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Amore all'asta: Harmony Bianca
Amore all'asta: Harmony Bianca
Amore all'asta: Harmony Bianca
E-book155 pagine1 ora

Amore all'asta: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

La timida praticante Abigail Smith odia le luci dei riflettori, ma non ha potuto tirarsi indietro quando le hanno chiesto di salire sul palco per un'asta di beneficenza. Peccato che la posta in palio fosse... lei! Si è concessa al migliore offerente e ad aggiudicarsela è stato il milionario Lewis Gallagher. Il quale è deciso a fare in modo che Abigail si liberi di tutte le sue inibizioni.

Non sarebbe potuta capitare in mani peggiori! Tutto l'ospedale è a conoscenza del fatto che Lewis sia un arrogante donnaiolo, un uomo da un appuntamento e via. Quello che nemmeno lei sa è che il dottor Gallagher è diventato così perché qualcuno lo ha privato per sempre della capacità di amare. E che solo un incantesimo potrà sciogliere il suo cuore.
LinguaItaliano
Data di uscita10 ott 2019
ISBN9788830506374
Amore all'asta: Harmony Bianca
Autore

Kate Hardy

Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.

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    Anteprima del libro

    Amore all'asta - Kate Hardy

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    A Date with the Ice Princess

    Harlequin Mills & Boon Medical Romance

    © 2013 Pamela Brooks

    Traduzione di Claudia Cavallaro

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2014 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-637-4

    1

    «Abigail, sei con noi soltanto da poche settimane e so di chiederti troppo» disse Max Fenton, il primario di turno, «ma Marina ha lavorato sodo per questa vendita all’asta. Perciò mi chiedevo, non potresti donare qualcosa anche tu?»

    Abigail pensava che la cosa più semplice da fare sarebbe stata quella di chiedere al padre una foto autografata e dei Cd. O di offrire dei biglietti e un pass per il backstage della prossima tournée dei Brydon. Purtroppo, sapeva per esperienza che non le conveniva dire che suo padre era il cantante e chitarrista folk Keith Brydon, fondatore del gruppo che portava il suo nome. O che il suo appartamento era stato comprato con le royalty di Cinnamon Baby, la canzone che le aveva dedicato alla sua nascita. Sarebbe stato semplice, ma le avrebbe complicato troppo la vita.

    Poteva semplicemente dire di no, ma sarebbe stato meschino. L’asta serviva a raccogliere fondi per comprare le attrezzature di cui il reparto non poteva più fare a meno. E lei voleva contribuire.

    «Io... va bene» disse. «Che cosa avete in mente?»

    «Max, stai assillando la povera Abigail?» chiese Marina avvicinandosi, poi cinse il marito alla vita.

    «Lo faccio al posto tuo, sì» rispose lui voltandosi a baciarla.

    La coppia perfetta, chiaramente molto innamorata, pensò Abigail. Come doveva essere bello essere oggetto di tanto amore.

    Marina alzò gli occhi al soffitto. «Ignoralo, Abigail. Tu non sei tenuta a fare proprio niente.»

    Ed ecco che veniva di nuovo esclusa, pensò lei.

    Come lo era sempre stata. Possibile che una volta tanto non riuscisse a fare parte di un gruppo?«No, mi piacerebbe davvero essere d’aiuto» disse. «Che cos’hai da propormi?»

    «Davvero?» Marina sembrò leggermente sorpresa. «Be’, c’è chi ha offerto una cena fuori, o la pulizia per un giorno o un cesto di prodotti alimentari.» Fece una pausa. «Forse tu potresti offrire dei biglietti per il cinema, compresi popcorn e bibita, o qualcosa di simile.»

    «O un appuntamento romantico. Non sarebbe male» si intromise Max.

    «Stai zitto, Max. Non devi farle pressioni. Non è affatto una buona idea. Sai come la...» Marina si interruppe di colpo e si portò una mano alla bocca, l’espressione atterrita.

    Abigail ne indovinò la ragione. E che cosa Marina fosse stata sul punto di dire. «Nessun problema. So che mi chiamano la principessa di ghiaccio» disse con sarcasmo. «Mi chiamavano così anche nell’ospedale in cui lavoravo prima.»

    «Ma non per scortesia nei tuoi confronti.» Marina sembrava impacciata. «Solo che... be’, te ne stai sempre per conto tuo. È difficile riuscire a conoscerti.»

