Può baciare...l'amica della sposa
Di Kate Hardy
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Info su questo ebook
Claire Stewart è convinta che quel giorno non porrebbe andare peggio di così! Non solo ha perso l'abito da sposa della sua migliore amica, ma deve anche gestire il fratello di lei, il superbello Sean Farrell. Claire lo ama da anni, come farà a restare sola con lui senza collezionare figuracce?
Sean ha voltato le spalle all'amore molto tempo fa, eppure la sbadataggine di Claire è riuscita a fare breccia nel suo cuore. Il matrimonio della sorella è l'occasione perfetta per rubarle un bacio, ma ora perché desidera molto di più?
Kate Hardy
Autrice inglese, consulta spesso riviste scientifiche per verificare i dettagli tecnici dei suoi romanzi.
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Anteprima del libro
Può baciare...l'amica della sposa - Kate Hardy
978-88-3051-412-6
1
No.
Non poteva essere successo davvero.
Il porta abiti doveva esserci.
Doveva!
Ma il nastro trasportatore era vuoto. Aveva persino smesso di girare ora che era stato ritirato l'ultimo bagaglio. E Claire era l'unica rimasta lì, in attesa di una valigia e un portabiti rigido.
Il cuore prese a batterle forte, in preda al panico.
Dov'era l'abito da sposa della sua migliore amica?
Riprenditi, Claire Steward! Non è che stare qui a fissare il nastro trasportatore farà apparire magicamente il vestito. Va' a parlare con qualcuno!, ordinò a se stessa stizzita.
Sollevò la sua valigia e il porta abiti contenente il vestito da damigella e andò a cercare qualcuno che potesse aiutarla a scoprire dove era finito il vestito da sposa. Forse era finito tra i bagagli di un altro volo ed era fermo da qualche parte in attesa che qualcuno lo reclamasse.
Dopo mezz'ora passata a parlare in un italiano stentato con un addetto ai bagagli smarriti, apprese che l'abito era sparito da qualche parte tra Londra e Napoli.
L'abito su cui Claire aveva lavorato per ore, cucendo a mano, una alla volta, le perline sul corpetto e sull'orlo del velo.
L'abito che la sua migliore amica avrebbe dovuto indossare al suo matrimonio a Capri tra due giorni.
Forse quello era un incubo e tra un secondo si sarebbe svegliata.
Si diede un pizzicotto. E sentì male. Molto. E ciò significava che quello che stava vivendo non era un brutto sogno. Era a Napoli con i suoi bagagli e il suo abito da damigella... ma senza vestito da sposa.
Non poteva tenere nascosta una notizia così grave alla diretta interessata. Tirò fuori il cellulare, trovò un angolo tranquillo nell'aeroporto e chiamò Ashleigh.
Il telefono era staccato e partì la segreteria, ma non era il genere di notizia che si poteva affidare a una segreteria. Provò a chiamare Luke, il fidanzato di Ashleigh, ma anche lui aveva il cellulare spento. Guardò l'orologio. Era talmente presto che probabilmente stavano ancora facendo colazione e avevano lasciato il telefonino nella loro stanza d'albergo. Okay. Chi altro poteva contattare? Non aveva il numero di Tom, il testimone di Luke. Sammy, l'altra sua migliore amica nonché incaricata del servizio fotografico del matrimonio, sarebbe atterrata in Italia solo l'indomani, dopo aver finito uno shooting a New York. Il resto degli invitati sarebbero arrivati la mattina della cerimonia.
Restava il fratello di Ashleigh, l'uomo che l'avrebbe accompagnata all'altare. L'uomo abituato a seguire rigidamente le regole... regole che Claire aveva appena trasgredito.
No, Sean era l'ultima persona a cui poteva rivolgersi. Inoltre, sapeva per certo che lui non si trovava ancora a Capri e quindi non avrebbe potuto fare niente per aiutarla.
No, quello che le serviva era un piano.
Anzi. Quello che le serviva veramente era un caffè. Aveva passato le ultime due settimane a lavorare a tutte le ore del giorno sull'abito di Ashleigh, perciò aveva dormito pochissimo. Tra la stanchezza accumulata e il fatto che era ancora mattino presto si sentiva confusa e disattenta.
Caffè.
Anche se normalmente beveva latte macchiato, quella era una situazione disperata. Aveva bisogno di qualcosa di forte, e in fretta. Ordinò un espresso, aggiunse tre cucchiaini di zucchero e dopo il primo sorso finalmente le si schiarì la mente abbastanza da decidere che cosa fare. Non che avesse molte opzioni, oltre al rimettersi in viaggio, ma non le importava. Sarebbe andata in capo al mondo per Ashleigh. Era molto più della sua migliore amica. Era una sorella.
Riprovò a chiamarla. Questa volta, per fortuna, rispose.
