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Amorevole vendetta: Harmony Collezione
Amorevole vendetta: Harmony Collezione
Amorevole vendetta: Harmony Collezione
E-book161 pagine4 ore

Amorevole vendetta: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Uno squalo negli affari e nelle pubbliche relazioni, Angelo non è in grado di amare.

Quando decide di cercare la vendetta per la morte di sua madre, avvenuta quando lui era ancora un bambino, il ricco e attraente Angelo Riccardi ha in mente un'umiliazione di tipo formale ed economico. Questo, però, prima di conoscere Gwenna Hamilton.

Gwenna, tanto bella quanto indifesa di fronte alle doti di un uomo di mondo come Angelo, non ha nessuno scampo di fronte alla sua opera di seduzione. Angelo le offre un vero e proprio patto col diavolo, e Gwenna è convinta che tutto si risolverà molto velocemente. Lui, però, ha in mente qualcosa di molto diverso e duraturo...

LinguaItaliano
Data di uscita9 ott 2015
ISBN9788858940907
Amorevole vendetta: Harmony Collezione
Autore

Lynne Graham

Lynne Graham vive in una bellissima villa nelle campagne dell'Irlanda del Nord.Lynne ama occuparsi della casa e del giardino, soprattutto nel periodo che lei considera il più magico dell'anno, il Natale.

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    Anteprima del libro

    Amorevole vendetta - Lynne Graham

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Italian’s Inexperienced Mistress

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2007 Lynne Graham

    Traduzione di Carla Maria De Bello

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2008 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-090-7

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Quando Angelo Riccardi scese dalla limousine, un’auto blindata dotata di vetri antiproiettile, costruita per resistere a qualunque attentato, il calore del sole venezuelano lo sorprese spietato. Con lo sguardo schermato da un paio di occhiali scuri, ignorò il chiacchierio agitato dell’intermediario inglese che era stato mandato ad accoglierlo all’aeroporto, ma non poté evitare di sentirsi infastidito dalla tensione di quell’uomo.

    Angelo non sperimentava cosa fosse la paura da quando era bambino; aveva conosciuto l’odio, l’amarezza e la rabbia, ma la paura era un sentimento ormai quasi dimenticato. La sua implacabile ascesa al potere era stata documentata in centinaia di riviste e quotidiani, ma le sue origini accuratamente celate in un alone di incertezza. All’età di diciotto anni aveva appreso la verità riguardo alla propria discendenza, e in un solo istante erano crollate tutte le idealistiche teorie che aveva nutrito fino ad allora.

    Così, il passare degli anni lo aveva visto crescere sempre più ostinato e crudele, e costruire un impero commerciale dalle dimensioni smisurate. Ma la consapevolezza di essere diventato milionario senza bisogno di infrangere la legge era il suo maggiore motivo di orgoglio.

    «Come avrà avuto modo di notare, qui c’è un dispiego colossale di misure di sicurezza «mormorò palesemente agitato Harding, il suo accompagnatore.

    In effetti aveva ragione: le guardie armate erano ovunque, nascoste sul tetto dell’edificio così come tra gli alberi e i cespugli, e il loro stato di allerta era palpabile.

    «Vi sentirete senz’altro protetti» lo canzonò Angelo.

    «Per quanto mi riguarda, non mi sentirò al sicuro fino a quando non sarò di nuovo a casa.» Il viso di Harding era sudato, teso in un’evidente smorfia di preoccupazione.

    «Forse avrebbe dovuto scegliere un lavoro più adatto alla sua indole» gli disse Angelo, fin troppo schietto.

    «Mi creda» ribatté lui rivolgendogli un’occhiata sgomenta, «non intendevo offenderla. È un onore, per me, servirla.»

    Angelo non rispose. Era sorpreso che un uomo del genere fosse stato scelto come intermediario per un incontro segreto. Ma in fondo, quante persone apparentemente rispettabili avrebbero accettato quel tipo di favore che costringe a scomode ricompense? Con un simile pensiero nella mente entrò nell’opulento ranch, dove trovò ad attenderlo un anziano signore con le guance infossate.

    «È un piacere conoscerla, Signor Riccardi. Sono Salvatore Lenzi. Don Carmelo è ansioso di incontrarla.»

    «Come sta?»

    L’uomo gli rivolse un amaro sorriso. «Al momento le sue condizioni sono stabili, ma non gli rimangono che un paio di mesi di vita.»

