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Calde notti spagnole: Harmony Collezione
Calde notti spagnole: Harmony Collezione
Calde notti spagnole: Harmony Collezione
E-book161 pagine2 ore

Calde notti spagnole: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Un incontro casuale rischia di sconvolgere tutto il suo mondo.

Fleur Stewart è convinta che stare alla larga da Antonio Rochas non sarà un grosso problema. Del resto, il ricco uomo d'affari spagnolo che ha appena conosciuto, spesso protagonista delle pagine dei giornali scandalistici, ha una fama da playboy che non si addice per nulla ai suoi gusti in fatto di uomini. Il problema è che Antonio è davvero molto sexy, le donne sono attratte da lui come le mosche dal miele, e non ha nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire la bella Fleur. Così, quando lei è costretta a trasferirsi da lui temporaneamente, la passione tra i due si intensifica. Antonio inizia a pretendere di più, e a lei non resta che cedere.

LinguaItaliano
Data di uscita10 dic 2015
ISBN9788858941997
Calde notti spagnole: Harmony Collezione
Autore

Kim Lawrence

Autrice inglese, rivela nei suoi romanzi la propria passione per le commedie brillanti.

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    Anteprima del libro

    Calde notti spagnole - Kim Lawrence

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    The Spaniard’s Pregnancy Proposal

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2006 Kim Lawrence

    Traduzione di Laura Premarini

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    Harlequin Mondadori S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2007 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-5894-199-7

    www.harlequinmondadori.it

    Questo ebook contiene materiale protetto da copyright e non può essere copiato, riprodotto, trasferito, distribuito, noleggiato, licenziato o trasmesso in pubblico, o utilizzato in alcun altro modo ad eccezione di quanto è stato specificamente autorizzato dall’editore, ai termini e alle condizioni alle quali è stato acquistato o da quanto esplicitamente previsto dalla legge applicabile. Qualsiasi distribuzione o fruizione non autorizzata di questo testo così come l’alterazione delle informazioni elettroniche sul regime dei diritti costituisce una violazione dei diritti dell’editore e dell’autore e sarà sanzionata civilmente e penalmente secondo quanto previsto dalla Legge 633/1941 e successive modifiche.

    Questo ebook non potrà in alcun modo essere oggetto di scambio, commercio, prestito, rivendita, acquisto rateale o altrimenti diffuso senza il preventivo consenso scritto dell’editore. In caso di consenso, tale ebook non potrà avere alcuna forma diversa da quella in cui l’opera è stata pubblicata e le condizioni incluse alla presente dovranno essere imposte anche al fruitore successivo.

    1

    Fleur Stewart si svegliò e dopo essere rimasta immobile qualche minuto ad ascoltare il cinguettio degli uccellini, si costrinse ad aprire gli occhi. Sbadigliò e controllò l’orologio sul comodino: erano le otto e trenta. Era anche il giorno del suo venticinquesimo compleanno, compiva un intero quarto di secolo. Resistette alla tentazione di chiedersi cos’avesse fatto in quei primi venticinque anni, perché questo l’avrebbe inevitabilmente portata a interrogarsi sui prossimi e non avrebbe proprio saputo rispondere. Non aveva progetti, rifletté tirandosi il piumone sopra la testa, sarebbe semplicemente andata avanti perché la vita non si rivelava quasi mai come ci si aspettava.

    Il suo unico desiderio era sempre stato recitare. Quel sogno era iniziato a otto anni, quando i suoi genitori l’avevano portata a vedere un musical. Purtroppo però, tutte le sue speranze si erano infrante a metà del secondo trimestre della scuola di arte drammatica, esattamente il giorno in cui Fleur era stata cacciata a un’audizione e di colpo si era resa conto della propria totale assenza di talento. Il giorno dopo, scoraggiata e abbattuta, aveva incontrato Adam Moore, uno studente di legge dell’ultimo anno. Lui era un gran bel ragazzo e si era mostrato incredibilmente comprensivo quando, al secondo bicchiere di vino, lei gli aveva confidato i propri dubbi: aveva senso rimanere in una scuola di arte drammatica, se si era destinati a rimanere sempre dei mediocri?

    Fleur era stufa di sentirsi ripetere dalle sue amiche che non doveva lasciarsi abbattere alla prima sconfitta. Nessuna di loro aveva preso sul serio la sua crisi, Adam, invece, le aveva assicurato che una ragazza con il suo cervello poteva fare molto di più che recitare e lei si era sentita lusingata e gli aveva creduto, o almeno aveva convinto se stessa che era così, mentre in realtà non stava facendo altro che optare per la scelta più facile. Tre mesi dopo lei e Adam si erano fidanzati e Fleur aveva iniziato a lavorare come cameriera.

