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Codice milionario: Harmony Collezione
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E-book161 pagine2 ore

Codice milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Alla morte della donna che ha sempre provveduto a lei come una madre, la giovane Luli Cruz si trova a un bivio. Non può tornare a casa: senza un lavoro, né un passaporto, verrebbe rimpatriata in Venezuela da clandestina, e l'unica possibilità di salvezza è rappresentata dall'inattesa offerta del ricchissimo Gabriel Dean.

Gabriel non può credere che quella che credeva essere solo la fredda applicazione di un computer sia in realtà una donna sexy e un genio dell'informatica. Lei si trova nei guai, e lui sa esattamente cosa fare...
LinguaItaliano
Data di uscita19 giu 2020
ISBN9788830516106
Codice milionario: Harmony Collezione
Autore

Dani Collins

Dani Collins ha scoperto la letteratura rosa alle scuole superiori e ha immediatamente capito che cosa avrebbe voluto fare da grande.Dopo aver sposato il suo primo amore, ha cominciato a cercare la propria strada nel mondo dell'editoria, non rinunciando al suo sogno di fronte ai primi ostacoli, così due figli e due decenni dopo l'ha finalmente trovata grazie a un concorso per nuove autrici.Quando non è immersa nella scrittura, chiusa nel proprio fortino come i suoi famigliari chiamano il suo studio, Dani occupa il tempo scarrozzando i propri figli da un'attività all'altra oppure con un po' di giardinaggio.Visita il suo sito www.danicollins.com

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    Anteprima del libro

    Codice milionario - Dani Collins

    successivo.

    1

    Nato nell'anno del Drago, Gabriel Dean era ambizioso, dal carattere forte e spericolato. Non chinava la testa di fronte a nessuno.

    L'unica cosa in grado di scalfire il suo proverbiale distacco era la suoneria che aveva assegnato alle chiamate di sua nonna.

    Il suono cristallino di un campanello da tè in ottone poteva sembrare un segno d'affetto – le aveva infatti visto usare una campanella simile, in due delle tre occasioni in cui le aveva parlato di persona – ma l'affetto era un sentimento che nessuno dei due provava.

    No, il campanello era una scelta pratica. Un suono abbastanza strano da attirare la sua attenzione qualunque cosa stesse facendo. I messaggi di Mae Chen erano di carattere finanziario, urgenti e sempre remunerativi. Non aveva bisogno di altri soldi, ma non era diventato uno degli uomini più ricchi del mondo prima dei trent'anni lasciandosi sfuggire delle occasioni.

    Perciò, al primo squillo sollevò un dito a interrompere la discussione riguardo a un'acquisizione che lo avrebbe di fatto reso proprietario di un piccolo stato e guardò lo schermo del telefono.

    Messaggio inviato da Luli: sua nonna è stata ricoverata d'urgenza in seguito a un grave malore. Lei è l'erede designato. Di seguito i contatti per comunicare con il suo medico curante.

    Si alzò rapidamente e lasciò la stanza senza una parola, interrogandosi sul titolo di erede più che sulle condizioni della nonna. Mae era una donna troppo combattiva per soccombere a un malore fisico. Sarebbe stata in piedi e in perfetta salute prima ancora che il dottore avesse tempo di rispondere alla sua chiamata.

    In quanto all'essere stato designato come suo erede... Non lo avrebbe mai fatto senza legare a quel titolo una serie infinita di condizioni. Aveva sempre desiderato averlo in suo potere e proprio per questo motivo lui non aveva mai dato per scontato che avrebbe ereditato il suo patrimonio. Aveva sempre ricambiato i suoi consigli di investimento con altri ugualmente validi e in questo modo il rapporto tra loro era rimasto sempre alla pari.

    «Ha avuto un infarto» gli comunicò il medico pochi istanti dopo. «È difficile che sopravviva» continuò, spiegando che il suo trasferimento verso la clinica privata dove era ricoverata era avvenuto in modo rapido e discreto. «Immagino che una volta di dominio pubblico questa notizia avrà delle ripercussioni nel mondo finanziario. Non sapevo che lei fosse suo nipote.»

    Il buon dottore stava già pensando a come trarre vantaggio da quella situazione prima di chiunque altro, pensò Gabriel, prima di assicurargli che si sarebbe recato sul posto al più presto.

    Grazie al loro mutuo scambio di informazioni, la fortuna di Mae era passata dall'essere una serie di piccoli investimenti stabili in campo immobiliare a un patrimonio di considerevoli dimensioni, basato sulla tecnologia, le fonti di energia rinnovabili e, ovviamente, il petrolio. Nessuno di quegli investimenti poteva rimanere a lungo senza un curatore.

