Baciami ancora!: Harmony Bianca
Di Kate Hardy
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Info su questo ebook
Jared: Non intendo permettere che qualcuno interferisca col mio lavoro di medico sportivo della principale squadra di football di Londra. Anche se quel qualcuno è la donna più attraente che abbia mai visto. Tuttavia ho già sperimentato sulla mia pelle quanto possano essere pericolose le donne sicure del loro fascino e decise a ottenere qualcosa, e non intendo cascarci più. Anche se un bacio innocente, dato a fior di labbra, rappresenta una tentazione irresistibile.
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Baciami ancora! - Kate Hardy
978-88-3052-399-9
1
«È una gran bella ragazza, la nostra Bailey!» disse Archie.
Jared sussultò vedendo l'espressione che era comparsa sul viso dell'allenatore. Era chiaro che Archie si era preso una cotta per la ricercatrice, e Jared aveva il sospetto che questo avrebbe potuto portargli solo dei guai.
Sembrava che questa bellezza di ricercatrice avesse un sistema che riusciva a ridurre gli incidenti muscolari dei giocatori. Ottimo, ma le percentuali che venivano sbandierate erano assurde. Nella sua esperienza Jared aveva sempre osservato che quando un qualcosa sembrava troppo bello per essere vero, inevitabilmente si rivelava falso. E avrebbe fatto volentieri a meno di avere intorno una bella ragazza inaffidabile che avrebbe finito solo con il distrarre i ragazzi quando lui doveva curarli, visto che era diventato il medico sociale della squadra giovanile di un club della prima divisione.
Gli era già capitato di vedere un allenatore o un giocatore perdere la testa per una bella ragazza e le conseguenze erano sempre state pessime, ma si tenne tutti i suoi dubbi per sé.
«Molto bene» si limitò a commentare con un sorriso educato stampato sul viso. Sperava che quella Bailey si stufasse in fretta o che il suo metodo si rivelasse infondato, e che fosse possibile tornare al più presto a trattare gli incidenti muscolari come si era sempre fatto in medicina sportiva, cioè puntando a una preparazione personalizzata dell'infortunato dopo un'accurata anamnesi.
Intanto non gli restava che stringere i denti e mantenere un atteggiamento il più neutro possibile.
«Ciao, Bailey. Eccoti qui. Vieni a conoscere Jared Fraser, il nuovo medico della squadra.» Archie McLennan chiamò Bailey dal capo opposto del campo rispetto a quello dove c'era il tunnel che portava agli spogliatoi e da cui la ricercatrice stava uscendo.
Lei sorrise al giovane allenatore, ma si assicurò di mantenere una distanza tale da lui da impedirgli di metterle un braccio attorno alla spalla. Come collega le piaceva molto perché era preparato e sempre pronto a recepire idee nuove, ma non era assolutamente disponibile a imbarcarsi in una relazione amorosa. E in particolare con uno che aveva divorziato di recente e aveva uno stile di vita del tutto diverso dal suo.
Visto come le era andata in passato, Bailey desiderava solo un futuro senza problemi da dedicare alla sua famiglia, ai suoi amici e al suo lavoro. Non aveva bisogno di nulla di più.
«Jared, ti presento Bailey Randall, la dottoressa che segue quel progetto di ricerca di cui ti ho parlato.»
Per un attimo sembrò che Jared avesse visto un fantasma, poi si riprese e si limitò a un cenno del capo. «Dottoressa Randall.»
Non abbozzò nemmeno un sorriso. Forse non approvava che una donna avesse a che fare con una squadra di calcio? Oppure, dato il suo accento, era lo stereotipo dello scozzese accigliato, duro e silenzioso?
Era un peccato perché aveva degli occhi meravigliosi di un blu profondo, con una intensità che richiamava il colore delle campanelle.
Si riscosse. Cosa le veniva in mente? Le campanelle? «Piacere di conoscerti» gli sorrise porgendogli la mano.
