Una cura infallibile: Harmony Bianca
Di Kate Hardy
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Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Una cura infallibile - Kate Hardy
978-88-3052-401-9
1
«Benvenuto a Londra.» Aaron sollevò il bicchiere per un triste brindisi a se stesso.
Era colpa sua se se ne stava seduto in perfetta solitudine al bar di un club di musica salsa. Quando Tim gli aveva suggerito di uscire per celebrare il suo primo week-end a Londra, Aaron avrebbe dovuto immaginare che il suo amico non pensava affatto di andare a bere una pinta di birra in un posto tranquillo. Avrebbe dovuto ricordarsi dei suoi anni di università, quando Tim era sempre al centro della festa, circondato da uno stuolo di belle ragazze. Aveva ormai passato i trenta, ma era rimasto uguale, un eterno ragazzo, e in quel momento Aaron non riusciva a individuarlo nella calca della sala.
Decise che appena finita la sua pinta di birra avrebbe cercato il suo amico, lo avrebbe salutato e si sarebbe ritirato nell'anonimo appartamentino che aveva affittato vicino all'ospedale.
Anzi, forse era inutile aspettare di finire la birra. Posò il boccale mezzo pieno sul bancone del bar e si mise a scrutare la pista nel tentativo di trovare Tim.
E fu allora che la vide.
Una ragazza con dei capelli incredibili, neri lucenti e che le cadevano perfettamente diritti fino alla vita. Indossava un abitino rosso che esaltava la bellezza della sua capigliatura e lasciava scoperte le lunghe gambe perfette. E riusciva a ballare la salsa nonostante i tacchi altissimi.
Aaron inspirò a fondo. Non era quello il motivo per cui era andato in quel locale. Lui non era in cerca di una relazione, per quanto breve potesse essere. Non quando stava per cominciare un nuovo lavoro che avrebbe assorbito tutte le sue energie.
Però quella donna aveva qualcosa che lo colpiva nel profondo.
Rimase a guardarla ballare finché lei si girò leggermente e lui riuscì a osservarle il viso. Era un perfetto ovale, illuminato da enormi occhi neri e con la bocca più bella che avesse mai visto.
La sua amica le disse qualcosa all'orecchio e lei rise rivelando denti bianchissimi.
Aaron si dimenticò di Tim. Si dimenticò del motivo per cui si trovava in quel posto. Si dimenticò di tutto a esclusione di quella donna vestita di rosso. Di colpo si trovò ad attraversare le pista da ballo verso la sconosciuta come una farfalla attratta da una fiamma.
E in quel momento non gli importava di poter essere bruciato.
«Sei la mia migliore amica da sempre e io ti voglio bene» disse Joni abbracciando Bailey.
«Anch'io ti voglio bene» rispose Bailey restituendole l'abbraccio.
«Avevi ragione. Ballo e champagne. È proprio quello di cui ho bisogno questa sera.» Era più o meno quello che Joni aveva pianificato per quella serata, solo che aveva pensato a un tipo di ballo molto diverso. Un valzer elegante al ritmo di una canzone romantica indossando un fluttuante abito bianco da sposa e non un miniabito rosso, il più corto che avesse mai posseduto.
«Certo che avevi bisogno di questo. E io lo so. Sono un medico» disse scherzando Bailey. «L'esercizio fisico è la migliore delle medicine.»
Joni rise. «È la parola di un medico sportivo che è solo un tantino condizionato.»
«Ho dalla mia un mucchio di ricerche scientifiche» ribatté Bailey. «L'esercizio fisico riduce il rischio di cancro e demenza senile, funziona come cura per la depressione e migliora il rendimento scolastico degli adolescenti.»
«Allora ballare la salsa è la cura per tutti i mali?» Anche per un cuore in frantumi? Anche se Joni non sapeva dire perché avesse il cuore a pezzi, visto che era stata lei a mandare all'aria il matrimonio.
«Sono endorfine pure. E adesso diamoci da fare!»
