Alla conquista del primo amore: Harmony Collezione
Di Kara Lennox
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Info su questo ebook
Il primo amore non si scorda mai.
In occasione di un ricevimento di nozze, Willow Marsden viene avvicinata da un bel ragazzo che la invita a ballare. Lei, temporaneamente senza memoria a seguito di un incidente, non sa - e nemmeno immagina - che quel ragazzo dolce e affascinante altri non è che Cal Chandler, il suo primo amore. L'attrazione è inevitabile e, dopo un ballo e uno scambio di baci appassionato, Willow accetta di uscire anche la sera seguente. I dubbi, però, cominciano a tormentarla e questo la porta a decidere di interrompere ogni contatto con il ragazzo che la turba tanto. Non sarà molto semplice, e le cose si complicano quando i due si ritrovano a confrontarsi nel ranch dove entrambi lavorano.
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Anteprima del libro
Alla conquista del primo amore - Kara Lennox
Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:
The Forgotten Cowboy
Harlequin American Romance
© 2005 Karen Leabo
Traduzione di Giuseppe Biemmi
Questa edizione è pubblicata per accordo con
Harlequin Books S.A.
Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o
persone della vita reale è puramente casuale.
Harmony è un marchio registrato di proprietà
Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.
© 2006 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano
eBook ISBN 978-88-5892-658-1
www.harlequinmondadori.it
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Prologo
Willow Marsden studiò la sconosciuta nella sua stanza d’ospedale. Era una donna attraente poco più che ventenne, la cui bellezza era deturpata da un occhio nero e dal bendaggio che le avvolgeva il capo. La donna non le diceva niente, anzi le risultava una perfetta estranea. Peccato che la sconosciuta fosse riflessa nello specchio che Willow teneva in mano.
Con un lungo sospiro, posò lo specchio. Prosopagnosia, questo era il termine clinico per indicare la sua condizione. Aveva riportato un trauma cranico in occasione di un incidente stradale che le aveva leso una parte molto specifica del cervello, ovvero la parte che permetteva agli esseri umani di distinguere un volto da un altro. Per Willow, ogni faccia che vedeva era sconosciuta e nuova per lei, perfino quelle degli amici più intimi e dei parenti.
«Mi sta quindi dicendo che potrei rimanere così per sempre?»
Il dottor Patel, il suo neurologo, si strinse nelle spalle. «Il processo di guarigione varia da paziente a paziente. Potrebbe tornare alla normalità nel giro di qualche giorno, di settimane, mesi oppure... ebbene sì, il danno potrebbe anche essere irreversibile.»
«E che mi dice della memoria a breve termine?» Non riusciva a ricordare nemmeno che cosa aveva mangiato a colazione quella mattina.
Un’altra scrollata di spalle. Perché era sempre così difficile ottenere una risposta diretta da un medico?
«Pensa che potrò cominciare a frequentare la facoltà di medicina nel prossimo autunno?» Lei pose la domanda con tutta la nonchalance di cui fu capace.
Improvvisamente, il dottor Patel gettò la maschera rigorosamente professionale. «Mi dispiace. Non ero a conoscenza dei suoi progetti.»
«Immagino di dover interpretare le sue parole come un no grande come una casa, o sbaglio?» Willow addolcì il commento con un sorriso, che però le costò non poco. Avrebbe dovuto essere riconoscente per il solo fatto di essere viva, in grado di camminare e parlare, senza alcuna cicatrice che la sfigurasse. L’incidente che aveva avuto durante il tornado della settimana precedente era stato particolarmente serio e lei avrebbe potuto facilmente rimetterci la pelle, non fosse stato per la tempestività e la qualità dei soccorsi. Al momento, però, non si sentiva affatto riconoscente. I suoi progetti e i suoi sogni, infatti, erano messi pericolosamente a repentaglio.
Il dottor Patel chiuse la cartella clinica di Willow e abbozzò un sorriso esitante. «A volte la vita ci lancia delle palle difficili. Ma se è veramente forte, il suo sogno potrebbe anche fungere da rimedio, e non è da escludere che prima o poi riuscirà a coronarlo.»