    Angelo annuì, il viso tirato. Aveva esitato a lungo prima di accettare quell’incontro, ma alla fine, lo stato di salute sempre più precario del vecchio aveva agito da stimolo. Carmelo Zanetti, capo di una delle famiglie malavitose più importanti del mondo, era per lui un estraneo. Eppure Angelo non era mai riuscito a dimenticare il fatto che nelle loro vene scorresse lo stesso sangue.

    Lo trovò coricato su un letto simile a quello di un ospedale, circondato da una sofisticata attrezzatura medica. Il viso era segnato dalla malattia, il respiro stentato.

    «Non posso dire che assomigli a tua madre, perché sarebbe una bugia. Fiorella era minuta...» sussurrò fissando su Angelo il suo sguardo cupo.

    Quasi impercettibilmente, i lineamenti inflessibili del giovane si addolcirono. Sua madre era l’unica che gli avesse regalato un po’ di tenerezza.

    «Ma hai lo sguardo di mio padre. E del tuo. I tuoi genitori erano i nuovi Romeo e Giulietta, pronti a scontrarsi con le rispettive famiglie pur di difendere il loro amore» constatò Don Carmelo con palese sarcasmo. «Un Sorello e una Zanetti... di certo non era un’unione benedetta dal cielo.»

    «Per questo motivo mia madre è finita a lavare pavimenti per guadagnarsi da vivere?»

    Il vecchio non tradì alcuna emozione. «È finita in quel modo per aver abbandonato il marito e disonorato la sua famiglia. Chi crederebbe che era la mia figlia preferita? Una volta vivevo per viziarla e soddisfare ogni suo capriccio.»

    «Così mia mamma era una vera principessa della mafia?» domandò Angelo con un caustico sorriso, per nulla impressionato dall’aspetto oscuramente fiabesco di quell’affermazione.

    «Non deridere ciò che non conosci» lo rimproverò Carmelo Zanetti. «Tua mamma aveva il mondo ai propri piedi. E cos’ha fatto? Ha voltato le spalle alla sua educazione e sposato tuo padre. Paragonati a noi, i Sorello sono dei cafoni... gente rozza, villana. Gino Sorello era un bell’uomo, certo, ma anche una testa calda sempre alla ricerca dello scontro. Fiorella non sarebbe mai riuscita a tenere testa a lui o alle sue attività extraconiugali.»

    «E tu come hai reagito a una simile situazione?» Angelo era impaziente di conoscere tutti i fatti che per così tanto tempo avevano costituito per lui un mistero.

    «In questa famiglia non ci si intromette tra un marito e la propria moglie. Quando Gino fu arrestato per la seconda volta, tua madre decise di mettere fine al matrimonio e abbandonò casa e responsabilità come fosse una bambina.»

    «Probabilmente era convinta di avere un motivo più che valido.»

    Un paio di occhi scuri crepitanti di feroce divertimento indugiarono su di lui. «E probabilmente questa visita ti riserverà qualche sorpresa dato che, a quanto pare, hai trasformato tua madre in una santa.»

    La rabbia suscitata da quell’insinuazione fece sbiancare il viso di Angelo, e fu solo la consapevolezza che Carmelo avrebbe gioito nel vederlo adirarsi che lo trattenne dal rispondergli a tono.

    Il vecchio si lasciò sprofondare tra i cuscini. «Fiorella era mia figlia e le volevo bene, ma quando ha lasciato il marito mi ha profondamente deluso.»

    «Aveva soltanto ventidue anni e Sorello stava scontando un ergastolo. Perché avrebbe dovuto rinunciare a una nuova vita per sé e per suo figlio?»

    «Nel mio mondo, la lealtà non è qualcosa che si può negoziare. Quando Fiorella è sparita, la gente ha cominciato a insospettirsi, preoccupata di quanto potesse sapere a proposito di certe attività. Il suo tradimento si è trasformato in una macchia sull’onore di Gino e le ha procurato numerosi nemici.» Carmelo scosse debolmente il capo. «Ma furono la follia e l’ignoranza a distruggerla.»

    «Ovviamente, però, tu non hai perso le sue tracce e hai scoperto cosa accadde quando si stabilì in Inghilterra, vero?»

    «Non credo ti piacerà sentire ciò che sto per dirti.»

    «Sopporterò, non ti preoccupare» ribatté Angelo pungente.

    Carmelo suonò il campanello accanto al letto. «Ti faccio portare una sedia e un bicchiere di vino. Questa volta ti comporterai come un vero nipote.»