«Claire, ciao! Sei già a Napoli?»
«Ehm, sì. Ma, Ash, c'è un piccolo problema...»
«Che c'è?»
«Tesoro, non so come dirtelo.» Non c'era modo per addolcire la pillola. «Luke è lì con te?»
«S... sì.» Sembrava perplessa. «Perché?»
«Penso che avrai bisogno di lui» si raccomandò Claire.
«Ora mi fai preoccupare. Claire? Cos'è successo? Stai bene?»
Era inutile perdersi in giri di parole. «Sto bene. Mi dispiace così tanto, Ash, ma il tuo abito da sposa... è andato perso da qualche parte tra qui e Londra.»
«Cosa?»
«Ho parlato con il personale della linea aerea. Hanno chiamato gli uffici di Londra e hanno detto che il tuo vestito non è lì, ma non è neanche arrivato a Napoli. Stanno provando a cercarlo, ma hanno avvertito che potrebbero non trovarlo prima del matrimonio. Però... possiamo sistemare la faccenda. Non ho tempo di confezionarti un altro abito, neppure se avessi la stoffa e una macchina da cucire. Ma possiamo andare a Napoli e vedere se troviamo qualcosa che forse posso sistemare per te. Oppure posso lasciare il mio bagaglio e il vestito da damigella qui al deposito bagagli in aeroporto e prendere il prossimo aereo per Londra. Io ho più o meno ho la tua stessa taglia, proverò ogni singolo abito che ho in negozio e via Skype potrai scegliere quello che ti sembra più adatto, poi volerò qui lo modificherò in modo che sia perfetto per la cerimonia.»
Ma non sarebbe mai stato perfetto, vero? Perché non era il vestito dei sogni di Ashleigh. Il vestito che Claire aveva disegnato apposta per lei. Il vestito che era andato perduto.
«E sarai la sposa più bella del mondo, lo giuro» concluse, sperando disperatamente di convincere la sua migliore amica.
«Hanno perso il mio vestito?»
Ashleigh sembrava intontita. Non la sorprendeva. Pianificare quel matrimonio aveva aperto antiche ferite per questo aveva deciso di sposarsi all'estero. L'abito era una delle poche tradizioni che aveva mantenuto.
E Claire lo aveva smarrito. «Sono così dispiaciuta...»
«Claire, tesoro, non è colpa tua se la compagnia aerea ha perso il mio vestito.»
Sean non l'avrebbe vista in quel modo. Claire si era scontrata con il fratello di Ashleigh in varie occasioni e sapeva di non piacergli molto. Vedevano il mondo in modi opposti e lui avrebbe considerato quella faccenda come l'ennesima prova di quanto Claire non fosse all'altezza dei suoi standard. Non si sentiva all'altezza neppure dei suoi stessi standard, in quel momento...
«Ascolta, ero io a dover portare l'abito in Italia, era una mia responsabilità, perciò è colpa mia» spiegò. «Cosa vuoi fare? Raggiungermi qui a Napoli e andare a fare shopping?»
«Sto ancora cercando di metabolizzare la notizia. Il mio abito....» disse l'amica con un tono completamente attonito. Cosa preoccupante, considerato che era la persona più calma e controllata che Claire avesse mai conosciuto.
«Okay, dimentica Napoli. Nessuna delle due è abbastanza pratica della città, non riusciremmo mai a trovare in tempo il negozio giusto, perciò optiamo per Londra. Guarda gli abiti che ci sono sul mio sito e mandami la tua top ten. Ne riparliamo appena atterro, e ti giuro che ti porterò l'abito che sceglierai con il volo successivo.» Si morse le labbra. «Capirei se mi dicessi che non ti fidi più di me...»
«Claire, non è colpa tua. C'è Luke qui con me, adesso e dice che mi sposerebbe anche se indossassi un sacco. L'abito non è importante. Magari riusciamo a trovare qualcosa a Capri o a Sorrento...»
Ashleigh si stava sforzando di sembrare allegra, ma Claire colse la sua esitazione. Sapeva cosa significava quel vestito per l'amica: era l'unica tradizione nuziale che aveva mantenuto...
«No, Ash. Ci metteremmo un'eternità a trovare un negozio adatto. E se non ti piace niente di quello che hanno? Mentre nel mio atelier ho sicuramente qualcosa che ti piace, perciò prendo il prossimo volo per Londra. Ti chiamo appena arrivo.»
«Claire, è un viaggio lungo. Non posso chiederti di fare una cosa del genere.»
«Non sei tu che me lo chiedi, sono io che mi sto offrendo di farlo. Sei la mia migliore amica e andrei in capo al mondo per te» disse Claire con voce accorata.
«Anche io. Va bene. Chiamo la SPA e sposto la nostra prenotazione.»