Lui fece un nuovo cenno con il capo e gliela strinse in silenzio ancora senza sorridere. Era chiaro che non era contento della sua presenza. Pazienza! Non è che dovesse interagire molto con lui. Il suo progetto, che consisteva nel testare un sistema di monitoraggio per vedere se era possibile ridurre gli incidenti ai legamenti dei giovani atleti della squadra, era stato approvato dai dirigenti del club. Lei doveva lavorare con Archie per gli allenamenti che precedevano le partite giocate in casa e per ora il suo progetto aveva fornito ottimi risultati.
«Ciao, Bailey.» John, uno dei giocatori, attraversò il campo per salutarla.
«Ciao, John. Come va la tua caviglia?» chiese lei.
«Meglio, grazie a te» rispose lui con un sorriso.
«E stai ancora portando quella cavigliera?»
Lui annuì. «E continuo con gli esercizi sulla pedana basculante che mi hai insegnato tu.»
«Bene.»
«Bailey mi ha dato una mano per un paio di allenamenti mentre il tuo predecessore era ammalato» spiegò Archie a Jared. «John si è slogato la caviglia qualche settimana fa.»
«Le distorsioni alla caviglia sono uno degli infortuni più frequenti per i calciatori» osservò Bailey. Forse Jared era uno di quegli uomini all'antica che pensava che le donne non sapessero nulla di sport. «John si è fatto male correndo quando i tacchetti della sua scarpetta sono rimasti incastrati in una irregolarità del terreno. Gli esercizi con la pedana basculante dovrebbero ridurre la probabilità che si infortuni di nuovo.»
Jared si limitò a un altro cenno del capo.
Bailey si chiese come sarebbe riuscito a entrare in sintonia con i giocatori. Sperava solo che quando era nella sua veste di medico sportivo fosse più comunicativo perché i ragazzi erano ancora abbastanza giovani da avere bisogno di incoraggiamento e sostegno.
«Penso che dovreste scambiarvi numero di cellulare e indirizzo mail nel caso aveste bisogno di comunicarvi qualcosa» osservò Archie.
«Dubito che succederà, ma va bene» concesse Jared.
Che problema aveva il ragazzo? Lei lo avrebbe mandato al diavolo volentieri, ma non sarebbe stato professionale di fronte ai giocatori. Loro si aspettavano che allenatori, personale medico e dirigenti lavorassero in sintonia. E sebbene lei non facesse parte del club, stava comunque collaborando con loro e si sentiva parte della squadra. «Dammi il tuo numero. Ti manderò immediatamente un sms con i miei dati» disse sforzandosi di sorridergli.
Dopo avere sistemato quella faccenda aprì il suo portatile.
«In cosa consiste esattamente il tuo metodo?» chiese Jared dopo che i ragazzi si misero in fila per cominciare il riscaldamento. «Si basa per caso su qualche modello gonfiato di contapassi, tipo quei costosi gingilli da polso che dicono alle persone quante volte si svegliano alla notte, senza ovviamente spiegarne il motivo o cosa possano fare per evitarlo?»
Era decisamente ostile e ancora una volta lei si chiese quale fosse il suo problema. Comunque riuscì a sorridergli, anche se a denti stretti. «È vero che misura il numero di passi, ma rileva anche la velocità media, la distanza percorsa durante la partita, il battito cardiaco medio e massimo e il livello di VO2.» La misura del livello di consumo di ossigeno, VO2, indicava la quantità di ossigeno usata dal corpo per convertire l'energia proveniente dal cibo in adenosina trifosfato. Più alto era il livello di VO2 più la condizione fisica dell'atleta era buona.
Jared sbuffò. «Come diavolo è possibile misurare correttamente il livello di VO2 senza usare una maschera?»
«Infatti si tratta di una stima» ammise lei. «Però è comunque di più di un modello gonfiato di contapassi» concluse scandendo le ultime parole. Sarebbe stata felice di sentire le sue osservazioni e accettare eventuali suggerimenti su come migliorare il suo metodo, ma prima lui avrebbe dovuto degnarsi di informarsi sul suo lavoro. E sembrava che questo non gli passasse assolutamente per la testa.
«Puntiamo a ridurre al minimo i danni muscolari perché questo permette agli atleti di utilizzare più tempo per giocare e allenarsi invece che per curarsi. Il metodo che sto seguendo è già stato utilizzato con una squadra di rugby e ha permesso una diminuzione degli infortuni muscolari del settanta per cento.» Sorrise a denti stretti. «Non sto cercando di sostituirmi al tuo lavoro, ma solo di renderti la vita più facile riducendo il tempo che devi dedicare a curare i ragazzi.»
