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La tua firma sul cuore: Harmony Collezione
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E-book162 pagine2 ore

La tua firma sul cuore: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Jo Smith, dopo essere stata lasciata dal fidanzato, si tuffa nelle braccia dell'amico di sempre e affermato giornalista Liam Rafferty. Un'inattesa attrazione sorprende entrambi, ma nessuno dei due vuole aprire il proprio cuore all'altro, nemmeno quando lei si accorge di...

LinguaItaliano
Data di uscita10 apr 2015
ISBN9788858934661
La tua firma sul cuore: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    La tua firma sul cuore - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Accidental Baby

    Harlequin Presents

    © 1999 Kim Lawrence

    Traduzione di Paola Ingenito

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2000 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5893-466-1

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Liam Rafferty guardò la figura addormentata davanti a lui con un’espressione attonita. Il naso era rivolto all’insù e spruzzato di lentiggini. Le ciglia erano nere e lunghe e Liam sapeva che, una volta aperti, gli occhi sarebbero stati di un verde intenso illuminato da piccolissime pagliuzze dorate.

    La figura abbandonò la posizione fetale e si distese sulla schiena; le braccia sopra la testa, le dita affondate nei capelli rosso tiziano che le arrivavano alle spalle.

    Liam stava per rinfilarsi i vestiti, ma si fermò per un attimo. I movimenti di quel corpo snello e addormentato avevano fatto scivolare la camicia da notte. La pelle del seno era bianco latte. Nel buio, lo aveva tenuto in un palmo. Scacciò quel ricordo.

    Doveva riflettere con calma. Il problema era che quella bellezza lo distraeva troppo. Si sarebbe svegliata se le avesse tirato su la spallina? Troppo tardi! Lei aprì gli occhi e percepì lo sguardo di Liam addosso.

    Un sorriso sognante piegò le labbra carnose di Jo Smith. «Liam...» mormorò assonnata. Poi spalancò gli occhi. «Liam?» Lo sguardo si posò sul torace nudo e abbronzato di lui e le sfuggì un gemito. «Che cosa abbiamo fatto?»

    Malgrado le migliori intenzioni, l’autocontrollo di Liam vacillò per un attimo. Gli stava succedendo troppo spesso, di recente. Jo seguì la direzione dello sguardo di lui. Si tirò di scatto il lenzuolo fino al collo e gli lanciò un’occhiataccia.

    «Cerca di vederla sotto questo aspetto, Jo. Non è stato tanto male...»

    Non era stato male? Era diventato matto, per caso? Era stato un disastro!

    «Non ti biasimo, se mi odi. Me lo merito.»

    «Non essere stupido. Io non ti odio affatto!» sbottò Jo piuttosto spazientita.

    Gli uomini sapevano essere così ottusi, a volte, e Liam non faceva eccezioni. Non si rendeva conto che nulla sarebbe stato come prima? Avevano sciupato qualcosa di unico e prezioso per un attimo di... Be’, era stato più di un attimo. Jo sentì un’ondata di calore percorrerle il corpo.

    «No?» Era già qualcosa, anche se negli occhi di lei rimaneva lo stesso sguardo sospettoso. «Non ti avrei biasimato, se lo avessi fatto» continuò, deciso a prendersi tutte le responsabilità. «Ho approfittato di te quando eri estremamente vulnerabile.»

    «Per quello che ricordo io, non ho opposto molta resistenza.»

    Liam si schiarì la gola e allontanò lo sguardo.

    Lo sapevo!, pensò Jo. Non riesce a guardarmi. Che cosa avevano combinato? Uno scivolone e l’amicizia di una vita finiva alle ortiche.

    «Non è questo il punto. È colpa mia.»

    «Hai un’idea di quanto sei ridicolo a parlare come un personaggio di un dramma vittoriano, mentre sei lì... mezzo nudo?» Perfino nello stato di agitazione in cui si trovava non poteva non constatare quanto fosse affascinante Liam. Si mise seduta e arrotolò il lenzuolo intorno ai fianchi come se volesse proteggersi.