    Quando si soffermava a chiedersi se si sentisse davvero felice, ricordava a se stessa che quella era solamente una situazione temporanea. Adam l’aveva davvero consigliata bene, perché così lui poteva concentrarsi sugli studi senza doversi preoccupare di piccole questioni come l’affitto da pagare.

    Se pensava a quanto fosse stata ingenua, arrivava quasi a disprezzarsi. Per questo evitava in tutti i modi di ripensare al passato e cercava sempre di vivere nel presente. Da quattro anni non c’era più nessun Adam, né alcun palcoscenico, ma almeno aveva smesso di fare la cameriera. Adorava il suo lavoro. Insegnava arte drammatica al college locale, i suoi colleghi erano brave persone, il lavoro era stimolante e lei amava stare vicino a gente giovane ed entusiasta.

    Quando qualcuna delle sue studentesse provava il desiderio di gettare la spugna, Fleur raccomandava loro di non mollare e di mostrare un po’ di spina dorsale. Il vantaggio più grande di quella professione, era che lì nessuno sapeva del suo passato e almeno non c’erano i soliti sguardi compassionevoli o le sciocche osservazioni riguardo alla sua forza d’animo.

    Per quanto amasse insegnare, Fleur adorava il sabato, quando poteva tirarsi le coperte sopra la testa e poltrire. Quel giorno però, compleanno o no, non sarebbe rimasta lì a crogiolarsi. I raggi del sole, attraverso le tende della stanza da letto, erano davvero allettanti. Le facevano venire in mente le more, le passeggiate con il cane che la sua amica Jane le aveva rifilato il mese prima e il milione di altre cose da fare in giardino. Per essere una ragazza di città, Fleur si era adattata veramente bene alla vita di campagna.

    Era ancora in pigiama, quando suonò il telefono. Stava per aprire un biglietto di auguri, sorseggiando il caffè che si era appena fatta, ma corse a rispondere.

    «Buon compleanno!» La voce di Jane la fece sorridere. Jane, fotografa di moda dai lunghi capelli ramati e la lingua sarcastica, era il genere di persona il cui entusiasmo per la vita era contagioso. Era stata lei che aveva incoraggiato Fleur a trasferirsi da Londra quando la sua vita era stata distrutta, dopo che aveva subito un aborto e scoperto l’infedeltà di Adam, suo marito. Sempre Jane l’aveva convinta a rispondere all’inserzione per quel lavoro, nella sezione di arte drammatica.

    «Hai avuto il mio biglietto?»

    «Stavo proprio per aprirlo.»

    «Mi spiace non essere lì, ma la settimana prossima ci rilasseremo davvero» le promise. «Tira fuori le tue scarpe più sexy, ho dei progetti.»

    Fleur trasalì. Aveva l’orribile sospetto che nei piani della sua amica, ci fosse anche l’intenzione di spingerla tra le braccia di un rappresentante del sesso opposto. «Non ci sono molti richiami per scarpe sexy da queste parti.»

    «Sembri proprio triste» osservò l’amica. «C’è sempre posto nella vita di una ragazza per scarpe sexy. Mi fa impazzire pensare a come sprechi le tue gambe.» Sospirò invidiosa.

    «D’accordo, messaggio recepito» protestò Fleur. «Farò uno sforzo.»

    «Hai qualche progetto per stasera?»

    L’unica cosa che aveva in programma era una tranquilla serata davanti alla televisione, ma sapeva che se lo avesse ammesso, si sarebbe sicuramente guadagnata una predica, così s’inventò un’uscita con qualche collega. In realtà nessuno al lavoro, dov’era considerata molto riservata, sapeva che era il suo compleanno.

    «È un’ottima cosa e come sta il nostro cane?»

    «Il nostro cane si sta mangiando tutti i miei mobili. Non posseggo più una sedia senza i segni dei suoi denti, non sai quanto sia felice che tu abbia deciso che avevo bisogno di compagnia.»

    Una pausa eccessivamente lunga seguì il suo commento sarcastico. «Sai che sto scherzando, vero?» Era strano che Jane non ribattesse con una delle sue battute. «Adoro quel bastardino.»

    «Non è che... insomma lo hai dimenticato, vero Fleur?»

    «Presumo ti riferisca ad Adam. Mi offende che tu me lo possa perfino chiedere, ma certo che l’ho dimenticato!»

