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Il principe e la dottoressa: Harmony Bianca
Il principe e la dottoressa: Harmony Bianca
Il principe e la dottoressa: Harmony Bianca
E-book180 pagine1 ora

Il principe e la dottoressa: Harmony Bianca

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Info su questo ebook

C'è stato un tempo in cui la dottoressa Ellie Carson era sposata con un principe. Un tempo in cui la passione e l'amore erano i principali motori della sua esistenza. Fino a quando i doveri di corte e la totale mancanza di autonomia non hanno soffocato un'unione che sulla carta era destinata a durare per sempre, lasciando Ellie piena di rimpianti... e con un bambino a cui provvedere.

Adesso che il principe Marc de Falken è in procinto di diventare re e ha appena scoperto di avere un figlio, la sua priorità è ritrovare l'erede perduto e la donna che non ha mai smesso di amare. Anche se questo dovesse significare dare la caccia a Ellie in capo al mondo per convincerla finalmente che può essere sia una dottoressa che la sua regina!
LinguaItaliano
Data di uscita21 ott 2019
ISBN9788830505667
Il principe e la dottoressa: Harmony Bianca
Autore

Marion Lennox

Marion Lennox is a country girl, born on an Australian dairy farm. She moved on, because the cows just weren't interested in her stories! Married to a `very special doctor', she has also written under the name Trisha David. She’s now stepped back from her `other’ career teaching statistics. Finally, she’s figured what's important and discovered the joys of baths, romance and chocolate. Preferably all at the same time! Marion is an international award winning author.

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    Anteprima del libro

    Il principe e la dottoressa - Marion Lennox

    successivo.

    1

    Il principe ereditario di Falkenstein riuscì a chiudere gli occhi solo per tre ore e fu un sonno tormentato da incubi angoscianti. Si alzò all'alba con una voglia impellente di caffè e di fare due passi per chiarirsi le idee. Invece, trovò il segretario di stato ad aspettarlo. L'enorme tavolo da pranzo era coperto di giornali e riportavano tutti la stessa notizia in prima pagina.

    L'intera famiglia reale uccisa

    in un incidente aereo!

    «Ecco cosa succede quando non si rispettano le regole» commentò Josef appena lo vide arrivare, e Marc avrebbe voluto sferrargli un pugno.

    Pensare alle regole in quel momento...

    Prima di degnarlo di una risposta si avvicinò all'enorme caffettiera d'argento. Essere principe ereditario doveva pur prevedere qualche privilegio. E con mezza tazza di caffè in corpo, sentiva di essere più lucido. «Cosa c'entra con tutto questo il rispetto delle regole?»

    «Gli eredi in linea di successione al trono non dovrebbero mai viaggiare sullo stesso aereo» spiegò Josef. «Suo zio e sua moglie, suo cugino, i loro figli e le varie amanti. Tutti su quel piccolo aereo per una vacanza quanto mai costosa e, considerato lo stato in cui versa il paese, superflua e inopportuna. Non c'è rispetto per le regole. Suo nonno era un signore della guerra, un vero condottiero. Suo zio era un playboy, suo cugino un perdigiorno e i suoi figli se la spassavano già con donne di dubbia moralità.» Josef tirò un sospiro e mise da parte il giornale. «Adesso tocca a lei, ragazzo, rimettere le cose a posto.»

    «Ho già i miei problemi da risolvere.»

    «Non di questa portata, però. Sua Altezza...»

    «Non chiamarmi così.»

    «Le ricordo che lei è Marc Pierre Henri de Falken, principe ereditario di Falkenstein. Dopo l'incoronazione, sarà Sua Maestà.» Esitò un istante prima di continuare. «Mi permetta di aggiungere che quanto accaduto è indubbiamente una tragedia, ma potrebbe anche non essere una disgrazia per il paese.»

    «Non sono un principe» esplose Marc. «Sono un chirurgo e voglio continuare a esserlo. Il sistema sanitario del nostro paese versa in uno stato terrificante...»