Forse, ma non certo alla University of Texas Southwestern. Willow aveva lottato strenuamente per essere accettata. Se si ritirava a questo punto senza alcuna spiegazione valida, avrebbe avuto ben poche possibilità di essere accettata nuovamente. E se avesse raccontato la verità... be’, nessuna facoltà di medicina smaniava per avere fra i suoi iscritti uno studente con disfunzioni di ordine mnemonico-cognitivo.
Per Willow, questo significava un’unica cosa. Avrebbe dovuto ristabilirsi al più presto. All’inferno la prognosi. Non avrebbe permesso a nessuno, nemmeno al destino, di portarle via i suoi sogni.
Non stavolta.
Era padrona del suo futuro. Entro sei settimane, intendeva presentarsi alla facoltà di medicina con un cervello perfettamente funzionante.
1
Una settimana dopo, Willow si stampò un sorriso sulle labbra mentre l’ennesimo invitato al matrimonio si appropinquava al registro. Era tutto molto più difficile di quanto avesse previsto.
«Ehi, Willow, è un piacere vederti di nuovo in pista!» La donna era oltre la cinquantina, vestita alla moda e con un fisico slanciato. L’uomo che l’accompagnava presentava una calvizie incipiente, portava gli occhiali e aveva un’aria distinta.
Ora, chi rispondeva a questa descrizione a Cottonwood? Solo un fantastiliardo di persone. «In effetti, mi sento molto meglio» rispose Willow, sfilando la piuma di struzzo che fungeva da penna dal calamaio e porgendola. La donna capì l’antifona e firmò il registro. Willow decifrò la firma nonostante fosse capovolta, un’abilità che stava acquisendo rapidamente. Milton Chatsworth e consorte. Accidenti! Il sindaco e la moglie. Loro figlia Anne era stata la babysitter preferita di Willow.
«Come sta la nipotina?» si informò Willow. Anne, adesso, era sposata e madre di una deliziosa bimba.
«Benissimo. Cresce a vista d’occhio» si vantò il sindaco. «Vuoi vedere le foto?» Milton fece per prendere il portafoglio, ma sua moglie Deborah lo fermò.
«Milton, Willow è occupata, al momento. Magari darà un’occhiata alle foto più tardi.» Così dicendo, la donna diede una piccola stretta affettuosa alla spalla di Willow, quindi si fece da parte, portandosi dietro il marito.
Willow tirò un sospiro di sollievo mentre scarabocchiava furtivamente delle veloci annotazioni su una scheda che teneva sotto al ripiano del tavolo. Deborah Chatsworth. Abito color alzavola, anello di smeraldi. Aveva rinunciato da un pezzo a catalogare gli uomini. Indossavano tutti dei completi grigi con cravatte blu. Pareva quasi che si fossero telefonati la sera prima per mettersi d’accordo sull’abbigliamento. Ma se riusciva a distinguere le donne, il suo espediente avrebbe potuto funzionare, dato che le coppie tendevano a stare insieme. Purtroppo, doveva annotarsi i particolari salienti, poiché la sua memoria funzionava ancora a intermittenza.
In un primo momento, non avrebbe voluto prendere parte al matrimonio dell’amico Mick. Se l’era prospettato un po’ come il peggiore degli incubi: un centinaio di persone che conosceva da sempre, tutte con la stessa, identica faccia che non le diceva assolutamente niente. Poi aveva ragionato ed era giunta alla conclusione che, se voleva curare il suo problema, doveva affrontare situazioni che la mettessero alla prova e che tenessero in esercizio la sua materia grigia. E, finora, stava filando tutto liscio. Nessuno aveva nemmeno lontanamente sospettato che avesse un qualche problema.
Willow rivolse l’attenzione alla coppia che si stava avvicinando al tavolo. Accipicchia, un altro uomo in completo grigio. Questo aveva dei lunghi capelli biondi ed era indubbiamente affascinante. Lineamenti regolari, occhi azzurri e mascella squadrata.
