La scelta di Julie (eLit): eLit
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Per lui, però, è stato il classico colpo di fulmine e non ha nessuna intenzione di farsi mollare sulla porta di casa. Complice l'atmosfera natalizia e il suo accento strascicato, Cody riesce a intrufolarsi in casa di Julie, deciso a far breccia nel suo cuore.
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Anteprima del libro
La scelta di Julie (eLit) - Cara Connelly
successivo.
1
«Gli appuntamenti al buio sono per i perdenti.» Julie Marone incastrò il telefono tra l'orecchio e la spalla, e con entrambe le mani raccolse i fogli sparsi sulla scrivania in una pila ordinata. «Pensi davvero che sia una perdente?»
«Non proprio una perdente.» Il tono di voce di Amelia sembrava non volersi sbilanciare.
Julie sbuffò in una risata. «Caspita! Grazie, sorellina. Dimmi che cosa pensi veramente.»
«Sai che cosa voglio dire. Sei sparita dalla circolazione per tre anni. Devi pur iniziare da qualche parte.»
«Certo, ma devo proprio farlo toccando il fondo?»
«Peter è un bravo ragazzo!» protestò Amelia.
«Assolutamente» rispose Julie. «Così devoto alla cara, vecchia mamma che vive ancora nel suo seminterrato.»
Amelia emise un gemito, come per dire: Ecco, ci risiamo. «È un optometrista, per l'amor del cielo! Immagino che abbia una casa tutta sua.»
Come suo solito, Julie cominciò a spiegare che cosa accadeva quando si facevano supposizioni, ma Amelia la interruppe.
«Sì, sì. Finiamo con il fare la figura delle stupide. Sia tu che io. Ho capito. Comunque, Leo...» Con cui Julie aveva appuntamento quella stessa sera. «... è sicuramente un passo avanti. Ho chiesto informazioni a sua sorella.» La sua parrucchiera di fiducia. «Ha detto che ha una casa a Natick. Il suo studio sta avendo molto successo.»
«Allora perché va a un appuntamento al buio?»
«Ha appena ricevuto il certificato di divorzio.»
Julie gemette. Gli uomini appena separati si dividevano in due categorie. «È a caccia di un rimpiazzo o freme ancora di risentimento?»
«Dai, Jules, dagli una possibilità.»
Julie sospirò. Fece scivolare il mucchietto di fogli in un fascicolo contrassegnato Westin/Anderson e lo mise nella sua ventiquattrore per la vendita del giorno seguente. «Dimmi solo dove devo incontrarlo.»
«Sulla Hanover Street, alle sette. Ha prenotato in un posto sulla Prince.»
«Se le cose stanno così, bene.» Per una cena nel North End di Boston ne valeva quasi la pena. Non avrebbe mai rifiutato della buona cucina italiana. «Come lo riconoscerò? Alto, moro e bello?» Come potrebbe sperare una ragazza.
«Moro... ma... non alto. Con una sciarpa rossa.»
«Bello?»
Amelia si schiarì la voce. «Ho visto uno dei suoi spot pubblicitari la scorsa notte. Ha un bel sorriso.»
«Aspetta! Spot pubblicitario? Che tipo di avvocato è?»
«È specializzato in lesioni personali.» Dopo averle lanciato quella patata bollente, Amelia proseguì: «Oh, guarda, è arrivato Ray. Devo andare», e riagganciò.
Dopo aver fatto due più due, Julie emise un gemito. Non poteva essere altrimenti: l'onnipresente Leo Payne e il suo capisco il tuo dolore, i canali notturni saturi dei suoi spot pubblicitari, in cui prometteva a tutti gli abitanti insonni di Boston che non li avrebbe abbandonati finché non avrebbero riavuto ogni centesimo loro spettante. Meno un terzo, ovviamente.
«Come mi sono cacciata in tutto questo?» mormorò.
Per tre anni, da quando era morto David, aveva cercato di spiegare a sua sorella che la sua carriera, il suo rigido programma di allenamento – voleva davvero partecipare alla maratona quell'anno – e la loro famiglia italo-americana che si allargava a macchia d'olio l'avevano tenuta troppo impegnata per potersi preoccupare di un uomo. E Amelia, nonostante non l'avesse bevuta, aveva rispettato il suo volere.
Fino a quel momento.
La causa che aveva scatenato tutto, Julie lo sapeva, era l'imminente matrimonio, fissato per la vigilia di Natale. Amelia voleva che lei, la sua damigella d'onore, si presentasse con un accompagnatore. Uno vero, non Dan, l'amico gay. Gli voleva bene come a un fratello, ma anche lui era single e sempre pronto a uscire, e questo aiutava Julie a evitare facilmente ogni altro tipo di appuntamento.
Così, Amelia aveva selezionato tre uomini che potessero essere adatti e aveva informato Julie che, se non avesse dato loro una possibilità, allora sarebbe stata la loro madre – una cacciatrice incallita di giovani prede con un pessimo gusto in fatto di uomini – a sceglierle un accompagnatore per il matrimonio.
Sapendo riconoscere una catastrofe in arrivo, Julie si era arresa e aveva acconsentito a uscire con tutti e tre. Fino a quel momento, si erano rivelati addirittura peggiori del previsto.
Jan apparve sulla porta d'ingresso. «J... Julie?» Le sue guance, solitamente pallide, erano rosa. Il suo minuscolo petto si sollevava e si abbassava. «Oh, Julie. Non ci crederai mai... Il più... Voglio dire...»
«Fai un respiro, Jan» le disse, puntando due dita verso di lei e poi portandosele agli occhi. «Concentrati.»