    «Perciò non le resta che salire al trono.» Erano trascorse alcune ore dalla tragedia e il suo consigliere non vedeva alternative per la guida del paese. «Ha fatto del suo meglio per ottenere i fondi destinati a ristrutturare gli ospedali, anche se alla famiglia reale non importava nulla dei cittadini. Adesso spetta a lei prendere le redini del paese. Pensare a un progetto più ampio per le scuole, i tribunali, il welfare. Se rifiutasse il trono, il potere andrebbe nelle mani di Ranald de Bourgier e Dio solo sa, come andrebbe a finire. Ci porterebbe di nuovo in guerra.»

    «Ma io non lo voglio

    Marc si spostò con la tazza in mano verso la grande vetrata della sala da pranzo reale. Si trovavano nell'ala privata del palazzo e ugualmente gli ambienti erano sfarzosi e lussuosi.

    Il padre di Marc era stato il figlio minore del re. Lui era un pacifista che detestava le tendenze guerrafondaie del padre. Aveva studiato medicina, si era battuto per migliorare il loro sistema sanitario ed era rimasto sconcertato quando il sovrano aveva coinvolto il paese in una guerra assurda.

    Marc in quel palazzo c'era stato solo una volta, aveva poco più di sette anni, doveva essere presentato a una famiglia con la quale i suoi genitori avevano ben poco a che spartire. C'erano state lotte continue sui fondi da stanziare per la sanità e poi in ultimo un'epica battaglia scoppiata con la guerra. Non aveva più fatto ritorno. Fino a quel momento.

    Marc si passò le dita affusolate tra i capelli scuri e guardava il futuro terrorizzato.

    Osservò il salotto informale della famiglia. Era un'ostentazione di opulenza, con un arredamento lussuoso e pesante, con oro e broccati.

    Non voleva averci niente a che fare.

    L'enorme specchio sopra lo smisurato camino della sala da pranzo mostrava un Marc così com'era, un chirurgo di trentacinque anni, un uomo stanco per aver operato fino a mezzanotte, e poi si era trovato catapultato a palazzo. Dopo quattro ore di tremenda discussione, si era addormentato senza nemmeno cambiarsi. Indossava ancora i jeans sbiaditi e la maglietta bianca del giorno prima. Non aveva neanche avuto il tempo di radersi.

    Lui re? Ah!

    «Non posso» ripeté semplicemente. «Voglio continuare a fare il mio lavoro.»

    «Non ha scelta» gli spiegò Josef. Marc pensò al disastroso sistema sanitario del paese, alle sale operatorie senza attrezzature, agli ospedali fatiscenti, alle liste d'attesa.

    Se avesse rifiutato il trono, avrebbe potuto salvare tante vite, un paziente alla volta. Se avesse accettato... Ne avrebbe salvate di più?

    Josef aveva ragione. Non aveva scelta e tuttavia stava male. Infilò le mani in tasca e tirò un calcio al prezioso tappeto antico.

    «Dobbiamo andare avanti» gli ricordò Josef, gentilmente, sapendo di averlo convinto. «Deve affrontare la stampa. Si rada, si cambi e indossi qualcosa di più...» osservò, adocchiando con disgusto l'abbigliamento di Marc, «... consono. Dobbiamo preparare una dichiarazione. Il paese è turbato. Dobbiamo garantire la continuità. Il popolo deve pensare che nonostante la tragedia, le cose potranno andare meglio.»

    «Che bisogno c'è adesso di parlare del futuro?»

    «È fondamentale. Il paese ha bisogno di un'ancora di salvezza. Serve stabilità e la promessa di un futuro migliore. Bisogna andare avanti. E lei dovrà trovare una moglie. Fare un figlio. Sarà un grande re e i suoi figli dopo di lei.»

    E ciò indusse Marc a pensare a qualcos'altro. Una cosa che spesso negli ultimi dieci anni gli balenava in mente. Qualcosa che non lo faceva sentire degno di una famiglia reale.

