La luce delle stelle (eLit): eLit
Di Kate Hardy
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Info su questo ebook
Natale sexy:
1)La luce della stelle
2)Colpo di fulmine
3)Il regalo più sexy
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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La luce delle stelle (eLit) - Kate Hardy
successivo.
1
Kerry ignorò il campanello della porta. Non poteva che essere un piazzista. Tutti i suoi amici sapevano che quello era per lei il periodo più intenso dell'anno. Creava fuochi d'artificio, spettacoli pirotecnici e piromusicali e l'autunno era il momento di maggior lavoro. In quei pochi mesi doveva preparare, per la notte dei falò e per Capodanno, giochi di luce, colore e musica, che superassero per fantasia e bellezza quelli dell'anno precedente.
Già da alcune settimane dormiva un paio di ore in meno rispetto al suo fabbisogno, ma non aveva nessuna intenzione di rinunciare a lavorare su quello che ormai era il suo chiodo fisso: creare un oceano di fuoco verde, il sacro Gral dei pirotecnici. Quella sera non aveva perciò nessuna intenzione di abbandonare il computer per ascoltare uno scocciatore blaterare sull'ultimo modello di aspirapolvere o sulla migliore enciclopedia del mondo.
Drin, drin.
Vattene, pensò. A chi mai veniva in mente di andare a seccare la gente il venerdì sera? Non c'era una legge che lo proibisse? E il fatto che lei non aprisse la porta, ma la luce fosse accesa, non metteva il dubbio a chiunque fosse al di là della soglia che non voleva essere disturbata?
Pareva proprio di no, visto che il campanello continuava a suonare. In piccoli e irritanti rintocchi. Ed era ancora peggio, perché, se fosse stato un unico lungo suono, sarebbe riuscita a ignorarlo. Certo, avrebbe potuto alzare lo stereo e seppellirlo sotto Bach, ma i vicini non avrebbero gradito.
Va bene. Se era qualcuno che voleva convincerla a comprare un set di pentole – o peggio, se era Trish, la sua migliore amica, che voleva farle smettere di lavorare per trascinarla a qualche noiosissima festa perché conoscesse l'uomo della sua vita, di cui peraltro Kerry non sentiva assolutamente il bisogno – sapeva dove gli avrebbe proposto di mettere il razzo pirotecnico al quale stava lavorando.
Salvò il file, si diresse a passo di marcia verso la porta e la spalancò. «Che c'è?»
«Gentile come al solito, vedo. Lo sapevo, avrei dovuto portare del cioccolato per addolcirti.» Adam si appoggiò allo stipite della porta, inclinò la testa di lato e le rivolse un sorriso a trentadue denti. Quello che rivelava la fossetta. Quello che faceva svenire ogni femmina del pianeta, Kerry inclusa. Non era ancora diventata immune né al suo sorriso né al luccichio sornione di quegli occhi azzurri.
«Può andare anche questa?» Adam sollevò una bottiglia di pregiato Cabernet Sauvignon.
Kerry avrebbe dovuto immaginare che si potesse trattare di lui. Incrociò le braccia al petto e, cercando di assumere un tono duro, domandò: «Che cosa vuoi, Adam?».
«Un cavatappi e due bicchieri. E poiché siamo a casa tua, sarò gentile e lascerò a te la scelta della musica.»
Kerry sollevò gli occhi al cielo. «Nessuno sceglie niente. Sto lavorando.»
Adam scosse la testa, regalandole un altro sorriso da capogiro. «È venerdì sera e sono le nove e trenta. La gente normale non lavora a quest'ora.»
«E allora?» ribatté Kerry.
«E allora lavori troppo e hai bisogno di una pausa. Esiste una cosa chiamata equilibrio, sai?»
Kerry capì che la prendeva in giro. «Ha parlato quello che è capace di restare in ospedale quindici ore di seguito.»
Adam scoppiò a ridere. «Sì, ma io mi diverto anche.»
Eccome se si divertiva! Adam era un animale sociale, il tipo che non perdeva una festa; quello che d'inverno andava con lo snowboard e d'estate cavalcava le onde dell'oceano che s'infrangevano lungo la costa della Cornovaglia.
«Dai, Kerry. Hai bisogno di una pausa e io sono qui per questo. Ho persino l'aperitivo.» La spinse delicatamente di lato e si chiuse la porta alle spalle. «Hai già mangiato?»
C'erano momenti in cui Kerry avrebbe ucciso volentieri il vicino del piano di sopra. Di solito accadeva a notte fonda, quando la sua compagna di turno gemeva ad alta voce: «Oh, Adam!», e la testa di Kerry andava a finire sotto tre cuscini per non sentire cigolare le molle del letto. Ma in quel momento era semplicemente troppo impegnata.
Tuttavia, quando lui le sorrideva in quel modo, come poteva resistergli?
Adam McRae era letale.
E la cosa peggiore era che lui lo sapeva.
Kerry si strinse nelle spalle. «Un panino, a pranzo.»