    Nonostante la volontà di negare quel legame di parentela, Angelo sapeva che in quel momento non era possibile. Se voleva finalmente conoscere la verità e dare un senso al proprio passato, il minimo che poteva concedere in cambio era un atteggiamento cortese. Così raddrizzò le spalle e si sedette con un flessuoso e controllato movimento, poi un domestico gli servì un bicchiere di vino e un piattino di paste alla mandorla.

    Carmelo Zanetti osservò il ragazzo sollevare il calice e sorseggiare lentamente il liquido color rubino.

    «Hai davvero un bel coraggio, ragazzo mio!»

    «Non dovrei fidarmi, forse? Perché dovresti farmi del male?»

    «Come ti sentiresti ad aver rifiutato ogni parente ancora in vita?»

    Un sardonico sorriso di riscontro curvò le labbra scolpite di Angelo. «Un simile gesto mi ha tenuto lontano dalla prigione e mi ha anche salvato la vita. La storia della nostra famiglia è angosciosamente piena di morti precoci e incidenti improbabili.»

    Ci volle qualche istante perché il vecchio assorbisse quell’acida risposta, poi scoppiò in un accesso di ilarità.

    Spaventato dall’affanno con cui Don Carmelo lottava per respirare, Angelo balzò in piedi per chiamare aiuto, ma un repentino gesto della mano del nonno lo costrinse a rimettersi a sedere.

    «Per favore, raccontami di mia madre» lo esortò impaziente.

    «Innanzitutto voglio che tu sappia una cosa: quando Fiorella lasciò la Sardegna, aveva con sé parecchi soldi. La mia ultima moglie si era preoccupata di fornirglielo, ma la sfortuna di tua madre fu quella di avere cattivo gusto in fatto di uomini.»

    Angelo si irrigidì visibilmente.

    «Ti avevo avvertito che la cosa non ti sarebbe piaciuta» lo ammonì con sguardo cinico. «Era ovvio che ci fosse di mezzo un altro uomo. Un inglese, che Fiorella aveva conosciuto sulla spiaggia subito dopo l’arresto di tuo padre. Secondo te, perché si sarebbe precipitata a Londra, altrimenti? Non conosceva una sola parola di inglese, ma il suo nuovo fidanzato le aveva promesso di sposarla non appena fosse stata libera. Così si trasferì in Inghilterra, cambiò nome e avviò le pratiche per il divorzio.»

    «Come fai a sapere tutte queste cose?»

    «Sono in possesso di alcune lettere scritte proprio da lui. Quell’uomo non aveva idea di quali fossero le vere origini di Fiorella. Poi, una volta che tua madre ebbe trovato casa, si offrì di occuparsi del suo denaro e lo fece talmente bene che lei non lo rivide mai più. La lasciò sul lastrico, adducendo come scusa un investimento sbagliato.»

    Angelo rimase ad ascoltare il racconto, ma i suoi occhi continuarono a scintillare come diamanti neri sul ghiaccio. «C’è altro?»

    «La abbandonò dopo averla messa incinta e, se ciò non fosse bastato, Fiorella venne a sapere che era già sposato.»

    Scioccato da quell’ulteriore rivelazione, il ragazzo digrignò i denti. «Non ne avevo idea.»

    «Perse il bambino e non si ristabilì mai più.»

    «Sapevi tutte queste cose e non l’hai aiutata?» Angelo riconobbe il freddo e cinico distacco che aveva decretato il fragile destino della madre.

    «Sarò sincero con te, figliolo. Fiorella era diventata per noi motivo di imbarazzo, e quando Gino uscì dal carcere dopo essere ricorso in appello, insorsero delle complicazioni. Rivoleva suo figlio con sé e minacciava di vendicarsi della moglie infedele, così preferimmo tenere nascoste le informazioni che avevamo e non rischiare che tu finissi nelle mani di un ubriacone violento. Il nostro silenzio vi ha salvato la vita.»

    «Non a lei.»

    Don Carmelo non lasciò trasparire alcun rimorso. «Non sono un uomo che perdona facilmente. Fiorella ha abbandonato la sua famiglia e, decidendo di tenerti lontano da me, mi ha ulteriormente offeso. Mi fece una sola telefonata, poco prima di morire: era preoccupata di cosa ti sarebbe potuto succedere ma, nonostante ciò, mi pregò di rispettare la sua volontà e di non cercarti.»

    Angelo

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