    «Potrebbe esserci un... problema.»

    «Sì?» Josef lo guardò come se nulla potesse scalfirlo, ma sapeva che non sarebbe stato così.

    «Io ho un figlio.»

    Aveva ragione. Sarebbe stato un eufemismo dire che Josef era sorpreso.

    Marc si riempì di nuovo la tazza di caffè e si rese conto che era la prima volta che pronunciava quelle parole.

    Ho un figlio. Quelle parole parevano irreali in quella situazione già abbastanza immaginaria. Era come se quel figlio appartenesse a un altro mondo. Eppure, dopo averlo detto a voce alta, acquistò una realtà che sconvolse tanto lui quanto Josef.

    Vide l'anziano signore impallidire. Il regno di suo nonno e poi di suo zio si erano contraddistinti per una serie infinita di scandali, Marc lo sapeva, e adesso stava chiedendo di affrontarne un altro. Era solo grazie a Josef se la famiglia reale era rimasta compatta. Lui aveva sempre servito il paese con onore. Non meritava di doversi occupare anche di questa faccenda.

    «Un figlio...» Sussurrò Josef. «Dove? Quando?»

    «Sai che sono stato sposato per un breve periodo?»

    «Sì...» L'anziano cercò di riprendersi e di rimettere insieme le vaghe informazioni che sapeva su Marc, il medico, lontano parente della famiglia reale. «L'avevo sentito. È stato dopo la laurea, vero? In Australia. Un momento di debolezza, prima di tornare a casa quando è scoppiata la guerra. Ha divorziato quasi subito, no?»

    «Già, il matrimonio è stato un errore. Non sapevo che Ellie fosse incinta quando ci siamo lasciati e il bambino è nato quando ero già tornato. Un maschio.»

    «Questo particolare lo ignoravo.»

    «Né io né mia moglie eravamo in condizione di occuparci di un bambino. Io dovevo tornare per lavorare in una zona di guerra. Ellie era una studentessa al secondo anno di medicina e voleva continuare gli studi. Così il bambino è stato dato in adozione appena nato.»

    «Adozione regolare?»

    «Sì.»

    «Conosce i genitori adottivi?»

    «Non mi sono occupato io dell'adozione.»

    Osservò Josef che rifletteva sulle possibili implicazioni e valutò l'idea di prendersi un altro caffè. Sapeva che l'anziano aveva passato tutta la vita a tirare fuori dai guai la famiglia reale. Era un esperto nella gestione degli scandali. E pareva quasi di vedere girare gli ingranaggi del suo cervello.

    «Non dovrebbe essere un problema» dichiarò alla fine. «È un figlio concepito in un matrimonio impulsivo, quando anche lei era poco più che un ragazzino. Se è stato legalmente adottato, non può reclamare nulla. Glielo si può spiegare se dovesse mettersi in contatto. D'altro canto, però...» esitò un istante, «...potrebbero esserci ripercussioni immediate. La stampa adesso si getterà a pesce su di lei e frugherà nel suo passato. Si verrà a sapere del matrimonio. Dov'è la sua ex moglie?»

    «Suppongo sia ancora in Australia.»

    «Mi parli di lei.»

    Era troppo stanco. Per tutto. E ripensare a Ellie...

    Ma, stranamente, era stato facile. Doveva essere solo un ricordo lontano e invece era ancora una realtà vivida, una donna piena di vita, affettuosa, sinuosa, solare...

    Tranne quando l'aveva vista l'ultima volta, dieci anni prima, nella sala d'attesa dell'aeroporto. Era pallida, per quelle che in seguito aveva saputo essere le nausee, ma lei non aveva esitato riguardo alla scelta da prendere.

    «Siamo stati sciocchi, Marc, ma non abbiamo scelta.»

    Lo sapeva. Un'inutile guerra stava mettendo in ginocchio il suo paese. Lui era un medico, appena laureato, ma doveva tornare a casa. Il suo posto era là. Ellie era al secondo anno di medicina. Anche dopo aver saputo della gravidanza, entrambi si erano resi conto che nella loro vita non c'era posto per un figlio.