Willow accusò un tuffo al cuore. Oh, per favore, fa’ che non sia lui. Fa’ che non sia Cal Chandler. Non era dell’umore adatto per affrontarlo, non quando si trovava in compagnia di una donna ben modellata che sfoggiava un vestito rosso che la fasciava come una seconda pelle. Sebbene fosse tentata di sbattergli sul muso il fatto che se ne sarebbe andata all’università nel giro di cinque settimane, nonostante ciò che lui aveva fatto per rovinarle la vita, sapeva bene che non sarebbe stata in grado di sprizzare gioia da tutti i pori, incontrandolo. Non ora che il suo futuro era nuovamente appeso a un filo.
Il solo pensiero di Cal bastò a riaprire una vecchia ferita. Per quel che la riguardava, era riuscita a riportare la sua vita nei binari a dispetto del cocente smacco subito cinque anni prima, ma non poteva dire lo stesso di lui. Cal era praticamente un genio, con un diploma in biomedicina. Ma aveva lasciato veterinaria dopo un anno e adesso stava sprecando la sua esistenza come avventizio in un ranch.
«Willow» disse la donna vestita di rosso, rivolgendole un caloroso sorriso mentre firmava il registro. «Non mi aspettavo di vederti qui. Ti trovo piuttosto arrossata. Sicura di sentirti bene?»
Willow diede un’occhiata alla firma e sospirò tranquillizzata. Il notevole biondo che aveva di fronte era Jeff Hardison, il medico di sua nonna, e lei era sua moglie Allison, la dentista di Cottonwood. Per il momento, aveva schivato Cal.
Willow chiamò a raccolta un sorriso. «Sì, mi sento benissimo.»
«Ne sei certa? Se vuoi, posso portarti del punch.»
«Oh, no, è tutto okay» disse in modo rassicurante Willow. «È solo che fa un po’ caldo, qui dentro.» O forse era solo colpa sua. Ma non riusciva a fare a meno di rodersi al pensiero di tutte le opportunità che gli si erano presentate su un piatto d’argento e che Cal aveva gettato al vento, mentre lei aveva dovuto sudare le classiche sette camicie, svolgendo tre lavoretti, per pagarsi il college...
Okay, doveva smetterla di pensare a lui, o avrebbe finito per rovinarsi la giornata.
«È un piacere vederti» disse Jeff con chiara sincerità. «L’intera città era preoccupata per te.»
«Apprezzo l’interessamento, ma adesso sto bene.»
Mentre gli Hardison si allontanavano, Willow si rese conto che sua nonna l’aveva raggiunta, portandosi al suo fianco. Sapeva che era Nana solo perché riconosceva la sua vistosa spilla di strass.
«Problemi?» le chiese sua nonna sottovoce. «Riesci a riconoscere le persone?»
«Ho architettato un sistema piuttosto valido.» Willow mostrò a Nana la pila di schede scarabocchiate in fretta e furia con le caratteristiche salienti relative alle persone presenti. «Nessuno sospetta niente.»
«Non capisco proprio perché vuoi che nessuno sappia niente» disse Nana. «Non c’è nulla di cui vergognarsi.»
«Nana, riflettici su. Vuoi che l’intera città pensi che ho riportato delle lesioni al cervello? Anche se dovessi riprendermi perfettamente, questo sarebbe un marchio che mi accompagnerebbe per sempre e che mi rovinerebbe la vita.»
Nana scosse il capo, agitandosi come una gallina. «Oh, smettila di preoccuparti di ciò che può o non può rovinarti la vita.»
Willow sapeva che sua nonna si riferiva a cose che andavano al di là del recente incidente. Nana aveva sempre pensato che Willow avesse drammatizzato eccessivamente l’umiliante episodio che le aveva messo contro i genitori e aveva cambiato il corso della sua vita, come pure che era stata troppo sbrigativa ad addossare tutta la colpa a Cal. D’accordo, forse non era stata tutta colpa sua. Nessuno le aveva puntato una pistola alla tempia per obbligarla a togliersi i vestiti e far sesso con Cal. Ma lei aveva amato così intensamente Cal e aveva talmente temuto di perderlo, che era stato come avere un’arma puntata contro la testa quando lui le aveva chiesto di fare l’amore, privandola della verginità.
«È qui, sai» disse con calma Nana.
Willow non aveva bisogno di chiedere a chi si riferisse sua nonna. La pressione le salì di colpo. «Dov’è? Com’è