Joni non riusciva a smettere di ridere. E sapeva che era giusto dare ragione alla sua amica e non farsi più il sangue cattivo pensando al giorno del matrimonio che non aveva avuto luogo. Anche se Bailey era un medico sportivo e lei si occupava di malattie infettive e lavoravano in posti diversi, erano amiche fin dal giorno in cui si erano conosciute all'università. Si sostenevano durante i periodi neri e festeggiavano insieme quelli belli.
«Non guardarti in giro» le disse Bailey, «ma c'è un gran bel tipo che prima era seduto al bar e che adesso sta attraversando la pista e non ti toglie gli occhi di dosso.»
«Probabilmente si starà chiedendo che cosa ci fa una ballerina brava come te con una che non azzecca un solo passo.»
«Non credo proprio. Invece si starà chiedendo chi è quella tipa vestita di rosso. Sei uno schianto, specialmente quando tieni i capelli sciolti.» Bailey sfiorò i capelli dell'amica. «Sai che tutte le donne di questa sala, me inclusa, sarebbero disposte a uccidere pur di avere i tuoi capelli?»
Capelli che Marty voleva farle tagliare. Il suo ex era l'ultimo di una serie di uomini che avevano spinto Joni a credere di non essere all'altezza. E dopo Marty lei si era ripromessa di non commettere altri errori. Non avrebbe sacrificato la sua carriera e la sua autostima solo per compiacere un uomo.
«Sveglia, Joni» disse Bailey agitando le mani davanti al volto dell'amica. «Ricordi il nostro patto? Niente pensieri tristi sulla tua vita o su quel vermiciattolo di Marty. E mi sembra che quel bel tipo abbia l'intenzione di chiederti di ballare.»
Joni scosse la testa. «Anche se lo facesse...»
«Tu gli diresti di sì» tagliò corto Bailey. «Ordine del medico. Ballare con un bell'uomo ti farà solo bene.»
«Allora se chiede a te di ballare...»
«Impossibile. Ha occhi solo per te.»
Aaron si avvicinò abbastanza perché la sua voce sovrastasse il rumore della musica. «Ti va di ballare?» chiese.
«Io, ecco...»
Il rossore che comparve sul suo viso la rese ancora più graziosa. E lui pensò con piacere che era evidente che non si rendeva conto di quanto fosse desiderabile.
La sua mente gli diceva di lasciar perdere, però il resto del suo corpo non voleva saperne. Intanto l'amica della ragazza gli sorrise. «Ballare fa sempre bene, anche se adesso sono un po' stanca e mi prenderò qualche minuto di pausa.»
Aaron si rese conto che era una frottola perché fino a quel momento la ragazza si era mossa con grande scioltezza, ma apprezzò il suo tatto.
«Bailey!» C'era una nota di panico nella voce della bella bruna mentre osservava la sua amica dirigersi verso le sedie del bar fingendo di zoppicare.
Ed era anche un po' preoccupato perché sapeva che farsi coinvolgere sarebbe stata una pessima idea, ma ormai non poteva più tirarsi indietro.
«Ciao, io sono Aaron» disse tendendo la mano.
Lei gliela strinse con un gesto nervoso. «Joni. Scusa la mia amica, ma...»
«È meglio che sia io a scusarmi in anticipo. Non sono certamente il miglior ballerino del mondo.»
«Io nemmeno. È Bailey quella che sa ballare, non io. Spero solo di non pestarti i piedi.»
«È un patto reciproco» disse Aaron.
In qualche modo riuscirono ad arrivare alla fine del brano successivo con movimenti abbastanza impacciati, ma senza intralciarsi troppo. Poi cominciarono a rilassarsi e Aaron si accorse che muoversi al ritmo di quella musica latina gli piaceva veramente.
E gli piacque ancora di più quando cominciò un lento e lui si ritrovò Joni stretta fra le braccia. Dondolarono lentamente seguendo il ritmo della musica. Lui aveva le mani appoggiate ai fianchi di lei e Joni attorno al suo collo.
Le sorrise. Gli occhi della ragazza erano meravigliosi. Così da vicino si rese conto che lei aveva un trucco molto leggero. Solo un po' di mascara per esaltare la lunghezza delle ciglia e un velo di rossetto che rendeva le sue labbra ancora più desiderabili. Senza pensare a quello che stava facendo si trovò ad abbassare la testa verso di lei. Le loro labbra si sfiorarono e lei non si ritrasse. Aaron ebbe la sensazione che il resto della sala sparisse e che fossero soli.