    «Anche Ellie è medico» spiegò a Josef, ma in realtà non poteva averne la certezza. Non si erano più risentiti. Lei gli aveva permesso, con riluttanza, di aiutarla economicamente per finire gli studi e dopo la laurea aveva restituito il denaro che non era servito. Da allora non l'aveva più sentita.

    «Il matrimonio è stato un errore» gli aveva detto lei. «Non ho alcuna intenzione di approfittarne.»

    Lui non aveva potuto fare altro che convenire. Avrebbe voluto starle accanto al momento del parto, ma il conflitto nel suo paese era stato cruento e necessitava di medici. Anche subito dopo la nascita gli era stato impossibile raggiungerla.

    Ellie lo aveva informato con un'e-mail formale della nascita di un maschio. Lui aveva provato un sentimento indescrivibile. Dolore. Impotenza. Rabbia, per una situazione che gli aveva impedito di occuparsi di suo figlio.

    Quando finalmente era riuscito a contattarla telefonicamente, Ellie era stata telegrafica.

    «Lascia perdere, Marc. Ti assicuro che avrà una buona famiglia, te lo prometto. Dove sei ora hanno bisogno di te. Il nostro matrimonio è stato un sogno e non ci resta che chiuderlo. Buona fortuna, Marc, e arrivederci

    Il bambino non era più loro figlio, ma la collera e il senso d'impotenza restavano. E anche il senso di colpa. Interrompere quella telefonata era stata la cosa più difficile che avesse mai fatto e spesso gli capitava di sognare madre e figlio.

    «Sarà abbastanza intelligente da mantenere la discrezione?» chiese Josef, riportandolo al presente.

    «Ovviamente» sbottò, troppo brusco.

    «Si è risposata? Il nuovo marito sa tutto?»

    «Non ne ho idea.»

    «E il divorzio? È stato consensuale?»

    Ripensò all'ultima espressione di Ellie. Sapevano entrambi che per loro non c'erano speranze. Non avevano litigato. Solo preso atto di una situazione. «Sì.»

    «È già qualcosa. Sa dove si trova il bambino?»

    «Ellie non mi ha mai comunicato i dettagli dell'adozione.» Lui non lo aveva chiesto. Erano nel bel mezzo di una guerra e non aveva trovato le forze per fare domande e gli sembrava ingiusto non fidarsi di lei.

    «Dovrà continuare a tenere la bocca chiusa» dichiarò Josef. «Per il bene del bambino. Non tanto per l'eredità, ma per la stampa che lo massacrerebbe.»

    «Non posso garantire...»

    «Dobbiamo garantire» precisò Josef. «S'immagina cosa scriverebbero i giornali se lo trovassero? Bisogna rintracciare questa donna prima della stampa. Farle capire che deve tacere. Pagarla, se servisse.»

    «Non accetterà denaro.»

    Ricordava la loro ultima conversazione, parola per parola.

    «Devi occuparti del massacro che sta avvenendo nel tuo paese. Quante persone sono già morte, Marc? Cos'è l'adozione di un bambino in confronto? Mi hai già aiutato abbastanza. Adesso è davvero finita

    «Faremo ciò che è necessario e lo faremo in fretta» disse Josef. «Se si fosse risposata e non ne avesse parlato al marito potrebbe essere un problema. Incaricherò uno dei nostri migliori avvocati e mentre lui sarà in viaggio per l'Australia frugheremo nel suo passato. Fisserò un incontro, le spiegherà qual è il problema e le ordinerà di tenere la bocca chiusa. Molti paesi consentono il contatto tra genitori adottivi e madri naturali. Se lei dovesse averlo, non dovrà dire a nessuno dove si trova il bambino. Lei risulta come il padre?»

    «No.» Lei glielo aveva chiesto nella e-mail e lui aveva risposto negativamente.

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