    «Sì.» Non c’era molto altro da dire. Era vero. Abigail se ne stava per conto suo. Per una ragione molto valida. Quando capivano chi era, cercavano sempre di strapparle un incontro con il padre... Non volevano certo conoscerla meglio.

    Emise un sospiro. «Okay, vada per l’appuntamento romantico.»

    «Ti prego di non sentirti obbligata a farlo» ribatté Marina. «Se preferisci offrire un cesto di frutta o dei biglietti per il cinema, andrà bene lo stesso.»

    Le offriva una scappatoia. Ma Abigail era convinta che se ne avesse approfittato, l’opinione che i colleghi avevano di lei sarebbe ulteriormente peggiorata. «L’appuntamento va bene» affermò.

    Marina sembrò sollevata. «Grazie, Abigail. È fantastico. Te ne sono davvero grata.»

    E forse, pensò Abigail, quello avrebbe segnato un nuovo inizio. Un modo per farsi degli amici. Amici veri, una volta tanto. In passato, non era mai accaduto.

    L’asta ebbe luogo il venerdì della settimana seguente. La sala era gremita fino all’inverosimile; c’era tutto il personale del reparto di Pronto Soccorso, nonché dipendenti di altri reparti che Abigail conosceva appena.

    Max Fenton e Marco Ranieri, due specialisti del suo reparto, si prestarono a fare da banditori. Abigail fece un’offerta andata a buon fine per un paio di biglietti per un concerto di musica classica, poi fu messo all’asta il suo appuntamento per una cena.

    Le formicolava la nuca per una scarica di adrenalina. Se avesse concordato l’offerta con qualcuno, avrebbe rimborsato lei stessa il costo e si sarebbe tolta da una situazione imbarazzante.

    Tuttavia, era pur sempre la principessa di ghiaccio, difficile che un uomo fosse interessato a uscire con lei.

    Invece le offerte fioccarono, con grande soddisfazione di Marco e Max. Quando si arrivò a un numero di tre cifre, Abigail riuscì a respirare a fatica.

    Poi una voce maschile disse con una pronuncia strascicata: «Cinquecento sterline».

    Oh, per l’amor del cielo. Era una somma assurda. E l’unica ragione che le venne in mente che potesse giustificarla fu che la persona in questione avesse scoperto la sua vera identità.

    Si augurò vivamente di sbagliare.

    Trattenne il respiro, non osando girarsi a vedere di chi si trattava. Le sembrò che anche tutti i presenti stessero trattenendo il respiro.

    Poi Max chiese in tono disinvolto: «Qualcuno offre più di cinquecento sterline?».

    Silenzio.

    «Bene, allora, aggiudicato. Grazie. Un appuntamento con la dottoressa Abigail Smith per il dottor Lewis Gallagher.»

    Lewis Gallagher?

    Abigail ebbe difficoltà ad assimilare la notizia. Lewis Gallagher, aiuto chirurgo al reparto di Pronto Soccorso, era l’unico uomo dell’ospedale a non aver alcun bisogno di pagare per avere un appuntamento con una ragazza. Le donne facevano la coda per uscire con lui.

    Tranne lei, perché quando la settimana prima Lewis l’aveva invitata, gli aveva detto di no.

    E adesso aveva comprato un appuntamento con lei.

    Aiuto! Aveva bisogno d’aria. E di tempo, per trovare il modo di trarsi da quell’impiccio. Solo che era troppo tardi, perché Lewis l’aveva raggiunta.

    «Stava venendo da me, immagino, dottoressa Smith» disse lui brandendo il certificato che Marina le aveva fatto firmare per l’asta... la promessa di un appuntamento.

    «Cinquecento sterline sono una bella somma. Grazie per aver sostenuto l’asta» affermò Abigail a fronte alta. «Uscirò con lei, ma non si aspetti che finisca nel suo letto.»

    Lui rise. «Che cosa le fa pensare che avessi questo in mente?»

    La sua reputazione. Abigail arrossì in viso. «Allora, perché ha pagato per uscire con me, dottor Gallagher?» Perché conosceva la sua identità?

    Lui alzò le spalle. «Perché mi ha detto di no quando l’ho invitata.»

    Ah. Aveva ferito il suo ego. Abigail si rilassò. Ma non troppo.

    «E adesso non ha scuse per rifiutare.»

    «Forse non mi va di frequentare un festaiolo» ribatté lei.