«Un panino otto ore fa? Kerry Francis, così non va bene.» Adam scosse la testa con finta disperazione. «Che cosa devo fare con te? Devi seguire una dieta bilanciata. Non oso pensare al tuo colesterolo. Siediti. Ti preparo un'omelette.» E si diresse verso la cucina.
«Dove vai? La tua cucina è di sopra. Nel tuo appartamento» gli ricordò Kerry.
«Nel tempo che impiegherei per andare su e tornare giù, l'omelette si sarebbe già raffreddata. Te la preparo qui, è meglio. Hai delle uova non ancora scadute e un avanzo di formaggio, vero?»
Kerry sollevò le mani in gesto di difesa. Santo cielo, Adam era un vero tornado. Andava a cento chilometri all'ora e si aspettava che tutti lo seguissero. Chissà come facevano quelle povere infermiere a stargli dietro anche se, tutto sommato, in un pronto soccorso bisognava essere veloci. «Non voglio un'omelette, grazie. Sto bene. Davvero, Adam, non ho fame.» Quando era concentrata sul lavoro dimenticava persino di mangiare e, quando se ne accorgeva, l'appetito era ormai passato. «Vuoi smetterla di preoccuparti?»
«Qualcuno dovrà pur prendersi cura di te» affermò Adam.
«So badare a me stessa» replicò Kerry, la voce a un tratto gelida. Erano ormai vent'anni che badava a se stessa, da quando aveva poco più di dieci anni, e non intendeva certo cambiare ora.
«Ma non come si deve, Kerry.» Adam le spettinò i capelli in una carezza affettuosa. «Siediti, mettiti comoda e intanto io apro la bottiglia.»
Le stava dicendo di sedersi e mettersi comoda a casa sua? Era proprio da Adam. Autoritario e organizzato. Probabilmente era un'abitudine che derivava dalla sua professione.
«Non posso credere che tu non abbia più infermiere di cui occuparti» lo stuzzicò Kerry. «Hai cambiato ospedale solo pochi mesi fa. Non le avrai già passate tutte, vero?»
«Ah, ah, molto spiritosa.» Adam la fulminò con lo sguardo e scomparve in cucina.
Kerry lo seguì e lo guardò estrarre due bicchieri dalla credenza e stappare la bottiglia. «A parte gli scherzi, hai sempre un appuntamento il venerdì sera.» E sempre con una donna diversa, anche se avevano tutte molto in comune: appariscenti, con gambe chilometriche e lunghi capelli biondi.
Tutte uguali.
Era proprio strano che Adam fosse da lei il venerdì sera. Certo, anche Kerry aveva lunghi capelli biondi – che di solito portava raccolti in uno chignon – ma le similitudini con le sue donne si fermavano lì. Le sue gambe non erano da schianto e in definitiva, era una come tante. E sicuramente non era l'amica da venerdì sera di un adone alto, bruno e affascinante come Adam McRae. «Che cosa è successo?» gli domandò.
Lui si strinse nelle spalle. «Non esco tutti i venerdì sera, e poi oggi mi è toccato l'ultimo turno e ho finito tardi.»
Dettaglio assolutamente privo di significato. Kerry sapeva che Adam poteva lavorare anche fino alle dieci di sera, divertirsi tutta la notte e il mattino dopo essere pronto e arzillo per andare in ospedale. Stava cercando di cambiare discorso per evitare di risponderle. Qualcosa non andava.
Per quanto a volte Adam la irritasse oltre misura, lui le piaceva. Le era piaciuto dal primo istante, da quando era riuscita a chiudersi fuori casa il giorno stesso del trasloco e lui era corso in suo soccorso. Oltre a scassinare la serratura della porta, l'aveva consolata con un cappuccino fumante e biscotti al cioccolato. Un vicino perfetto.
Nel corso di quell'ultimo anno, fra loro era nata una buona amicizia. Andavano d'accordo e si capivano. Adam era un medico del Pronto Soccorso, lavorava sodo ma sapeva anche divertirsi; Kerry invece preferiva gingillarsi con le sostanze chimiche piuttosto che socializzare. Si prendevano reciprocamente in giro per i loro stili di vita ma l'uno non cercava di cambiare l'altro. Se Kerry aveva avuto una brutta giornata, bussava alla porta di Adam e lui le tirava su il morale con un latte caldo, biscotti al cioccolato e quattro risate. Se era stato lui ad avere una giornata dura, si presentava da Kerry per rilassarsi con una chiacchierata.
Come in quel momento.
Ma che cosa era successo? La cosa più ovvia era anche la più improbabile. Uomini come Adam non avevano problemi con le donne, a parte il fatto che averne troppe ai piedi a volte poteva impedire loro di muoversi. Ciononostante, glielo chiese: «Problemi di donne?».
«No.»
«E allora, che cosa c'è?»
«Niente, volevo solo scambiare due chiacchiere con la mia piromaniaca preferita.»
