Amore sulla soglia: Harmony Jolly
Di Kate Hardy
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L'ultima relazione di Amy è finita perché non poteva avere figli, il matrimonio di Josh è terminato perché la moglie lo ha lasciato per un altro. Sono vicini di casa, si conoscono poco ma entrambi hanno chiuso con l'amore. E se invece fosse l'amore a cercare loro nelle fattezze di una neonata lasciata sulla soglia di casa? La piccola Hope è stata abbandonata la Vigilia di Natale, e siccome fino al nuovo anno non si può cercare una famiglia affidataria sarà Amy, aiutata da Josh, a occuparsi di lei.
Entrambi devono fare i conti con il proprio passato, ma il legame che instaurano, prendendosi cura della piccola, è inaspettato, esattamente come il futuro che li aspetta...
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Amore sulla soglia - Kate Hardy
successivo.
1
24 dicembre, venerdì
«Sì? Chi è?»
Nessuna risposta. Probabilmente si trattava di un corriere alle prese con un turno di consegne frenetico che alla vigilia di Natale doveva recapitare più pacchetti possibile, e per questo schiacciava tutti i pulsanti del citofono nella speranza che qualcuno gli aprisse la porta d'ingresso, per lasciare poi la merce nell'atrio. Quel silenzio probabilmente significava che aveva smesso di aspettare che lei gli rispondesse e che stava provando con qualcun altro.
Amy fu sul punto di riagganciare la cornetta del citofono quando avvertì un suono strano.
Sembrava il vagito di un bambino.
Era la sua immaginazione? Magari l'addetto alle consegne stava ascoltando qualcosa alla radio.
Qualcosa la spinse a uscire sul pianerottolo e ad accertarsi che tutto fosse a posto.
Infatti. In un angolo accanto all'ingresso c'era proprio uno scatolone di cartone.
Di nuovo il pianto di un bambino. E stavolta non era di certo la radio!
Avvicinandosi comprese che quello non era il cartone di un pacco. Il lato superiore era aperto e dentro, avvolto in una specie di copertina, c'era proprio un bambino. Aveva tracce di sangue sul visino e per un istante Amy si sentì pervadere dal panico, ma poi pensò che poteva essere perché era davvero appena nato.
Chi era che lasciava un neonato in uno scatolone di cartone nell'ingresso di un condominio?
Spalancò in fretta la porta e guardò in strada, ma non vide nessuno. Nessuno che corresse o che si nascondesse dentro una felpa con cappuccio per non mostrare il proprio volto.
Come ci si doveva comportare quando si trovava un bambino abbandonato? Doveva portarlo subito all'ospedale oppure doveva chiamare la polizia? Se avesse spostato lo scatolone per prenderlo in braccio e tentare di calmarlo, avrebbe distrutto qualche prova che poteva invece aiutare i poliziotti a rintracciare la madre?
Il piccolo era minuscolo e l'atrio del condominio non era riscaldato. Non poteva lasciarlo lì al gelo. Stava per schiacciare il pulsante dei campanelli dei vicini per vedere se qualcuno fosse in casa e potesse chiamare la polizia, quando sentì una porta chiudersi e dopo un attimo le apparve davanti Josh Farnham.
Non lo conosceva molto bene. Si era trasferito in uno degli appartamenti sul suo stesso piano circa sei mesi prima. Si salutavano sempre scambiandosi un sorriso e lei qualche volta gli aveva ritirato un pacco dal corriere, ma niente di più.
«Tutto bene?» le chiese, accigliandosi nel sentir piangere il bambino.
«No.» Amy gli indicò lo scatolone. «Qualcuno ha abbandonato un neonato, proprio qui da noi.»
Un'espressione sconvolta. «Un neonato? Ma... Chi è stato?»
«Non ne ho idea.»
Lui si chinò a sfiorare una manina del piccolo. Doveva avere il tocco magico perché il bambino smise subito di piangere.
«Qualcuno mi ha suonato il campanello, ma poi non ha detto niente» proseguì Amy. «Io ho pensato che si trattasse di un corriere alla ricerca di un inquilino cui doveva fare una consegna, ma poi ho sentito un vagito.» Distese le mani. «Poteva anche essere una radio, però qualcosa mi ha spinto a venire a controllare, non so come mai. È stato allora che ho trovato il bambino.» Si morse un labbro. «Ha del sangue sul viso, ma forse è solo perché è appena nato. Un neonato nel vero senso della parola.»