Era qualcosa che non avrebbe dovuto assolutamente succedere. Lui non era abituato a comportarsi così. Eppure...
Intanto il lento era finito e dovettero separarsi. Rimasero immobili in mezzo alla pista a guardarsi e Aaron si chiese se Joni provasse lo stesso turbamento che provava lui.
Intanto Bailey li aveva raggiunti. «Ehi, io prendo un taxi per andare a casa» annunciò.
«Penso che sia meglio che me ne vada anch'io» disse Joni.
Ma Aaron non voleva che se andasse così in fretta. «Perché non resti un altro po'?» chiese. «Ti farò arrivare a casa sana e salva.»
Bailey si avvicinò all'amica e le parlò all'orecchio. «Resta e divertiti» le disse. «Non stare a fare tanti ragionamenti, lasciati andare. E, prima che tu me lo chieda, tranquilla. Non hai tutto il viso impiastricciato di rossetto, anche se hai appena pomiciato come un'adolescente.»
Joni impallidì. «Mio Dio, mi sto comportando come una sgualdrina qualunque.»
«No, invece. Stai solo divertendoti un po' in una serata che avrebbe potuto essere molto difficile. Niente di serio, nessuna conseguenza. Lasciati andare e vivi questo momento. E baciare questo bel ragazzo va benissimo per te. Sono tutte endorfine e le endorfine fanno solo bene.»
Joni sorrise. Tutto sommato la sua amica poteva avere ragione. «Davvero non vuoi che venga via con te?»
«Sicuro» disse decisa Bailey abbracciandola. «Resta e divertiti. Ci sentiamo domani.»
«Lo farò» la rassicurò Joni e si rimise a ballare con Aaron finché non le venne male ai piedi.
«Facciamo una pausa?» propose. «Potremmo andare a prendere qualcosa al bar.»
«Buona idea» approvò lui.
Le piacque il modo in cui la scortò verso il bar con una mano appoggiata in modo protettivo sulla spalla. Aaron sembrava educato e gentile, lontano dal tipo d'uomo che ha bisogno di umiliare le donne per sentirsi più forte. Non che si fidasse molto di quelle prime impressioni, dopo tutti gli sbagli che aveva commesso in passato nel giudicare gli uomini.
«Tocca a me» disse quando raggiunsero il bar. «Prima Bailey e io abbiamo bevuto champagne. Va bene anche per te?»
«Avevate qualcosa da festeggiare?»
Lei certamente sì. La più fortunata fuga della sua vita. Anche se almeno in parte era triste per il crollo dei suoi progetti. Le erano sembrati così belli...
Ad Aaron sembrò che Joni fosse diventata di colpo malinconica, ma doveva essere solo una sua impressione, perché la ragazza gli rivolse un luminoso sorriso. «È sabato sera e questo basta per festeggiare, no?»
Ebbe l'impressione che la sua risposta fosse un po' forzata, ma non insistette. Si limitò ad accettare sorridendo la coppa che lei gli stava porgendo.
Poi continuarono a ballare finché non rimasero quasi la sola coppia sulla pista. La maggior parte della gente se n'era andata e Aaron osservò che il suo amico Tim era scomparso senza neanche cercarlo per congedarsi. Ma dopotutto era il modo di fare tipico di Tim.
Il locale stava per chiudere, ma lui non era ancora pronto a lasciare andare Joni.
«Probabilmente è impossibile trovare un caffè aperto a quest'ora, ma potresti venire a casa mia a berlo.»
Lei lo guardò allarmata. «Grazie per l'offerta, ma io...»
«Ehi, quando dico caffè intendo proprio una tazza di caffè. Non mi aspetto niente altro.»
Lei si morse un labbro. «Mi spiace, io non sono abituata... ecco...»
Stava scherzando? Possibile che una ragazza così bella non fosse abituata agli appuntamenti?
Oppure aveva appena chiuso