Kerry non si prese la briga di correggerlo. Lui sapeva benissimo che era una pirotecnica, ma si divertiva a prenderla in giro. «Che si dà il caso stia lavorando.»
«Ma non ti ci vuole tanto per ideare un razzo o un intero spettacolo. Sei brava nel tuo lavoro. E sì, lo so che vuoi essere la prima a creare un oceano verde pirotecnico, ma c'è chi ci lavora da decenni. Sicuramente nessuno scoprirà la formula esatta proprio questa notte, Kerry. Hai bisogno di uscire, di inebriarti del profumo delle rose, di guardare le nuvole, di ascoltare il canto degli uccelli.» Adam riempì i bicchieri. «E a proposito, che cosa ne dici se cambiassimo musica?»
«Se mi stai proponendo uno dei tuoi rock spaccatimpani, la risposta è no.»
«Tesoro, è quello il ritmo per fare fuochi d'artificio.» Adam batté le ciglia e le lanciò un'occhiata colma di dopppi sensi.
«Non i miei fuochi d'artificio» lo stuzzicò Kerry di rimando. «Per quelli c'è bisogno della musica classica.»
«E che cosa, il Bolero?»
«Il solito cliché» ribatté lei. «E comunque, sappi che io detesto Ravel. Mai sentito il terzo concerto per pianoforte di Rachmaninov? Nove minuti di ritmo travolgente nel primo movimento e poi di nuovo dopo cinque minuti.»
«Un doppio climax?» A un tratto Adam sembrava interessato. «Ah, sì? Dov'è il disco?»
«Dopo te lo do. E comunque, sai benissimo che non mi riferivo a quel genere di climax.» Tipico. Nel mondo di Adam tutto ruotava intorno al sesso.
Certo, ora che ci pensava...
No. Doveva assolutamente evitare di pensare al sesso con Adam. Sarebbe stato troppo stupido. Non valeva la pena rovinare una bella amicizia per il sesso. Anche se fosse stato sesso da sballo, e lei aveva la netta sensazione che quello con Adam sarebbe stato da capogiro.
«Comunque, per uno spettacolo pirotecnico ci vuole qualcosa come la sinfonia milleottocentododici di Tchaikovsky oppure qualcosa di Handel e...»
«No, no, no, no, no» la interruppe Adam agitando un dito. «Pensa a qualcosa di nuovo. Potresti accompagnare i fuochi con un classico della musica rock. Che ne so, i Pink Floyd, Led Zeppelin, gli U2. Sarebbe fantastico.» Di nuovo quello scintillio letale. «Ti sfido.»
«Oggi non accetto sfide» affermò Kerry scuotendo la testa.
«Mmh, un giorno ti commissionerò uno spettacolo con musica scelta da me.»
Lei scoppiò a ridere. «Costo troppo per te. Non potresti permettertelo.»
Gli occhi di Adam brillarono. «Ah, questa sì che è una sfida.»
«Nessuna sfida. E stai menando il can per l'aia. Che cosa c'è?»
Adam assunse un'espressione offesa. «Pensi davvero che venga da te solo quando ho un problema e ho bisogno di parlare con qualcuno?»
«Be', non sempre.» A volte passava per informarla che dava una festa e la invitava a fare un salto da lui. E qualche volta erano usciti a cena insieme; di solito quando lui voleva provare un nuovo ristorante prima di portarci l'ultima fiamma. Loro due erano solo amici. Buoni amici. Amici rispettosi l'uno dello spazio dell'altro e capaci di riprendere da dove avevano lasciato.
Adam sospirò. «Va bene, dammi pure del bastardo egoista.»
«Ma dimentichi superficiale e autoritario e ossessionato dal sesso» sottolineò Kerry. Non che affascinante e bello ed estremamente piacevole, ma quello non glielo disse. L'ego di Adam era già sufficientemente grande.
«Ah, grazie.»
«È a questo che servono gli amici.» Per quello e per esserci nel momento del bisogno.
E se Adam aveva bisogno di parlare, aveva bisogno anche di mangiare qualcosa. Era stato il primo a parlare di cibo, perciò forse aveva fame. Soprattutto se aveva appena terminato il turno. Per quanto lui la sgridasse per la sua dieta squilibrata, Kerry sapeva benissimo che, quando era in ospedale, Adam andava avanti a barrette di cioccolato e caffè della macchinetta. Era tipico dei medici predicare bene e razzolare male. Frugò nella credenza alla ricerca di una scatola di cracker, prese del Brie e del Philadelphia dal frigo, li dispose su un piatto con un coltello e spinse Adam verso il soggiorno. Posò il piatto sul tavolino davanti al divano e si sedette accanto a lui, e trasalì.
«Indolenzita?» le domandò Adam.
«No» mentì lei.
«È la giusta punizione per voler restare appiccicata al computer per ore senza mai una pausa. Girati.»
«Perché?»
Lui sollevò gli occhi al cielo. «Perché non posso eliminare la tensione muscolare dal tuo collo se