«Hai chiamato la polizia?» le chiese lui, socchiudendo leggermente gli occhi blu.
«Stavo per farlo» spiegò. «Ma non ho con me il cellulare, e poi non sapevo se, spostando il piccolo nel mio appartamento, avrei rovinato il lavoro alla polizia scientifica.»
«Ma non puoi stare qui fuori fino all'arrivo della polizia» considerò Josh scuro in volto. «Congelerete tutti e due. Senti, fammi solo prendere qualcosa da casa per delimitare la zona intorno allo scatolone in modo da proteggere qualche potenziale prova, dopodiché io visiterò il piccolo a dovere e tu chiamerai la polizia.» L'espressione del volto di Amy doveva tradire una forte preoccupazione perché lui sentì il bisogno di rassicurarla. «Tranquilla. Io sono un medico del pronto soccorso.»
Ecco perché non lo incontrava quasi mai. I turni in ospedale probabilmente erano molto diversi dal suo orario di lezioni alla scuola superiore. Amy si sentì decisamente sollevata all'idea di non doversi occupare del bambino da sola. Lei non aveva alcuna esperienza in quel settore, Josh invece sì. «D'accordo, allora. Grazie.»
«Faccio in un lampo» promise.
«Intanto io però... lo prendo in braccio?» gli chiese sentendolo piangere di nuovo.
«Il movimento di solito aiuta a calmare un neonato in lacrime. Se cammini un po' su e giù, probabilmente smetterà.»
La voce dell'esperienza, dunque. Di bene in meglio perché Amy sapeva trattare con gli adolescenti, ma i suoi contatti con i neonati erano sempre stati minimi.
Soprattutto da quando Michael aveva rotto il loro fidanzamento.
Scacciò il ricordo. No, adesso no. Doveva concentrarsi su quel bambino abbandonato e non rimuginare sui propri fallimenti. «Ma bisogna tenergli la testa?»
«Basta che lo tieni stretto a te, guarda, così...» le rispose Josh, estraendo il piccolo dallo scatolone e portandoselo contro il torace, sostenendogli la nuca con una mano.
«Capito.» Amy glielo prese dalle braccia, facendo attenzione.
Ma nel passaggio le mani di Josh sfiorarono per un attimo le sue e l'effetto fu elettrizzante.
Oh, ma per l'amor del cielo! Sì, certo era un bel tipo – a parte il fatto che aveva bisogno di radersi e che probabilmente si era pettinato i capelli con le dita invece che con un pettine – ma poteva benissimo stare già con qualcuno. Che idee le venivano! E comunque, anche se fosse stato libero, era lei che non voleva impegnarsi con nessuno perché avrebbe dovuto raccontargli il proprio passato e a quel punto Josh se ne sarebbe andato, proprio come aveva fatto Michael. E avrebbe reso imbarazzante il loro rapporto di buoni vicini di casa. No, lei stava molto meglio da sola, circondata da rapporti platonici. Josh Farnham poteva anche essere uno degli uomini più attraenti che lei avesse mai incontrato, ma non faceva per lei.
Augurandosi che lui attribuisse il suo turbamento al nervosismo dovuto al piccolo, cosa in parte vera, Amy mormorò qualcosa di incomprensibile e iniziò ad andare su e giù per l'atrio.
Josh ritornò dopo cinque minuti – che a lei parvero un'eternità – portando con sé una manciata di cerotti, spille da balia, un evidenziatore e un blocco a spirale. «Ce la fai a tenerlo ancora per un attimo?» s'informò subito.
No. Quell'esserino tra le sue braccia le faceva riaffiorare emozioni che Amy avrebbe preferito cancellare, ma non aveva intenzione di riversare la propria infelicità su un mezzo sconosciuto. «Sicuro» mentì.
Con gesti rapidi e decisi, Josh preparò dei cartelli con su scritto Non toccare fino all'arrivo della polizia, quindi delimitò la zona in cui Amy aveva trovato lo scatolone di cartone. Quando ebbe terminato, tese le braccia per avere il neonato. «Dai, adesso tocca a me.»
«Grazie» sospirò Amy, sollevata che l'avesse liberata di quel fagottino. Ma, mentre si passavano il piccolo, le loro mani si toccarono di nuovo, e di nuovo la giovane provò quella sensazione stranissima e del tutto fuori luogo. Una scintilla di desiderio. Allora prese lo scatolone. «Meglio portar via anche questo.»
Lui annuì. «Da me o da te?»
«Da me, direi.»
