼» borbottò lui guardando il rivolo di purè di spinaci che gli colava sul torso nudo. Da quando Lana se ne era andata, aveva perso totalmente il senso del tempo. Quasi non sapeva più che giorno fosse, inoltre aveva trascorso intere giornate nel tentativo di lavorare ma soprattutto a prendersi cura della piccola Maree.

    A proposito, quello non era forse il giorno in cui aspettava la visita di quella donna della rivista specializzata in bambini?

    Quella certa Bethany Qualcosa¼Gli aveva scritto chiedendogli se poteva intervistarlo a nome del giornale che lei dirigeva. Già, come si chiamava? L’unica cosa che ricordava era che aveva a che fare con i bambini. Probabilmente quella donna aveva deciso di contattarlo dopo aver letto le storie pubblicate su altre riviste, quelle con titoli tipo L’affascinante papà single.

    Single lo era, ma... affascinante? I tipi affascinanti non avevano certo rivoli di spinaci che gli correvano sul petto.

    L’ultima volta che aveva concesso un’intervista, Maree aveva sei mesi e aveva dormito per tutto il tempo. Ma da allora le cose erano cambiate. Quello che sarebbe accaduto quel giorno era tutto da vedere. Dopo gli articoli scandalistici apparsi sui giornali, Nicholas aveva deciso di non concedere più interviste, ma il destino aveva voluto che forse quella Bethany potesse fornirgli qualche risposta in merito ai suoi tanti problemi.

    Forse lo scambio sarebbe stato alla pari.

    «Tanto per cominciare, potrà spiegarmi come convincerti a mangiare» esclamò davanti alla bambina, che stava diventando viola dalle urla. Si stava ripetendo la stessa scena che aveva spinto Lana ad andarsene.

    Lana, una delle top model più quotate di tutta l’Australia, non era esperta di bambini e pur dichiarandosi disposta a imparare, all’atto pratico finiva per sparire ogniqualvolta la piccola diventava troppo rumorosa.Un giorno però Maree, chissà per quale oscura ragione, non aveva smesso di urlare per ben sette ore consecutive: allora Lana aveva deciso che la maternità non era fatta per lei e se ne era ritornata a Melbourne, nell’appartamento che avevano condiviso finché lui non aveva ritenuto opportuno trasferire casa e ufficio nella sua proprietà nella Macedon Ranges.

    A Lana non era piaciuta affatto l’idea di trasferirsi in una casa di campagna. Lei preferiva le luci sfavillanti della città pulsante di vita. Non era servito a molto nemmeno spiegarle che un bambino aveva bisogno di spazi aperti in cui correre e divertirsi.

    «Dove potrà correre... in una culla?» aveva obiettato lei sconvolta.

    Già a quella considerazione, Nicholas avrebbe dovuto capire che tra loro era finita, ma lui si era illuso che le cose si sarebbero sistemate e che col tempo avrebbero formato una vera famiglia. Se Lana quel giorno avesse aspettato solo un’altra mezz’ora! Maree si sarebbe addormentata, sfinita dalle urla, e tutto sarebbe finito lì.

    Forse non sarebbe servito a nulla, si disse tra sé. La bambina era come un allarme difettoso, che poteva scattare senza preavviso in qualsiasi momento, proprio come stava accadendo in quell’istante. Una bambinaia gli avrebbe risolto senza dubbio una montagna di problemi, ma quelle che aveva intervistato sarebbero state capaci di strangolarla in una situazione del genere.

    Per la prima volta Nicholas si domandò se Lana, in realtà, non fosse stata gelosa del tempo e delle attenzioni che lui dedicava alla nipotina. Chissà se tutti i bambini causavano un simile caos nel rapporto dei loro genitori? La domanda affiorò nella sua mente, ma lui era troppo esausto per darsi una risposta.

    L’unica cosa che sperava in quel momento era che quella Bethany ne avesse qualcuna, perché lui le aveva esaurite tutte.

    1

    Le inattese grida di un neonato costrinsero Bethany Dale a fermarsi di scatto davanti alla costruzione coloniale che apparteneva a Nicholas Frakes. Per quanto ne sapeva, quell’uomo era scapolo. Eppure non c’erano dubbi: quelli che provenivano dall’interno della casa erano gli strilli di un bimbo.

    Perché mai Nicholas Frakes riceveva delle visite con tanto di neonato proprio nel giorno in cui le aveva concesso di incontrarlo? Istintivamente, a Bethany non sembrava affatto un’idea carina. Lei, infatti, avrebbe dovuto condurre l’intervista tentando di ignorare il dolore che già sentiva sgorgare dentro di sé.

    Le lacrime le erano già salite agli occhi e lei le ricacciò indietro a fatica prima di suonare il campanello per annunciare il suo arrivo. Il mondo era pieno di bambini e il fatto che lei non potesse averne non era una valida ragione per sentirsi morire ogni volta che ne udiva uno piangere.

    Dopo aver appreso quella triste verità, Bethany aveva deciso di andare a lavorare saltuariamente al brefotrofio di Melbourne nella speranza che l’inevitabile caos che vi regnava l’avrebbe aiutata a disamorarsi nei loro confronti. Al contrario, stare accanto a quei bambini aveva contribuito soltanto a ingigantire il suo senso di perdita.

    Per cercare di alleviare la pena, aveva deciso di gettarsi a capofitto nel suo giornale, una rivista specializzata in oggetti in miniatura e case di bambole. L’aveva battezzata The Baby House, il nome con il quale venivano chiamate le case di bambole prima che diventassero giocattoli per bambini. Naturalmente, aveva scelto quel nome prima di scoprire che lei di bambini non ne avrebbe mai avuti.

    Bethany prese un profondo respiro. Non si sarebbe lasciata abbattere. Del resto, non aveva la sua famiglia a testimoniare che esistevano altre forme di parentela ugualmente gratificanti? Aveva un fratello più grande, Sam, e una sorella più piccola, Joanie, e tre fratelli adottivi. Tutti e sei litigavano e si amavano con la stessa identica passione.

    Non sarebbe stato un inatteso bambino a metterla fuori combattimento. Specialmente se la posta in palio era convincere Nicholas Frakes a concederle un’intervista sulla Frakes Baby House, la casa di bambole della sua famiglia. Era quella la ragione per la quale si trovava lì anche se lui non lo sapeva.

    In effetti, lei gli aveva scritto dicendogli soltanto che intendeva ricostruire la storia delle famiglie che abitavano in quella zona, un’affermazione che in fondo non era menzognera. Aveva soltanto omesso il particolare della casa di bambole.

    Era sicura che lui avrebbe rifiutato di incontrarla se gli avesse anche solo accennato il vero motivo di quel colloquio. Era stato Nicholas stesso ad aver ordinato di ritirare la famosa casa di bambole della sua famiglia dall’esposizione al pubblico subito dopo aver ereditato il patrimonio dei Frakes alla morte del padre.

    Perché la custodisse tanto gelosamente, nessuno lo sapeva. Sarebbe stato un vero scoop se Bethany fosse riuscita ad assicurarsi l’intervista e a fotografare la casa così come era attualmente.

    Raddrizzando le spalle per darsi un po’ di contegno, Bethany suonò alla porta. Proprio in quell’istante il bambino riprese a urlare più forte

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