«E tu sei davvero un medico laureato?» le chiese lui in tono scettico.
Bailey si trattenne a stento dal mandarlo al diavolo, ma riuscì a sorridere di nuovo. «La prossima volta ricordami di portare con me il mio certificato di laurea. Oppure puoi controllare su Internet, se la cosa ti inquieta. Lavoro nel dipartimento di Medicina dello Sport del Victoria Hospital per tre giorni alla settimana e quindi mi puoi trovare nell'elenco del personale. Gli altri due giorni li dedico alla ricerca.»
«Allora stai usando lo stesso metodo con altre squadre?»
«No, questa è la sola con cui sto lavorando al momento, perché mi dedico a un progetto alla volta. Prima mi ero occupata di medicina preventiva» spiegò con pazienza. «Sostanzialmente lavoravo con pazienti ipertesi. L'obiettivo era aiutarli a perdere peso e a mantenere la massa magra, e questo permetteva di ridurre la pressione arteriosa e il rischio di malattie cardiovascolari.»
«Bene.» Jared fissò Bailey. Archie l'aveva definita una bella ragazza, ma quelle parole le andavano strette. Era un vero splendore, con un viso da togliere il fiato, due immensi occhi bruni e un aspetto da elfo. Faceva pensare a una principessa di qualche antico paese del Mediterraneo più che a una dottoressa.
Ma Jared sapeva per esperienza che le belle donne portavano solo guai e dolori. La sua ex, Sasha, si era servita del suo delizioso aspetto per ottenere quello che voleva, e Jared ci era cascato ed era stato duramente ferito. Ormai lui era impermeabile a un paio di grandi occhi e a un sorriso seducente, e invece aveva visto come Archie scodinzolasse davanti a Bailey. Aveva il fondato sospetto che la ragazza usasse il suo fascino per riuscire a portare avanti la sua ridicola ricerca. Però doveva ammettere che, per quanto inutile, quello che faceva non poteva arrecare alcun danno ai giocatori.
Jared rimase a bordo campo per tutta la durata dell'allenamento, pronto a intervenire in caso di un infortunio, ma non ci fu bisogno di lui nemmeno per una contusione.
Guardando i ragazzi pensava al tempo in cui era stato uno di loro. Una promessa del calcio che sperava di potere difendere i colori del suo paese. Era arrivato a giocare nella nazionale giovanile e aveva anche segnato parecchie reti in incontri internazionali. Ma il metodo di Bailey Randall non sarebbe servito a niente quando si era infortunato ai legamenti del ginocchio nell'ultima partita che aveva giocato. Un brutto fallo aveva messo fine alla sua promettente carriera di attaccante e lui aveva dovuto cambiare i suoi piani di vita. Si era diplomato e aveva preso la laurea in medicina come era tradizione nella sua famiglia.
L'amore per il calcio l'aveva spinto a lavorare per un club come medico sportivo invece che praticare in ospedale o seguire l'ambulatorio dei suoi genitori. E godeva ancora dei momenti di gioia e di sconforto che ogni incontro sapeva regalare, dell'atmosfera di amicizia degli spogliatoi, del ruggito di gioia dei tifosi ogni volta che veniva segnata una rete.
Alla fine della sessione di allenamento Archie si rivolse a Bailey. «Sono tutti tuoi.»
Jared rimase a osservare infastidito la ragazza che guidava il gruppo prima in una serie di esercizi di yoga e poi di respirazione.
Cosa c'entrava lo yoga con l'allenamento dei calciatori? Per la sua esperienza i giocatori dovevano lavorare per aumentare la resistenza muscolare, controllare i livelli di affaticamento e potenziare la forza esplosiva e la capacità degli scatti brevi. Se Archie avesse voluto, lui avrebbe potuto facilmente fornirgli una serie di programmi d'allenamento, dagli esercizi di riscaldamento fino a quelli più mirati per le esigenze e le caratteristiche dei vari calciatori.
Ma attaccare Bailey Randall