Lo fece entrare in casa, quindi chiamò la polizia e spiegò l'accaduto, mentre Josh visitava il bambino. Mentre era al telefono, però, non poté fare a meno di osservarlo. Josh era delicato e sicuro di sé allo stesso tempo. Visitò il piccolo con estrema attenzione prima di riavvolgerlo nella copertina.
Il bambino non aveva il pannolino ed era nudo. Un bel problema. E come fare quando gli sarebbe venuta fame? Amy in cucina non aveva assolutamente niente che potesse andar bene per un neonato, nemmeno un biberon.
«La polizia arriverà a momenti. E anche qualcuno dei servizi sociali» gli comunicò dopo aver riagganciato. «Come sta?»
«Se la cava bene» le rispose. «Il bambino del nostro ingresso è una graziosa signorina ed è proprio appena nata. Però direi con un paio di settimane di anticipo e io sono un po' preoccupato per sua madre. Ha stretto il cordone ombelicale con una di quelle mollette che si usano per i sacchetti per alimenti e me la immagino molto giovane. Probabilmente non ha detto a nessuno che stava per avere un bambino e non è andata all'ospedale. Deve aver partorito da qualche parte. Da sola.»
«E poi ha messo la piccola in uno scatolone e l'ha lasciata nel nostro ingresso, senza pannolino, senza vestitini, senza latte... solo con una copertina» considerò Amy. «Quella povera ragazza deve essere davvero disperata. Ma tu in ospedale ne vedi molti di casi così?»
«Di bambini abbandonati con mollette improvvisate e senza niente addosso? No, non molti con tutte queste caratteristiche messe insieme, però quando la polizia ci porta un bambino abbandonato, di solito poi si scopre che la mamma è molto giovane e spaventatissima.»
«Chissà se la troveranno presto, allora.» Trasse un sospiro. «Scusami se prima ti ho praticamente sequestrato. Adesso che abbiamo informato la polizia, puoi andare se vuoi.»
Josh non conosceva Amy Howes molto bene. Abitava in uno degli appartamenti del suo stesso piano e qualche volta gli aveva ritirato un pacco da un corriere, ma non sapeva minimamente cosa facesse per vivere né addirittura se avesse un lavoro.
Però in quei suoi occhi castani aveva sempre letto un'ombra di tristezza anche quando sorrideva. All'idea di restare sola con un neonato, poi, era stata quasi presa dal panico, anche se si trattava solo di aspettare l'arrivo della polizia.
In quel momento lui stava uscendo solo per comprarsi il latte e un po' di pane. Nulla di importante. Il negozietto fuori dell'ospedale era aperto ventiquattro ore su ventiquattro quindi, anche se era la vigilia di Natale, avrebbe potuto procurarsi tutto anche al termine del turno.
Nell'appartamento di Amy, del Natale non c'era alcuna traccia. Sulla mensola del caminetto erano appoggiati un paio di biglietti di auguri, ma per il resto non c'erano né l'albero né regali. Di solito la gente metteva bigliettini e decorazioni in bella vista anche se poi andava via per Natale. Ma magari lei non lo festeggiava...
Forse perché, come per lui, era un momento troppo doloroso?
Non erano affari suoi.
Non doveva farsi coinvolgere.
Non voleva farsi coinvolgere.
E invece dalla bocca gli uscirono le parole sbagliate. «Non devo essere in ospedale prima delle undici, quindi, se ti fa piacere, posso rimanere qui fino all'arrivo della polizia.»
«Non posso approfittare così di te» replicò lei sottovoce.
Ecco la perfetta possibilità di svignarsela! Doveva andarsene più in fretta che poteva. Però la sua bocca, di quel programma, non volle proprio saperne. «Non si tratta di approfittare. Se fossi uscito di casa qualche minuto prima, la bambina l'avrei trovata io» considerò. «E poi come medico potrei essere utile alla polizia.»
«Giusto» concordò lei sollevata. «Grazie. Devo ammettere che ero un po' angosciata all'idea di occuparmi da sola della bambina.»
«Niente esperienze nel settore?»
Josh non riuscì a decifrare l'espressione che le passò veloce sul viso prima che lei la mascherasse, ma intuì di aver messo il dito nella piaga. Qualunque cosa avesse provocato quella tristezza che aveva negli occhi aveva sicuramente a che vedere con un bambino. Un aborto spontaneo, forse? O magari la fecondazione in vitro non aveva funzionato e il suo rapporto non aveva retto allo