    «Paula è incinta» sbottò Jane. «Lei e Adam avranno un bambino.» Ci fu un silenzio carico d’imbarazzo. «Mi dispiace, cara, non sapevo se dirtelo...»

    Lei si premette una mano sullo stomaco contratto. Un bambino...!

    Riprese fiato e riconobbe che la propria reazione alla notizia che l’ex-fidanzato e la sua nuova moglie avrebbero avuto un figlio, era irrazionale. Tuttavia quell’ammissione non cambiò il suo stato d’animo e le parve di sentirsi più tradita ora, di quando era venuta a sapere della relazione del suo allora marito.

    «Sono felice che tu lo abbia fatto, Jane» rispose, cercando di sembrare convincente.

    «Pensavo che Adam potesse avertene parlato...»

    «Sono mesi che non lo sento.» Esattamente da quando aveva sposato la donna che aveva iniziato a frequentare mentre lei era incinta. Messo alle strette, lui aveva protestato di essere stato costretto, contro la propria volontà, alla paternità. Fleur ricordava quanto si fosse infuriata e sentita ferita dalla sua allusione che lei lo avesse deliberatamente incastrato con quella gravidanza. Tuttavia, aveva nutrito ancora la stupida idea che il suo ex non fosse un totale bastardo. Come poteva essere stata così ingenua?

    «Quel verme schifoso!» osservò Jane. «Quei due sono degni l’uno dell’altra.»

    «Suppongo che gli sia permesso avere una sua vita.»

    «Dopo quello che ti ha fatto! La sola vita concessa a quel miserabile dovrebbe essere piena di sofferenze e miserie!» gridò Jane all’altro capo della linea. Fleur la sentì aggiungere con amarezza: «Lui era nel tuo letto con quella donna, quando tu eri in ospedale... scusami Fleur! Io e la mia boccaccia... non volevo riaprire vecchie ferite».

    «Non preoccuparti.» Certe ferite non guarivano mai e quella in questione non era molto vecchia. Erano passati solo diciotto mesi da quando era stata portata d’urgenza al pronto soccorso, nel mezzo di quella che era stata una gravidanza difficile. Jane, che era lì con lei, aveva disperatamente cercato di mettersi in contatto con Adam, mentre il dottore con un viso grave aveva detto a Fleur che era molto spiacente, ma non c’era più il battito del bambino.

    «Mi preoccupo. È colpa mia se vi siete lasciati...»

    «Perché li hai sorpresi tu a letto?» Quando non era riuscita a trovare Adam, Jane si era offerta di andare a prendere le cose di Fleur a casa sua e aveva trovato ben più di quanto si aspettasse! «Non essere stupida, cara. Come può essere colpa tua?» protestò lei.

    «Dicono che i grandi dispiaceri uniscano le persone, se solo io...»

    Lei la interruppe.

    «Se io e Adam fossimo stati così uniti, dubito che lo avresti trovato a letto con un’altra.»

    Ripensandoci, le sembrava impossibile che le fossero sfuggiti i segnali che suo marito avesse una relazione. Niente l’aveva insospettita, né le sue continue, inspiegabili assenze, né il fatto che quando rispondeva lei al telefono riattaccassero sempre. Fleur era più preoccupata del crescente risentimento di Adam per le restrizioni che il dottore le aveva imposto all’inizio della gravidanza.

    «Lui aveva iniziato a vedere Paula subito dopo che c’eravamo trasferiti nell’appartamento. La separazione era inevitabile, se non fossi rimasta incinta credo che sarebbe accaduto prima» ammise lei. Una volta scoperto che era incinta, Fleur aveva messo da parte tutti i dubbi sulla loro relazione, un bambino aveva bisogno di entrambi i genitori.

    «Non avevo intenzione di dirtelo dopo quello che avevi appena passato. Avevo deciso di aspettare che tu stessi meglio, ma poi lui è arrivato all’ospedale con quegli stupidi fiori, fingendosi preoccupato e comportandosi come se niente fosse. Confesso di avere perso le staffe, non sono riuscita a trattenermi. In quel momento ho visto rosso.»

    «Sono felice che sia andata così.» Naturalmente, allora, il sentimento che Fleur aveva provato non era stato proprio di gratitudine, ma più tardi aveva compreso che così aveva avuto una via d’uscita. Non avrebbe mai più permesso a un uomo di ferirla come aveva fatto Adam. Se qualcuno avesse solo provato a impadronirsi di nuovo del suo cuore,

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