Jan inspirò dal naso ed espirò affannosamente. «Okay, è appena arrivato un cliente. È senza appuntamento. Viene da Austin» disse, ancora ansimante. «È stupendo. E quella parlata strascicata...»
Julie le fece cenno con il capo, come per incoraggiarla. Non serviva mai a nulla metterle fretta.
«Ha detto...» Jan si fece aria con la mano. In realtà, stava sudando. «Ha detto che qualcuno del pronto soccorso gli ha parlato di te.»
Non sembrava promettere nulla di buono.
Julie diede un'occhiata all'orologio. Erano le 17 e 45. Troppo tardi per occuparsi di misteriosi sconosciuti. Se fosse andata via subito, avrebbe avuto giusto il tempo di passare da casa a cambiarsi e mettersi qualcosa di meno formale per il suo appuntamento. «Digli di tornare domani» sbottò. «Non ho tempo.»
«Vuole solo un minuto.» Jan si passò i palmi delle mani sulla gonna a pieghe grigia.
All'età di venticinque anni si vestiva come la nonna di Julie, ma dentro era rimasta una ragazzina di sedici anni, ora indifesa davanti a un bell'uomo.
«M... mi dispiace. Non posso dirgli di no.»
Julie trasse un sospiro, innanzitutto domandandosi di nuovo per quale motivo avesse assunto quella sciocca di sua cugina. La famiglia era la famiglia, ecco il perché. «Va bene. Fallo entrare.»
Dieci secondi dopo, un texano di quasi un metro e novanta riempiva il vano della sua porta. Capelli fulvi, occhi color caramello e zigomi abbronzati.
Wow.
Anche il cuore da sedicenne di Julie cominciò a palpitare.
L'uomo attraversò la stanza, le inghiottì la mano nel suo enorme palmo e disse con una buffa parlata strascicata: «Cody Brown. Le sono grato per avermi ricevuto, Mrs. Marone».
«Mi chiami Julie» riuscì a rispondere. Ebbe la sensazione di avere la mano nuda quando lui la lasciò, come se avesse tolto un guanto caldo in una fredda giornata d'inverno.
Non c'era da meravigliarsi che Jan non avesse retto. Quell'uomo era alto come una quercia, snello come un puma.
Gli fece un cenno, e lui si sedette. La sua giacca di pelle malconcia si apriva su una maglietta color indaco con bottoni automatici perlati e su una cintura con una fibbia grande quanto il Texas. Quando appoggiò la caviglia con lo stivale da cowboy sul ginocchio opposto, fasciato da jeans attillati, il tintinnio degli speroni le risuonò nella testa.
Le si era seccata la bocca.
Prese la sua penna e cominciò a far scattare la punta su e giù, su e giù. «Dunque, è nuovo di qui?»
Cody Brown si aprì in un lento sorriso, rendendo visibili le pieghe degli occhi. «Da che cosa lo ha capito?»
Julie sbuffò in una risata. «Okay, ho fatto la figura della stupida.» Oh, mio Dio, era impacciata tanto quanto Jan.
Agitò la mano. «Nient'affatto» disse con la sua parlata strascicata, «lei cercava solo di essere cortese.» Il vento di dicembre lo aveva spettinato, e le dita che si passava tra i capelli non facevano nulla per domarli. «Ha ragione, sono nuovo di Boston. Sono arrivato appena la scorsa settimana, e non ho smesso di lavorare da quando sono atterrato.»
«Capisco» disse Julie, fissando la sua leggera barba incolta e il modo in cui gli velava la mascella. Si costrinse a spostare lo sguardo sul taccuino giallo appoggiato sulla sua scrivania. «Sta cercando una casa? Un appartamento?»
«Pensavo a un appartamento.»
Lei prese nota. «Sua moglie è d'accordo?»
«Non sono sposato.»
Alzò lo sguardo. «Fidanzato?»
Scosse la testa. «Non ho nemmeno una ragazza. O un ragazzo, a dirla tutta.» Sorrise nuovamente nello stesso modo di prima.
Appoggiò la penna sulla scrivania. «Chi l'ha mandata da me?»
«Marianne Wells. Ha detto che le ha trovato la casa dei suoi sogni.»
Julie si ricordò di lei, un'infermiera del Mass General. «Sì. Una casa per lei e per suo marito.» Sorrise in un modo che sembrava chiedere scusa. «È questo quello che faccio: trovo a ogni coppia la sua casa.»
Cody inclinò la testa. «Solo coppie? Perché?»
«È la mia specialità.»
Annuì. «Okay. Ma... come mai?»
Si spostò impaziente. «Perché sì.» E questa è l'unica spiegazione che avrai. «Adesso, Mr. Brown...»
«Cody per gli amici...» Sorrise. «E anche per la maggior parte dei miei nemici.»
Julie voleva che riponesse nella guaina quell'espressione che illuminava tutta la stanza, mostrando quanto fosse scialbo il suo ufficio. Di buon gusto, certo, con pareti color écru, stampe incorniciate, tappezzeria dorata. Ma monotono. Non se n'era mai accorta prima, fino a quando Cody non era entrato e aveva iniziato a sorridere.
Fece scattare la penna e vide il sorriso allargarsi e comparire una fossetta. Per l'amor del cielo!
Poi, lui allargò le mani. Le sue grandi, calde mani. «Julie» pronunciò con quella lenta parlata texana. «Non puoi fare un'eccezione per me?»
Julie cercò di dire no, di resistere al suo fascino. Ma lui reggeva il suo sguardo, trascinandola irresistibilmente verso