    «Jo, sto cercando di dirti che mi dispiace

    «Splendido» replicò lei, offesa per le sue scuse.

    «Che cosa vuol dire?»

    «È stato così orribile?»

    «No. E lo sai.» Questa volta fu Jo che non riuscì a sostenere lo sguardo.

    Liam si appoggiò alla testiera in legno del letto, che scricchiolò. «Non stai piangendo, vero?»

    «Certo che no!» Aveva sempre contraddetto gli amici che affermavano quanto fosse impossibile per un uomo e una donna avere una relazione del tutto platonica.

    Liam era il suo migliore amico. Incidentalmente, era anche un uomo. Erano sempre stati molto uniti: le loro case erano attaccate, le loro madri amiche dai tempi della scuola. Il padre di lei era veterinario e il padre di lui un allevatore di cavalli molto conosciuto. Il fatto di lasciare le loro case per seguire carriere diverse non aveva indebolito il loro legame.

    Jo sentì che Liam le stava passando un braccio intorno alle spalle. La loro amicizia si era sempre fondata sul contatto fisico, ma ora... Alla luce dei fatti poteva non essere un comportamento saggio.

    «È iniziato tutto con un abbraccio» le ricordò. «Quel maledetto ti aveva talmente ferita che volevo farti sentire meglio!»

    E c’era riuscito, eccome! «Tu hai tentato di fermarti.» Ricordava benissimo cosa era successo e adesso stava diventando rossa per la mortificazione. «Ma io non ho fatto nulla per lasciarti andare.»

    «Un uomo non deve approfittare in quel modo di una donna» continuò lui con ostinazione.

    «Sei un mascalzone, una canaglia. Soddisfatto? Ti senti meglio? Vuoi che la tua necessità di sentirti nobile rovini la nostra amicizia? E poi non dobbiamo farla diventare un’abitudine, giusto?» aggiunse seria.

    Eppure la risata di Liam per quella battuta si rivelò troppo spontanea per i suoi gusti. Poteva almeno far finta di aver considerato l’ipotesi!

    Liam l’abbracciò più forte, ma Jo non si sentì per questo più rilassata. «Hai ragione, Jo. Dobbiamo solo dimenticare quello che è successo.» E non poté nascondere un certo sollievo nella sua voce.

    Se le circostanze fossero state diverse, Jo non avrebbe avuto alcun dubbio che sarebbe stato quello che avrebbe fatto. Ma il destino si intromise per renderglielo impossibile.

    «Hai fatto una bella passeggiata, tesoro?»

    «Deliziosa, grazie papà.» Il vento della spiaggia le aveva colorito le guance. «Sono arrivata più lontano di quanto intendessi. A che ora ci aspettano?»

    «Alle otto e mezza. Non sei troppo stanca?»

    «No.» Le coccole cominciavano a innervosirla.

    «Questa settimana dovevi riposare» le ricordò suo padre in tono un po’ severo.

    «Se continuo a riposare, finirò per addormentarmi.» Sorrise e salì le scale, pensando a che cosa avrebbe potuto indossare di adatto per quella cena informale. Aveva proprio bisogno di rinnovare il guardaroba.

    La gonna morbida in seta verde mela sarebbe stata perfetta e avrebbe camuffato i... suoi peccati. Fu in quel momento che vide la sorella sedicenne con una ridottissima minigonna e un minuscolo top che le lasciava scoperta la pancia abbronzata. Gli stivali all’altezza delle ginocchia, poi, facevano sembrare le sue gambe interminabili. Jo si sentì improvvisamente vecchia e troppo florida.

    «Non avrai freddo, Jessie?» chiese Bill Smith in tono casuale.

    Jessie scambiò un sorriso con la sorella maggiore.«Tu che ne pensi, Jo?» le domandò.

    «Stai benissimo, Jessie» rispose lei con onestà.

    «Lo so» replicò la sorella. «Tu, invece, mi sembri un po’... tondetta, se posso dirtelo.»