    Aveva capito che tipo era la prima volta in cui lo aveva visto. Bello e a proprio agio in qualsiasi ambiente... ma superficiale e detestabile.

    Di certo, non il suo tipo. Le rivolse il sorriso più affascinante che avesse mai visto in vita sua. Era pronta a scommettere che si esercitasse davanti a uno specchio.

    «Forse non sono come lei crede» si difese lui. «Vuole sapere dove andremo?»

    «Ancora non ho deciso.» Abigail quasi trasalì al proprio tono altezzoso e spocchioso. Era assurdo. Non era da lei comportarsi come una prima donna viziata. Abigail Smith era una dottoressa tranquilla e laboriosa che si adattava a qualsiasi necessità.

    Eppure, Lewis Gallagher la faceva sentire una marmocchia sul punto di fare le bizze e pestare i piedi per averla vinta. E non riuscì a capire perché diavolo avesse quell’effetto su di lei.

    «Ho una notizia fresca fresca per lei, principessa. Ho comprato una serata con lei. Perciò tocca a me decidere dove andremo.»

    Sta’ zitta, Abigail. Non ribattere. Non reagire alle sue provocazioni. Purtroppo la bocca non la stava ascoltando. «Errore. Lei ha comprato una serata con me, il che significa che tocca a me organizzarla e pagare il conto.»

    «No, significa che lei uscirà con me domenica mattina.»

    Abigail fu sul punto di protestare che non poteva perché era di turno, ma lui subito aggiunse: «E domenica mattina non è in servizio. Ho controllato».

    Era in trappola.

    E forse rivelò la paura negli occhi, perché lui addolcì la voce. «È soltanto un appuntamento, Abby.»

    Abby? Nessuno la chiamava così. Nemmeno il padre. Be’, soprattutto non suo padre. Usava il suo secondo nome perché era sicura che al lavoro nessuno lo conoscesse, altrimenti sarebbe stato troppo facile collegarla al padre. Non che non gli volesse bene... Keith Brydon era per lei la persona più importante al mondo. Ed era assolutamente orgogliosa di lui. Ma voleva essere considerata per se stessa, non etichettata come la figlia che sfrutta la popolarità del padre famoso.

    Senza lasciarle il tempo di protestare, Lewis continuò: «Andremo semplicemente da qualche parte per stare un po’ di tempo insieme. Per conoscerci meglio. Ma, tanto per essere chiari, non mi aspetto che tu venga a letto con me. O che tu mi baci».

    «Bene.» Accidenti. Aveva parlato con voce rauca, come se in realtà volesse essere baciata da lui. Non era patetica?

    «Mettiti dei jeans. E delle scarpe comode.»

    «Ho forse l’aria di una che va in giro con un tacco dodici e fa fatica a camminare?» Abigail si portò una mano alla bocca. Oh, no. Non era stata sua intenzione dirlo ad alta voce.

    Lui sorrise. «No. Ma penso che potresti sorprendermi, Abby.»

    Abigail fremette alle immagini che le passarono per la mente.

    «Suppongo che tu stia per dire qualcosa di cattivo gusto, tipo che hai scoperto che ho il brutto carattere che di solito si attribuisce a chi ha i capelli rossi.»

    «Non ricorrerei mai a un simile luogo comune. Tuttavia, a giudicare dal tuo comportamento di stasera, forse è vero.» E lo disse con una luce maliziosa negli occhi.

    Abigail fu quasi sul punto di ridere.

    «Scarpe comode, mi raccomando» ripeté lui. «Le scarpe da ginnastica sarebbero ideali. Ah, e legati i capelli.»

    Be’, lei portava sempre i capelli legati sulla nuca.

    «Allora, che cosa faremo?» Suo malgrado, era curiosa.

    «Lo scoprirai domenica. Passo a prenderti a casa.»

    Lei scosse il capo. «Non ce n’è bisogno. Possiamo incontrarci sul posto.»

    «Ma se non sai nemmeno dove andremo!»

    Che uomo irritante. Abigail si impose di parlare educatamente. «Potresti dirmelo tu.»

    «Vero. Ma andare con due macchine sarebbe uno spreco di risorse.»

    «Allora, guiderò io. A meno che tu non abbia paura delle donne al volante…»

    «No.» Lewis rise. «Be’, c’è un’eccezione. Ma spaventerebbe chiunque.»

    Una sua ex? si chiese lei. Una che lo aveva

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