    Mandò un messaggio alla sua assistente, chiedendole di fissare un'altra data per la riunione che aveva abbandonato e ordinandole di annullare tutti i suoi impegni per i giorni successivi e far preparare il suo aereo privato per il decollo. Dirigendosi verso l'uscita, si rivolse alla prima segretaria che incontrò lungo il cammino: «La mia macchina, per favore».

    La donna pose immediatamente fine alla telefonata che stava facendo e l'autista della sua Rolls-Royce Phantom accostò al marciapiede nel momento stesso in cui lui usciva dall'edificio.

    Gabriel venne investito dall'umidità tipica di un giorno d'estate a New York. Sapeva che a Singapore sarebbe stata la stagione dei monsoni, ma il suo maggiordomo faceva sempre in modo che sull'aereo ci fossero vestiti adatti a ogni situazione o stagione e a casa di sua nonna c'era una stanza sempre pronta per lui. Non che l'avesse mai usata. Riceveva inviti periodici, forse proprio allo scopo di discutere della sua nomina di erede, ma lui possedeva un intero palazzo in quella città e in particolare l'attico era stato riservato al suo uso personale, perciò non aveva mai accettato quegli inviti.

    «Gabriel!» Una donna gli si parò davanti e tolse in fretta gli occhiali da sole, rivelando delle fitte ciglia finte. «Stavo giusto pensando di proporti di pranzare insieme. Sono Tina» chiarì dopo qualche istante in cui lui si limitò a fissarla senza aprire bocca. «Ci siamo conosciuti alla festa per il pensionamento di mio padre, la settimana scorsa. Hai detto che ti è piaciuta la canzone che ho cantato.»

    Il suo doveva essere stato un commento di cortesia, perché non ricordava assolutamente la sua voce, suo padre o, più in generale, la festa di cui parlava.

    «Sono in partenza» disse aggirandola e salendo rapidamente in macchina. L'ultima cosa di cui aveva bisogno erano le avances dell'ennesima arrampicatrice sociale.

    Guardò il quadrante dell'orologio d'oro che portava al polso e calcolò approssimativamente l'ora di arrivo a Singapore con un sospiro scocciato.

    Il fatto che ereditare la fortuna di Mae lo avrebbe catapultato di diritto in cima alla lista degli uomini più ricchi del mondo non aveva alcuna importanza, per lui. L'unica cosa che quell'eredità avrebbe comportato era ancora più lavoro, un'altra cosa della quale non aveva affatto bisogno.

    Sua nonna però, era l'unico parente che gli rimaneva e, per quanto poco affetto nutrisse nei suoi confronti, sentiva di doversi assumere la responsabilità di salvaguardare il suo impero finanziario. Provava un profondo rispetto per quello che era stata capace di costruire nei suoi settant'anni di vita. Riaprì il messaggio ricevuto quella mattina e scrisse una risposta.

    Chi gestisce il patrimonio di Mae?

    La risposta arrivò immediatamente.

    Messaggio inviato da Luli: Mi occupo di assistere la signora Chen nella gestione delle sue finanze. Come posso esserle utile?

    L'intelligenza artificiale sapeva essere allo stesso tempo incredibilmente passivo aggressiva ed estremamente deferente, nel mettere i bastoni tra le ruote.

    Mandami i contatti della persona che gestisce le transazioni personali di Mae.

    Di nuovo, la risposta fu immediata.

    Messaggio inviato da Luli: Mi occupo io di tutte le operazioni. Come posso esserle utile?

    Gabriel trattenne un'imprecazione. Una volta che la notizia del legame tra lui e Mae Chen fosse divenuta di dominio pubblico, si sarebbe scatenata una vera e propria tempesta intorno al suo portafoglio azionario e il tempo iniziava a stringere.

    Allertò i suoi avvocati e broker perché si mettessero in contatto con quelli di sua nonna. Una volta atterrato, si sarebbe assicurato di prendere il controllo delle finanze dell'anziana donna nelle proprie mani.

    «Luli.» Il maggiordomo la presentò per ultima, poiché si era deliberatamente posizionata in fondo alla fila del personale della casa, dopo le cameriere e il cuoco. Era quasi nascosta dietro l'angolo dell'immensa villa in stile coloniale dalle pareti ricoperte di edera.

    «Sei umana.»

    Se lo era, Gabriel Dean era la prima persona a notarlo in ventidue anni. Di sicuro, Luli provò un'emozione estremamente umana nello stringere la mano del nipote di Mae. Chinò la testa, inchinandosi leggermente e salutandolo con un educato: «Signore». Il suo cuore prese a battere all'impazzata e provò una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

    Fatta eccezione per il vecchio maggiordomo e i giardinieri, le capitava raramente di vedere degli uomini. Di certo non aveva mai visto un uomo così. Alto e dall'atteggiamento autorevole, aveva lineamenti perfettamente delineati, corti capelli corvini e una bocca che... Non avrebbe saputo a cosa paragonarla, non essendosi mai soffermata a osservare delle labbra maschili, prima.