    «Grazie mille.» Jo accettò il giudizio con obiettività.

    «Jessie!» protestò Bill.

    «Stavo solo scherzando.» Jessie rise.

    «Fatti guardare.»

    «Sì, zia Maggie» obbedì Jo remissiva mentre la zia la scrutava, le mani posate sulle sue spalle.

    «Ehi, mogliettina, non tenerli bloccati qui nell’ingresso. Su, entrate...» li invitò lo zio.

    Nel camino in stile vittoriano del salotto ardeva un fuoco accogliente. La zia Maggie era stata la migliore amica di sua madre e quella era stata la sua seconda casa durante tutta l’adolescenza.

    «Jo!» urlò Jessie entrando. «Perché non ci hai detto che ci sarebbe stato anche Liam?»

    «Non lo sapevo» rispose Jo mentre veniva trascinata oltre la soglia dall’abbraccio dello zio Patrick.

    «Non ci avevi detto una parola, Liam!» esclamò Jessie buttando le braccia intorno al collo dell’affascinante figlio dei loro vicini. «Pensavamo che stessi smascherando i cattivi dietro la Cortina di Ferro.» Aveva deciso da poco che i ragazzi grandi erano più affascinanti e Liam era giusto sulla trentina. I capelli corvini e gli occhi di un blu mozzafiato facevano il resto.

    «La Cortina di Ferro si è dissolta qualche tempo fa.» Con un gesto calmo, la sciolse dall’abbraccio. «Non vi insegnano niente a scuola?»

    Con la coda dell’occhio, Jo vide suo padre stringere la mano a Liam.

    «Pat mi ha detto che ti eri seppellito negli archivi di Mosca. Hai trovato qualcosa di interessante?»

    «Forse sì. Ma è presto per dirlo.»

    «Ho letto il tuo articolo sulle condizioni di lavoro nei campi profughi. Era un pezzo incredibile...» proseguì Bill con slancio.

    «Il fotografo con il quale ho lavorato è il migliore.»

    «È così modesto!» Zia Maggie aveva ragione a essere orgogliosa della reputazione di suo figlio. «Adesso sta lavorando a un altro libro.» Quello precedente era stato fra i bestseller per tre mesi consecutivi.

    Liam si girò in quel momento e vide Jo per la prima volta. Il sorriso era gelido come se avesse il volto paralizzato. Jo sapeva che stava fingendo, tuttavia invidiava la sua compostezza. Liam non si aspettava sicuramente di vederla.

    Era la prima volta che si incontravano dopo quel movimentato risveglio. Non che prima si fossero evitati, ma il lavoro di lui lo costringeva da sempre a una vita da girovago. Non vedersi per mesi interi era quasi un’abitudine, per loro. Dopo quella sera, si erano scritti e parlati per telefono come se non fosse successo nulla. E dal punto di vista di Liam, aveva funzionato.

    Se lui aveva provato un minimo di imbarazzo nel vederla, si riprese subito. Si avvicinò e la baciò sulle guance prima di abbracciarla. Come aveva fatto sua madre, le studiò il volto.

    «Credo che tu abbia il viso più pieno, Jo. Ti dona.» In passato, l’aveva spesso presa in giro per la sua eccessiva magrezza.

    «Evidentemente è un po’ ingrassata» aggiunse sua madre.

    «Non è affatto grassa» intervenne il padre di Jo, sprofondando a sedere in poltrona.

    «Non ancora» ridacchiò Jessie.

    «Mary si è mantenuta magra quando aspettava Jo, mentre era diventata un dirigibile quando era incinta di Jessie. Probabilmente succederà lo stesso anche a te con il primo figlio» precisò Bill, dando un’occhiata alla figlia più piccola che continuava a ingoiare stuzzichini. «Finirai per non mangiare niente a tavola.»

    Era chiaro che tutti davano per scontato che Liam ne fosse al corrente. Jo ancora non aveva deciso come informarlo, e questa piega degli eventi non l’aiutava affatto. Avrebbe affrontato la questione, certo, ma non era

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