Avrebbe cancellato la giornata di coccole che avevano in programma. Un giorno dedicato solo a loro, per eliminare lo stress dopo settimane di preparativi. Perdendo il vestito, però, Claire aveva rovinato anche quello.
«Mi dispiace così tanto... Meglio che vada. Devo depositare il bagaglio e cercare un volo.» Sperava solo di trovare un posto. Se non c'era... be', in qualche modo sarebbe rientrata a Londra. In treno, in aereo, in traghetto. Non avrebbe deluso di nuovo Ashleigh. «Ti richiamo appena arrivo.»
«Ti prego, non dirmi che c'è stato un imprevisto e che quindi non fai in tempo a venire al matrimonio.»
«Certo che vengo!» rispose Sean cogliendo il nervosismo nella voce della sorella minore e chiedendosi cosa fosse successo. Era solo un attacco di panico dell'ultimo minuto? O aveva un ripensamento? Il suo futuro cognato gli piaceva molto ma, se Ashleigh non voleva più sposarlo, allora era pronto ad annullare le nozze. Tutto quello che desiderava era vedere la sorella sistemata e felice. «Ti chiamavo solo per sapere se ti serviva qualcosa e volevi che te la portassi.»
«Oh, no, non mi serve nulla...»
Ma sembrava agitata, molto diversa dalla donna calma e controllata che era di solito.
«Ashleigh, cos'è successo?»
«Niente.»
La risposta, però, fu un po' troppo frettolosa per i suoi gusti, così Sean addolcì deliberatamente il suo tono di voce.
«Tesoro, se c'è un problema, sai che a me puoi dirlo. Posso aiutarti a risolverlo.» Sì, Ashleigh aveva solo tre anni meno di lui e sapeva benissimo che era perfettamente in grado di cavarsela da sola, ma per lui era sempre stata la sua sorellina piccola anche prima che, sei anni prima, i loro genitori morissero in un terribile incidente, sconvolgendo la loro vita. «Dimmi...»
«La linea aerea ha perso il mio vestito» rispose lei. «Ma è tutto a posto. Claire è tornata a Londra per prendermene un altro.»
Sean tacque mentre assimilava la notizia.
C'era un problema con l'abito da sposa della sorella.
E la colpa era di Claire Steward.
Perché non ne era sorpreso?
«Claire non doveva portare l'abito con sé?»
«Non è colpa sua, Sean.»
No. Certo che no. Non era mai colpa della signorina Segui Il Tuo Cuore se qualcosa andava storto e agli altri toccava rimette insieme i pezzi. Ma non avrebbe turbato la sorella litigando con la sua migliore amica. O, almeno, non di fronte a lei. E aveva intenzione di discutere della faccenda con Claire di persona... il prima possibile.
«Ho capito. Ti serve altro?»
«No, va tutto bene.»
Ashleigh, però, stava tutt'altro che bene. Sembrava scossa. «Luke è lì con te?»
«Sì, ha detto che non gli importa del vestito e che mi sposerebbe anche se mettessi un sacco di patate. Ha detto che quello che importa è la cerimonia, non gli ornamenti.»
Sean gli diede mentalmente un cinque. E ringraziò Dio che il fidanzato della sorella fosse una persona sensibile e affidabile. Il suo ultimo ragazzo si era rivelato un egoista e, guarda caso, all'epoca era il migliore amico del compagno di Claire. Che coincidenza... chissà perché, ma la presenza di quella donna era garanzia di caos.
«Non avrei potuto dirlo meglio, tesoro. Il tuo fidanzato è una brava persona e ti ama moltissimo. Io arriverò stasera, va bene? Se hai bisogno di qualcosa, di qualsiasi cosa, chiamami. Io la penso come Luke: anche con un sacco di patate, sarai la sposa più bella del mondo.» La sposa che loro padre avrebbe dovuto accompagnare all'altare. Gli si strinse la gola. Se solo... Ma c'era stato l'incidente e da allora lui e Ashleigh avevano dovuto fare del loro meglio per sopravvivere da soli. E Sean avrebbe fatto qualunque cosa per dare alla sorellina il matrimonio che sognava.
«Grazie, Sean.» Sospirò. «Sto bene, davvero. È solo un piccolo imprevisto ma se ne sta occupando Claire.»
Sì, pensò lui. E si sarebbe assicurato che lo facesse davvero.
«Ci vediamo stasera» gli disse.
«A più tardi.»
Appena chiuse il telefono, controllò la sua agenda: poteva tranquillamente spostare gli appuntamenti del pomeriggio. Riguardo al resto, se ne sarebbe occupato a Capri. Avvertì la sua assistente dei cambiamenti, poi chiamò Claire.
Scattò la segreteria... o perché stava parlando, o perché aveva staccato il telefono o, cosa più probabile, aveva