    «È il tuo nome completo? Luli?»

    «Lucrecia» rispose lei. Usava talmente poco il suo nome completo, da averlo quasi dimenticato. «Cruz.»

    Lo sguardo di lui si spostò sul lungo vestito dal taglio diritto il cui orlo terminava all'altezza delle caviglie, lasciando scoperti i piedi sui quali calzava un paio di semplici sandali bassi. Le cameriere indossavano un grembiule sopra la divisa e questo conferiva loro un aspetto ordinato ed efficiente e per un momento desiderò avere anche lei quella protezione aggiuntiva, pur sapendo che nemmeno una cotta di maglia sarebbe riuscita a nascondere il fatto che il suo petto era ben più sviluppato di quello delle minute donne malesiane accanto a lei.

    Gabriel era più alto di quanto si aspettasse. In quel momento comprese perché Mae le dicesse sempre di sedersi. Essere guardati dall'alto in quel modo era decisamente intimidatorio.

    Lo sguardo di lui tornò sul suo viso, soffermandosi sui tratti somatici che sapeva essere sorprendenti. Non solo la sua pelle era più chiara del resto dello staff e i suoi occhi avevano una forma chiaramente caucasica. I suoi capelli castano chiaro erano naturalmente striati di biondo e il naso sottile ed elegante.

    Gli occhi di Gabriel invece avevano una forma distintamente asiatica, anche se le sue iridi erano di un inaspettato grigioverde.

    Aveva visto abbastanza foto da sapere che fosse bellissimo, ma non si aspettava da lui emanasse una tale energia. Avrebbe dovuto immaginarlo, però. Sua nonna ne possedeva a sua volta in abbondanza, ma la forza di volontà di quell'uomo le fece quasi cedere le ginocchia e tutto quello che aveva fatto fino a quel momento era stato scendere dall'auto.

    Lui allentò la presa sulla sua mano ma, non essendo sicura che questo indicasse che la stretta di mano era finita, lei ci mise troppo tempo a ritirare la propria, sentendosi di colpo sciocca. Le cameriere avrebbero riso di lei, più tardi, ma non era riuscita in alcun modo a vincere il senso di attrazione che l'aveva sopraffatta.

    «Possiamo offrirle un rinfresco, signore?» propose il maggiordomo. «La sua stanza è pronta, se desidera riposare.»

    «Sono qui per lavorare.» Si voltò verso l'ingresso della casa. «Un caffè sarà più che sufficiente.»

    «Certo.» Il maggiordomo batté le mani per ordinare a tutti di tornare al lavoro.

    Luli sospirò sollevata e si avviò verso la casa.

    «Luli.» La voce di Gabriel la inchiodò dove si trovava. «Mostrami l'ufficio di mia nonna.»

    Parlava inglese con accento americano, non quello britannico che era abituata a sentire e imitare. Le fece cenno di seguirlo mentre saliva i gradini. Ne fu turbata. Era già abbastanza difficile, per lei, riuscire a essere accettata dal resto del personale, per via del trattamento speciale che Mae le aveva sempre riservato, perciò cercava di non fare mai nulla che potesse dare l'impressione che stesse cercando di porsi al di sopra di tutti gli altri.

    Inoltre, la sua coscienza sporca non era ancora pronta a confessare quello che aveva fatto.

    Si concentrò sul respiro e mantenne la schiena più dritta che poté. Si assicurò che la sua espressione fosse serena e si mosse con grazia, senza fretta, nonostante il battito irregolare del cuore e i tremori causati dalla mancanza di sonno.

    Aveva avuto venti ore per reagire a quell'improvviso cambiamento nella sua situazione. Nel corso di lunghi anni noiosi e solitari, aveva pianificato mentalmente ogni situazione immaginabile. Perciò, fin dalle prime grida di allarme in giardino aveva capito cosa avrebbe dovuto fare.

    Eseguire quelle azioni, però, aveva richiesto nervi d'acciaio e ore di attenta codifica notturna. Non c'era alcun margine di errore e probabilmente nessuna speranza di ottenere il perdono di quell'uomo, comunque fossero andate le cose.

    Gabriel si fermò al centro dell'ingresso, a osservare le tessere colorate che componevano l'opulento mosaico sotto i loro piedi, il legno intarsiato della ringhiera delle scale, le opere d'arte dal valore inestimabile e le composizioni di fiori freschi. Era tutto suo, ora.

    Si arrestò anche Luli. «L'ufficio della signora Chen è la terza porta» mormorò con un cenno verso il corridoio, quando lui le rivolse uno sguardo

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